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(marilisa frison) – La scorsa domenica, prima di di Quaresima, 18 febbraio 2024, la Santa messa delle 10 è stata ricca di piacevoli avvenimenti.
È stata accolta all’altare da don Patrizio Maggioni, la piccola Ginevra Tringali, con papà Francesco, mamma Samantha, padrino e madrina, che in occasione del suo Santo Battesimo, in questa domenica speciale, è stata iscritta nel libro della vita.
È diventata figlia di Dio, il re dei re. A lei e alla sua famiglia vanno gli auguri per futuro roseo, tutto in salita, ma con uno sguardo sempre rivolto al Signore.

Inoltre, in chiesa erano presenti gli alpini, il “Gruppo Alpini Trino”, in occasione del tesseramento.
Gianni Tavano dall’ambone ha invocato la preghiera dell’Alpino, mentre i compagni erano sull’attenti, ordine impartito dal Presidente Massimo Olivetti. Il parroco ha sottolineato l’importanza di questo gruppo, che tanto si dà da fare per la comunità, sempre in sordina e a testa bassa, una grande risorsa per la nostra splendida cittadina. Al termine della Santa messa hanno fatto la foto di gruppo davanti all’altare con la foto di don Pollo, uno di loro. In onore agli Alpini era presente l’Assessore Roberto Gualino, con fascia tricolore, nelle veci del Sindaco.

L’omelia don Pato l’ha incentrata sulle tentazioni e su quanto è importante stare lontano da queste tentazioni, a tal riguardo ha voluto raccontare una parabola dal titolo “la parabola del treno”, che interiormente lo rispecchia.
Racconta di treno ad alta velocità con tutte le comodità possibili e inimmaginabili, dove non manca nulla, e noi siamo su questo treno, seduti e spamparazzati con ogni tipo di confort, viaggiando a 300 km orari, tutto studiato per non farci mancare nulla, internet, TV, sedili massaggianti. Ma, mentre il treno corre, a un certo punto una hostess uscendo dalla cabina di pilotaggio lascia intravedere che non c’è nessuno a condurre il treno. Allora come va a finire questa parabola? Che le persone si inquietano. In questo treno bellissimo c’è tutto, ma manca la cosa principale, manca chi conduce il treno. Qualcuno si slaccia la cintura e la hostess lo rassicura “stia tranquillo, è tutto automatico, funziona alla perfezione”. Ma il tipo si alza e dice: “no, io voglio andare in fondo al treno e stare tra gli ultimi, dove la gente non ha nulla, vado là per ritrovare il padrone del treno, chi conduce il treno, chi ci ha regalato la vita, perché mi ha detto: che se non lo trovo davanti devo tornare indietro tra gli ultimi”. E il sacerdote ha terminato “in questo inizio di Quaresima recuperiamo davvero il Signore, perché una vita senza il Signore, senza Dio, che è poi l’amore, è nulla. Bisogna donarsi e non pensare alle nostre comodità.

Al termine della celebrazione religiosa il diacono Giuseppe Partinico, ha speso delle bellissime e toccanti parole per don Patrizio: “carissimo don Patrizio, abbiamo ricevuto una tua lettera che ha colpito molto la nostra Comunità, e colpisce ciascuno di noi, per il contenuto. Ma sentiamo l’impegno forte e penso di dover esprimere le parole di tutta la nostra comunità: sentiamo il desiderio forte di accompagnarti sicuramente con la preghiera e il compito più grande che ciascuno di noi in questo momento può fare, dirti il nostro grazie, perché siamo sicuri che tornerai in mezzo a noi ancora più carico di prima. Quindi, questo nostro accompagnamento vuol essere veramente il ringraziamento di tutto ciò che fai per la nostra comunità e di ciò che ancora farai”.
Un grande applauso spontaneo è partito dall’assemblea.
La benedizione del papà e mamma di Ginevra e poi di tutta l’assemblea hanno chiuso la Santa messa centrale della prima domenica di Quaresima.
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(marilisa frison) – In questo mercoledì 14 febbraio 2024, è il giorno in cui si festeggia anche l’amore, e non poteva avere coincidenza migliore, le ceneri sono un cammino di conversione dei fedeli in vista della Pasqua, il segno più grande d’amore che Gesù poteva darci.
Questo momento forte è molto sentito a Trino e alla Santa messa delle 18, l’assemblea in San Bartolomeo era nutrita, tanti anche i ragazzi che hanno sentito il bisogno di ricevere sul capo una traccia di cenere benedetta.

Il gesto di spargere le ceneri sul capo dei fedeli richiama proprio il passo biblico in cui Dio rivolge ad Adamo le parole: “Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai”.
Un simbolo antico che rappresenta la fragilità e la natura effimera della condizione umana, e che invita i credenti alla riflessione sulla propria esistenza e sulla necessità di pentimento e conversione verso Dio.
È stato toccante vedere i due sacerdoti scambiarsi l’imposizione delle ceneri.
Nell’omelia don Maggioni ci dice: “siamo chiamati a delle rinunce a dei sacrifici, che devono sempre avere dei fini di bene verso i nostri fratelli e verso le persone che il Signore ci ha messo accanto. Non si fa Quaresima per il gusto di soffrire, ma per mettere in campo il bene: bene per i fratelli, bene per il mondo. Certo che questo chiederà sacrifici e qualche rinuncia. I digiuni che facciamo sono buoni, sono ottimi se servono poi a condividere il tanto che abbiamo con chi non ha tutto quello che abbiamo noi. Questo sì che è un digiuno gradito al Signore….”
Il sacerdote ci ha ricordato che il comandamento più bello e importante che Dio ci ha lasciato è: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, e si chiesto al Padre che è nei cieli, in questo tempo di Quaresima, di migliorare l’amore tra di noi.

Dovremo disarmare la mente, la bocca, il cuore, le tastiere. L’amore non è sito nel cuore, ma nel cervello. E, se è davvero il prodotto della ragione, ci porta ad amare anche chi non si conosce ed è dall’altra parte dello schermo a vivere la vita, a cercare amore.
Buona conversione.
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(marilisa frison) – Dopo l’incontro di mercoledì 20 gennaio, a Tricerro, la Comunità Pastorale n. 12, mercoledì 7 febbraio, alle 21, si è nuovamente riunita per vivere insieme l’Adorazione Eucaristica, questa volta a Palazzolo, nella chiesa parrocchiale dedicata a San Giorgio.
Erano sempre presenti fedeli provenienti da Palazzolo, Trino e Tricerro.
Si sono vissuti intensi momenti di Adorazione Eucaristica, di preghiera, di canto, di silenzio e di riflessione, guidati dalla toccante voce di don Riccardo Leone, che si occupa della parrocchia.

Ad aprire la celebrazione il parroco don Patrizio Maggioni, che ha ringraziato quanti sono venuti a mettersi davanti al Santissimo Sacramento, anziché davanti a Sanremo.
Mentre i fedeli salutavano il Signore intonando “T’adoriam Ostia Divina”, don Riccardo esponeva il Santissimo con tutti gli onori, incensandolo.
Il sacerdote, dopo una riflessione sull’importanza dell’amore di Dio e di avere sacerdoti che ci facciano innamorare dell’amore di Dio, ha letto un brano dal Vangelo secondo Matteo.
Ha proseguito con un’omelia dettata dal cuore:

“La vita non è un viaggio verso il nulla, ma un viaggio verso un meraviglioso incontro, verso una festa, verso un premio che conosciamo, la via che conduce alla festa: Gesù! È Gesù che ci ha dato una segnaletica precisa, per non correre il rischio di prendere strade che non conducono alla festa. È Dio la vera ricchezza della vita, che ci rende incapaci di odio e di vendetta, ma di pace, mitezza, benevolenza, limpidi nell’anima e liberi dalle catene dell’egoismo. Se il mondo vivesse il Vangelo delle Beatitudini sarebbe un’anticipazione del Paradiso – don Leone procede con le varie riflessioni intervallate da canti soffermandosi sulla Pace – Sì noi vogliamo la Pace di Gesù, quella Pace che non sono i compromessi, ma quella Pace che nasce dal profondo del nostro cuore, la Pace che viene dai sentimenti di perdono, di gioia, di riconoscenza, è questa la Pace vera, se questa Pace fosse nel cuore degli uomini non ci sarebbero le guerre”.
Ha concluso con la benedizione dell’Assemblea, ricordando che non sono da colpevolizzare le persone non presenti, ma bisogna portare loro il messaggio percepito, renderle partecipi a questi bei momenti di comunione e coinvolgerle.
Al termine Renato Maffè, ha illustrato la mostra itinerante esposta nella stessa chiesa sull’Enciclica del 2015 di Papa Francesco “La Laudato Sì”, e sottolineato l’importanza della cura dell’ambiente e del non spreco, è essenziale il riutilizzo per evitare rifiuti. Attenzione al consumismo. In riferimento ha asserito: “Aggiungerei un 11esimo comandamento: rispettare l’ambiente”.
In allegato il video con le belle e commoventi parole, tutte a braccio, di don Leone e al fondo anche la presentazione integrale della mostra su “La Laudato sì”, da parte di Maffè.
Per il bene di tutti è significativo far veicolare messaggi di Pace e d’Amore provenienti dal cuore.
Dall’orticello al campo largo, il passo non è breve e, comunque, nella terra della risicoltura non è detto che il terreno agrario della politica sia ancora adatto per conversioni colturali.
Ma andiamo con ordine.
Chiunque sappia consultare un calendario, si avvede senza difficoltà che le elezioni amministrative sono fissate per i giorni 8 e 9 giugno prossimi.
Quindi esattamente tra quattro mesi.
Come si stanno muovendo le forze politiche per la scelta del candidato Sindaco di Vercelli?
I filoni si dividono immediatamente e già all’inizio del percorso.
Il Centrodestra avoca a “tavoli” nazionali o regionali la trattativa sui Primi Cittadini, secondo criteri territoriali: se a te va Biella, a me va Novara, piuttosto che Vercelli e via discorrendo.
Quindi si collocano le bandierine sulla carta geografica, quasi prescindendo del tutto da valutazioni in ordine alle possibilità di successo delle candidature.
Sapran loro.
In questa chiave: se il candidato Sindaco della coalizione fosse – per esempio – un politico di Fratelli d’Italia a Biella, non potrebbe esserci un altro Fratello aspirante alla fascia tricolore a Vercelli.
La circostanza è propria dei partiti che fanno parte di coalizioni, soprattutto di quelle che, almeno loro credono, hanno il vento elettorale in poppa.
Per il Centrosinistra le cose sono – in questo senso – più semplici perché, almeno a Vercelli, non ci sono, né al momento si vedono in formazione, coalizioni di sorta.
Quindi per ora conviene partire da qui, perché i passaggi paiono più semplici.
***
Mesi fa il Direttivo cittadino del Pd aveva con bel garbo declinato l’ipotesi di convergere sulla candidatura di Roberto Scheda con la sua lista Civica Voltiamo Pagina: alle elezioni del 2019 ottenne tre seggi in Consiglio Comunale.
Quindi quel campo largo lì o non era parso abbastanza largo o non era parso abbastanza campo.
Allora si era ventilata l’ipotesi di un candidato di bandiera, Alberto Fragapane.
Che fosse Fragapane o un altro, non avrebbe avuto (e non avrebbe anche oggi) una grande importanza, viste le possibilità di vittoria, che stanno praticamente a zero.
Accade, peraltro, nella vita delle forze politiche, che sia preferibile affermare o riaffermare la propria identità, sottoponendola all’Elettorato, piuttosto che cercare una immediata possibilità di successo, peraltro comunque difficile quando i venti elettorali soffiano in direzione opposta.
Insomma: il momento della testimonianza, piuttosto che del governo. Scelta non nuova e, peraltro, rispettabile.
***
Oggi (lunedì 5 febbraio scorso) i dirigenti Pd si sono trovati di nuovo a fare i conti con una (nuova) ipotesi di campo largo.
Si sa che Fabrizio Finocchi stia comunque preparando la propria candidatura, sostenuto dalle Liste di Italia Viva (renziani) e quell’altra di Azione, il partito di Carlo Calenda.
Che – è vero – a livello regionale sostiene Alberto Cirio, ma ha autonomia per i livelli locali.
Ma da qualche settimana si parla con insistenza della possibilità che – a proposito di campo largo – potrebbe anche verificarsi una convergenza tra le liste del Pd, quelle di Azione e Italia Viva e forse, in un contesto del genere, anche di SiAmoVercelli, proprio sul nome del candidato Sindaco Fabrizio Finocchi.
Per ora, però, pare non se ne faccia niente anche di un campo largo così.
Infatti, lunedì scorso il Pd si sarebbe espresso più per il no che per il sì.
Non andrebbe bene nemmeno Finocchi.
Si sono, però, dati appuntamento al prossimo 15 febbraio.
Perché pare – pare – che il “no” non sia proprio un “no” definitivo.
Potrebbe essere un passaggio intermedio, a ben vedere non privo di una certa logica.
Direbbero, infatti, quelli più a sinistra nel Pd: ma guardate, Compagni e Amici, prima di tutto il Pd deve proporre il proprio candidato.
Proporre a chi?
Ad un “tavolo” locale (probabilmente, dunque, da convocarsi insieme ai renziani ed ai calendiani, forse anche ai SiAmo) sul quale mettiamo i nomi possibili: quello del Pd che dobbiamo scegliere, a confronto con Finocchi ed eventuali altri.
Da quel tavolo, dovrà (dovrebbe?) uscire: intanto chi ci sta in una costituenda coalizione e, poi, il nome del candidato.
Procedimento che, come detto, potrebbe anche avere una logica, solo offuscata da due fattori.
Il primo, la tempistica: le elezioni sono sempre convocate per l’8 e 9 giugno prossimi.
Il secondo: a qualcuno una siffatta articolazione dei passaggi liturgici pare un modo piuttosto idoneo a scartare, che non a sperimentare, la possibilità di altre candidature che non siano di un esponente Pd.
Del resto, se il Pd avesse (disponibile a correre) un candidato forte, molto probabilmente lo direbbe subito e amen.
***
Intanto, anche nel Centrodestra sono in alto mare, ma di questo ci occuperemo alla prossima Trippa.
Per ora, dunque, candidati sicuri: Fabrizio Finocchi, con quale coalizione (versione small con i soli calendiani e renziani, oppure campo largo con PD) è ancora da vedere e Carlo Olmo.
Come finirà?
Chi vivrà, vedrà.
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Cosa porterà il voto in Quaresima, per il rinnovo del Consiglio Provinciale di Vercelli?
Oggi il decreto del Presidente della Provincia, Davide Gilardino –
leggi cliccando qui – fissa l’election day il prossimo 3 marzo.
I partiti di maggioranza sono in affanno, non tanto perché temano il responso delle urne.
Urne che, ricordiamolo, anche in questa occasione saranno aperte soltanto per i “grandi elettori”, cioè Consiglieri Comunali e Sindaci di tutti i Comuni della provincia.
Sono in affanno per la spartizione dei posti.
Posti in lista, beninteso, perché qualche alea bisogna pur lasciarla al responso del voto.
Andiamo, dunque, con ordine.
***
Dieci sono i Consiglieri da eleggere e, quindi, la lista della maggioranza avrà dieci candidati.
Si aspettano di vederne eletti otto (due i Consiglieri che potrebbe rimediare il Pd).
La spartizione potrebbe essere questa.
Cinque candidati a Fratelli d’Italia.
I nomi?
Per il momento ce ne sono tre sicuri: Massimo Camandona, Margherita Candeli, Luca Lifredi.
Poi si incomincia ad annaspare: perché il quarto posto, in tempi normali, sarebbe stato automaticamente assegnato ad un trinese.
Ma ora pare che non tutti siano d’accordo a prenderli nel gruppo, perché “radioattivi”.
Sicchè il posto potrebbe andare a Cigliano o Livorno Ferraris.
Amen: se così fosse, la locuzione “Via Trino” non starebbe più soltanto a significare una strada di Vercelli.
Il quinto, ci spiace, ma non lo sappiamo: oppure non lo hanno deciso.
Potrebbe essere una donna valsesiana, così per cambiare un po’.
Si vedrà tra breve.
Quindi, in ultima analisi, per ora sicuri tre su cinque.
***
Veniamo alla Lega.
Che avrà tre candidati.
Fino a poche ore fa i papabili erano: Eraldo Botta, Gianna Poletti e Alessandro Montella.
Come al solito, non uno di Vercelli: i Consiglieri Comunali leghisti del Capoluogo continuano la loro mesta esperienza di portatori d’acqua a vantaggio di altri.
Disagio, peraltro, destinato, tra breve, a ridursi fortemente anche in quanto, se ora sono sei, dopo il voto di giugno, continuando così, saranno al massimo tre.
Si vede che a loro piace così.
Pare però che, nelle ultime ore, vi sia stato un potente scazzo tra Botta ed il Segretario provinciale, Daniele Baglione.
I motivi?
Se non ci sono altri motivi, il casus belli sarebbe la ripartizione dei voti per arrivare primo.
Sicchè ora, al posto del Vice Sindaco di Varallo Sesia, entrerebbe in lista Michele Pairotto, Sindaco di Tronzano.
Che, fino a pochi giorni fa, pare non ne volesse sapere.
Resta Forza Italia che potrebbe bissare l’attuale tandem costituito da Pier Mauro Andorno e Maria Cristina Patrosso.
***
Come abbiamo detto, poiché il Pd, per poco che prenda, almeno due Consiglieri dovrebbe ottenerli, ecco che, del Centrodestra, ne starebbero fuori due.
E qui i pallottolieri girano tanto da fumare.
Starà fuori, ad esempio, per la Lega la Poletti che, a quanto pare, non avrebbe tutti i voti nemmeno di Borgosesia?
E comunque sarebbe una.
Ma, se il ragionamento tiene e il Pd prende due Consiglieri, è ovvio che c’è, potenzialmente, un ulteriore silurando.
Poi, la domanda non è peregrina, come potrebbe reagire Trino, esclusa dalla lista a causa del deposito unico nazionale delle scorie radioattive?
Voterà per disciplina di partito?
Chi vivrà, vedrà.
Da quel 29 dicembre 2023, quando pubblicavamo la Trippa per i Gatti 945, l’ultima dell’anno scorso, pare passato un secolo.
Non si è semplicemente scavallato il confine tra dicembre e gennaio, ma si è valicato il crinale di un’era geologica.
La Vercelli politica vive un proprio e tutto particolare ACdC.
Il prima e dopo quello sparo di Rosazza che rimette tutto in gioco.
A partire dalle prossime elezioni comunali, il 9 giugno dell’anno appena iniziato.
Ma non solo.
Perché, come i Lettori forse ricorderanno e, se non lo ricordassero,
– si può rileggere cliccando qui –
Era appena passato il Natale e gli ovattati ambienti palatini, dove si consuma la vicenda della politica bicciolana, erano percorsi da un brivido caldo: andrà o non andrà?
La fatwa di Fratelli d’Italia all’indirizzo del Pirata era ormai pronunciata: non verremo più in Giunta.
Che, poi, si deve leggere “non verrà”.
Perché di Assessori attribuiti al partito che conta (a fine mandato) ben dieci Consiglieri Comunali, già erano soltanto due: ma, come sappiamo, nella scorsa Primavera il giovane Deputato si dimise dall’incarico per dedicarsi completamente a Roma.
Fu poi ripescato con una consulenza gratuita assegnatagli dal Pirata per tappare qualche falla nell’area del Decoro Urbano, ma discutere ora di questo sarebbe ben poco sportivo.
Peraltro, nei giorni scorsi, con lettera scritta il giorno 8 gennaio e protocollata non si sa quando (non è precisato nell’Atto del Comune, ma i tempi sono così) il Consulente si è dimesso dall’incarico.
E amen.
***
Dunque, a fine anno, la presa di posizione politica di Fratelli d’Italia: Mimmo Sabatino non verrà più in Giunta.
Ma perché?!
Perché il Pirata si sarebbe rifiutato di colmare il vuoto (il posto del secondo Assessore, mancante, del partito) riportando la compagine dei Fratelli in Giunta comunale a due Assessori.
Sicchè la protesta dei meloniani e la politica della sedia vuota.
Pensiamo malinconicamente che questa locuzione si deve ascrivere alle scelte di Charles De Gaulle in sede di Consiglio dei Ministri CEE ed ora se ne parla a proposito del Dottor Wolf (risolvo problemi) del Corsaro Ter.
Vabbè.
***
In tanti si sono domandati, da inizio anno ad oggi: ma, con tutto quello che sta capitando, vuoi dire che Sabatino davvero non andrà in Giunta?
Ebbene, oggi, 11 gennaio, non è andato
– come si legge qui, dal verbale di una delle delibere –
verbale che, in questo, è uguale a quello degli altri Atti.
Quindi, pare proprio così, politica della sedia vuota.
Poi, magari, si dirà che è stato un caso, che il poliedrico Mimmo era assente perché impegnato a presidiare Facebook per rintuzzare le critiche, ma resta il fatto che non c’era.
Forse si sono dimenticati di dargli il contrordine, ma per ora è così.
***
Ma, se il Pirata acconsentisse e nominasse il sospirato Assessore e fratello d’Italia, sia pure per questo breve scorcio di mandato, chi avrebbe più possibilità di ascendere alla poltrona assessorile?
Si fanno tre nomi.
Il primo è direttamente quello del Ghiottone (affettuoso nick name affibbiato dagli amici ad Alberto Cortopassi).
Il meno probabile, peraltro.
L’aspirante Assessore di sempre, in Fratelli d’Italia è Stefano Pasquino.
Che, però, è bloccato dal politburo: infatti, se fosse nominato nell’Esecutivo, dovrebbe lasciare il posto di Consigliere comunale.
E gli subentrerebbe il primo escluso della lista del suo partito che è Guglielmo Lamantia.
Ma Lamantia non lo vogliono.
Così Pasquino, con tutta probabilità nemmeno questa volta sarà Assessore.
Resta la terza opzione.
Fare entrare in Giunta Simone Boglietti Zacconi.
Ohibò! Direbbe il povero omarino: ma il giovane Commercialista non è, a sua volta, nel gruppo dei Fratelli?
E, quindi, non gli subentrerebbe sempre Lamantia?
Eh, no!
Perché è vero che Boglietti sia approdato, in corso di mandato, tra i dieci fratelli.
Senonchè è stato eletto, nel 2019, nella lista di Forza Italia, buscando 101 preferenze.
Sicchè, se dovesse lasciare il ruolo di Consigliere per Assumere quello di Assessore, gli subentrerebbe, sì, il primo escluso, ma nella lista dei berlusconiani.

E questo primo escluso (77 preferenze) è Umberto Balocco, del Movimento giovanile di Forza Italia.
E il cerchio si chiuderebbe.
***
Tutto dovrà essere concluso (se una conclusione si vorrà dare) prima della votazione sul bilancio di previsione, che probabilmente andrà in Giunta nel corrente mese di gennaio e poi in Consiglio subito dopo.
Se i Fratelli dovessero confermare il loro disimpegno, il Pirata rischierebbe seriamente di andare sotto.
***
La votazione sul Bilancio di previsione è, peraltro, anche l’ultimo treno
che passa vicino alla Lega, se il movimento di Matteo Salvini vuole sperare (ed è difficile) di prendere per tempo le distanze dal Pirata.
Perché, già è dura dire (oggi, con tre Assessori in Giunta e, soprattutto, con Dante che sta attaccato al posto come una cozza sta attaccata allo scoglio) che e, soprattutto, perché, bisognerebbe cambiare Sindaco.
Ma una simile posizione sarebbe ancor più difficile da sostenere se votassero anche quest’ultimo bilancio.
***
Come finirà?
Chi vivrà, vedrà.
Babbi Natale intrepidi, quelli che incontriamo questa mattina, 17 dicembre a Vercelli, in zona Area 24, capaci di sfidare i rigori di dicembre, con una temperatura di meno due.

Sicchè, volentieri scattiamo qualche immagine per riparare poi in ufficio: intanto, è vicino all’Ospedale, dove andiamo ad aspettarli.
Sono tanti, con elfi, la fida e sempre fantasiosa renna e, soprattutto, le loro superbikes: sono i motociclisti del Gruppo Moto Club Confraternita che, bissando il successo dell’anno scorso, anche quest’anno hanno fatto tandem con la benemerita associazione “Pagliacci nel cuore”.

I “pagliacci”, come sappiamo sono un gruppo di Volontari formati per portare conforto ai bambini ricoverati in Ospedale.
E, proprio nel reparto di Pediatria, sono andati i regali (davvero tanti) portati dai motociclisti che, in luogo delle renne, si sono presentati con i tanti cavalli scaricati sulla strada dai potenti motori delle loro 2 ruote.
Che dire?
Davvero una bella manifestazione di solidarietà e di collaborazioni tra realtà del Volontariato e dello sport.
“La vita, amico, è l’arte dell’incontro”.
E’ il titolo di un album intramontabile di Vinicius de Moraes, Giuseppe Ungaretti e Sergio Endrigo (e altri immortali, ad esempio Baden Powell); parole che sono tornate in mente questa sera, 10 dicembre, in Via Veneto a Vercelli, vivendo l’atmosfera di questa bella occasione di incontro, semplice, elegante, allegra, pensata da donne impegnate tutti i giorni a mandare avanti le proprie Imprese, i bar, i ristoranti.
Sono le Imprenditrici della Fipe Donne di Vercelli, la sezione (oggi si dovrà dire brand?) dell’Ascom che unisce le “quote rosa”, della ristorazione e, in generale, dei Pubblici Esercizi.

Per animare l’attesa del Natale si sono inventate un pomeriggio che è stata l’occasione per tanti incontri, con gli stand delle attività associate e tanta animazione.
Clou della giornata l’accensione di un grande albero di Natale, addobbato con le palle colorate dai bambini.

Ne parla nel nostro video Federica Zampieri, Vice della Presidente Donatella Bertolone: un tandem vincente.
A rallegrare questo Avvento è tornato il trenino che, per la gioia di tanti bambini, ma non solo, accompagna nel tour lungo il centro di Vercelli.
Nei giorni scorsi si era temuto che, dati i costi dell’intervento, quest’anno si dovesse rinunciare.

A rimediare ci hanno pensato la Ford Nuova Sa-Car di Angelo Santerella ed il ristorante La Bettola – Maio Group, che si sono assunti l’onere economico dell’iniziativa: il tutto esaurito per ogni “corsa” del piccolo convoglio dimostra che l’attesa ci fosse davvero.
Infine, ancora una piacevolissima sorpresa.
Tra le tante offerte di Via Veneto, c’è anche il karaoke presentato dagli amici dell’Angolo Blu: in tanti si sono cimentati.

Ma, quando quasi stavamo per rientrare, siamo stati attirati da una voce assolutamente non comune.
Sicchè, eccoci di nuovo al gazebo del karaoke.
Dove troviamo un talento notevole, che speriamo voglia coltivare questo dono.

Scopriamo – a proposito di incontro – che si tratta di una delle più gentili e scrupolose addette al banco della gastronomia della Bennet: possiamo dire (a modesto parere di chi scrive) la numero uno, a pari merito con la sua collega Signora Fiorella, che è insuperabile.

Le dedichiamo qualche minuto del video, così che i Lettori possano apprezzare.
Che dire?!
La vita, amico, è l’arte dell’incontro.
Come in tanti campi della vicenda umana, anche in questo ci sono un “prima” e un “dopo”.

Lo ricorda Pietro Presti nella relazione che conclude (anche nel senso di “compiere”, se è permesso un apprezzamento personale) i lavori del convegno “Di fronte alla morte impara la vita” che si è tenuto sabato 25 novembre a Vercelli, nella splendida cornice del Seminario arcivescovile, per così larga parte opera del grande Filippo Juvarra.

***

(Nel filmato che correda questo servizio, oltre a Presti, un incontro con l’Arcivescovo di Vercelli, Mons. Marco Arnolfo, il Vescovo di Alba, Mons. Giovanni Brunetti ed il Diacono Marco Florio)

***
Convegno organizzato dalla Pastorale della Salute di tre Diocesi piemontesi (Ivrea, Vercelli e Biella) particolarmente vocate – e non solo per la pur importante contiguità territoriale, ma soprattutto perché pervase del comune “spirito” eusebiano – a lavorare insieme, come dimostra il successo di questa iniziativa.

“Centrocampisti” capaci di organizzare il “gioco” per le tre Diocesi, il Diacono Marco Florio, responsabile della Pastorale della Salute della Diocesi di Ivrea, insieme al Dottor Giovanni Bersano, che in Ivrea segue da tempo la formazione all’approccio bioetico e il coordinamento delle cure palliative.
Ospite d’onore (con una apprezzatissima relazione sul valore della Speranza) il Vescovo di Alba, Mons. Giovanni Brunetti, Responsabile per la Pastorale della Salute della Conferenza episcopale piemontese.
***
Prima di dire ancora qualche parola sul convegno e sui Relatori, diciamo perché pare esserci un “prima” e un “dopo” l’approccio sociale alle malattie oncologiche.
E’ il 1971 quando negli Stati Uniti il Presidente Richard Nixon (dopo di lui, il testimone sarà ripreso da Barak Obama) dichiara quella che passerà alla storia come la ‘War on Cancer’.
Iniziativa certamente benemerita, che ha aperto la strada ad oltre 50 anni di impegno, soprattutto finanziario, ma non solo, anche di scelta delle priorità, culturale, nell’organizzazione universitaria e sanitaria, fondamentale per conseguire progressi nella Ricerca.
Un baricentro tutto orientato sulla terapia attiva, che, come sappiamo, tutto non può risolvere.
Insieme alla prevenzione ed alla diagnosi precoce, resta aperto il “campo largo”, per usare una locuzione oggi in voga, delle cure palliative, del fine vita, insomma, di tutto ciò che si pone innanzi alla persona che alza lo sguardo sul mistero della morte, come insegnò San Paolo VI.
***
La fine della vita terrena, dunque, che la Parola stessa pare porre al centro di un orizzonte escatologico, punteggiato da molteplici iridescenze.
Culmine di questo percorso è, certamente, il Calvario, l’oltraggio della morte e poi la sua sconfitta nella signorìa della Pasqua.
Ma tutta la Rivelazione richiama un “dialogo” persuasivo e certamente offerto all’uomo ed alla donna di ogni tempo affinchè siano aiutati a non rimuovere questa idea come, in qualche modo, è lo stesso titolo del convegno a suggerire: “Di fronte alla morte, impara la vita”.
Quante occasioni di riflessione ci offre la Parola di Dio.
Perfetta icona del mistero del dolore innocente e dalla morte è il Libro di Giobbe, che morirà “sazio di giorni”, ma dopo avere attraversato tutti gli stadi della morte come evento esterno e non “governabile”, della morte come rimedio ai mali (soprattutto nel Capitolo 3), fino a quello come esito naturale (e perciò “parte”) della vita,
Molti altri sono, altresì, i “fotogrammi”, tanto nell’Antico, quanto nel Nuovo Testamento.
La morte, la consapevolezza della sua ineluttabilità, la sua (non univoca) interpretazione.
L’infelice Re Saul, di fronte all’incombere dell’ “empia filiste” (come scandiranno, molti secoli più tardi, gli endecasillabi di Vittorio Alfieri) chiama “all’ultim uopo” quel “brando”, suo “fido ministro”, che lo pone in qualche modo al riparo dalla ferocia dei vincitori.
Ma è il Mondo stesso che talvolta pare così ingrato, forse anche feroce, da suscitare una depressione a tal punto greve e cupa, apparentemente senza esito, che Giona, come pure Elia, la invocano al Padre.
Ma proprio con Elia (1Re, 19) incontriamo il verbo che ricorrerà più volte nel corso del Nuovo Testamento: “alzati”.
Premonitore della vittoria di Cristo sulla morte, permea quella parte del Vangelo di San Luca (Capp. 7, 8) che dice del ritorno alla vita di due giovani strappati all’affetto dei loro cari da una morte precoce: dapprima il figlio di quella vedova in Nain; il Salvatore non riesce a sopportarne la sofferenza ed il pianto e si commuove, risolvendosi a dire: “Giovinetto, dico a te, alzati!”.
Poi, poco dopo, quasi le stesse parole rivolge alla fanciulla dodicenne, figlia di Giairo e “il suo spirito tornò in lei ed ella si alzò all’istante”.
Ma certamente è consegnato alla memoria collettiva l’incomparabile affresco di Lazzaro (Gv.11,43).
Dunque l’idea della morte pare non essere – qualunque ne sia l’approccio – dissociabile da quella del dolore, del pianto, anche del dolore più atroce come quello procurato da quella spada di cui parla il vecchio Simeone: ”ed anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc. 22,35), preconizzando la Croce.
L’idea della morte pare non dissociabile da quella delle “lacrime”: di chi la incontra, dei suoi familiari ed amici, persino di Gesù.
Gesù stesso ha lasciato una particolare missione: “Curate i malati e dite loro è giunto a voi il regno di Dio” (Lc 10,9).
E, ancora: “Chiamati a sé i dodici, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e infermità” (Mt 10,1).
Dunque è chiaro il compito della Chiesa amorevole ed operante a fianco della sofferenza.
Sicchè sono subito state percepite come necessarie, queste riflessioni sulla vita, sulla sofferenza, sul dolore che, non dimentichiamo, è luogo di impegno non solo per gli “‘addetti ai lavori” ma di tutta la Chiesa; certo della “Pastorale”, ma anche di tutti i credenti: attenzione premurosa e concreta, sollecitudine, non solo come diritto – dovere, ma come elemento di evangelizzazione, immagine del volto di Cristo in ogni volto, domanda di grazia e di verità.
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Ma sappiamo che la missione di asciugare le lacrime – tornando alla “War” del Presidente Nixon – non si arresta all’ambito della cura attiva, per andare, invece, oltre, ed investire quello della “cura” nella sua accezione più ampia, che chiami in causa, certo, competenze psicologiche, terapie del dolore, ma soprattutto si apra all’azione della carità.
E’ vero, però, che “il bene non è virtù degli inesperti” ed è proprio questo, il rapporto tra competenza e carità, tra la prestazione terapeutica ed il sostegno spirituale, psicologico, tra organizzazione sanitaria e ruolo degli Enti di Terzo settore e Volontariato, ad essere stato il filo conduttore di questo incontro.
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Da un punto di vista più tecnico, le cure palliative, in questi anni, hanno messo al centro dell’attenzione sanitaria nuovamente il valore globale della persona, che andava annebbiandosi in mezzo alle proposte multidisciplinari degli approcci specialistici.
Il convegno ha sottolineato come in tempi recenti sia stata riproposta una considerazione attenta del significato proprio della cura in senso complessivo: se da una parte rimangono validi gli strumenti multidisciplinari per le terapie, va riconquistato il valore primo che si pone tra medico e paziente, tra operatore e soggetto infermo, cioè l’alleanza terapeutica.
Da qui l’idea di un “campo largo”, quando la malattia non è più guaribile, ma la persona è pur sempre oggetto di cura; e quando, di fronte al paziente, l’Operatore sanitario, l’accompagnatore familiare e il volontario smettono di occuparsi di terapia attiva in vista di una guarigione, ma soprattutto parlano di vita e di profondo senso del tempo.
Infine, i Relatori e gli Organizzatori: di qualcuno si è già detto, eccoli tutti:
il dottor Guido Miccinesi, il vescovo di Alba monsignor Marco Brunetti, il dottor Giovanni Zaninetta e due operatori e conduttori di strutture sanitarie delle Diocesi di Biella e Vercelli, Paola Garbella e Piero Presti.
Moderatore dei lavori il dottor Giovanni Bersano, che in Ivrea segue da tempo la formazione all’approccio bioetico e il coordinamento delle cure palliative.
Responsabili scientifici sono il dottor Giovanni Bersano e Padre Fabio De Lorenzo; responsabile organizzativoil diacono Marco Florio.
Ascoltiamo i protagonisti nel nostro filmato














