VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli

Questo è un contenuto premium riservato agli abbonati.

Non sei ancora abbonato?

Abbonati!

Sei già abbonato? Accedi

Posted in Lo Sport

Questo è un contenuto premium riservato agli abbonati.

Non sei ancora abbonato?

Abbonati!

Sei già abbonato? Accedi

Posted in Lo Sport, Riservato abbonati

Questo è un contenuto premium riservato agli abbonati.

Non sei ancora abbonato?

Abbonati!

Sei già abbonato? Accedi

Posted in Lo Sport

E’ stata impartita questa mattina, domenica 23 febbraio, da don Salvatore Giangreco, il sacramento dell’ Eucaristia a Sara Salvioli e Rebecca Rolandi.

 

Per restare sempre aggiornato sui contenuti offerti

da VercelliOggi.it aderisci ai nostri Canali Social:

Iscriviti alla nostra pagina Facebook

e al nostro Gruppo pubblico di Facebook

al nostro account di Instagram

al nostro canale di Whatsapp

al nostro canale Telegram

Redazione di Vercelli

Posted in Pagine di Fede

Un protocollo, dice il dizionario, è una sequenza ordinata di regole da seguire.

Poi ci sono i protocolli ambientali, quelli che si firmano nelle grandi conferenze internazionali tra strette di mano e dichiarazioni solenni, e quelli che, molto più prosaicamente, ci riguardano tutti.

Il protocollo della lampadina a basso consumo, quello della bicicletta invece dell’auto, quello della borraccia e della benzina verde o quello del bidone dell’umido, che non è il generico.

Di tutto questo si è parlato con le classi 3^D TUR e 2^A SSAS il 21 febbraio all’IIS Cavour di Vercelli in un incontro della Rassegna Culturale curata da Giulia De Santis e Elena Ferraris con due relatrici d’eccezione: le Professoresse Raffaella Afferni e Carla Ferrario.

La prima, docente di Geografia all’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Dipartimento di Studi Umanistici, e Presidente dell’Atl Terre dell’Alto Piemonte.

La seconda docente di Geografia nello stesso ateneo, Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa.

E se di ambiente si discute da decenni nei salotti buoni della politica, qui a Vercelli si è preferito andare al sodo.

Il Protocollo di Kyoto? Un inizio, certo, ma insufficiente.

L’Accordo di Parigi? Passi avanti, ma col fiatone.

Intanto, la temperatura globale sale, le microplastiche intasano mari e polmoni, e il settore tessile continua a produrre tonnellate di vestiti che nessuno metterà mai.

Il punto, come hanno spiegato Ferrario e Afferni, è che la sostenibilità non si decreta, si pratica.

Ogni scelta, ogni comportamento quotidiano, è parte di un protocollo più grande: quello che ci riguarda tutti, che non si firma, ma si vive.

Nel contesto di questa riflessione sulla sostenibilità, un ruolo fondamentale lo gioca l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Approvata nel 2015 da tutti i 193 Stati membri dell’ONU, l’Agenda 2030 si articola in 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) che mirano a eliminare la povertà, proteggere il pianeta e garantire pace e prosperità per tutti entro il 2030.

Tra questi obiettivi, spiccano quelli legati all’azione per il clima, alla gestione sostenibile delle risorse naturali e alla promozione di modelli di consumo e produzione responsabili.

Durante l’incontro all’IIS Cavour, si è sottolineato come i principi dell’Agenda 2030 non siano solo impegni istituzionali, ma guide concrete per le scelte quotidiane di cittadini, aziende e governi.

Un piccolo gesto, come ridurre il consumo di plastica o privilegiare mezzi di trasporto sostenibili, rientra perfettamente nel quadro degli obiettivi ONU.

In altre parole, il “protocollo sull’ambiente” non è un insieme di regole distanti e inaccessibili, ma un’opportunità per ciascuno di noi di contribuire a un futuro migliore.

Non abbiamo ereditato la terra dai nostri padri, l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli“, diceva il capo Sioux Toro Seduto.

Bene ricordarselo, magari spegnendo quella luce che in questo momento, ammettetelo, è accesa senza motivo.

Per restare sempre aggiornato sui contenuti offerti

da VercelliOggi.it aderisci ai nostri Canali Social:

Iscriviti alla nostra pagina Facebook

e al nostro Gruppo pubblico di Facebook

al nostro account di Instagram

al nostro canale di Whatsapp

al nostro canale Telegram

Redazione di Vercelli

Posted in Scuola e Università

Questo è un contenuto premium riservato agli abbonati.

Non sei ancora abbonato?

Abbonati!

Sei già abbonato? Accedi

Posted in Cronaca, Riservato abbonati
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

1 Sam 26, 2.7-9.12-13. 22-23

Dal primo libro di Samuèle

In quei giorni, Saul si mosse e scese nel deserto di Zif, conducendo con sé tremila uomini scelti d’Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif.
Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte ed ecco, Saul dormiva profondamente tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra presso il suo capo, mentre Abner con la truppa dormiva all’intorno. Abisài disse a Davide: “Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l’inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo”. Ma Davide disse ad Abisài: “Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?”.
Davide portò via la lancia e la brocca dell’acqua che era presso il capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.
Davide passò dall’altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era una grande distanza tra loro. Davide gridò: “Ecco la lancia del re: passi qui uno dei servitori e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore”.

Sal 102

RIT: Il Signore è buono e grande nell’amore.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

RIT: Il Signore è buono e grande nell’amore.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

RIT: Il Signore è buono e grande nell’amore.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

RIT: Il Signore è buono e grande nell’amore.

Quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.

RIT: Il Signore è buono e grande nell’amore.

1 Cor 15,45-49

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.
Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.
Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti.
E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.

Lc 6, 27-38

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

“A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

Deserto… la fuga di Davide… (prima lettura).

Deserto… luogo della “prova”… asperità… luogo del “nascondimento”, che diventa luogo “di vendetta”: Saul invidioso dei successi di Davide, si muove con l’esercito.

Davide ha paura, braccato, tradito… seppur “amato dal Signore”.

Davide nel deserto non è solo… Il Signore è con lui.

L’ “occasione” accade… Abisai incalza… ma Davide “resiste”.

Un uomo “inerme”, il ”nemico dorme”, eppure Davide non cede alla tentazione: ruberà la lancia e non lo ucciderà.

Prende la lancia (probabile strumento che Saul avrebbe utilizzato contro Davide) e l’acqua, preziosa fonte di vita nel deserto, e se ne andrà, non interverrà, preserverà la vita a Saul.

Uomo davanti ad un uomo… il “potere” sopra gli altri… la vita per la vita… eppure Davide non “cede” alla tentazione, usa la sua libertà con responsabilità.

«Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico», eppure la vita del  “nemico” non è a mia “disposizione”.

L’uomo chiamato a “custodire”, non ad “uccidere”.

Prende la lancia e prende la brocca dell’acqua… forse per non permettere neppure ad Abisai di uccidere.

Davide che “interpreta” la volontà di Dio.

Il brano ci aiuta a riflettere sull’importanza del “discernimento”: Dio non si “impone”, “propone”, sta all’uomo la capacità di ascoltare la voce del Signore.

La riflessione che nasce dalla capacità di “interpretare” le vicende umane alla “luce della volontà di Dio” e la tentazione umana (in questo caso rappresentata da Abisai) di dire “Dio lo vuole” per giustificare ogni azione negativa.

Dio è lì, manda un “torpore” sull’esercito, attende ed aspetta l’ azione di Davide.

Lo stesso “torpore” sceso su Adamo nella Genesi.

Il “torpore” della vita nelle mani di Dio, creatore e Signore della vita.

E Davide non agisce con la “vendetta”, ma confida nella giustizia di Dio.

“Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà” .

Si allontana Davide, pone “la distanza”, “lascia spazio”.

Davide rinuncia alla “vendetta” e usa “pietà”, “misericordia”.

Davide è un uomo “libero” e “liberato”, un uomo che sa “scegliere” e “discernere”.

Davide ha “cuore che sa comprendere” (non possiamo non ricordare l’episodio precedente del mantello e farne una correlazione).

Davide non era “tenero” nei confronti dei “nemici”, i racconti biblici ce lo ricordano… eppure ha “cuore che perdona”, ha “cuore” che riconosce in Saul l’ “unto del Signore”, oltre la “logica del male”, perché l’uomo è sempre “immagine” di Dio.

Davide perdona.

La grande forza dell’uomo.

***

Eravamo contenti, soddisfatti… “beati” e “guai” un “programma di vita” rassicurante e coinvolgente.

In quella pianura quelle parole di Gesù, riportate dall’evangelista Luca, ci avevano davvero riempiti di “speranza”… ed ora… (Vangelo).

Troppo esigente Gesù… ci sta chiedendo troppo…

Non è “umano” quello che chiede… “amare i nemici”.

Amare.

Amare è “volere il bene” dell’altro.

Ma come posso amare il “nemico”?

Non si ferma…

Sciorina verbi “impossibili”, azioni che richiedono troppo…

Gli “imperativi” dell’Amore.

“Amare… voler bene… porgere la guancia… dare …non chiedere indietro… non rifiutare…benedire… pregare”.

Amore di azioni e di parole… troppo…

Gli “imperativi” che fanno compiere passi.

“Fare” azioni positive per “generare”.

Nella facilità e semplicità dei rapporti umani, Dio ci chiede e propone un “modello divino”.

Gesù ci chiede di “guardare” ed “amare” con gli occhi ed il cuore di Dio.

Amare chi ci fa del male, chi ci toglie il necessario, chi ci percuote, chi chiede… il “nemico”.

Chi è il “nemico”?

Possibile? Umano?

Divino.

Come il “modello”: Gesù.

Quell’uomo che, trafitto dai chiodi, umiliato, deriso, crocifisso… dirà “perdona loro”.

Difficile ma “possibile”.

L’Amore più grande.

L’amore oltre la “giustizia”, perché per amare, non basta essere “giusti”.

Se nelle beatitudini Gesù ci ha fornito un programma di vita per la felicità, in questa pagina ci offre un “programma di vita” per la giustizia.

Più “giusto” della giustizia è l’amore.

Gesù non ci chiede di essere “amici”, ci chiede di “amare”, di essere “giusti”; possiamo anche non essere simpatici, empatici (sono sentimenti spontanei).

Gesù ci chiede di amare.

Non basta “astenersi” dall’odio, occorre fare di più: accogliere gli altri con amore, oltre la vendetta, oltre la “risposta” prevista e programmata, oltre le ingiurie e le cattiverie, per “vedere”, “accogliere”, ed “aiutare” ad “uscire” dalla condizione di odio che ha mosso l’azione, che ha dato uno “schiaffo”, che ha “rubato la tunica”, che ha “offeso”, denigrato…

Amore “estremo” che ha il nome del perdono.

Amore verso i nemici… senza neppure che chiedano “scusa”, senza neppure che “si giustifichino”…

Perché l’ amore verso i nemici dona la pace.

L’ amore verso i nemici non ci fa “avvitare” nell’ odio e nel risentimento.

L’ amore verso i nemici ci “libera”.

A chi ti percuote offri anche l’altra ( guancia)”… Fare il bene e’ andare “ oltre il fare” e’ “essere”, è non misurare, non calcolare, non proporzionare…

Il bene dell’ amore.

Il bene del “mettersi al posto di…” per “provare” a ricevere il bene, per raccogliere l’ amore oltre la cattiveria, la vendetta, il risentimento, l’ odio, le invidie…

“Porgere anche l’ altra guancia è essere uomini di speranza, uomini che sanno che “si può “, che possiamo credere in un mondo dove l’ amore potrà fare “la differenza”.

Porgere anche l’ altra guancia”… non solo porgere, anche allungare una mano per fare una carezza alla guancia di chi ci ha colpito.

La forza dell’ amore.

L’ amore che “risponde” alla violenza, alla sopraffazione, al male e spezza le catene dell’ odio.

Il dono del perdono.

Per-dono amo.

Per-dono non condanno.

Dono il mio perdono.

Non condanno l’uomo, solo la sua malvagità, il suo errore, e “porgendo” la guancia, non rispondendo con la vendetta, anche il mio “nemico” sarà sottratto dalla spirale della violenza.
Gesù è abile, conosce i meccanismi degli schiaffi e dei “manrovesci” ecco perché dice di porgere l’ altra guancia , sottolinea per i suoi uditori da perfetto maestro: ti sottraggo il potere delle violenza, mi offro. La mia guancia sinistra è qui per interrogarti, per farti riflettere… per darti una “possibilità”.

Amore oltre il dis-umano per umanizzare l’ altro.

Il coraggio contro il male.

L’ amore “si fa carico” dell’ odio e dell’ ingiustizia.

La “sintesi” dell’ amore incondizionato.

Matteo nel suo Vangelo diceva “Siate perfetti come e’ perfetto il Padre vostro”. (Mt 5,48), l’ evangelista Luca va “oltre”, dice “Amate i vostri nemici… perdonate e vi sarà perdonato”, abbiate Dio come “modello” e sul suo esempio sarete suoi figli.

Abbiamo “conosciuto” questo amore, sulla croce, in quelle ore di passione, davanti al Sinedrio, davanti a Pilato, davanti ad Erode, sul Golgota, sulla via dolorosa, nel Getzemani…

Abbiamo conosciuto questo amore oltre il tradimento, oltre il rinnegamento, oltre la fuga degli amici.

Abbiamo conosciuto questo amore nel fare la volontà del Padre, nel consegnare la propria madre al mondo, nelle parole rivolte al malfattore.

L’ amore che “supera”, che abbraccia, che perdona con misericordia, che risana, che rinnova, che salva.

Se Gesù non ci avesse fatto conoscere questo amore misericordioso non lo avremmo neppure potuto immaginarlo.

Perchè “il Signore darà a ciascuno secondo la sua giustizia ed alla sua fedeltà “ (1 Sam 23).

***

Quell’ Amore di Dio (seconda lettura) che guarda all’ uomo, sua creatura , oltre i peccati, che giudica con “mitezza” e con “giustizia”.

Un Amore che trasforma e saremo con il Signore, come il Signore è. Una “consolazione” per l’ uomo, la grazia dello Spirito Santo che “trasforma”.

La grazia della fede.

Da uomo “terrestre” a uomo “celeste”.

Dalla vulnerabilità dell’uomo terrestre alla testimonianza della gratuità dell’amore divino.

Testimoni forti e credibili.

Credenti.

Testimoni dell’Amore.

Testimoni di Misericordia.

Testimoni di Speranza.

Lo Spirito Santo opererà in noi compirà la sua opera di perdono e misericordia come il Padre ed il Figlio.

Per essere “uomini nuovi” che rivelano ciò che hanno ricevuto.

Il Mistero dell’ Amore di Dio.

Per poter con fede confermare le parole del Salmo: “Misericordioso e pietoso è il Signore,lento all’ira e grande nell’amore” un Dio che “non ci tratta secondo i nostri peccati e le nostre colpe.

La compassione di Dio che è misericordia per l’uomo.

 

Posted in Pagine di Fede, Vercelli Oggi

Era il 1976. Renzo Roncarolo, il Pimpi, era al suo primo carnevale da Bicciolano.

Gran personaggio il Pimpi. Fondatore di una delle prime orchestre spettacolo che negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso si esibivano nelle balere vercellesi, la Pimpineide (l’orchestra si ricompose dopo la guerra e spopolò ancora a lungo negli anni Cinquanta), pittore, insegnante all’istituto di Belle Arti e carnevalante, in quel suo primo anno da Bicciolano si rifece al suo passato da musicista e, con l’amico Giampiero Croce tirò fuori dal suo tricorno due canzoni che dedicò al carnevale: La Bela Biciulana e La Canson Dal Biciulan.

Le due canzoni vennero incise su un 45 giri con il supporto tecnico di Radio City, emittente vercellese fondata da Mimmo Catricalà solo pochi mesi prima, il sostegno di Giovanni Barberis e di Enrico De Maria di Folk Bifolk Trifolk e la presenza in sala di registrazione (la discoteca Astoria) di Renzo Rigon al clarinetto, Carlo Paggio alla fisarmonica, Carlo Vailati al piano elettrico e Mimmo Catricalà alla batteria. Tecnico del suono Norico Data.

Ad ascoltare oggi la semplicità di quei testi, composti rigorosamente in dialetto, viene da sorridere, ma cantati dal Pimpi essi acquistano un senso tutto particolare; quel disco fu comunque la colonna sonora del carnevale e ancora degli altri che seguirono finendo per diventare una simpatica filastrocca che oggi ricordano ancora in molti.

Da qui l’idea: perché non “rinfrescare” quei due pezzi con una nuova veste musicale senza tuttavia stravolgerne lo spirito?

Detto fatto; chiamato a raccolta quel “collaudato” gruppo di musicisti” che avevano già dato vita vent’anni fa al Riarangià con le canzoni del folklore vercellese (Stefano Profeta, Luigi Ranghino, Claudio Saveriano e Claudio Bianzino, ai quali si sono aggiunti Alberto Mandarini, Marco “Sid” Anastasio, Tommaso Profeta e Barbara Gallo. Tecnico del suono, mix e mastering: Paolo Baltaro) rimaneva solo da decidere a chi farli cantare.

E a chi, se non all’attuale Bicciolano?

Grazie agli arrangiamenti di Stefano Profeta le canzoni del Pimpi sono così rinate con una nuova veste e con un risultato davvero apprezzabile.

Poi, quando si dice che “l’appetito vien mangiando…”, perché non scrivere addirittura una nuova canzone dedicata al Bicciolano?

Il testo già c’era, quella vecchia prosa recitata da un burattino in un teatrino di strada della Vercelli di inizio ‘800, bastava riadattarlo e scrivere una musica appropriata.

Cosa che Profeta per la musica e Bianzino per gli arrangiamenti hanno fatto.

E, per completare il lavoro, una canzone dedicata al Carnevale, con un testo scritto dal Bicciolano e la musica scritta da Claudio Bianzino.

Nascono così anche “Biciu Song – Mi I Son Na Maschera Növa” e “Viva il Carnevale”, un inno alla gioia di questa festa e al tempo stesso una sorta di atto d’amore fra il suo protagonista e la donna che lo accompagna.

Due interpreti che posso essere chiunque: i principi del Carnevale, che vivono questi momenti spensierati sapendo che tutto ciò durerà solo fino al momento in cui calerà il sipario, ma anche due persone che si incontrano, fanno festa, e poi si salutano, sapendo che, quei momenti, resteranno sempre nel loro cuore, “come un bel ricordo”.

«Questo è un regalo che abbiamo voluto fare al Carnevale di Vercelli – spiega il Bicciolano Claudio Cagnoni – e allo stesso tempo un tributo a un grande Bicciolano del passato, per il quale ci auguriamo non venga perso il ricordo non solo del suo essere stato maschera del nostro Carnevale, ma anche di quanto ha saputo dare alla Città come uomo e come artista».

Questo progetto sostiene anche un’idea di solidarietà verso le persone più svantaggiate, verso quelle famiglie che hanno difficoltà a trovare i soldi per pagare le bollette e per fare la spesa.

«Per questo – aggiunge il Bicciolano appoggiamo il lavoro quotidiano della Caritas Eusebiana e con essa ci impegnamo  a diffondere questo messaggio con ogni mezzo a nostra disposizione per dare voce anche a chi ne ha poca».

Un ringraziamento enorme, infine, alla Biccio Bro Band, musicisti, ma soprattutto amici, che hanno sposato questa idea.

Lo hanno fatto in maniera totalmente disinteressata, regalando il loro tempo e le loro straordinarie capacità professionali. La musica sa dar voce alla solidarietà, e questo progetto, vale la pena ricordarlo, ne è la dimostrazione.

I Canson Dal Carvé” sono raccolte in una pendrive, una card tascabile nei prossimi giorni a disposizione, a fronte di un’offerta, di chi ne faccia richiesta.

Per restare sempre aggiornato sui contenuti offerti

da VercelliOggi.it aderisci ai nostri Canali Social:

Iscriviti alla nostra pagina Facebook

e al nostro Gruppo pubblico di Facebook

al nostro account di Instagram

al nostro canale di Whatsapp

al nostro canale Telegram

Redazione di Vercelli

Posted in Cultura e Spettacolo
Lungosesia Ovest e Baraggia, Provincia di Vercelli, Regione Piemonte, Vercelli Città

Questo è un contenuto premium riservato agli abbonati.

Non sei ancora abbonato?

Abbonati!

Sei già abbonato? Accedi

Posted in Eventi e Fiere, Riservato abbonati

Muoverà i primi passi a partire dalle 14:30 di domenica 23 febbraio il Gran Corso Mascherato del Carnevale Storico Crescentinese 2025.

Tre ore ininterrotte di spettacolo, oltre mille figuranti in costume, quindici carri allegorici selezionati tra le migliori opere allegoriche dei carnevali piemontesi.

E poi ancora bande musicali, majorettes, sbandieratori, pifferi e tamburi e gruppi mascherati spontanei.

Una grande festa di colori e musica che anticipa l’arrivo della primavera.

La sfilata sarà aperta dal carro fiorito della Regina Papetta e del Conte Tizzoni, maschere ufficiali della Città di Crescentino, in provincia di Vercelli, che regaleranno mimosa e caramelle a tutto il pubblico presente.

Il ticket d’ingresso per partecipare all’evento è di €. 5,00 ed è acquistabile alle casse posizionate ai bordi del circuito (gratis per residenti e under 12).

Una tradizione lunga cinque secoli quella del Carnevale Storico Crescentinese di cui si parla nei preziosi documenti conservati all’Archivio Storico comunale a partire dal 1529.

In quell’anno, un signorotto locale, tal Riccardo IV Tizzoni, che da tempo vessava la popolazione con soprusi ed angherie, oltre a nuovi pesanti balzelli, quali la tassa della molitura del grano, la tassa sul sale e la tassa sul transito nelle sue borgate, impose lo “ius primae noctis”, ovvero il diritto della prima notte, elargito agli antenati della Casata dal Serenissimo Imperatore Federico I° di Svevia, detto il Barbarossa, in premio dell’eroismo e coraggio dei Marchesi Tizzoni nella difesa dell’Impero.

In base a questo editto, tutte le giovani spose venivano scortate dalle guardie al castello dove erano costrette a trascorrere insieme al Tiranno le ore immediatamente seguenti il matrimonio.

Secondo la leggenda, nella notte tra il 14 e 15 febbraio 1529, intanto che il Paese, immerso nel sonno, attendeva di festeggiare gli ultimi giorni di carnevale, la figlia del mugnaio del Mulino Stella, fresca sposa che si trovava a Palazzo, tagliò la testa al Tiranno proprio mentre il popolo iniziava la rivolta richiamato dal suono della campana della torre civica.

La giovane sposa venne, quindi, assurta a simbolo di Crescentino col titolo di Regina Papetta.

Secondo gli studiosi locali il nome di Papetta le fu attribuito desumendolo dal frutto del mais da cui si ricava la farina per cucinare la polenta.

E proprio il pomeriggio del giorno antecedente il corso mascherato, sabato 22 febbraio, si rievocheranno queste antiche vicende con la solenne cerimonia pubblica di incoronazione della Regina Papetta che si affaccerà dalla loggia centrale del Palazzo Municipale alle 16:00.

L’evento sarà anticipato da un suggestivo corteo storico che percorrerà le principali vie cittadine prima di raggiungere la centralissima piazza Caretto.

Parteciperanno numerose maschere provenienti dai principali carnevali piemontesi, la Ravisera di Vische, Comune alleato con Crescentino dal 1529, il Duca Gian Galeazzo Visconti di Castelnuovo del Garda, carnevale gemellato col Carnevale di Crescentino dal 2021, e Gianduja e Giacometta della Famija Turineisa.

Poi la Magnifica Confraternita delle Regine Papetta e dei Conti Tizzoni, i gonfaloni dei rioni in cui è suddivisa la Città, e ancora gli Sbandieratori e Musici di Castell’Alfero che sottolineeranno il tradizionale proclama dello “Ius Primae Noctis” di cui il Conte Tizzoni darà lettura dal balcone del Municipio alle 15.30.

Il programma completo del Carnevale Storico Crescentinese lo si può consultare sul sito ufficiale della Kermesse www.carnevaledicrescentino.it e sui canali social Facebook e Instagram dove ci sono pagine dedicate sempre aggiornate su tutti gli appuntamenti.

 

Per restare sempre aggiornato sui contenuti offerti

da VercelliOggi.it aderisci ai nostri Canali Social:

Iscriviti alla nostra pagina Facebook

e al nostro Gruppo pubblico di Facebook

al nostro account di Instagram

al nostro canale di Whatsapp

al nostro canale Telegram

Redazione di Vercelli

Posted in Società e Costume