VercelliOggi
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Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

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Domenica 22 settembre nel Cortile della Fontana del Museo Leone è andato in scena lo spettacolo dedicato ai vent’anni dell’Associazione “Il Porto”.

Il Presidente del Museo Gianni Mentigazzi ha porto il saluto di benvenuto, seguito dalla presentazione di Cinzia Ordine che ha sottolineato l’importanza del traguardo ottenuto e dei numerosissimi eventi che hanno arricchito i quattro lustri dell’Associazione.              

E proprio attingendo da questi eventi Roberto Sbaratto e Lorena Crepaldi, accompagnati dai musicisti Fabio Gorlier, Stefano Profeta e Luca Ruffino, hanno offerto un raffinato e gradevole intrattenimento ad un pubblico di spettatori conquistati dalla bravura degli interpreti.

Con poesie e racconti di Neruda e Prevert, Montale e Marchesi, con le più famose canzoni di grandi cantautori francesi, brasiliani, di Paolo Conte, Gaber e Jannacci, frammezzati da ricordi ed episodi di persone che hanno collaborato e collaborano con Il Porto, gli attori hanno offerto “il meglio di” tanti spettacoli, avvalendosi della straordinaria capacità canora di Lorena Crepaldi e della affascinante voce di Roberto Sbaratto.

Quasi due ore di puro spettacolo, che ha creato allegria, divertimento e pure momenti di commozione, il tutto sottolineato dai molti calorosi applausi di un pubblico soddisfatto che volentieri si sarebbe ancora trattenuto.

Al termine Cinzia Ordine ha ringraziato il Museo Leone, che ha spesso ospitato gli eventi del Porto fin dagli albori, la Fondazione CRV e lo sponsor commerciale Costantino Immobiliare.

Posted in Cultura e Spettacolo

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“Se noi non diamo spazio alla vecchia natura che c’era, noi non avremo mai una nuova natura”.

Dal minuto 5 del video che fu messo a repertorio un po’ di tempo fa, quando l’architetto Andreas Kipar illustrò la filosofia del progetto Viale Garibaldi, si può forse trarre qualche spunto idoneo a spiegare l’oggi e il perché.

Il primo colpo di martello pneumatico fu dato (peraltro, dal lato opposto a quello in cui si iniziarono effettivamente i lavori) seguendo questa linea guida.

Con grande garbo, fu altresì spiegato – in termini che anche noi potessimo comprenderloil sottoprogetto consistente nel guarnire la piazza della Stazione ferroviaria di Vercelli con 21 piante di melograno: la mangiate la melagrana?! Si’?!

Ecco, così, dicendoal modo di un Leonardo da Vinci all’indirizzo di certi suoi contemporanei – che il melograno fosse “cosa mangitiva” magari, forse  (al minuti 6.27 del video) l’arkystar credeva di rendere l’idea di una rarefatta simbologia, tra l’uno e il molteplice, accessibile anche a certo volgo che guardava con qualche perplessità a quell’operazione urbanistica fino ad allora sulla carta, in procinto di prendere forma.

Oggi c’è molto di realizzato in Viale Garibaldi e – ad apparente conforto delle tesi di Kipar – si può toccare con mano come una essenza erbacea tra le più onuste di memorie sia lì a dire che la vecchia natura della società agrorurale vercellese si sia trasferita dalla risaia all’antica “Lea”, veicolando con sé un caleidoscopio di significati simbolici idonei ad illustrare la definitiva rottura del pur labile diaframma che a Vercelli ha sempre separato la città dalla campagna.

C’è, dunque, un “prima” del piano Kipar ed un “dopo” il piano Kipar.

Dopo il piano Kipar ha fatto la propria comparsa anche in Viale Garibaldi il Giavone (nome scientifico: Echinochloa  – o Panicum – crus-galli).

In quest’altro video ascoltiamo cosa ne dica un Agronomo esperto.

Nel caso si volesse procedere al diserbo – ma non è detto: le piante infestanti potrebbero anche stare lì, per scelta, come testimonial di iridescenze culturali meritevoli di essere sottratte all’oblio – non resterebbe che quello meccanico, cioè manuale.

Un remake di “Riso amaro”, con l’intervento delle mondine, che renderebbe il Viale una sorta di incubatore, verso un richiamo in vita (alla stregua di ciò che si spera possibile con il Dna dei Mammuth) di storie perdute.

Mutatis mutandis, potremmo vedere tornare a Vercelli e non già su vagoni di terza classe, ma su eleganti navette da otto posti, le mondariso: forse, come allora, giovani provenienti dal Triveneto o dall’Emilia Romagna.

Lavorerebbero senza trovarsi con l’acqua alle caviglie, nè dovendo attendere, per dissetarsi, l’arrivo del barlitè; anzi, non mancherebbe loro l’occasione per concedersi qualche meritata pausa per una bibita, in qualche dehors che resiste.

Posted in Trippa per i gatti

(marilisa frison) – Nel cuore dell’estate, sabato 10 agosto, in una notte che rappresenta un momento in cui scienza e tradizione si fondono, creando un’esperienza unica e affascinante, la Confraternita di San Lorenzo, a Trino, ha festeggiato il suo Santo Patrono, Lorenzo Martire.

Mentre gli astronomi si deliziano nello spiegare l’origine delle meteore, il popolo continua a tramandare storie e leggende che aggiungono magia e mistero a questo evento.

L’associazione delle Perseidi con San Lorenzo risale a tempi antichi.

San Lorenzo, un diacono della Chiesa cristiana, fu martirizzato a Roma il 10 agosto 258 d.C. durante le persecuzioni ordinate dall’imperatore Valeriano.

Secondo la tradizione, fu arso vivo su una graticola per essersi rifiutato di consegnare i beni della Chiesa all’imperatore, dicendogli: “i beni della chiesa sono i poveri”.

La leggenda vuole che le lacrime di San Lorenzo, versate durante il suo martirio, cadano dal cielo ogni anno nella notte della sua commemorazione.

Alle 21, la chiesa di San Lorenzo si è animata, il  Priore Gianni Gennaro, di tutto punto vestito con bastone in pigno apre la processione dei Confratelli con mons. Stefano Bedello e Giancarlo Tione, per prendere posto sull’altare.

Un altare ricco di presenze, e dal pulpito don Stefano ha ringraziato il Sindaco Daniele Pane per la presenza, i Confratelli e i fedeli.

Ha tracciato un breve profilo del Santo di cui ricorre la memoria, che ci ricorda il valore della fede come imprescindibile e che il servizio e la carità sono il cuore della chiesa, la sua opera, la sua missione.

Dopo la toccante omelia, che nonostante il caldo torrido ha colto l’attenzione di tutti, don Bedello prima della benedizione finale, impartita con la reliquia di San Lorenzo, ha benedetto l’uva, che come da tradizione viene offerta ai fedeli, proprio perché intorno al 10 agosto l’uva inizia a prendere colore.

Dopo i ringraziamenti del Priore e l’invito a prendere l’uva, un bellissimo canto al Santo e uno a Maria, hanno chiuso la solenne e partecipata celebrazione.

Posted in Pagine di Fede
Bassa Vercellese, Palestro e Alta Lomellina

Motta de’ Conti cuore pulsante della Bassa Vercellese, ma anche luogo di un’osmosi tra territori, ricca di significati, capace di promuovere relazioni tra Vercellese e Monferrato Casalese, tra questi e la Lomellina.

Ne è stata testimonianza eloquente la presenza, ieri, domenica 30 giugno, in occasione del 165° anniversario del voto a San Giovanni Battista, la presenza dei Sindaci di Villanova Monferrato, Langosco e Confienza.

Osmosi che non è nuova, come dimostra anche l’avvincente storia – leggi qui – del Ponte di Mantie.

E, nel riproporre quell’articolo di archivio, il pensiero non può mancare di correre anche alla cara e sempre viva memoria dell’amico che lo scrisse per i nostri Lettori, Giovanni Barberis.

Il nostro video, insieme alla gallery, offre tanti momenti della bella giornata di domenica, nel corso della quale non sono mancati anche spunti per una riflessione ad ampio raggio su questo momento di unione per tutta la comunità e, anzi, “le” comunità, come abbiamo visto.

Spunti di riflessione che ha proposto il Sindaco, Emanuela Quirci, nel proprio indirizzo di saluto pronunciato presso il monumento ai Caduti mottesi di tutte le guerre.

Anche di questo intervento – ripreso poi in quelli successivi del Consigliere Regionale Carlo Riva Vercellotti e del Consigliere Provinciale Pier Mauro Andorno, in rappresentanza del Presidente Davide Gilardino – il Sindaco ha suggerito una chiave di lettura particolarmente persuasiva di questa ricorrenza.

Da 165 anni Motta dei Conti onora il voto a San Giovanni Battista cui legarono se stessi e la comunità quei giovani soldati mottesi in pericolo sul campo di battaglia di San Martino, proprio il 24 giugno 1859.

Si combatteva la Seconda Guerra di Indipendenza e – come sempre – a combattere, soffrire e morire andavano, allora come oggi, i giovani.

Un gruppo di loro fu protagonista di un evento prodigioso: parve a quei ragazzi, stremati da fatiche e sofferenze, di udire, in lontananza, il suono della campanella che, già allora, tintinnava dalla chiesetta dedicata a San Giovanni.

Un segno che fu interpretato come presagio del ritorno a casa, incolumi.

Da allora, il voto di ricordare ogni anno, con tutto il paese e quelli vicini, San Giovanni Battista.

Proprio questa tradizione, che dice altresì di valori identitari vissuti nella speranza e nell’azione per la pace, la condivisione e la solidarietà, è – lo ricorda il Sindaco – capace di promuovere un senso di appartenenza a sua volta fattore utile a recuperare e promuovere una maggiore e costruttiva coesione sociale, ritrovando l’impegno alla ricerca del bene comune.

Ma ora lasciamo che parlino le immagini e, nel video, i protagonisti, accompagnati, nel corso della processione, dalla banda musicale di Occimiano, sempre unanimemente apprezzata.

Posted in Pagine di Fede, Società e Costume