
Mese: Maggio 2025
At 1, 1-11
Dagli Atti degli Apostoli.
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
Sal 46
RIT: Ascende il Signore tra canti di gioia.
Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.
RIT: Ascende il Signore tra canti di gioia.
Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.
RIT: Ascende il Signore tra canti di gioia.
Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.
RIT: Ascende il Signore tra canti di gioia.
Eb 9, 24-28; 10, 19-23
Dalla lettera agli Ebrei.
Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte.
Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.
Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso.
Lc 24, 46-53
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
***
UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA
Eredità di Gesù: benedizione e promessa dello Spirito
(At 1,1-11; Sal 46; Eb 9,24-28. 10,19-23; Lc 24, 46-53)
Nel nostro cammino del tempo pasquale, celebriamo oggi la grande solennità dell’Ascensione del Signore, cioè il suo ritorno al Padre.
Nella Liturgia, il Vangelo secondo Luca, narra l’ultima apparizione del Risorto ai discepoli, che culmina proprio con l’Ascensione: cosa significa questo avvenimento, come dobbiamo intenderlo? Possiamo cercare la risposta nella Parola pregata e vissuta.
Il Signore ci ricorda che tutto quanto è accaduto e accadrà è stato scritto; tutte le Scritture parlano di lui e in lui si compiono, lui è la chiave di lettura dell’intera Bibbia. Gli apostoli, incontrando il Cristo risorto, hanno capito cosa volevano dire i profeti e lo hanno comunicato nella gioia della fede anche agli altri: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
Di questo gli apostoli sono testimoni.
Abbiamo ascoltato nella prima lettura che Gesù, dopo essersi mostrato ai suoi discepoli vivo, dopo la sua passione, con molte prove durante quaranta giorni, prima di ascendere al Cielo, ordina di non allontanarsi da Gerusalemme e di attendere il compimento della promessa del Padre, quella, disse, che avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece tra non molti giorni sarete battezzati in Spirito Santo. In questo battesimo saranno rivestiti di potenza dall’alto, come sta scritto: riceverete forza dallo Spirito Santo e mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra (cf At 1,8).
Dopo queste indicazioni Gesù conduce i discepoli fuori da Gerusalemme verso Betania, dove avvenne la resurrezione di Lazzaro, una città il cui significato secondo una versione si traduce con l’espressione casa dei poveri, ed ecco che qui, Gesù, prima di staccarsi dai discepoli dona la benedizione a mani alzate.
In questo passo l’evangelista usa una formula che descrive il gesto del sommo sacerdote, che, compiuto il rito del kippur per il perdono dei peccati, alzando le mani benediceva il popolo. Vuol dire che Cristo è il vero sacerdote che ha realizzato l’antico rito di espiazione: con l’offerta della sua vita ha ottenuto il definitivo perdono dei peccati. Mentre Gesù sale in alto i discepoli si prostrano a terra riconoscendo la divinità del loro maestro.
Gesù sottratto ai loro occhi non è tuttavia lontano, perché colui che è disceso dal cielo è lo stesso che ora ascende al Cielo per liberare i prigionieri, per offrire doni agli uomini, per riempire di sé tutte le cose (cf Ef 4,8ss). Gesù benedice i suoi ed essi tornano a Gerusalemme con grande gioia benedicendo Dio.
Il Vangelo di Luca finisce dove era iniziato, nel Tempio di Gerusalemme: di qui parte la nuova avventura degli apostoli, che benedetti, porteranno al mondo la benedizione di Gesù!
Le Sorelle Carmelitane
Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza
(elisabetta acide) – “Io sarò con te” con queste parole prende avvio la celebrazione in Duomo.
“Il Signore sia con te”: è il saluto e la benedizione più bella che riconosce Dio “presente”, con noi.
E il dialogo di saluto con la risposta del popolo, è l’ augurio più bello. E certi della presenza, ci apprestiamo a condividere la gioia della Chiesa radunata.
Questo pomeriggio, 30 maggio, alle ore 17,30, il Duomo di Vercelli ha visto protagonisti gli studenti, in particolare quelli degli ultimi anni dei corsi delle scuole di primo e secondo grado, che si sono ritrovati per la tradizionale “Messa degli Esami” presieduta dall’ arcivescovo SER Mons. Marco Arnolfo.
La “Messa degli esami” è una tradizione bella e significativa, organizzata dall’ Ufficio Scuola della Diocesi Vercellese in collaborazione con UCIIM, celebrata prima degli esami di “fine corso”, per offrire agli studenti un momento di riflessione spirituale e una speciale benedizione per affrontare la prova finale al termine di quel “momento” che conclude, per gli studenti delle Scuole superiori la parentesi scolastica e per i ragazzi delle Scuole secondarie di secondo grado il “passaggio” a quella “prima scelta” importante nel loro percorso.
Concludere l’ anno scolastico con la S. Messa riveste proprio per l’ importanza del Sacramento: è preghiera “concreta”, è incontro con il Signore, è dialogo e relazione, è il memoriale del Mistero Pasquale che ci fa partecipare e vivere intorno alla mensa.
La Santa Messa è un momento di preghiera e riflessione, ma anche di gioia e di ringraziamento per il percorso di studi; è comunione e condividere con tutti (docenti, studenti e genitori), è sperimentare la “comunione”.
Gioia e preoccupazione, trepidazione, stanchezza, ma anche sorrisi e attese; sui volti di quei ragazzi e di quelle ragazze, di quei giovani, ci sono espressi tanti sentimenti ed emozioni, pronte ad essere offerte ed affidate al Signore in questo momento importante della vita.
Affidare al Signore la vita è gesto di fiducia ed abbandono, in tutti i momenti, ed accompagnare come docenti e genitori la loro preghiera, è chiedere allo Spirito di Sapienza di “illuminare” e guidare le loro scelte.
Mons. Arnolfo, nel corso dell’ omelia, con la passione dell’ educatore, regala ai presenti queste parole : “Vivete una vita non fatta di ipocrisia”, ma fatta di un “amore autentico” e ripetendo le parole della lettura scelta per la Liturgia, tratta dalle Lettera di Paolo ai Romani al capitolo 12, invita a vivere il “programma di vita proposto”: “ detestate il male e attaccatevi al bene” e “amatevi l’ un l’ altro con affetto fraterno”, “gareggiate nello stimarvi a vicenda”.
“Cercate e volete il bene”.
L’ augurio di Mons. Marco è l’ augurio del bene e del bello.
La meravigliosa pagina del Vangelo di Luca, che ha scandito la lettura del brano del Vangelo (Luca, 1,26-56), è stata commentata da Sua Eccellenza con una delicatezza di padre: la giovane donna ha “superato” l’ esame; alla vista dell’ angelo, messaggero divino, ha risposto con “testa e cuore”, ha espresso il suo Sì con una fiducia “ragionevole”: sarà madre del Figlio di Dio. Per mezzo di lei, il mondo ha conosciuto l’Incarnazione.
E “superato l’ esame” si mette subito in viaggio, “coinvolta” in una “missione”: parte, si reca nella regione montuosa dalla cugina.
E nel brano assistiamo ad un altro “esame”: quello di Elisabetta: non esista, riconosce in quel “sussulto del suo grembo” ciò che la farà esclamare: “la madre del mio Signore viene a me”.
Che belli questi “esami”, sono le “prove” che ci raccontano l’azione di Dio nella vita delle persone, così come nella vita di tutti , “Chiamati” ed “amati”.
Attraverso la celebrazione eucaristica lo Spirito Santo ci rende partecipi della vita divina che è capace di trasfigurare tutto il nostro essere, e pregare insieme è vivere l’ esperienza di essere figli figlie e fratelli, di condividere e vivere il sacrifico della redenzione.
La preghiera allora, è che lo Spirito Santo possa donare a tutti i giovani che si apprestano a concludere il ciclo di studi, incoraggiamento, fiducia e serenità, per giungere al percorso della progressiva maturazione, alla crescita in “sapienza” ed in “umanità”, con la gioia del servizio ed attenzione al prossimo , con l’ impegno per se stessi e per il mondo, per fare quanto san Giovanni Paolo II auspicava per i giovani: “prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro”.
Li abbiamo accompagnati come docenti, come genitori , li affidiamo al Signore, affinché sappiano “rendere ragione della speranza”, affinché vivano la gioia della bellezza della vita, dell’ amicizia, della Parola, perché le loro parole diventino linguaggio di pace, di speranza, di vita, e dal loro percorso scolastico traggano elementi che coniugati con la loro dimensione spirituale e religiosa vissuta in pienezza , sappiano condurre scelte di vita fondamentali per il loro futuro.
E con la benedizione finale gli studenti e tutti i docenti e genitori presenti, si portano nel cuore le parole dell’Arcivescovo: “avete una missione, un compito: portate speranza nel mondo, siate operatori di bene, in cammino verso gli altri, portatori della pace di Cristo”.
Al termine alcuni studenti dei licei vercellesi si sono avvicinati a Mons. Arnolfo ed hanno chiesto la ”benedizione” delle loro penne, quelle che scriveranno sui fogli bianchi, alla prova dell’ esame di Stato.
A loro un abbraccio perché possano, oltre ai fogli bianchi, riempire di parole “belle e buone” tutta la loro vita.
FIVA, Federazione italiana venditori su area pubblica aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia, per il rinnovo delle cariche del Comitato regionale.
Alla guida dell’organismo regionale è stato confermato per il prossimo quinquennio l’albese Battista Marolo, che sarà coadiuvato nella sua attività dai Vice presidenti Gualtiero Chiaramello di Fiva Cuneo e Alessandro Loqui di Fiva Vercelli, e che avrà il compito di coordinare tutte le associazioni provinciali e territoriali del Piemonte in un momento non facile per i mercati che, tuttavia, continuano a rappresentare molto più di un semplice luogo di scambio commerciale.
Gli ambulanti sono uno degli esempi più vividi di economia di prossimità, una rete capillare di attività che porta valore direttamente nei cuori delle città, dei paesi e dei quartieri.
Nel contesto della conferma al vertice Fiva di Marolo, apprezzamenti sono andati, oltre che alla sua persona, anche alla segreteria regionale attestata presso l’Associazione Commercianti Albesi, in collaborazione con Unione Regionale Confcommercio Piemonte.
«Sono riconoscente per la fiducia che mi è stata nuovamente accordata – ha dichiarato Marolo – e mi impegno a onorarla con un lavoro costante di coinvolgimento delle rappresentanze territoriali e di valorizzazione del comparto. Pur in un periodo complesso come l’attuale, cercheremo di cogliere tutte le opportunità per difendere e valorizzare i mercati, veri e propri presidi di comunità, non solo per tutelare posti di lavoro e tradizioni, ma anche preservare una parte fondamentale dell’identità collettiva locale, provinciale e regionale».
(Foto: Da sinistra: il segretario regionale Fiva Marco Scuderi, il vice presidente Gualtiero Chiaramello (Fiva Cuneo), il presidente Battista Marolo (Fiva Alba), il vice presidente Alessandro Loqui (Fiva Vercelli) e il direttore Confcommercio Piemonte Marco Gossa)
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Redazione di Vercelli
Prosegue il ciclo formativo che tratta temi relativi alla prevenzione incendi e che vede la collaborazione tra il Comando Provinciale vigili del Fuoco di Vercelli, Prevenzioneincenditalia e l’Ordine Architetti P.P.C. di Vercelli, una sinergia che propone temi di attualità ed utili non soltanto al professionista antincendio ma a qualsiasi tecnico che affronti preliminarmente la progettazione e direzione lavori.
Aspetti fondamentali quindi sia nella scelta di materiali, tipologie costruttive, ma anche nella fase realizzativa dell’opera
Il prossimo incontro dal titolo “Aggiornamento antincendio edifici promiscui. Attività 73 del D.P.R. 151/2011” si svolgerà il 6 giugno nei locali della Scuola Edile di Vercelli ed ospiterà come relatore il Comandante dei Vigili del Fuoco di Vercelli Ing. Claudio Giacalone.
L’architetto Marina Martinotti, presidente dell’Ordine Architetti di Vercelli evidenzia grande soddisfazione per la continua e preziosa collaborazione con l’associazione Prevenzioneincenditalia ed in particolar modo con il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco.
La prevenzione incendi in edifici a uso promiscuo si basa su una serie di misure progettuali e gestionali che mirano a ridurre al minimo il rischio di incendio e ad assicurare la sicurezza delle persone in caso di emergenza.
Questi edifici, che ospitano diverse tipologie di attività (uffici, negozi, abitazioni, ecc.) richiedono un approccio più complesso rispetto a strutture con un’unica destinazione d’uso.
Inoltre non solo fabbricati di nuova realizzazione, per i quali le scelte progettuali possono aiutare nell’individuazione passo passo delle soluzioni più idonee per soddisfare i requisiti di sicurezza, ma soprattutto il recupero ed il riutilizzo di edifici esistenti, con problematiche più complesse e con vincoli in essere, si caratterizza sempre più con individuazione di attività diverse che posso prevedere la commistione tra residenziale, commerciale, spettacolo, uffici.
Il seminario proposto affronta le tematiche più diffuse analizzando casi reali e indicando le soluzioni ottimali nell’evidenziare le criticità che possono manifestarsi nell’affrontare la progettazione.
Gli argomenti affrontati riguarderanno quindi, dal punto di vista progettuale: i temi delle compartimentazioni, la scelte dei materiali, l’analisi delle vie di fuga, la valutazione dei collegamenti verticali ( scale, ascensori, montacarichi, ecc ), gli impianti di rivelazione, controllo e segnalazione, la verifica preliminare delle criticità intrinseche dell’attività che andrà ad insediarsi.
Dal punto di vista gestionale saranno esaminati gli aspetti relativi all’informazione e formazione del personale, la predisposizione del piano di evacuazione, la valutazione del rischio incendio, la corretta installazione della segnaletica di sicurezza, i controlli manutentivi.
In conclusione la prevenzione incendi in edifici a uso promiscuo richiede un approccio integrato che coinvolge la progettazione, la gestione e la manutenzione.
La normativa di riferimento fornisce le regole tecniche per garantire la sicurezza, ma è fondamentale un impegno costante da parte dei proprietari e dei gestori per assicurare la corretta applicazione delle misure di sicurezza e soprattutto la conoscenza da parte dei professionisti nelle scelte alla base della progettazione.
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