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Riceviamo e pubblichiamo
Riccardo Gualino è il secondo personaggio che quest’anno, dopo Giacomo Casanova, abbiamo voluto raccontare in accordo con Gianni Mentigazzi e Luca Brusotto, Presidente e Conservatore del Museo Leone; ma se tutti hanno sentito parlare di Casanova, Gualino, per molti, rappresenta un grande punto interrogativo:
“Gualino chi?”.
Eppure Riccardo Gualino (Biella, 1879 – Firenze, 1964), è stato imprenditore, finanziere, collezionista di opere d’arte, mecenate, impresario teatrale, produttore cinematografico e scrittore.
È stato vicepresidente della Fiat e presidente della Snia-Viscosa.
Attraverso le sue imprese ha operato in Italia, in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Ha quasi fondato una città: “La Nuova Pietroburgo” e quasi realizzato il progetto dell’alta velocità, la Torino-Milano-Genova, per unire le tre più importanti realtà economiche, industriali e commerciali.
Ha avuto diversi incontri e scontri con Mussolini, è finito al confino, gli è stato sequestrato tutto ciò che possedeva: denaro, case, aziende e opere d’arte.
Nella sua vita ha guadagnato immense fortune e ha perso e fatto perdere molti soldi, mai, come dice lui stesso, ai “poveri cristi”, ma solo ai suoi colleghi banchieri e finanzieri.
Gualino è stato un personaggio incredibile, con uno sguardo sempre rivolto al futuro e con una grande fiducia nei giovani talenti, che fossero artisti, architetti o manager.
Per tutto questo, e moltissimo altro, ci siamo chiesti il perché sia ancora oggi sconosciuto ai più.
Eppure, i nomi di Agnelli, Pirelli, Olivetti e di tanti altri grandi imprenditori sono entrati nella nostra narrativa sociale: perché Riccardo Gualino no?
Cercheremo di scoprirlo insieme domenica 30 novembre, a partire dalle 17.00, nella Sala delle Cinquecentine del Museo Leone.
Perché, per dirla proprio con Riccardo Gualino, “Potrà asserire di avere vissuto chi avrà creato qualche cosa; anche sfortunato, varrà sempre più d’uno spettatore indifferente”.
L’evento, sostenuto come sempre dal contributo della Fondazione CRV, è sponsorizzato anche da “Costantino Immobiliare”.
Ingresso: 10 €
Prenotazioni: Tel 0161 253204 (fino a Venerdì ore 12.30) – 379 2834818 (Venerdì pomeriggio e Sabato)
e-mail: info@museoleone.it
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Redazione di Vercelli
Accade che, quando si dice “tutta Trino”, oppure “tutta Vercelli”, si intenda rappresentare l’idea della presenza, della partecipazione di tanta gente ad un momento di vita comune.
Ma oggi, per l’ultimo saluto all’Arch. Patrizia Ferrarotti, quell’espressione vuol dire molto di più e di esigente rispetto ad un dato meramente quantitativo: “tutta Trino” vuol dire tutti i “mondi vitali” della città, ogni segmento di una società che Patrizia ha sempre sinceramente amato – riamata – e servito con dedizione ed intelligenza in tanti ambiti, da quello professionale a quello associativo, al mondo delle amicizie.
Al primo posto veniva, naturalmente, la sua splendida famiglia che (anche) oggi, pur in questa grande e severa prova, ha potuto toccare con mano come “tutta Trino” si sia stretta attorno a loro, alla mamma, al marito, ai figlioli, con una promessa veritiera e autentica: non saranno mai lasciati soli.
La lunga malattia che Patrizia ha affrontato con dignità e coraggio, senza mai perdere la fiducia nella Provvidenza, sempre misericordiosa, anche quando misteriosa, ha segnato troppo presto il limite della nostra natura umana e non c’è umana parola che possa dare ragioni, elementi utili ad una comprensione, del mistero che non può essere “contenuto”, cioè “compreso”, con le nostre misere risorse.
Aiuta a cercare il senso delle cose la Parola di Dio e la Lettura di un brano del Vangelo di San Giovanni, scelta per la Liturgia esequiale di oggi, (5,19-30).
Se è vero che è una Lettura difficile, è anche vero che, alla fine, si rivela in qualche modo nella essenza più accessibile: ”verrà l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna”.
“Tutta Trino” sa bene sin da questo momento dove stia Patrizia, mentre aspettiamo quell’ora che deve venire e quale sarà il suo posto, nella resurrezione di vita che è promessa non mendace. Il suo insegnamento, il suo lascito più autentico, del resto, è proprio rivolto alla ricerca del bene: con semplicità, ma anche con tenacia. Le testimonianze che udremo nel video, richiamano questo suo illuminante pensiero: bisogna cercare il bene in ogni cosa e, se proprio non si trova, dobbiamo costruirlo noi.
***
La Liturgia di oggi, presieduta dal Parroco Don Claude Tossou ha offerto, dopo l’introito, la lettura di un messaggio indirizzato alla famiglia ed alla comunità da Mons. Stefano Bedello, Vicario Generale della Diocesi di Vercelli, che non ha potuto prendere parte alla S.Messa perché a Roma con il pellegrinaggio giubilare.
Il messaggio – letto dal Seminarista Giuseppe Partinico – è integralmente riportato nel video che abbiamo messo a repertorio anche quale modesto contributo alla memoria di una persona straordinaria.
Ancora il video offre l’omelia di Don Riccardo Leone e le testimonianze di Federico Ottavis, Gabriele Cervetta, Marco Moret.
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Non sarebbe giusto concludere senza ancora un accenno alla sfera professionale di Patrizia Ferrarotti, che è stata stimatissima Architetto, apprezzata per competenza e serietà; per due mandati componente del Consiglio dell’Ordine provinciale, anche in qualità di Tesoriere.
Per tutti i Colleghi, oggi presenti numerosissimi, la ricorda la Presidente dell’Ordine, Arch. Marina Martinotti:
“Patrizia ha lasciato un segno indelebile tra gli amici ed i colleghi. Il suo carattere solare ha fatto sì che fosse apprezzata da tutti coloro che hanno potuto confrontarsi con lei.
Professionista competente, collega entusiasta e disponibile con tutti ha espresso il suo impegno a 360 gradi, non da ultimo nel campo del sociale e nel l’ attenzione verso i più fragili e gli animaili indifesi.
Sicuramente conserveremo un bel ricordo di lei e del suo sorriso che rimarrà impresso. A Dio Patty!”.
(elisabetta acide) – E’ in corso di svolgimento (domani la S.Messa in San Pietro presieduta da Papa Leone XIV) la terza Assemblea Sinodale a Roma nei giorni 24-26 ottobre e il contestuale Giubileo delle Equipe Sinodali e degli Organismi di Partecipazione: giorni di impegno e di preghiera, di incontri e di votazioni.

Nel pomeriggio del giorno 24 ottobre si è iniziato con la partecipazione al Giubileo delle équipe sinodali e degli organismi di partecipazione, in un’ Aula Paolo VI alla presenza di Papa Leone XIV che, rispondendo alle domande dei 7 delegati di tutti i continenti e aggregati, che hanno esposto in modo puntuale le relazioni dei rispettivi cammini sinodali, sottolinea la “vocazione missionaria” della Chiesa, che deve “ascoltare il grido della terra”, vivere rispettare e far fruttificare i carismi di ogni persona ed essere “ponte tra culture e religioni” per costruire pace e comunione.
Il Santo Padre ha esortato a vivere e crescere nella comunione attraverso l’esercizio della sinodalità per vincere le resistenze, che spesso sono il risultato di paura o mancanza di conoscenza e auspica (necessità condivisa da tutte le relazioni ascoltate) la formazione come importante “passo” da proseguire e intensificare: “Dobbiamo capire che non tutti corriamo alla stessa velocità e che a volte dobbiamo essere pazienti gli uni con gli altri.
E piuttosto che avere poche persone che corrono avanti e lasciano indietro molte altre, il che potrebbe causare persino una frattura nell’esperienza ecclesiale; dobbiamo cercare modi, a volte molto concreti, per comprendere cosa sta succedendo in ogni luogo, quali sono le resistenze o da dove provengono, e cosa possiamo fare per incoraggiare sempre più l’esperienza di comunione in questa Chiesa, che è sinodale”.
Coraggio e corresponsabilità, vivacità e cura delle relazioni, comunione di fede, speranza e carità.
Il mondo “ha bisogno di segni di speranza… e di entusiasmo, di comunione a partire dalla fraternità” sottolinea il Papa:
“Come Chiesa, dobbiamo essere uniti e riunirci per essere quel segno autentico di speranza, ma anche un’espressione molto reale della carità cristiana, dell’amore fraterno e della cura reciproca, specialmente verso quelle persone che hanno perso tutto a causa della distruzione della guerra, a causa dell’esistenza dell’odio tra di noi”-
E allora le parole del sinodo devono riecheggiare di quel “noi ecclesiale” che crea la sinodalità, perché non è il “processo” ma le persone che “creano sinodalita’”.
Il Papa invita al coraggio delle scelte per annunciare il Vangelo e tutti sono chiamati, uomini e donne, popolo di Dio nella sua totalità .

In merito al “ruolo delle donne nella Chiesa” il Papa si affida a due teneri ed efficaci ricordi familiari e precisa che il problema non è che non esistano “possibilità”, ma alla consapevolezza di come “esistano culturalmente ostacoli” che spesso impediscono di esprimere “quello che potrebbe essere molto bene il loro ruolo (delle donne) “, a causa di esistenti pregiudizi e discriminazioni “che vanno chiaramente contro il Vangelo e noi molte volte siamo impotenti davanti a queste realtà“.
Il Papa ha parole di speranza :
“Dobbiamo, essere coraggiosi, accompagnare perché, pian piano, forse si possano introdurre dei cambiamenti” perché “il carisma di ogni persona sia veramente rispettato e valorizzato”.
E’ questa la “sfida per la Chiesa e per tutti noi a vedere come possiamo promuovere insieme il rispetto per i diritti di tutti e tutte”.
Sfida che parte da quella cura delle relazioni che come ricordava nel suo saluto, il cardinale Mario Grech citando Charles Péguy da Il Portale del Mistero della Speranza , ricordava le virtù teologali: “la fede vede ciò che è, la speranza vede ciò che sarà, e l’amore ama ciò che è“, quale bussola, per “re-immaginare” la Chiesa che “ascolta, discerne e cammina insieme”, per costruire relazioni che abitano la Chiesa di quell’amore che non è soltanto “emozione”, ma la “postura con cui abitiamo la Chiesa: essa non attende la perfezione, ma sceglie di accogliere la realtà “così com’è”
La giornata dell’assemblea Sinodale del 25 ottobre presso l’Hotel Er.Gi.Fe. si apre con la preghiera e la meditazione del brano del libro degli Atti degli Apostoli al capitolo 15, 22 – 31 per riflettere sull’ importanza del discernimento nello Spirito come segno di speranza e rinnovamento nella fede.
Le relazioni introduttive sono la sintesi dell’intenso lavoro del cammino di questi anni e preparano all’ importanza della votazione del documento come sintesi non sono del cammino sinodale della Chiesa, ma del riconoscimento dei doni reciproci, delle esperienze e dei ragionamenti, dei volti incontrati e dei passi percorsi pur nelle difficoltà e fragilità.
Le parole del Cardinale Matteo Maria Zuppi, di Mons.Erio Castellucci, di Mons. Valentino Bulgarelli invitano a riconoscere l’ Importanza del cammino, del metodo sinodale, dell’ascolto, del dialogo, del discernimento, e sottolineano che non sia tanto importante “dove” si arriverà, quanto lo sia, “il cammino” ricco che è stato percorso, e che ora deve essere “attuato” con sempre maggiore corresponsabilità.
Viene presentato il Documento,
LIEVITO DI PACE E DI SPERANZA – Documento di sintesi
forse non “perfetto”, ma frutto non tanto di un “compromesso” (come sottolinea Mons. Castellucci), quanto della riflessione profetica del popolo di Dio, della bellezza vissuta come dono, impegno e sacrificio del cammino da vivere con coraggio ed entusiasmo; lavoro che dovrà proseguire e concretizzarsi in un intenso lavoro nelle Chiese locali in fase attuativa.
Il voto dell’Assemblea, dunque, come espressione, della libertà dell’ accoglienza, dello “spazio dello Spirito” del discernimento del bene e del bello, per il Vero.
Il Documento, sarà in seguito sottoposto ai Vescovi riuniti in Assemblea a novembre, che riceveranno anche le singole votazioni come riflessione dell’ assemblea ed espressione delle scelte.
A loro il compito di recepire il cammino e preparare i documenti di priorità delle azioni pastorali.
Gli esiti della votazione sono stati i seguenti:
Un momento di “sintesi” allora, racchiuso in quello scritto, pur non esente da imperfezioni, ma rappresentante la speranza, le sofferenze e le attese del popolo di oggi che cammina.
Un testo ampio e ricco, frutto di un lavoro che rispecchia fedelmente il cammino sinodale percorso, che a tratti ha il sapore della “profezia” per uomini e donne del nostro tempo e che traccerà il prossimo futuro della Chiesa Italiana.
Una tappa “decisiva” del percorso, non un testo “canonico”, ma un testo sicuramente importante, forse “sofferto”, che è l’espressione del “noi ecclesiale” (ricordiamo la scelta di aprile di effettuare una revisione del testo proposto e “rimandare ad ottobre” la sua votazione) e – non meno importante – frutto di revisione (ricordiamo l’Assemblee Regionali svolte nel mese di ottobre di cui abbiamo dato notizia), di impegno, di ascolto e di riflessione, di discernimento e di scelte che, votato, sarà sottoposto alla analisi e ri-valutazione dei Vescovi.
Un testo che ha “raccolto” la “voce dello Spirito” in quella metodologia sinodale che ha insegnato a leggere “ciò che lo Spirito dice alla Chiesa”, ma soprattutto un testo che dopo la revisione e discussione dei Vescovi, traccerà il “futuro della Chiesa” nell’immediato futuro.
Tutti i componenti della vasta assemblea hanno partecipato ai lavori ed alla votazione del documento proposto all’assise composte da vescovi, delegati diocesani, referenti regionali e membri del Comitato sinodale, preparato e successivamente integrato sulla base degli emendamenti emersi nel corso della seconda Assemblea sinodale (31 marzo – 3 aprile 2025), con un intenso lavoro della Presidenza Cei, del Comitato del Cammino sinodale, del Consiglio Permanente, degli Organismi della Cei (Commissioni Episcopali, Uffici e Servizi della Segreteria Generale) e delle Regioni ecclesiastiche.
Ricordiamo il documento (allegato integrale al link sopra esposto) richiedeva una votazione generale sull’introduzione, una votazione sulla Introduzione, sulla prima parte e sulle proposizioni in essa contenute (55), una votazione sulla seconda parte e relative relative proposizioni (37), e una sulla terza parte e sulle sue proposizioni (32).
Alla fine, è stato espresso un voto generale sull’intero Documento di sintesi.
Un totale di 129 espressioni di voto che raccontano quel “noi ecclesiale” e quel cammino giunto in questa fase.
La modalità di votazione secondo il regolamento del cammino sinodale prevedevano l’ espressione singola dei membri, a scrutinio segreto, con la possibilità di di esprimere votazione “favorevole” (placet) o “non favorevole” (non placet), attraverso la modalità elettronica un voto generale dell’intero documento, delle parti e delle singole sue proposizioni. voto viene espresso con modalità elettronica.
Alcune proposizioni, come si evince dai dati allegati, risultano votati solo da una parte, vista la non possibilità di esprimere parere di astensione, alcuni membri dell’Assemblea non hanno espresso alcun voto per la proposizione.
Interessanti ed articolare, allora le “votazioni” che hanno evidenziato, nonostante l’approvazione ampia, la registrazione di “voti non favorevoli”, come ad esempio: l’introduzione nelle chiese locali di cammini di giustizia ripartiva come antidoto a ogni forma di violenza o discriminazione (111 contrari); o la discussione per azioni di advocacy e lobbying per il nesso tra esclusione sociale e dinamiche strutturali (non favorevoli 145); il riconoscimento e l’accompagnamento delle persone omoaffettive e transgender che già appartengono alla comunità cristiana (154 contrari) o il sostegno alle “giornate” civili su temi sociali (185 contrari); creazione di gruppi liturgici competenti con vocazioni e carismi diversi (121 contrari); creazione di gruppi di studio delle Facoltà Teologiche per il diaconato delle donne (188 non favorevoli); e tavoli di studi internazionali per il ruolo della donna nella Chiesa (158 non favorevoli); remunerazione di persone impegnate in ministeri ecclesiali (174).
Espressioni di voto in discernimento, dunque, come coscienza personale al servizio dello Spirito, perché possa diventare coscienza ecclesiale.
Il Documento di sintesi del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia approvato dall’Assemblea degli 847 votanti, composto da tutte le proposte presentate e recante il numero della votazione dell’intero documento, che risulta approvato con un totale di “favorevole” 832, contrari 15 a cura della Presidenza del Cammino sinodale d’intesa con la Presidenza Cei, verrà inviato e sottoposto Consiglio Episcopale Permanente e all’Assemblea Generale della Cei per le determinazioni di competenza, a norma dell’art. 16 del Regolamento del Cammino sinodale, prevista per il prossimo novembre, chiamata a tradurre gli orientamenti del Documento Finale in scelte pastorali e strutturali coerenti con la natura sinodale della Chiesa.
Il lavoro, allora, è stato davvero “espressione sinodale” di un riconoscimento dei doni reciproci, di incontri, di passi e di cammini di persone che hanno incontrato Cristo e si “ri-conoscono” reciprocamente, un voto che è espressione di incontri e di “ragionamenti”, di ascolto e di discussioni, di riflessioni, di difficoltà e di fragilità, ma anche di “coscienza ecclesiale”.
Si aprono “strade”, forse, come abbiamo visto, non è importante “dove” si arriverà, ma c’è l’importanza di un cammino fatto insieme che si avvia ad una “attuazione”, fatto di “scelte pastorali” che saranno messe in campo per il futuro della Chiesa, frutto di un cammino di discussione e di corresponsabilità.
Forse appare già una grande novità nata proprio da quel “metodo sinodale” che abbiamo imparato a vivere, praticare, esercitare: il cammino sinodale “parla” non solo alla Chiesa, ma alla società, agli uomini ed alle donne che la abitano, perché la Chiesa nel mondo è “lievito di pace, di concordia, di fraternità” (come ricordava Papa Leone XIV nel discorso di insediamento e ricordato in Assemblea dal Card. Zuppi).
La Chiesa è servizio al mondo, agli affamati, agli assetati… a tutti gli uomini del nostro tempo, alle loro attese, alle loro speranze, ai loro cammini.
Compito della Chiesa è vivere senza “difendersi” dalle “provocazioni dello Spirito”, con coraggio, in stile sinodale, per vivere la missione con la logica della prossimità,con la fedeltà al Vangelo, per essere, come già ricordava Papa Paolo VI “esperta di umanità” (rerum humanarum peritissima), “competente” con l’impegno e la corresponsabilità di tutti, forma concreta della comunione a immagine della Trinità, desiderosa di vivere l’impegno di tutti ad essere “soggetti ecclesiali” con carismi e doni diversi, che sanno cercare sintesi per la missione affidata da Cristo.
La tre giorni Assembleare si concluderà domani con la partecipazione alla Santa Messa nella Basilica di San Pietro presieduta da Papa Leone XIV, all’interno dell’evento del Giubileo delle equipe sinodali e degli organismi di partecipazione che rappresenta il riconoscimento al prezioso servizio svolto da questi organismi e dalle persone che vi operano, inscrivendo l’edificazione di una Chiesa sempre più sinodale nell’orizzonte della speranza giubilare.




































