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(marilisa frison) – Questo sabato 17 febbraio 2024, i fedeli recandosi alla Santa messa delle 18, ritirando il Notiziario, in prima pagina, hanno avuto una notizia inaspettata, che ha lasciato tutti senza parole, disorientati.
I trinesi sono molto affezionati e legati sia al parroco don Patrizio Maggioni, che a don Riccardo Leone e leggere che il proprio parroco si sente irrequieto e ha bisogno di un periodo di congedo per dedicarsi ai più poveri, ai più bisognosi, ha creato un po’ di smarrimento. Non voglio aggiungere altro, lascio parlare la sua bella e commovente lettera, in versione integrale, in cui spiega in modo esaustivo tutto il suo stato d’animo, ai parrocchiani.
“Cari parrocchiani,
le voci di qualche settimana fa, rimbalzate qua e là, su una mia possibile partenza da Trino, hanno dato adito ad una riflessione profonda nella mia persona.
Da dove queste voci? Perché questo pensiero?
L’unica risposta che son riuscito a darmi è che, esse, avessero origine nella condivisione con qualcuno, di una certa mia intranquillità, nel mio modo di esercitare il ministero sacerdotale in questo preciso momento storico, nel mondo attuale che ci circonda.
Vi scrivo dunque per condividere lo stato di salute del mio animo.
L’ho fatto con l’Arcivescovo, ora lo faccio con voi.
Parto da una frase famosa di Sant’Agostino: “Il mio cuore è inquieto finché non riposa in Te”, perché, in sintesi estrema, essa riassume bene quel che vivo interiormente.
Sono inquieto… e probabilmente questo lo si evince anche dalle omelie che dovete, vostro malgrado, subire. La maggior parte delle parole che spendo dall’ambone mi rimbalzano addosso, i discorsi, i concetti, che da lì esprimo, sono, quasi tutti e quasi sempre, in primis, per me, più che per altri… “Cosa significa riposare nel Signore?” Cercare un bel posto in cui mettersi comodi a far niente? Il mio rischio personale è proprio questo, adagiarmi su un modello di sacerdozio comodo.
Di fronte alle varie guerre, alle immagini dei bambini che innocenti ne stanno portando tutto il peso, io sto male… e dentro me dico: cosa vuol dire essere prete?
Starsene qui in mezzo all’opulenza, al tutto e più di tutto, inermi, a fare parole, spesso vuote?!
Questo è essere prete?
Il mondo con le sue guerre di dominio, (perché di questo si tratta), ci sta trascinando in una direzione dai contorni drammatici, io ho bisogno di scendere da questo treno pesante lanciato a velocità sostenuta verso un dove che spaventa e di cui non sappiamo bene.
“Cosa significa riposare nel Signore?” Aprirsi alle parole del Santo Padre, le uniche ormai che invocano la PACE… aprirsi e adoperarsi per quelle…
“Ogni impegno per la pace implica e richiede
l’impegno per la giustizia. La pace senza giustizia non è una vera pace, non ha solide fondamenta né possibilità di futuro.” Giustizia è accettare di perdere un po’ del tanto che noi abbiamo per donarlo a chi è nel poco o nel nulla… La mia vocazione nasce proprio da questo esercizio di dono, nasce dall’imparare a perdere del mio, per regalarlo a chi, più sfortunato di me, non aveva il necessario per vivere, nasce in terra di missione, nasce tra i poveri
Una vita più mangiata, più spesa, più consumata dove si arriva a sera sfatti dalla stanchezza, per aver corso per altri, questo è evangelicamente riposante.
Ho bisogno di tornare a sudare quell’aria lì, per questo ho chiesto al vescovo la possibilità di trascorrere un periodo di qualche mese in missione, per provare a recuperare quella serenità evangelica che ora manca.
A sorpresa il vescovo mi ha detto: “Va bene” e così tra non molto partirò.
Il vescovo mi ha detto che provvederà a non far mancare ciò che serve alla parrocchia. – Prosegue – Ringraziando tutti, partendo da don Riccardo, per la clemenza accordatami sin’ora nell’aver accettato di aver accanto un prete inquieto e irrequieto, accogliendomi per quel che sono, vi chiedo quest’altro esercizio di pazienza, che so non facile… capisco già sin d’ora chi faticherà a capire il mio modo strampalato di essere prete. Metto tutto e tutti nella preghiera affinché si possa apprendere nel profondo ciò che significa “RIPOSARE NEL SIGNORE” quel “in Te” che sa anche di relazione e relazioni profonde e vere. Fiducioso che la Chiesa la guida lo Spirito Santo… e meno male perché altresì sareste/saremmo fritti, buon cammino di quaresima…”
Don Pato
***
Anche se a malincuore e con tanta tristezza, non ci resta che prendere atto, accogliere e rispettare la sua decisione e sperare che tra i poveri e gli ultimi ritrovi una meritata pace interiore e ritorni presto tra noi sereno e gioioso come eravamo abituati a vederlo prima di questi tempi difficili e dolorosi che caratterizzano lo scenario internazionale, oggi così martoriato.
Don Maggioni è parroco oltre che di Trino, di Palazzolo e Tricerro.
Un abbraccio dai tuoi parrocchiani caro don Pato.
Successone per l’edizione 2024 del Carnevale Storico di Santhià.
Arrivato alla conclusione è tempo di bilanci.
A vincere con il carro di prima categoria sono stati i Pitu (Pirati ‘d risera: la maledissiun dla prima buta).
Seconda posizione del podio per i Butalas (Gocce di civiltà).
Medaglia di bronzo per i Marsun (Turbinio mentale: pagliacci nel caos).
Per i carri di seconda categoria, la prima posizione è occupata dai Disprà (Di-vin disprà).
Secondo posto per i Poker d’asu (Se al pass cun ai temp ad veuli ste’, ris e pes ad devi mangé).
Arrivano terzi i Tre cioché (I Simpson… da Springfield a Livorno andata senza ritorno).
Categoria maschere a piedi: primi i Funfi (Bake off Carvé… 40 anni in forno!), secondi i Rubinet (Quest’anno ci diamo delle arie) e terzi i Grüpia con (Ciak, si grupia).
A seguire tutte le foto della sfilata in notturna.
Gli scatti sono stati eseguiti da Gian Franco Gozzi.
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Redazione di Vercelli
Che la festa sia!
Il Carvè 2024 di Vercelli è riuscito a regalare qualche ora di spensieratezza, nonostante i timori (peraltro fondati e forse nemmeno circoscritti solo a quest’anno) per la variazione del circuito.
Si vedrà.

Per ora tanta gente si è goduta un clima già primaverile, che ha incoraggiato la gente ad uscire di casa.
Come sempre, protagonisti i bambini, sia quelli che sono stati spettatori, insieme ai genitori, sia quelli che hanno preso parte ai gruppi, sempre in compagnia della famiglia.
Il Carnevale è anche, se non soprattutto, una festa di famiglie.
Che non si esaurisce nelle poche ore delle sfilate.

Basta guardare la fantasia e la cura poste per la realizzazione dei costumi, per rendersi conto che tutto questo ha richiesto lavoro e impegno per settimane, forse mesi: soprattutto, a richiesto la collaborazione di tante persone, per un risultato che non è mancato.
Complimenti a tutti, anche se, forse, è possibile migliorare un po’ l’integrazione della sfilata con il nuovo circuito, magari sorvegliando un po’ il volume degli amplificatori quando si è vicini alle abitazioni: la bellezza della festa non ne risentirà.
Prima di lasciarvi con il video e la gallery, un avviso importante
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Con la S. Messa concelebrata venerdì 26 gennaio, in S. Pietro, si è conclusa la Visita ad Limina Apostolorum dei Vescovi di Piemonte e Valle d’Aosta.
Dopo la S.Messa, ancora qualche appuntamento istittuzionale alla Segreteria del Sinodo dei Vescovi, al Dicastero per il Culto e i Sacramenti e alla Segreteria di Stato.
Giovedì, 25 gennaio, i Presuli sono stati ricevuti in udienza da Papa Francesco.
Clicca qui per leggere l’articolo precedente con l’intervista a Mons. Marco Arnolfo
In partenza per Roma (oggi, domenica 21 gennaio) dove da lunedì 22 i Vescovi delle Diocesi di Piemonte e Valle d’Aosta incontreranno Papa Francesco per la “Visita ad Limina Apostolorum”, la visita alle soglie degli Apostoli, l’Arcivescovo di Vercelli racconta per i nostri Lettori cosa rappresenti questo appuntamento.
Un appuntamento che è, in primo luogo, un “pellegrinaggio”.
Questo il senso più profondo di questo viaggio.
E’ lo stesso Arcivescovo a consigliare di leggere l’articolo (al termine di queste righe) preparato dalla Prof. Elisabetta Acide, per avere un’informazione completa sul significato, la storia, le pronunce dei Pontefici che, sin dai primi Secoli della vita della Chiesa, hanno tenuto particolarmente a sottolineare l’importanza di questo momento di comunione tra Vescovi e tra questi ed il Successore di Pietro.
L’ultima visita è stata dieci anni fa, quando Mons. Arnolfo non era ancora il Pastore della Chiesa eusebiana.
Lo sarebbe diventato l’11 maggio 2014; è bello potere riproporre il repertorio di quel giorno storico per la nostra Diocesi: l’integrale della diretta streaming da due postazioni, dalla Basilica di S. Andrea e dalla Cattedrale del Duomo di Vercelli, in occasione dell’Ordinazione episcopale e dell’ingresso in Diocesi.
Al Pastore della Chiesa eusebiana il compito importante di rendere una vera e propria relazione, anche a nome dei Confratelli piemontesi, sul suo “settore”, cioè a parlare del lavoro che sta svolgendo a livello regionale come Responsabile della Pastorale del Lavoro e dell’Ambiente.
Nel ringraziare l’Arcivescovo per la consueta disponibilità, non resta che ascoltarlo e poi leggere l’articolo di Elisabetta Acide.
***
(elisabetta acide) – “Fedeli alla Chiesa come ad una madre amorevole…” la preghiera citata dal Vescovo: amare la Chiesa è vivere ciò che essa è, verso la Trinità divina cammina nel tempo.
I Vescovi del Piemonte e della Valle d’Aosta si recano, nella settimana che si inizia domani, alla visita ad limina, occasione preziosa per favorire la carità, la fede, l’unità.
Primi ad essere ricevuti dal Santo Padre, in questo anno 2024, saranno i vescovi del Piemonte e della Valle d’Aosta, ospiti a Roma dal 22 al 27 gennaio.
L’ultima visita “ad limina” della Conferenza episcopale piemontese è avvenuta nel maggio del 2013.
La “visita alle soglie” degli Apostoli, per “incontrare” la Chiesa e rafforzare l’unità e la fedeltà e vivere la “collegialità” di una Chiesa che, non dimentichiamo, è “Una, Santa, Cattolica, Apostolica”.
Una “definizione” che dovremmo sempre ricordare: Una, corpo mistico del Signore, che si compone di un capo e delle sue membra che svolgono funzioni e cercano di conformarsi in esso; voluta da Colui che è il tre volte Santo; Cattolica, perché cerca l’unità di tutto il genere umano nella fratellanza e nella comunione; Apostolica, fedele alla tradizione che ci è stata trasmessa dagli Apostoli.
Il termine apostolo deriva dall’aramaico saliah (שליח), che sarebbe il plenipotenziario, ma che in greco venne tradotto Apostolòs (απόστολος), ovvero inviato.
Inviati e convocati.
Un atto per “il bene della propria diocesi…”: incontro con il Papa, successore di Pietro, ma anche preghiera sulla tomba dell’apostolo successore di Cristo, e incontri con i Dicasteri della Curia Romana.
Ricordiamo che la visita ‘ad limina apostolorum’ è una forma di pellegrinaggio e prassi antica della Chiesa (ne troviamo tracce in una lettera indirizzata al Papa dal Concilio di Sardica del 343).
Legata al culto delle reliquie degli apostoli Pietro e Paolo, ricordiamo come Papa Zaccaria (741-752) è il primo Pontefice a raccomandarla in modo obbligatorio ai vescovi nel sinodo romano del 743.
Dal 1234 la visita ‘ad limina’ per disposizione di papa Gregorio IX viene richiesta a tutti i vescovi, con frequenza proporzionata alla distanza delle rispettive Diocesi da Roma, che accanto all’incontro con il Pontefice e il pellegrinaggio alle tombe degli apostoli, fissa il “contenuto della visita”, ovvero la presentazione dello ‘status’ della chiesa particolare.
Con la bolla Romanus pontifex di Papa Sisto V, il 20 dicembre 1587, il Vescovo si deve recare a Roma ogni tre anni (almeno per le diocesi italiane, attualmente ogni 5 anni), come leggiamo Codice Diritto Canonico cc. 399 e 400 rafforzando, attraverso la visita al Successore di Pietro e alle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, pastori e colonne della Chiesa Romana, la loro responsabilità di successori degli apostoli (Congregazione per i Vescovi, Direttorio per la visita ‘ad limina’).
Importante il “resoconto” dei Vescovi, per conoscere e far conoscere “la vita” delle diocesi, per cogliere complessità e storia, diversità, problemi e prospettive in chiave diacronica e sincronica e offrire il “quadro d’insieme” della Chiesa, alla Chiesa.
Ricordiamo come San Giovanni Paolo II, nell’ Angelus del 9 settembre 1979, spiegava così il senso della visita ad limina: «Attraverso la loro visita alla Sede degli apostoli [i vescovi” esprimono il legame con Pietro, che unisce la Chiesa su tutta la terra. Venendo a Roma ogni cinque anni, portano qui, in un certo senso, tutte le Chiese, cioè le diocesi che, tramite il loro ministero episcopale e nello stesso tempo tramite l’unione con la Sede di Pietro, si mantengono nella comunità cattolica della Chiesa universale. Insieme alla loro visita alla Sede apostolica i vescovi portano a Roma anche le notizie sulla vita delle Chiese di cui sono i pastori, sul progresso dell’opera di evangelizzazione, sulle gioie e le difficoltà degli uomini e dei popoli tra i quali essi compiono la loro missione».
Attualmente una “traccia”, aiuta i Vescovi nella redazione della relazione, secondo indicazioni, che nel corso del tempo (per citare alcuni interventi Gregorio XIII, Benedetto XIII e Benedetto XIV), via via si sono sempre più affinate e consolidate: uno schema ideale prevede (anche se l’ordine non è rispettato nella sequenza) nascita e sviluppo della diocesi, la diocesi, amministrazione della medesima (vicario e responsabili diocesani), cattedrale e residenza episcopale, capitolo della cattedrale, collegiate, monasteri maschili e femminili, fondazioni religiose, pia loca e confraternite, parrocchie, fedeli, clero, azione episcopale, residenza e attività pastorale (sinodi, visite, clero, liturgia, seminario e scuole e simili. Breve storia della diocesi e dello stesso Vescovo, analisi del territorio… Nulla sfugge nella relazione al controllo episcopale, oggetto di un discorso di chi dovrebbe conoscere bene la realtà diocesana da un punto di osservazione eccezionale, quello dello “sguardo pastorale”.
Lo “sguardo pastorale”, al di là degli aspetti “burocratici” credo sia la “buona pratica”, un modo, non solo di fare una “radiografia” della Chiesa (a volte anche necessaria come punto di osservazione per coglierne le caratteristiche storiche del tempo), ma preziosa occasione di analisi e “ripensamento”, appuntamento “straordinario” (non come eccezionale, e fuori ordinario, ma come occasione preziosa) di una Chiesa in dialogo ed in cammino.
Ricordiamo, dunque la preziosa occasione per i Vescovi piemontesi e per il nostro Vescovo Mons Edoardo, ed accompagniamo con la preghiera, questo suo pellegrinaggio, questa sua esperienza privilegiata di comunione pastorale e speriamo non occasione di “assolvimento burocratico giuridico-amministrativo”, ma scambio prezioso di e fonte di dialogo, arricchimento personale e per la Regione Episcopale Piemontese.
Leggiamo in San Paolo “In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni”. In questo versetto, tratto dalla lettera ai Galati (1,18), San Paolo evidenzia, in embrione, lo spirito della Visita ad Limina Apostolorum.
Egli avverte anche l’opportunità di confermare queste notizie sottolineando il carattere di sincera autorevolezza e “normalità” di questi incontri, sottolineando nella lettera citata, come sia importante, da subito, la “complementarietà” alla missione degli Apostoli.
I Vescovi chiederanno al Papa di “confermarli nella fede”, come Gesù stesso aveva indicato parlando a Pietro: “Simone, Simone, ecco: satana vi cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,31-32).
Preghiamo dunque per tutti i Vescovi “chiamati” dal Santo Padre, perché il loro pellegrinaggio sia autentico momento di servizio e di carità e nel servizio alle Chiese particolari loro assegnate, in comunione con la Sede Apostolica, e ricordiamo con una particolare richiesta di invocazione per la loro attività: il rafforzamento della loro responsabilità di successori degli Apostoli e della comunione gerarchica con il Successore di Pietro sia sempre la loro ispirazione nella guida loro affidata, il Signore benedica la Chiesa e l’ accompagni Maria Santissima, madre della Chiesa.
Tutto pronto per il Carnevale vercellese.
L’edizione 2024 ha preso il via ieri, venerdì 5 gennaio, con il veglione alle Acacie.
Una serata danzante, tutta in costume.
A fare gli onori di casa, il Bicciolano e la Bèla Majin, interpretati da Leandro Faletti e Sharon Basiricò.
Tanta la partecipazione che ha visto anche il coinvolgimento delle maschere dei paesi limitrofi.
Erano infatti presenti le delegazioni di:
Asigliano (Asianot, Asianota, Asianutina e seguito)
Albano (Monsù Cozura , Madamin Moja e paggi)
Bellana (Conte e Contessa di San Giorgio)
Caresana (Matè, Girsin-a e mini seguito)
Canadà (Peru, Rusin)
Cappuccini (Gioebi e Majot)
Costanzana (Gabin, Ussiot e seguito)
Motta De’ Conti (Giuanin e Marieta)
Olcenengo (Conte e Contessa e seguito)
Pertengo (Pantanghin e Pantanghina)
Pezzana (Sucot, Sucota, Sucutin, Sucutina e seguito)
Piazza Cavour (Barone Vicario di Sant’Agabio e Baronessa Paola Carcano)
Prarolo (Pinutin e Pinutina)
Porta Torino (Ingleis e Inglesina)
Rive (Pasanota, damigelle e seguito)
Ronsello (Brusatun e Brusatuna)
Stroppiana Giuspin, Bela Barutera e seguito)
Tricerro (Conte e Contessa dei Gerbidi)
Bianzè (Pinutin e Bela Rusin con seguito di fasulere e fasulat)
Borgo Vercelli (Generale, Bela Burghina, damigelle e seguito)
Casalino (Re Marsapan e Corte)
Crescentino (Regina Papetta e Conte Tizzoni)
Santhià (Stevulin e Majutin)
San Germano (Giarman e Giarmanina)
Trino (Bella Castellana, Capitano Cecolo Broglia e la sua corte)
Di seguito la fotogallery a cura di Gian Franco Gozzi.
Redazione di Vercelli
(apriamo il servizio con questo video in cui ci parla della “tenerezza di Dio”, su cui ritorneremo in seguito, che forse può considerarsi come la sua “firma” al messaggio d’amore che ci ha lasciato)
***
Un anno fa, il 3 gennaio 2023, la triste notizia.
Il messaggio sull’ormai irrinunciabile Whatsapp è laconico, ti provoca: è morto Don Augusto.
La prima, ingenua, reazione è il rifiuto: non è possibile, l’ho visto questa mattina.
Rifiuto irrazionale, certo: forse un po’, umanamente, giustificato dal fatto che l’avessi effettivamente visto in quella stessa mattina, al di là della porta a vetri della Cappellina della Sacra Famiglia, al Belvedere, mentre celebrava la S.Messa delle 9.
Aveva, ripensandoci, il volto di un colorito anomalo e solcato più del solito dai segni di una stanchezza profonda e severa.
Quel giorno, all’ora di pranzo, non si sarebbe fermato a mensa con i Confratelli, ma sarebbe salito in camera per “fare riposare il cuore” cui – disse – aveva chiesto molto nel periodo precedente.
Lo ritrovarono disteso nel suo letto, il volto sereno, privo di vita, alle 15,30
Al termine di queste righe, qualche notizia biografica, per ripercorrerne l’esperienza di vita.
La vita di un vero uomo di Dio, un vero Sacerdote, un vero salesiano; la vita – sia permesso questo riferimento – di un amico affettuoso e, se possiamo celiare, del “sosia”, come qualcuno ci definiva, cogliendo una singolare somiglianza.
Dal 2011 tra noi, ci ha insegnato tanto.
Come riassumere, almeno una piccola parte della sua testimonianza?
Ci siamo affidati al nostro lavoro; il lavoro di documentare la vita delle comunità, in questo caso, soprattutto delle comunità ecclesiali a lui affidate: la parrocchia del Sacro Cuore al Belvedere e quelle di Sant’Antonio da Padova e Santa Cecilia, rispettivamente all’Isola ed a Caresanablot.
Un lavoro, il nostro, che lui ha accolto con apertura, cordialità ed incoraggiamento, sin dal primo momento.
Ora, in piccola parte, restituiamo queste gemme del suo magistero.
Abbiamo scelto un repertorio di 18 filmati, che ne riprendono soprattutto le omelie, in occasione delle varie ricorrenze.
Tutti meritano di essere visti.
Ma ce ne sono tre che, a modesto parere di chi scrive, meglio di altri ci restituiscono il Don Augusto più vero.
Il Sacerdote sapiente, colto, ma soprattutto ricco di misericordia, capace di parole sincere e persuasive, animato da uno zelo pastorale sempre teso a mettere al centro la persona.
Il primo, quello in apertura del servizio, messo a repertorio in una circostanza lieta come la benedizione degli zainetti scolastici, all’Isola, il 12 settembre 2022.
Ci parla della “tenerezza di Dio”; parole illuminanti, con l’invito: “Siate come Dio, la tenerezza vince sempre”.
Prendeva le mosse dalla Lettura del Vangelo di San Luca, Capitolo 15, con il racconto del Figliol prodigo e del Padre misericordioso.
***
Poco tempo prima, a maggio dello stesso anno: tre minuti e poco più che commossero tutti, al funerale dell’Avv. Sandra Cavezzale.
Due citazioni, l’una da San Giovanni Evangelista, l’altra da Sant’Agostino, che ribaltavano i piani delle convenzioni, ponendo al centro della prospettiva l’amore per Dio misurato con quello che riserviamo al prossimo e – dalla lezione del Vescovo di Ippona – l’avviso per le probabili soprese, quando verrà l’ora e ci metterà al cospetto di quei cristiani che sono tali, anche se non noti alla Chiesa; così come, di tanti, invece, noti alla Chiesa, si rivelerà l’inconsistenza della fede.
***
Era da poco passata la festa di Sant’Antonio da Padova, celebrata all’Isola, quel 13 giugno 2021.
Nel corso di quella celebrazione, di nuovo protagonista il telefono cellulare: si stava rapidamente diffondendo la notizia della scomparsa del carissimo Paolo Sala.
Alle esequie del successivo 15 giugno, ancora un’omelia capace di illustrare come Don Augusto sia stato, proprio come Don Bosco, Padre, Maestro e amico.
***
Di seguito, al termine della pagina, pubblichiamo tutti i video, la gran parte di quelli che sono nel nostro archivio.
A seguire, come abbiamo anticipato, qualche notizia biografica.
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Don Augusto sarà ricordato nella Ss.Messe di oggi, 3 gennaio, ad ore 9 e 18 al Belvedere.
Sabato 6 gennaio alle ore 18 alla Parrocchia di Sant’Antonio all’Isola.
Domenica 7 gennaio nel corso delle Ss.Messe festive nelle tre Parrocchie: alla S.Messa delle 10,30 al Sacro Cuore, saranno presenti i parenti di Don Augusto.
***
Don Augusto Scavarda, Salesiano
Don Augusto nasce a Foglizzo l’8 ottobre 1952 da papà Giovanni e da mamma Anna.
A Foglizzo è sorta una Casa Salesiana e il piccolo Augusto impara a conoscere Don Bosco dall’affetto che i foglizzesi portano nei confronti del Santo e frequentando l’Oratorio annesso alla Casa Salesiana.
Dal 1964 al 1969 frequenta la Scuola Media e il Ginnasio presso la Casa Salesiana del S. Luigi a Chieri.
A Pinerolo dal 1969 al 1970 vive l’anno di noviziato, al temine del quale emette la Prima Professione Religiosa l’8 settembre.
I tre anni del post-Noviziato li vive proprio nella Casa Salesiana di Foglizzo dove, nel 1973, consegue la Maturità Magistrale.
Seguono due anni di studi filosofici presso l’Istituto Salesiano della Crocetta a Torino.
Svolge i due anni di tirocinio pratico salesiano prima tra i ragazzi della Casa Salesiana di S. Benigno Canavese, in seguito con i ragazzi della Casa di Lanzo Torinese.
Affronta e completa l’iter degli studi di teologia presso l’Istituto Salesiano della Crocetta a Torino dal 1977 al 1980, anno in cui, il 7 giugno, viene consacrato sacerdote nella Parrocchia di Foglizzo.
I suoi superiori lo inviano a Torino-Valdocco dove per tre anni svolge con entusiasmo l’incarico di Animatore-Catechista tra i ragazzi del Centro di Formazione Professionale.
Per sei anni, dal 1983 al 1989, è nella Casa di Fossano ancora in qualità di Animatore-Catechista tra i ragazzi del Centro di Formazione Professionale, Animatore dell’Oratorio e Delegato di Pastorale Giovanile per la Diocesi di Fossano.
Nel 1986 consegue il Baccalaureato in Teologia.
Svolge tre anni di servizio come Direttore della Casa del S. Luigi a Chieri (1989-92).
In seguito per sei anni è Direttore della Casa di S. Benigno e dell’annesso Centro di Formazione Professionale (1992-1998).
Nei tre anni successivi lo troviamo ancora a Valdocco in qualità di Direttore della Comunità S. Francesco di Sales.
Dal 2001 al 2003 svolge il servizio come Incaricato degli universitari.
In questo periodo lo colpisce una ipoacusia bilaterale che lo porterà ad affrontare un intervento di Impianto cocleare nel 2003.
A causa di questi problemi di salute, fino al 2004 viene invitato a prestare il suo servizio lavorando nella sede regionale del CNOS-FAP a Torino-Valdocco.
In seguito, per sette anni, dirige il Centro di Formazione Professionale di Bra.
Nel 2010, a causa del riacutizzarsi di problemi cardiaci, si sottopone ad alcuni interventi chirurgici.
Nel 2011 viene destinato alla Comunità Salesiana di Vercelli in qualità di parroco ad personam di S. Antonio all’Isola e di S. Cecilia in Caresanablot.
Dal 2012 assume anche l’incarico di Vicario del Direttore e nel 2017 gli viene affidata la cura pastorale anche della parrocchia Sacro Cuore al Belvedere.
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Le spoglie mortali di Don Augusto riposano a Foglizzo.
Ecco l’antologia dei video che ci parlano ancora dell’amato Sacerdote.
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Don Augusto non esitava ad aiutare lo sport
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(marilisa frison) – L’attesa è finita, il momento è arrivato, il miracolo si rinnova, la luce ci annuncia che è accaduto qualcosa di grande, è nato colui che si è fatto uomo per salvarci: Gesù.
Non dobbiamo avere paura a pronunciare il suo nome, dobbiamo gridarlo al mondo: è nato il Salvatore.
Quest’anno nella nostra bella chiesa parrocchiale trinese la Santa messa della notte di Natale è stata anticipata alle 23 e per quell’ora tutto era perfetto.
Dalle preziose tovaglie all’altare finemente addobbato, per non parlare del magico presepe, nella sua semplicità, allestito davanti all’altare maggiore.

I sacerdoti si son dati un gran daffare per far trovare ai fedeli un luogo accogliente e denso di spiritualità, ma la cosa più bella è stata la grande partecipazione della gente, la chiesa era gremita.
Tutti hanno potuto ammirare il Bambino speciale portato in processione sull’altare da don Patrizio e fargli festa. Il tutto intriso in un inebriante profumo d’incenso, quest’anno particolare: all’orchidea e all’aloe, donato dal seminarista Giuseppe, che si è anche occupato della corale e dell’altare.
Un aiuto prezioso per la nostra Comunità.

Come sempre l’omelia del parroco don Patrizio Maggioni, ha toccato ed è arrivata al cuore di tutti, non ha dimenticato le persone che per vari motivi non potevano essere presenti, i popoli afflitti dalla guerra, che non è colpa di Dio, perché Dio ci lascia la libertà di scelta. Ha ribadito l’importanza di recarsi alla capanna, perché la ricchezza di Dio la troviamo nella povertà, nell’umiltà e nella semplicità del presepe.
La Santa Messa non deve mai venire meno.
“Io, Dio infinito mi faccio finito per te, per aprire te all’infinito, nasco a Betlemme, casa del Pane, nasco in una mangiatoia, Pane, Pisside, per divenire Comunione, perché desidero davvero essere uno come te, per poterti regalare tutto quel che è di me. Io carissimo vorrei salvare tutto il mondo, è il desiderio più grande che ho, ci dice Dio, ma non posso farlo con la mia onnipotenza, non posso salvarlo se voi non mi aiutate a salvarlo.
Ho un limite, ci dice Dio, ci dice Gesù, la vostra libertà. Se voi alla pace preferite la guerra, se alla condivisione preferite l’egoismo, se all’amore alto che è dono, sacrificio, dedizione, gioia, preferite possedere, usare e gettare, se a un Natale che guarda a Betlemme preferite un Natale consumista, capite che io ho le mani legate. Io non sono un violento, io non conquisto il mondo con la forza, io vi aspetto alla Capanna, e che gioia, gioia grande immensa, mi date quando oltre la chioma dei pastori, inizio a intravedere qualche vostro volto. In questo Natale come in qualunque altro Natale è il dono più grande che mi potete fare”.

Con queste suggestive parole termina l’appassionante omelia il sacerdote.
(In allegato il video con l’omelia integrale)
La Santa messa della Notte delle notti è stata concelebrata dal parroco don Patrizio Maggioni e da don Riccardo Leone, assistendo Giancarlo Tione e il seminarista Giuseppe.
Non è l’attesa di Babbo Natale, del consumismo, ma di un bimbo povero, che fra i poveri porta ricchezza d’amore, di vita e di speranza. Riscopriamo, impariamo l’adorazione.
Ora l’attesa più grande è che la violenza, la cattiveria e la guerra terminino e trionfi la Pace per tutti.
Che questa luce non finisca mai, riscopriamo i valori dell’amicizia e della famiglia, questo è il vero scopo del Natale.
Alla fine della bella celebrazione tutti a festeggiare e scambiarci gli auguri in parrocchia con panettone e spumante.
Come ogni anno si riapre in Monastero il mercatino natalizio carmelitano!
Vi invitiamo a visitarlo, presso il Monastero Mater Carmeli di Biella, negli orari indicati.
Suonate al Monastero, vi sarà aperto con gioia!
Ravviva la porta della tua casa con una ghirlanda!
Attendi il Natale accendendo la tua corona di Avvento!
Fermati a meditare davanti a un piccolo Presepio!
Scegli il tuo Angelo natalizio!

Coraggio, facciamo sentire la nostra riconoscenza per tutto il “giacimento di preghiera” che il Monastero rappresenta per ciascuno di noi: il ricavato è per il mantenimento del Monastero e della Comunità!
***
A PROPOSITO DI PREGHIERA…
COS’E’ PER TE LA PREGHIERA?
E, a proposito di preghiera, guardiamo e, soprattutto ascoltiamo, questo breve video, in apertura dell’articolo, che ci pone a contatto con la “immagine sociale” della preghiera.
Il parere di alcuni giovani e poi quello di una “specialista”, una persona consacrata, che “vive di preghiera”, Suor Veronica, giovane Suora Carmelitana del Monastero Mater Carmeli.

Pregare non è opera nostra soltanto, ma azione dello Spirito Santo che risintonizza i desideri di chi prega…
Mediatiamo i “desideri” di Dio, quando preghiamo il Padre Nostro…
Getto il cuore in Dio parlandogli con fiducia, perché solo Lui conosce il cuore e crea dal nulla…
Insomma, bastano certamente queste poche parole di presentazione, per dire che l’incontro con Suor Veronica non sarà deludente.
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Aiutiamo il Monastero Mater Carmeli
Carissimo fratello, carissima sorella,
il Monastero Mater Carmeli, “pianticella” carmelitana piantata dal Signore in terra biellese nel 2005, è qui anche per te come segno di fede e di speranza: puoi aiutarci anche tu ad innaffiarla perché cresca per il servizio che Dio le ha affidato?
Il Signore ha detto: “Getta in Me il tuo affanno ed Io ti darò sostegno… Bussa e ti sarà aperto”.
Con questa fiducia nel cuore affidiamo l’oggi alla Provvidenza di Dio.
Vuoi provare a farti anche tu Suo docile strumento?!
Lui ama chi dona con gioia e ricompensa il bicchiere di acqua fresca donato ad un povero.
Dio, poi, dona sempre il cento per uno e non guarda al dono, ma all’amore con cui si dona (santa M.Maddalena de’ Pazzi, carmelitana).
Quando l’urgenza dei doni pensati per chi ti sta a cuore sarà terminata, quando anche il povero che ti attende fuori del supermercato avrà ricevuto un tuo gesto, se ancora puoi qualcosa…
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Con la sollecitudine di un cuore riconoscente ti arriverà nella preghiera il nostro grazie!
Le tue Sorelle Carmelitane di Biella Chiavazza
Non ci risulta che il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco commissioni sondaggi per conoscere quale sia il gradimento, il grado di consenso che la gente esprime nei riguardi degli “angeli con l’elmetto” ed il loro lavoro.
Se lo facesse, il risultato sarebbe vicino (un po’ di prudenza non guasta) al cento per cento.
Non c’è dubbio che si tratti di una delle Istituzioni più amate da ogni espressione del popolo: forse perché tutti sappiamo che – al di là di ogni retorica, che fa sempre capolino in ogni occasione ufficiale – loro davvero sono disposti a mettere a rischio la propria incolumità per tutelare la nostra.
E questo non ha prezzo.
Poi ci sono persone – e chi lavora nel campo dell’Informazione è tra queste – che quasi ogni giorno toccano con mano quanto questa realtà straordinaria sia, appunto, “ordinaria”.
Sicchè è con particolare convinzione che ogni anno, il 4 dicembre, in occasione della Festa di Santa Barbara, Patrona del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
volentieri documentiamo questo momento importante della vita, nella nostra realtà, di Viale Aeronautica a Vercelli, ma certamente anche dei vari distaccamenti situati, ad esempio, a Varallo Sesia.
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Il nostro filmato, di oltre 40 minuti, forse un po’ lungo, ma pensiamo siano tutti minuti interessanti, documenta la giornata, insieme alla gallery, con l’ambizione di restare un repertorio a lungo consultabile.
Giornata che ha saputo unire, nella solennità di questa occasione, sentimenti di gioia e partecipazione, nel segno di una riuscita “osmosi” tra uomini e donne del Corpo e rappresentanti delle Istituzioni, Autorità, piccoli scolari interessatissimi (un applauso anche perché hanno sfidato il freddo di questa giornata di dicembre) alle dimostrazioni pratiche allestite nel cortile della Caserma
Tra i tanti momenti che si possono ripercorrere e resteranno a disposizione nel video: l’omelia dell’Arcivescovo di Vercelli, Mons. Marco Arnolfo,
la relazione morale ed operativa del Comandante provinciale, Ing. Ciro Bolognese
(qui una sintesi nel precedente servizio),
la preghiera del Vigile del Fuoco, l’omaggio ai Caduti in servizio, il suggestivo “alzabandiera” dal castello di esercitazione, a cura degli Specialisti del Nucleo SAF (speleo, alpino, fluviale).
Delle benemerenze tributate al Personale che si è particolarmente distinto nel corso dell’anno, abbiamo già illustrato i dettagli nell’articolo linkato poco sopra.
In questo servizio lasciamo, dunque, parlare la gallery, che tutti li riprende mentre ricevono il segno esteriore che è simbolo degli unanimi sentimenti di stima.
Infine, a proposito di sentimenti, una nota che richiama l’intreccio tra il dispiacere di un commiato e la soddisfazione per un meritato riconoscimento professionale, per un avanzamento di carriera.
Nel corso della propria relazione, l’Ing. Ciro Bolognese ha annunciato che, dal prossimo 2024, lascerà Vercelli per assumere un importante incarico dirigenziale a Torino.
Sappiamo che questi avvicendamenti sono propri dei gradi apicali nella Pubblica Amministrazione.
Quindi, non si può che compiacersi per questa promozione, meritatissima.
Resta il dispiacere per l’esodo di un Dirigente che, oltre ad avere apportato molte novità (le enumera lui stesso, nel video), ha saputo implementare ancora il rapporto con i mezzi di informazione, consentendo che, pur nel rispetto di ruoli, competenze, autonomie, prerogative, ai Lettori fosse sempre assicurato il diritto di conoscere il lavoro delle Istituzioni, tanto più in occasione di eventi mai convenzionali, spesso drammatici.
Di questi sentimenti si è fatto interprete il Prefetto di Vercelli, Lucio Parente che, con un’eccezione al protocollo, ha preso la parola per esprimere un vivo ringraziamento al Comandante.
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Ancora un grazie, dunque, agli uomini ed alle donne, “angeli con l’elmetto”, al loro Comandante.














