Mese: Agosto 2025
Il grande calcio giovanile torna protagonista a Trino con la Risò International Cup 2025, in programma dal 5 al 14 settembre presso gli impianti sportivi “Roberto Picco” – Viale Fratelli Brignone, Trino (VC)
La manifestazione, che porterà sul campo alcune tra le più importanti società professionistiche di primo livello italiane e straniere, è inserita nel calendario degli eventi di RISÒFF – Eventi Fuori Festival collegati al Festival Internazionale del Riso di Vercelli, e rientra nella cornice progettuale dei Borghi delle Vie d’Acqua.
Il torneo si articola in due fasi:
5-6 settembre: fase di qualificazione con squadre dilettantistiche regionali e interregionali, che avranno la possibilità di confrontarsi e accedere alla fase finale;
13-14 settembre: fase conclusiva con l’arrivo a Trino di club professionistici italiani ed esteri di altissimo livello nelle categorie Esordienti Under 12 (2014) e Professionisti Under 11 (2015), oltre alle cinque migliori formazioni dilettantistiche qualificate.
L’evento sarà non solo un momento sportivo di rilievo, ma anche un’occasione di promozione del territorio, attirando centinaia di giovani atleti, famiglie e appassionati da tutta Italia e dall’estero.
Daniele Pane, Sindaco di Trino: «La Risò International Cup non è soltanto un torneo di calcio, ma un progetto che unisce sport, cultura e territorio. Abbiamo voluto inserirlo all’interno di RISÒFF e del percorso dei Borghi delle Vie d’Acqua perché crediamo che manifestazioni di questo livello possano essere un volano di crescita e visibilità per Trino e per tutta l’area vercellese. Vogliamo che chi arriva qui per seguire i giovani talenti del calcio scopra anche la ricchezza della nostra storia, delle nostre tradizioni e dei nostri paesaggi».
Elisabetta Borgia, Vice Sindaco e Assessore allo Sport: «Da sempre investiamo nello sport giovanile come strumento di crescita e di educazione. Grazie a questa manifestazione portiamo a Trino realtà calcistiche di primo piano e offriamo ai nostri ragazzi l’opportunità di vivere un’esperienza unica e di confrontarsi con altre realtà sportive. Vogliamo che questo evento sia una festa di sport e di comunità, capace di trasmettere entusiasmo e valori positivi».
Davide Gilardino, Presidente della Provincia di Vercelli: «La Risò International Cup rappresenta un’occasione straordinaria per il nostro territorio. I tour nei Borghi delle vie d’acqua e il Village, che le squadre potranno visitare gratuitamente, daranno l’opportunità di far conoscere Vercelli e il vercellese come il centro europeo del riso, così che i ragazzi potranno tornare nei rispettivi paesi e raccontare l’esperienza unica che solo qui possiamo offrire”.
Sport Pro Experience, società organizzatrice: «Abbiamo costruito un torneo che punta a coniugare qualità tecnica, spettacolo e crescita sportiva. La partecipazione di società professionistiche di primo livello e di club dilettantistici qualificati renderà questa edizione particolarmente competitiva. Siamo convinti che i ragazzi, le famiglie e tutti gli spettatori vivranno giornate indimenticabili all’insegna del calcio e del fair play».
Lugi Falcone, Presidente LB Trino: «Per la nostra società è un grande orgoglio collaborare con l’Amministrazione comunale e con Sport Pro Experience nell’organizzazione della Risò International Cup. LB Trino è parte integrante della storia calcistica della città e vivere da protagonisti un evento di questa portata significa offrire ai nostri giovani atleti un sogno e a tutta la comunità sportiva una straordinaria occasione di crescita e di visibilità».
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Redazione di Vercelli
Il Gruppo Carabinieri Forestale di Biella rende noto che ultimamente sono state sanzionate alcune persone per l’accensione di fuochi e la combustione di residui vegetali sul territorio. Questi interventi si inseriscono nel quadro dei divieti e delle normative regionali e nazionali, che è fondamentale conoscere per evitare sanzioni e rischi per l’ambiente e la sicurezza pubblica.
Periodi di Divieto e Sanzioni in Piemonte
La normativa regionale (Legge Regionale n. 15 del 4 ottobre 2018) stabilisce che, su tutto il territorio piemontese, è vietato bruciare residui vegetali dal 1° novembre al 31 marzo di ogni anno. Per le risaie, il divieto inizia già dal 1° settembre.
L’inosservanza di queste disposizioni comporta sanzioni amministrative che vanno da un minimo di 200 € a un massimo di 2.000 €.
Norme Nazionali e Aree a Rischio
A seguito del Decreto Legge n. 69 del 13 giugno 2023, convertito nella Legge n. 103 del 10 agosto 2023, la normativa è stata ulteriormente rafforzata. Nelle zone ad alto rischio di inquinamento da PM10 delle regioni Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, è in vigore un divieto assoluto di abbruciamento di materiale vegetale nei mesi di novembre, dicembre, gennaio, febbraio, luglio e agosto.
Per queste aree, la sanzione minima è stata innalzata a 300 €, con un massimo di 3.000 €.
Cosa si può bruciare e dove?
La combustione di piccole quantità di materiale vegetale (non più di tre metri steri per ettaro al giorno) può essere considerata una normale pratica agricola e non una “gestione di rifiuti”, ma solo se svolta nel rispetto delle normative vigenti.
Ecco le regole principali per le diverse zone del Piemonte:
In generale, e su tutto il territorio biellese:
Vietato bruciare paglie e stoppie di riso dal 1° settembre al 15 aprile.
Vietato bruciare qualsiasi tipo di materiale vegetale (erbaceo o arboreo) dal 15 settembre al 15 aprile.
Su tutto il territorio della provincia di Biella, ad eccezione dei cd. “comuni montani” (Campiglia Cervo, Rosazza, Piedicavallo, Ailoche, Caprile, Callabiana e Camandona) è vietato bruciare anche nei mesi estivi di luglio e agosto.
Attenzione alla distanza e alla sicurezza
Indipendentemente dalle deroghe, l’accensione di fuochi è sempre vietata a una distanza inferiore a 50 metri da boschi, aree arbustive o pascoli (100 metri se è dichiarato lo stato di pericolosità).
È inoltre obbligatorio custodire il fuoco fino al suo totale esaurimento, con personale e mezzi adeguati al controllo e lo spegnimento.
Chiunque voglia effettuare abbruciamenti è invitato a informarsi in anticipo presso le autorità competenti per operare in sicurezza, evitare rischi e non incorrere in pesanti sanzioni.
SCHEDA DI SINTESI
L.R.15/2018 Art.10 co.2 – Divieto di abbruciamento dal 15 settembre al 15 aprile – Sanzione di euro 400,00
L.R.15/2018 Art.10 co.3 – Divieto di accensione fuochi o abbruciamento di materiale vegetale in terreni boscati, arbustivi, pascolivi a meno di 50 mt. da essi – Sanzione di euro 400,00
L.R.15/2018 Art.10 co.5 – Inosservanza delle prescrizioni volte a garantire la massima sicurezza nell’accensione del fuoco (fuoco isolato, custodito sino al totale spegnimento e disponibilità di mezzi idonei al controllo) – Sanzione di euro 400,00
D.L. 69/2023 Art.10 co.1 4 – Divieto di combustione sul territorio della Regione Piemonte di materiale vegetale nei mesi di novembre, dicembre, gennaio, febbraio, luglio e agosto. (deroga per zone montane e agricole svantaggiate) – Sanzione di euro 600,00
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Redazione di Vercelli
E’ in fase di partenza la sistemazione del tetto degli appartamenti comunali sopra l’asilo nido con un investimento di oltre 30mila euro per mettere in sicurezza una proprietà comunale.
Il sindaco Francesco Pietrasanta dichiara: “L’attenzione agli immobili del comune è continua e molto onerosa ma è corretto salvaguardare il nostro patrimonio. Con l’arrivo del nuovo Conto termico potremo fare di più per renderlo efficienti!”.
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Redazione di Vercelli
I Carabinieri Forestali del NIPAAF di Biella, congiuntamente a personale del N.O.RM. della Compagnia Carabinieri di Biella, hanno denunciato in stato di libertà un uomo di anni 57, residente nel capoluogo, con l’accusa di maltrattamento di animali.
L’indagine ha preso il via a seguito della segnalazione di un cittadino che, in data 14 agosto u.s., ha consegnato agli investigatori un video registrato il giorno precedente, intorno alle 18:00, presso un autolavaggio di Biella.
Le immagini mostravano un cane di piccola taglia legato che veniva prima insaponato con schiuma attiva e poi sciacquato con una lancia ad alta pressione, pratica che configura un trattamento crudele e inaccettabile per un animale.
Grazie alla stretta collaborazione tra reparti, NIPAAF dei Carabinieri Forestali da un a lato e militari del NORM della Compagnia di Biella dall’altro, l’autore del gesto è stato rapidamente identificato.
Con il consenso dell’Autorità Giudiziaria biellese, immediatamente informata del fatto, è stato convocato presso gli uffici del reparto procedente ed alla presenza di un medico veterinario dell’ASL di Biella gli sono state notificate le accuse.
Il cane, dotato di regolare microchip, è stato sottoposto ad un controllo sanitario e, fortunatamente, è stato trovato in buone condizioni di salute.
L’indagato dovrà ora rispondere dei reati previsti dagli articoli 544 ter (Maltrattamento di animali) e 727 (Abbandono di animali) del Codice Penale.
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Redazione di Vercelli
Il Sindaco del Comune di Alto Sermenza, Roberto Sacchi, il 18 agosto ha aperto la serata che si è tenuta a Rima, nella Sala Frazionale, ringraziando il numeroso pubblico: “Da cinque anni, puntualmente, il 18 agosto, Hanzi Axerio Cilies, Presidente Walser Gruppe di Rima, organizza un incontro per approfondire la cultura alpina e walser in particolare, avendo trovato come principale collaboratore Enrico Rizzi, storico delle Alpi, specialista di storia della colonizzazione medioevale, oggi il maggior studioso della cultura walser. Immancabile la presenza del vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, che quest’anno sarà anche relatore”.
Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, nel 2015, a quattrocento anni dalla morte di Carlo Bascapè, vescovo della Diocesi di Novara dal 1593 fino al 1615, anno della morte, aveva tenuto una memorabile Lectio magistralis, in occasione della ripubblicazione dell’opera fondamentale del Vescovo barnabita, forse il più conosciuto dopo san Gaudenzio: Novaria seu de Ecclesia Novariensi libri duo. Primus de locis alter de episcopis Carolo episcopo Novariensi auctore, Novariae, apud Hieronymum Sessallum, MDCXII, conosciuto come Novaria Sacra: “Un fermo immagine nel 1612 su questo territorio descritto in tutte le sue componenti”. Bascapè era stato capace di: “Narrare l’evoluzione storica del territorio novarese, traendola in modo ordinato sia dai precedenti racconti storici, sia dalle carte d’archivio e dai monumenta, o meglio dalle testimonianze materiali superstiti, dividendo il suo scritto in due libri (de locis e de episcopis), propone una sorta di “geografia antropologica” e di “storiografia spirituale”, che sono i due assi cartesiani per comprendere il rapporto della Chiesa col mondo. Essi forgiano lo sguardo accurato sul mondo coevo nella varietà dei suoi costumi e nella differenza delle condizioni storico-geografiche, in un cambio di secolo che sta transitando verso la modernità”.
Dalle Visite Pastorali condotte dal Bascapè emerge la capillare conoscenza anche delle zone montane della Diocesi: registrò per la Valsesia come in cento anni si fosse passati da sette parrocchie, alle 37 dei suoi tempi, per lo straordinario incremento demografico, osservò che Alagna in Valsesia aveva 160 fuochi di cultura walser. Il vescovo conosceva il problema dell’emigrazione, temporanea o definitiva, dovuta alla povertà della produzione agricola, e i suoi effetti. Bascapé, partendo da osservazioni di geografia antropologica e collegandole con la memoria spirituale della Chiesa novarese, ne trasse una riorganizzazione complessiva del territorio.
Enrico Rizzi, che aveva portato una copia della Novaria Sacra nell’edizione originale, ha premesso di essersi occupato del Bascapè selezionandone un settore marginale, ma assai importante nel contesto di questa comunità walser: “Al tempo del Bascapè non si sapeva nulla dei Walser, c’era la confusione più totale sulle loro origini e sulla provenienza e il vescovo novarese, che comprendeva come fosse importante conoscere il territorio capillarmente, scrisse dei Walser cose mai udite prima, aveva visitato la Diocesi e soprattutto parlato con gli abitanti, apprendendo che discendevano da un luogo lontano, ricordando un Privilegio del 1397 riguardante antichi alpeggi di cui era rimasto il ricordo all’inizio del Seicento”.
Aveva saputo che Alagna cominciò ad essere abitata all’inizio del Trecento e aveva osservato come queste popolazioni avessero conservato un linguaggio e costumi germanici: “In Bascapè c’era questa attenzione alla tradizione, era un uomo estremamente illuminato, che osservava come queste fossero terre al limite della vegetazione: oggi sembrerebbero banalità, ma dobbiamo ricordare che furono scritte all’inizio del Seicento, da un uomo che colse il senso profondo di queste presenze sulla montagna, capì la funzione della presenza dei Walser nelle nostre valli, fu un grande precursore degli studi”.
Annibale Salsa, antropologo ed esperto conoscitore delle Alpi, ha insegnato Antropologia filosofica e Antropologia culturale all’Università di Genova, è stato Presidente generale del Club alpino italiano (CAI) e Presidente del Gruppo di Lavoro «Popolazione e cultura» della Convenzione delle Alpi, già presidente del Comitato scientifico della tsm-step Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio, componente del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina e della Fondazione Dolomiti-UNESCO, ha offerto una lettura antropologica di quest’area geografica che si distende fra il Ticino e la Sesia, come modello di civilizzazione che riguarda tutto l’arco alpino: “Un filo rosso comune con diverse varianti”.
Bascapè vive in uno spazio di cerniera tra medioevo e modernità, con la diffusione del cristianesimo nelle montagne, i Walser furono i primi ad arrivare in alto e a creare un “paesaggio culturale” un’area dove gli elementi naturali e quelli creati dall’uomo si sono interagiti nel tempo, dando vita ad un’identità specifica e ad una ricchezza di significati legati alla storia, alla cultura e alle attività sociali di un territorio.
Nel concetto di “paesaggio culturale”, oggi formalizzato da enti come l’UNESCO e il Consiglio d’Europa, il paesaggio diventa espressione vivente e mutevole dell’uomo e delle sue interazioni con l’ambiente. L’insediamento nelle Alpi avviene a scavalco, non sullo spartiacque e i Walser sono l’archetipo di questo insediamento a scavalco: prima della nascita degli stati nazionali non esisteva il concetto di frontiera: “Confine è un concetto inclusivo, mentre il concetto di frontiera nasce solo nel Seicento”.
Bascapè visse al tempo del cambiamento climatico, di quell’”optimum” che favorì gli insediamenti e nuove colture, che trasformò profondamente le Alpi antropizzandole, creando un nuovo “paesaggio culturale”.
Nell’Ottocento quel modello alpino, basato sulle proprietà collettive, non solo delle risorse economiche, ma anche di quelle di prestigio culturale, fu messo in crisi dall’inizio della modernità che diventò “uguaglianza al ribasso”, sottraendo le “identità”: “Oggi la post modernità mette in discussione i dogmi della modernità. La tradizione è l’innovazione riuscita, ciò che di buono si è conservato, si assiste ad un ritorno di interesse verso la cultura walser, la civiltà alpina, il modello di civilizzazione alpina, che era stata sepolta negli anni Cinquanta del Novecento e oggi viene riscoperta, in una sorta di “répechage” risarcimento morale nei confronti di quegli abitanti”.
Il vescovo Brambilla, riprendendo questo concetto espresso dall’autorevole antropologo, ha ricordato di essere stato relatore a Benevento ad un convegno sulle Aree Interne che non possono essere trattate in modo indiscriminato perché, come ha sottolineato Salsa, l’antropizzazione delle Alpi ha caratteristiche diverse rispetto alle altre, è il frutto di forme di penetrazione diverse: “Quest’idea di antropizzazione specifica delle Alpi rende i Walser meno folkloristici, maggiormente collocati in uno specifico contesto”.
Rizzi ha citato un documento del 1411, presente nell’archivio diocesano di Novara, che riguarda Rima, Alagna e Carcoforo, riguardante la possibilità di dare in affitto perpetuo a coloni walser alpeggi che appartenevano alla mensa vescovile, per poter disboscare, costruire case, allevare bestie, creando insediamenti permanenti, ricordando che, per poter spogliarsi di questi beni occorreva l’assenso del Papa, il quale delegò l’allora arciprete di Borgosesia ad istruire il processo. I Benedettini ebbero la primogenitura nella colonizzazione della montagna, mentre i cistercensi erano più orientati nella bonifica della pianura: il primo testo riguardante Rima è una testimonianza benedettina lasciata a Cluny.
Al termine degli interventi dal pubblico sono state fatte numerose domande.
Rizzi ha spiegato che Alpe è un termine preindoeuropeo che significa pascolo, negli alpeggi l’uomo ha dialogato con la natura e l’ha addomesticata. Salsa ha parlato di: “regressione naturalistica” per definire il fenomeno macroscopico in Francia con Napoleone, di eliminazione dei vecchi toponimi storici, sostituiti con idronimi e oronimi, mettendo da parte, considerando “periferia” le popolazioni, che non sentirono più quei luoghi come propri abbandonandoli, sottolineando che lo stesso concetto di “wilderness” è importato da oltre oceano, non ci appartiene.
A fine incontro il Sindaco ha commentato: “Serata con tanti spunti culturali e antropologici che ci invitano a riflettere sul futuro e a non parlare sempre dell’oggi: quale sarà l’Alto Sermenza tra dieci anni?”.
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Redazione di Vercelli
In occasione della Festa dell’Uva (nel programma del “Parco del Gusto”), torna “Acino chi legge”, l’ormai tradizionale appuntamento ideato e promosso da Anffas onlus Borgomanero.
Sabato 6 e domenica 7 settembre (dalle 10.00 alle 20.30), Anffas onlus Borgomanero sarà presente con il suo stand nel Parco di Villa Marazza, ospite dell’evento “Parco del Gusto” realizzato da Comune di Borgomanero in collaborazione con Pro Loco Borgomanero e Condotta Slow Food Colline Novaresi.
Allo stand tutto pensato “a tema grappolo”, si potranno trovare (a fronte di una donazione) le originali ceramiche realizzate dall’artista Valeria Belloro: una serie di oggetti regalo che appartengono al mondo della cucina (vassoi, cucchiaini, alzatine, vasetti e ciotole di diverse fogge e dimensioni) e la novità di quest’anno ossia la linea esclusiva di bijou (orecchini, spille e ciondoli) dedicati al tema dell’uva e della natura e ispirati all’iconico acino.
Ad Acino chi legge, si potranno anche, assaggiare anche i “frutti” del lavoro dei laboratori di cucina Anffas Borgomanero: frolle, tartellette e altre leccornie tra cui il leggendario CHICCO (un cestino di pasta brisè con gorgonzola, noci, provola, speck e uva); il tutto innaffiato dai vini della cantina I Dof Mati di Fara Novarese, presente a proporre una degustazione.
Appuntamento speciale, sabato 6 settembre alle 16.30 con “Uvalandia – Laboratorio creativo di collage” condotto da Francesca Amat insieme ai ragazzi e alle ragazze di Anffas Borgomanero, aperto a tutte e tutti (dai 3 ai… 99 anni!). Nel magico paese di Uvalandia vivono i Grappoloni: famiglie d’uva i cui componenti hanno facce buffe e chiome di foglie.
Ogni acino, ha, però la sua personalità e i partecipanti al corso potranno aiutarli a prendere forma. Con foglie, tralci e piccoli “pallini viola”, ciascuno potrà creare il proprio collage e portarlo a casa, in ricordo della giornata.
La prenotazione al laboratorio è consigliata. Per prenotazioni e info: 3932536963 – donatori@anffasborgomanero.it.
L’evento Acino chi legge sostiene Bon.S.A.I, lo sportello gratuito di Anffas (che offre appuntamenti sia a Novara sia a Borgomanero) in cui è possibile conoscere, grazie alle consulenze di professionisti, tutte le opportunità e i servizi riguardanti il “durante e dopo di noi”.
Per saperne di più visitare il sito www.anffasbonsai.it.
“La prima edizione di Acino Chi Legge – commenta la Direttrice di Anffas Onlus Borgomanero, Laura Lazzarotto – si è tenuta nel 2017 nel cortile del Centro diurno di Anffas in via Cornice ma è dal 2019, da quando cioè ci siamo spostati a Villa Marazza all’interno del Parco del Gusto, che questo nostro piccolo evento si è fatto grande. Perché il senso per cui nasce è proprio quello di rendere manifesto quanto sia importante, per le persone con disabilità, partecipare attivamente alla vita sociale e sentirsi realmente coesi alla comunità. Acino chi legge è anche un momento in cui Anffas può mostrare, attraverso la presenza dei nostri educatori e operatori, non solo l’attività ma anche l’atmosfera che si respira nei nostri Centri. Oggi, la Festa dell’Uva è un appuntamento che attendiamo con entusiasmo anche per la gioia di poterci, nuovamente, mettere alla prova e per questo ringrazieremo sempre l’amministrazione comunale di Borgomanero, la Pro Loco e la Condotta Slow Food Colline Novaresi che ci hanno aperto le porte del Parco e, ogni anno, ci dimostrano il loro affetto; sentimento assolutamente ricambiato da parte nostra”.
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Redazione di Vercelli
Se ne è andata una Signora, che si concedeva con parsimonia, ma non senza cordialità: Adriana Dattrino, si è spenta nella sua bella casa di Vercelli, accanto alla Chiesa di San Cristoforo, conosciuta anche come la Cappella Sistina di Vercelli, completamente affrescata, che conserva al suo interno alcuni dei più importanti capolavori del Rinascimento piemontese come la pala della Madonna degli Aranci di Gaudenzio Ferrari, dove è stato celebrato il rito funebre dal sacerdote Monsignor Ettore Esposito, Cancelliere Arcivescovile e Vicario Giudiziale, che sostituiva il Parroco Monsignor Sergio Salvini e dal Parroco di Casalvolone, Don Rinaldo Vanotti, concluso, secondo la volontà di Adriana, con il coro del Magnificat.
Discrezione, umiltà, vigilanza e voglia di vivere la vita nella sua pienezza sino all’ultimo, caratterizzarono il doloroso percorso dei mesi di malattia, utilizzati per preparare l’anima al distacco dalle cose terrene, affidate a coloro che le avrebbero sapute valorizzare. A chi le chiedeva come si sentiva rispondeva: “Sto. Che è già qualcosa”.
Le spoglie di Adriana riposano nel cimitero di Greggio, accanto a quelle della sorella e dei famigliari.
Adriana era una valsesiana ad honorem: giovanissima venne a lavorare presso la Tipolitografia di Borgosesia accanto al titolare, Riccardo Minoli, scomparso nell’ottobre 2018. Entrambi erano stati alla scuola di Adriano Olivetti che aveva segnato l’inizio di una grande e fantastica avventura di giovani che sfidarono il mondo, e generato grandi amicizie. Olivetti era un “visionario”: inventò la “comunità” d’impresa che attingeva a cultura e servizi per svilupparsi; sostenne la necessità di disporre di “intellettuali in azienda”; smontò le gerarchie nella fabbrica; favorì l’inclusione di una formazione umanistica nell’impresa, perché formativa e fautrice di “invenzione”.
Adriana crebbe a questa scuola di onestà intellettuale, facendo proprio il concetto di Olivetti: “La coscienza è l’unico giudice delle nostre azioni e del nostro agire quotidiano: uno quando ha un talento lo deve coltivare, il talento è un dono enorme, il talento è un dovere morale coltivarlo“.
Proseguì fino agli ultimi mesi la sua attività con l’Industria Grafica, diventando la “memoria storica” dell’Azienda valsesiana.
E’ stata una donna che non si è mai risparmiata, che ha dedicato tutte le sue energie al lavoro e ai valori in cui credeva, bruciando le ore come le immancabili sigarette che consumava tra le dita sottili: la Tipografia era il suo regno del quale conosceva tutti i dettagli, così come le persone che vi lavoravano.
Impeccabile nel severo abbigliamento, con qualche tocco stravagante, guardava sempre negli occhi i suoi interlocutori, non lasciando mai nulla di sottinteso. Sapeva mettersi in discussione: inflessibile con se stessa e con gli altri. Mai banale, in qualunque sua azione o parola. Con la curiosità e la generosità che la contraddistinguevano, entrava in vera relazione con persone di ogni età, punto di riferimento per grandi e piccoli: questi ultimi, da lei molto amati.
Nel 1991 fu tra le Socie fondatrici del Soroptimist Club di Valsesia, club di donne lavoratrici e imprenditrici, negli anni della sua Presidenza promosse l’occupazione femminile e il tele-lavoro.
Fece parte del Consiglio Direttivo della Società Valsesiana di Cultura trovando nella compianta Presidente, Professoressa Franca Tonella Regis, l’ideale compagna di cultura, arte e storia.
Dal 1994 si impegnò nel Fai, conducendolo nel cammino da Gruppo a Delegazione: condivise un sogno che purtroppo si infranse, ma resteranno l’impegno di coloro che per anni hanno dedicato energie e amore, e le pubblicazioni artistiche legate ai luoghi protagonisti delle Giornate di Primavera.
Socia Fondatrice dell’Associazione Museo del Puncetto Valsesiano, creato a Varallo su impulso di Giulia Scalvini.
La stessa onestà e passione Adriana la metteva nella famiglia e nelle amicizie. Dedicandola alla memoria della comune amica Annalisa, con le amiche Giulia, Donatella e Rosanna, nel 2022, regalò un’opera d’arte contemporanea di Ruben Bertoldo alla Biblioteca di Varallo: La conoscenza rende liberi è scritto sul quaderno mostrato da un bambino che trattiene saldamente un palloncino sospeso ad una catena di anelli di metallo, ad indicare che prima si devono creare solide basi di conoscenza e poi il nostro pensiero sarà libero.
Centinaia sono i volumi che fece recapitare da un suo corriere in Biblioteca a Varallo, provenienti da Vercelli, dalla tenuta di Casalvolone, dalla casa di Agnona: lettrice onnivora, desiderava che la conoscenza e il piacere della lettura si diffondessero.
Adriana era anche una donna allegra, che sapeva godersi a pieno le bellezze e le gioie della vita: come in quell’ultima vacanza a Porto Venere con Giulia, l’Amica del cuore, o le cene conviviali. Amava il buon cibo, il buon vino e le cose belle, in ogni loro forma.
Per i suoi ottant’anni offrì una grande festa all’Hotel San Rocco di Orta, volle accanto gli amici, i nipoti Gianna con Vittorio, i loro figli Francesco e Anna, con le rispettive famiglie: era felice perché sapeva di essere un interprete prezioso della cultura valsesiana, frequentando gli anditi più defilati, umili, ma indispensabili per comporre un puzzle di appassionata e rara acribia, contribuendo nel gettare le basi del futuro.
Ciao Adriana, salutami Ennio, con il quale hai condiviso tanti anni di lavoro e una stima reciproca, come mi dicesti nella nostra ultima telefonata.
Piera Mazzone
Direttore Biblioteca Civica “Farinone-Centa” di Varallo
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Redazione di Vercelli
Dopo una grande trasformazione del brand sotto l’ombrello di Turkish Airlines, AJet raggiunge 34 Paesi e 99 destinazioni, lanciando tariffe promozionali a partire da €9 su rotte selezionate con origine in Europa, per prenotazioni effettuate tra il 20 e il 22 agosto 2025.
Istanbul, Turchia — AJet, la compagnia aerea in più rapida crescita del Paese, prosegue la sua veloce espansione internazionale con un brand rinnovato, un’esperienza digitale pensata per il cliente e una rete ampliata che copre 34 Paesi e 99 destinazioni in Europa, Turchia e oltre.
Forte di 15 anni di know-how operativo e di un rebranding su larga scala condotto senza intoppi, AJet sta consolidando la propria presenza in Europa, collegando al tempo stesso il continente con l’Asia grazie a tariffe competitive e operazioni affidabili.
Più di un nuovo nome
AJet è emersa dalla sua brand transformation con molto più di un nuovo nome. Ha ridefinito la propria missione e semplificato l’esperienza di viaggio per milioni di passeggeri. Operando sotto l’ombrello di Turkish Airlines, la compagnia ha sfruttato una solida struttura operativa offrendo al contempo una proposta agile e orientata al valore, pensata per i viaggiatori attenti al prezzo e per le famiglie in tutta la regione.
Come parte della transizione, i dati di milioni di clienti già in possesso di biglietto sono stati migrati e una flotta di circa 100 aeromobili è stata riallineata — senza alcuna interruzione dei servizi quotidiani.
Dal suo rilancio nel 2024, la compagnia turca ha trasportato 33 milioni di passeggeri, espandendo rapidamente la propria rete fino a 99 destinazioni in 34 Paesi. AJet ha aggiunto nuovi gateway europei e rafforzato la copertura all’interno della Turchia, sottolineando una strategia incentrata su estensione e affidabilità. Questo slancio è stato riconosciuto dal settore: la compagnia ha ricevuto la distinzione APEX Four-Star Low-Cost Carrier (2024) per l’esperienza dei passeggeri ed è stata insignita del TCXA25 Accessibility Award (2025) per i progressi nell’usabilità digitale inclusiva, completa e accessibile.
Connettere Europa e Asia
Situata al crocevia dei continenti, AJet propone un programma di voli in costante espansione che collega le capitali europee e le città regionali ai principali hub della Turchia e alle più popolari destinazioni di svago.
Per incoraggiare un numero sempre maggiore di viaggiatori a scoprire la propria rete, AJet ha introdotto tariffe promozionali a partire da €9 su voli verso città come Berlino, Vienna, Amsterdam e Londra, con origine in Europa per prenotazioni effettuate tra il 20 e il 22 agosto 2025. I posti erano limitati e soggetti a termini e condizioni, a conferma dell’impegno di AJet nel rendere il viaggio accessibile e nel mettere in risalto l’ampliamento della propria presenza in Europa.
Maggiori informazioni su AJet
AJet è la più giovane compagnia aerea low-cost della Turchia, operante sotto l’ombrello di Turkish Airlines. Rilanciata nel 2024 con una proposta semplificata e digitale, AJet collega i viaggiatori in 34 Paesi e 99 destinazioni, unendo l’Europa con la Turchia e l’Asia attraverso un operativo in crescita e tariffe competitive.
Dalla sua ripartenza ha trasportato 33 milioni di passeggeri ed è stata riconosciuta come APEX Four-Star Low-Cost Carrier (2024) per l’esperienza offerta, oltre a ricevere il TCXA25 Accessibility Award (2025). La compagnia dispone di una flotta di circa 100 aeromobili e continua a espandersi attraverso i principali gateway europei.
Per maggiori informazioni su AJet, visitare https://ajet.com/
Dati di contatto
Saffet Yiğit
basin@ajet.com



















