VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Ab 1,2-3; 2, 2-4

Dal libro del profeta Abacuc.
Fino a quando, Signore, implorerò aiuto

e non ascolti,
a te alzerò il grido: “Violenza!”
e non salvi?
Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese.
Il Signore rispose e mi disse:
“Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette,
perché la si legga speditamente.
È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà.
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede”.

Sal 94

RIT: Ascoltate oggi la voce del Signore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

  RIT: Ascoltate oggi la voce del Signore.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

  RIT: Ascoltate oggi la voce del Signore.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
“Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere”.

  RIT: Ascoltate oggi la voce del Signore.

 

2 Tm 1,6-8.13-14
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo.
Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza.

Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato.

 

Lc 17, 5-10
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: “Accresci in noi la fede!”.
Il Signore rispose: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare””.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO  “MATER CARMELI” DI BIELLA

Servi senza utile

(Ab 1,2-3;2,2-4; Sal 94; 2 Tim 1,6-8.13-14; Lc 17,5-10)

Ci può essere ad un certo punto del cammino della vita la coscienza e il desiderio di vivere con una fede più grande, più salda, come gli apostoli che nel vangelo di oggi si rivolgono al Signore per chiedere di accrescere la loro fede.

La fede è un dono di Dio che deve diventare vita, perché il giusto vivrà per la sua fede, come abbiamo ascoltato nella prima lettura.

Per diventare realtà concreta nella nostra carne e nella storia di ogni giorno, questo dono va accolto, custodito e innaffiato come un granello di senape piccolo e nascosto, ma che ha in sé un potenziale sorprendente, inimmaginabile.

E’ lo stile di Dio nascondere la sua potenza nella piccolezza, perché appaia che la forza straordinaria viene da Dio e non da noi (2 Cor 4,7). Il granello di senape, del quale parla Gesù, è il più piccolo di tutti i semi, ma quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra (Mc 4,31-32).

La piccolezza di un granellino di senape, come la nostra piccolezza, se consegnata a Dio può crescere e diventare così grande da ospitare altra vita che cresce. Gli apostoli che percepiscono l’insufficienza della loro fede, sono in linea con i rimproveri di Gesù che più volte nel Vangelo si lamenta per la poca fede che riscontra soprattutto tra i suoi discepoli; ricordiamo Pietro che in mezzo alla tempesta non riesce a credere fino in fondo (Mt 14,31), come ugualmente i suoi compagni di barca; ricordiamo i discepoli che non riescono a operare una guarigione per la loro mancanza di fede (Mt 17,20) , ricordiamo gli apostoli che ancora dopo la morte di Gesù hanno il cuore duro a credere nella sua resurrezione (Mt 16,11-14). Eppure senza la fede non si può essere graditi a Dio (Eb 11,6), essa infatti non è solo una conoscenza intellettuale, ma indica un atteggiamento di fondo che implica l’accostarsi a Dio nella fiducia che il suo operare sia volga in bene per coloro che a lui si affidano. Fondamentalmente è lasciare che Dio sia Dio nella nostra vita nella consapevolezza che noi siamo suoi, apparteniamo a lui, egli, nel linguaggio della parabola è il padrone al quale siamo chiamati a servire, seguendo un altro tratto del suo stile: la gratuità. Siamo servi inutili, ma non nel senso che ciò che facciamo non importi al Signore, il quale è così attento a noi da contare tuti i capelli del nostro capo, da raccogliere tutte le lacrime che versiamo; piuttosto siamo servi senza utile, perché la vera carità è libera dall’attesa del contraccambio.

L’amore ama amare, direbbe san Bernardo, e l’amore è ricompensa a se stesso. La gratuità che Dio chiede ai suoi è una parola davvero controcorrente, in un mondo dove tutto sembra avere un prezzo e dove il valore sembra ancorato al denaro, all’utile che si può ricavare dalle situazioni e nelle relazioni. Il Signore ci aiuti a vivere il suo stile nell’umiltà di chi sperimenta le grandi opere di Dio e nella gratuità di chi sperimenta la libertà e la gioia dell’amore.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

 

Posted in Pagine di Fede
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Am 6, 1.4-7

Dal libro del profeta Amos.

Guai agli spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge
e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa,
come Davide improvvisano su strumenti musicali;
bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l’orgia dei dissoluti.

Sal 145

RIT: Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

RIT: Loda il Signore, anima mia.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

RIT: Loda il Signore, anima mia.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

RIT: Loda il Signore, anima mia.

1 Tm 6, 11-16

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo.

Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
il solo che possiede l’immortalità
e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.

Lc 16, 19-31

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
“C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti””.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANTE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA

Gocce d’acqua e briciole di pane

(Am 6,1.4.7; Sal 145; 1 Tim 6,11-16; Lc 16,19 – 31)

Nella parabola di questa domenica, troviamo a confronto la vita di un uomo ricco, senza nome, e di un uomo povero che si chiama Lazzaro.

Il nome nella Bibbia indica l’essenza e la natura di una persona o di una cosa.

Il ricco indossa vesti finissime mentre Lazzaro è coperto di piaghe; il ricco mangia ogni giorno lautamente, mentre il povero alla sua porta brama di sfamarsi delle briciole che cadono dalla sua tavola, ma solo i cani gli si fanno vicini e ne leccano le piaghe.

Il ricco ha perso il nome, è diventano subumano, gli animali dimostrano più umanità di lui.

Arriva il giorno in cui Lazzaro muore e viene portato dagli angeli accanto ad Abramo, il padre della fede del popolo eletto.

Anche il ricco muore ed è sepolto, il suo corpo ben vestito ed ingrassato viene ricoperto dalla terra.

Mentre Lazzaro sale, il ricco scende negli inferi e di là riconosce Lazzaro, il povero che sedeva alla sua porta, vicino ad Abramo; ora è lui a chiedere pietà pregando Abramo, chiamandolo padre, che mandi Lazzaro a dargli sollievo nel suo tormento.

Lazzaro non parla neppure ora e Abramo risponde invitando quell’uomo a ricordare: “figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni e Lazzaro i suoi mali, ora lui è consolato e tu in mezzo ai tormenti”.

E qui si realizza la parola di Gesù che dice: “beati gli afflitti perché saranno consolati e guai a voi ricchi perché avete già la vostra consolazione” (cf Mt 5,4; Lc 6,24).

Abramo aggiunge: la porta che separava il ricco dal povero è diventata un grande abisso; non è più possibile passare da una parte all’altra.

È stabilito un tempo oltre il quale non è più possibile il cambiamento.

Il ricco chiede ad Abramo di mandare Lazzaro a casa di suo padre per ammonire severamente i suoi fratelli, perché non lo seguano nel suo luogo di tormento.

Abramo indica il dono della Legge e dei Profeti: il punto non è la grandezza dei segni, ma la disposizione all’ascolto.

Dio manda a tutti la sua parola e come una sua parola il Signore aveva già mandato Lazzaro, coperto di piaghe e affamato, al ricco e alla sua casa, ma nessuna coscienza accolse l’ammonimento, nessuno riconobbe la visita di Dio nella persona del povero e la porta del ricco rimase chiusa. Un ultimo tentativo cerca ancora, rivolgendosi ad Abramo, il ricco tra i tormenti: se qualcuno dai morti andrà dai suoi fratelli si convertiranno.

E Abramo replica che chi non è disposto ad ascoltare la Legge non sarà persuaso neppure se uno risuscitato dai morti si presentasse.

Gesù ha rivolto in particolare ai farisei questa parabola, essi che considerano Abramo loro padre, hanno ucciso Gesù che muore coperto di piaghe e risorge glorioso.

La loro ostinata incredulità scava un abisso che diventa incolmabile.

Anche se la porta del sepolcro resta aperta alla fede di tutti, non lo è come una schiacciante evidenza; Dio non obbliga, ma offre dei segni a ognuno che vanno colti e interpretati come richiami alla conversione, motivi per scegliere il cambiamento che ci fa alzare gli occhi al cielo fin da questa terra, per poi posarli sul bisogno dei fratelli e condividere con loro le ricchezze che si possiedono, nella speranza di condividere un giorno la stessa vita di gloria che Dio prepara a coloro che credono in lui.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

Posted in Pagine di Fede

Un atto di profonda generosità ha contribuito a migliorare l’accoglienza e la gestione dei turni di attesa dei pazienti delle SS Ematologia e SC Oncologia dell’ospedale Sant’Andrea di Vercelli grazie a una donazione effettuata da AIL Vercelli Carolina Banfo Odv, con il sostegno della famiglia di Edoardo Fiore, giovane di 17 anni scomparso prematuramente nel gennaio 2025.

La donazione, nata dal desiderio di ricordare Edoardo attraverso un gesto concreto di aiuto verso chi affronta percorsi di cura complessi, ha permesso l’acquisto di importanti strumenti a supporto dell’attività clinica e dell’accoglienza dei pazienti:

Un totem eliminacode con schermi e chiamata audio, che garantisce la massima riservatezza abbinando il numero del paziente in sala d’attesa a quello dell’ambulatorio;

Un monitor portatile per la rilevazione dei parametri vitali;

Un elettrocardiografo (ECG) portatile;

Sei carrelli medicali per la gestione delle attività cliniche quotidiane.

Due poltrone per i trattamenti terapeutici

La donazione è stata presentata nel corso di una conferenza stampa, tenutasi giovedì 25 settembre, alla presenza della Direzione generale, del presidente AIL Matteo Maffezzoni e di Alessandra e Michele Fiore, genitori di Edoardo, negli spazi che ospitano la SS Ematologia diretta dal dottor Lorenzo De Paoli e la SC Oncologia diretta dalla dottoressa Chiara Saggia.

Un evento molto partecipato, a cui sono intervenute anche le autorità civili e militari.

Desideriamo ringraziare moltissimo l’AIL Vercelli e i coniugi Alessandra e Michele Fiore per la loro generosità e il loro altruismo – ha commentato il Direttore generale, Marco Ricci -. Questa donazione rappresenta non solo un contributo concreto al miglioramento delle condizioni di accoglienza e cura, ma anche un messaggio di speranza e vicinanza alle persone che affrontano la malattia”.

Durante l’evento la presidente dell’Asd Volley Vercelli Cristina Bertolini accompagnata da una delegazione della squadra, ha donato la maglia con il numero 16, quella con cui giocava Edoardo, al reparto e verrà collocata nella stanza che gli è stata intitolata.

La stanza del day hospital – ha detto il presidente AIL Maffezzoniè la più importante per i pazienti di Ematologia e vogliamo che questa presenza simbolica dia loro speranza. Io grazie al personale di questo reparto e alle cure che mi hanno dato sono riuscito a guarire. Ringrazio i genitori di Edo, i suoi familiari e i tanti amici per la raccolta fondi a cui hanno partecipato e che ci hanno permesso di sostenere il reparto con questo progetto”.

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Redazione di Vercelli

Posted in Salute & Persona
Vercelli Città

Grazie all’impegno del Sindaco, Roberto Scheda, e degli assessori, Paolo Campominosi (Viabilità) e Massimo Simion (Lavori Pubblici), prende il via l’atteso piano di asfaltature che porterà rinnovamento e sicurezza lungo le strade di Vercelli.

I cantieri inizieranno a metà ottobre e, salvo avverse condizioni climatiche, dureranno (circa) 20 giorni. Il progetto rappresenta la risposta concreta alle richieste dei cittadini che, da tempo, desiderano vedere le loro vie nello stato degno e sicuro.
Le prime a essere toccate da questo intervento sono:

Via A. Borgogna

Via Lagrange

Via Dante Alighieri

Via Mameli

Via Cavalcanti

Corso Randaccio

Via Padre Baranzato

Via Marilla Rigazio

Via Cantarana

Viale Torricelli

Per quanto riguarda le strade in pietra, i tecnici stanno per avviare i lavori in via Cagna. Si prevede la chiusura per garantire la sicurezza degli operai e interventi efficaci e duraturi. Si interverrà davanti la basilica di Sant’Andrea e in piazza Massimo D’Azeglio.

«L’Amministrazione è al lavoro per dimostrare che le promesse diventano realtà – dice Campominosi, nel nostro video -. Questo è solo l’inizio di un percorso di rinnovamento. Il secondo step di asfaltature prenderà il via con l’arrivo della primavera». L’assessore Simion sottolinea come «gli interventi di asfaltatura sono inseriti nel piano annuale e triennale dei lavori pubblici. L’obiettivo è garantire continuità nel tempo attraverso risposte di manutenzione  straordinarie di cui Vercelli ha un grande bisogno».

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Redazione di Vercelli

Posted in Enti Locali
Provincia di Vercelli, Vercelli Città

(g.g.) – Oggi è certamente stato uno di quei momenti che, in una comunità, si può chiamare “momento forte”.

Non soltanto per le struggenti parole che al nonno Graziano ha idealmente rivolto l’adorata nipotina Ginevra.

Non soltanto per la testimonianza, composta, intelligente, dolente, rivolta ai tanti presenti in Duomo la figlia Ilaria.

Nemmeno per l’excursus storico, ma percorso da sentimenti che affioravano con tutto l’affetto portato lungo una vita di amicizia da Marco Barberis, penna ineguagliabile, e – sappiamo che ce lo concede – vera “Enciclopedia Britannica” della storia contemporanea della città.

Certo, per tutti questi motivi, anche.

Sono tre interventi che sono riproposti integralmente nel video che abbiamo messo a repertorio e che accompagna queste righe.

Il video riprende altresì integralmente l’omelia dettata da Mons. Stefano Bedello, parroco del Duomo e Vicario Generale della Diocesi di Vercelli, che ha presieduta la Celebrazione. 

Perché, dunque, “momento forte” per la comunità?

Soprattutto perché Graziano Bordonaro, scomparso il 19 di questo mese all’età di 83 anni è stato autenticamente vercellese, ha creduto in Vercelli senza riserve, ha dedicato il proprio lavoro, certamente alla propria famiglia, ma anche alla crescita della città, con una visione imprenditoriale capace di cambiare le cose, nella transizoine degli ineguagliabili Anni Sessanta e poi oltre, fino quasi ai giorni nostri.

Una capacità imprenditoriale che aveva intuito e poi mai avrebbe dimenticato quella verità che Giovanni Paolo II avrebbe condensato nella Laborem Exercens: ”Il primo fondamento del valore del lavoro è l’uomo stesso, il suo soggetto”.

Così, se al centro di tutto, nel divenire di una società ci sono gli uomini e le donne che la animano, si spiega anche – lo sentiremo meglio nel video – quella sua attitudine a fare il bene, ad aiutare il prossimo, chi avesse bisogno, sempre senza ostentazione, nel riserbo, quasi con pudore.

Certo, la chiave di lettura più idonea per interpretare una vita straordinaria, che approda a Vercelli nel 1958 (a 16 anni, 17 da compiere) e nel “nuovo mondo” incomincia a lavorare onestamente,  con passione e ottimismo e partendo dai gradini più bassi, come sono quelli che percorre il giovanissimo garzone del Bar Beccuti, è proprio quella del lavoro.

E dal Bar Beccuti si inizia anche la mia conoscenza con lui.

Conoscenza che, a proposito di gradini, può essere solo stata affidata ad un racconto.

Il racconto che, a me ragazzo, di lui faceva mio padre, quando mi parlava di quel ragazzo (ora uomo lanciato nella professione) che portava i caffè nell’ufficio dove lui lavorava.

Nacque tra loro un’amicizia – pur nella grande differenza d’età – che sarebbe durata per tutta la vita.

E poi condivisa anche quando Graziano fu raggiunto da tutta la famiglia e s’iniziò l’esperienza del Bar Principe.

Abitato per lunghi anni dalla persona che lui, i suoi fratelli Camillo e Giuseppe (per tutti, Peppuccio), le sue sorelle Maria e Jole, amavano e rispettavano con una devozione che era esempio per tutti: il loro papà Salvatore.

Che ricordiamo, come fosse ora, seduto ad un tavolino del bar a fare loro compagnia: quasi sempre quello in fondo alla sala, sotto la televisione, talvolta invece verso l’ingresso.

Non potremmo aggiungere parole più persuasive di quelle di Ginevra, Ilaria, Marco.

Quindi, ancora solo qualche personale ricordo.

Nel periodo in cui lavorai ed abitai con mia moglie fuori Vercelli, nacque mia figlia, ora maggiorenne.

Tornammo a vivere qui quando lei aveva poco più di due anni.

Uno dei primi posti in cui tutti e tre ci recammo fu il Bar Principe e subito la piccola percepì, nel calore di un’accoglienza che non risentiva di un’assenza durata – salvo brevi rientri – sette anni, un ambiente gioioso e caldo: le piacquero le charlottes, come tanti anni prima erano piaciute a me.

Sicchè, quando passavamo nei paraggi, subito chiedeva: “Ammammu al Pincice”.

In quel periodo si iniziava il “cambio generazionale”, ma la qualità dell’accoglienza, la professionalità, l’intraprendenza, non mutavano.

Ammammu, dunque, al Pincice.

Lo dissi a Graziano quando, qualche mese fa lo incontrai  e sarebbe stata l’ultima volta.

Con la consueta affabilità volle farmi vedere alcuni ricordi preziosi e così, quell’immagine di lui tra le cose e le persone a lui più care, è l’immagine che mi piace custodire.

Posted in Cronaca, Società e Costume
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Am 8, 4-7

Dal libro del profeta Amos.

Il Signore mi disse:
“Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano””.
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
“Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere”.

Sal.112

RIT: Benedetto il Signore che rialza il povero.

Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre.

  RIT: Benedetto il Signore che rialza il povero.

Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?

  RIT: Benedetto il Signore che rialza il povero.

Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo.

  RIT: Benedetto il Signore che rialza il povero.

1 Tm 2, 1-8

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo.

Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.

Lc 16, 1-13

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
“Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza”.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA

Una sana provocazione

(Am 8,4-7; Sal 112; 1 Tim 2.1-8; Lc 16,1-13)

In questa parabola il padrone, figura del Signore, chiama a rendere conto del suo operato un dipendente, al quale aveva dato fiducia affidandogli il compito importante di amministrare i suoi beni.

Arriva il giorno però in cui alcuni vanno dal padrone per accusare l’amministratore di essere disonesto.

(Possiamo farci una domanda coraggiosa: cosa dicono gli altri di noi al Signore?).

Il padrone, che non era un controllore e che forse solo dopo tanto tempo arriva a conoscenza del misfatto, chiama personalmente l’amministratore per incontrarlo; non lo licenzia delegando qualcun altro per evitare di affrontare eventuali reazioni o un possibile conflitto, come tanto tristemente sentiamo dire che accade oggi, anche attraverso un semplice messaggio.  

L’amministratore, colto in fallo non si giustifica e non chiede scusa per la fiducia tradita e il danno causato.

Aveva ricevuto un lavoro che andava bene per lui, che era in grado di fare, purtroppo ha scelto di svolgerlo senza correttezza, senza gratitudine verso il padrone che con fiducia glielo aveva offerto.

Una considerazione che possiamo fare riguarda l’importanza di vivere riconoscendo con gratitudine quanto abbiamo, quanto ci è stato donato e la fiducia che Dio ripone anche in ciascuno di noi affidandoci un compito particolare che richiede la nostra fedeltà, non importa se è grande o piccolo, ciò che importa è restare fedeli alla missione ricevuta. Tornando all’’amministratore osserviamo che non tenta la riconciliazione con il padrone, non entra in relazione con lui, non si piega a chiedere una seconda possibilità ma pensa solo tra sé a una via di uscita.

Dopo il riconoscimento lucido dei propri limiti: “Zappare non ne ho forza, mendicare mi vergogno”, tenta un’altra strada mettendo in azione una caratteristica che il Signore loda in quest’uomo disonesto: la scaltrezza.

Fino alla fine quest’uomo rimane disonesto, fedele solo a se stesso, e usando ciò che non è suo per il proprio benessere, fonda sulla convenienza le sue relazioni con gli altri, facendosi amici con la corruzione e ottenendo gratitudine con la corruzione, dimostrando di non aver imparato nulla dal proprio errore.

Il padrone, nella speranza che possa ravvedersi, lo lascia nella possibilità di frodarlo fino alla fine, come di fatto avviene.

Dio abbonda la sua fiducia in noi più di quanto non sappiamo fare noi stessi e considerando la furbizia usata dall’amministratore, ci lascia una constatazione che può diventare una sana provocazione:

“I figli di questo mondo, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce”.

Spesso, infatti, accade di trovare maggior ingegno nel compiere ciò che è male piuttosto che nel compiere ciò che è bene.

Chiediamo allo Spirito Santo di trasmetterci fantasia creativa e ingegno luminoso, perché anche i figli della luce siano lodati doppiamente dal Signore per la loro scaltrezza innocente!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

Posted in Pagine di Fede

Torna a Vercelli, Festa Popoli giunta alla 17esima edizione che si terrà da mercoledì 1 ottobre sino a venerdì 10 ottobre con la partecipazione di numerosi studenti e giovani, italiani e stranieri, nella proposta dell’impegno di pace e nella presentazione di esempi di cambiamenti climatici in varie zone del mondo, a ogni incontro preserale.

Il Messaggio

Sperimentare e testimoniare la ricchezza dell’incontro tra persone di provenienze lontane, anche molto lontane…. È sempre questo l’anelito che anima la preparazione e la realizzazione di Festa Popoli, che giunge quest’anno alla diciassettesima edizione.

Anni di incontri e di solide collaborazioni: ideata dalla Diocesi di Vercelli, e in modo particolare dalla Pastorale universitaria, è co-organizzata con l’Università del Piemonte Orientale, da sempre prezioso supporto scientifico attraverso le competenze e la disponibilità di numerosi docenti, soprattutto dal Dipartimento di Studi Umanistici e dal Dipartimento per lo Sviluppo Sostenibile e la Transizione Ecologica.

Anche quest’anno torna poi la sinergia con il Comune di Vercelli e con i giovani del Servizio civile che, in stretto contatto con la Pastorale universitaria, già da tempo si trovano per definire e pianificare i vari appuntamenti. Consolidata è inoltre la collaborazione con il Centro Territoriale per il Volontariato VC-BI, in special modo per la grafica dell’intera manifestazione.

L’edizione 2025 ruota intorno ai migranti climatici. Ormai è noto a tutti che sempre più persone sono costrette a lasciare la propria terra, perché resa invivibile dagli effetti negativi della crisi climatica: siccità, inondazioni, incendi, fenomeni atmosferici estremi, innalzamento del livello del mare. Sono i cosiddetti “migranti climatici” che, secondo dati della Banca Mondiale, entro il 2050 potrebbero essere più di 210 milioni nel mondo.

Se è vero che la gran parte del fenomeno si limita all’interno dei Paesi (l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni stima che circa l’80% degli spostamenti legati al clima avviene all’interno dello stesso Paese, spesso dalle aree rurali a quelle urbane), le ripercussioni sono evidenti oltre i confini e a livello globale. Ne abbiamo trovato testimonianze anche tra alcuni giovani universitari internazionali dell’UPO, oltre che tra gli ospiti dei centri di accoglienza vercellesi.

Parte dei contenuti che verranno proposti derivano proprio da questi loro preziosi contributi.

Ma essi sono solo uno dei fattori che legano il tema al nostro territorio: è da sottolineare la presenza a Vercelli di un intero dipartimento dell’UPO, il DISSTE, che lavora sulla sostenibilità ambientale (e dunque sui cambiamenti climatici), e di un corso magistrale in filosofia che ha fatto del fenomeno migratorio un fulcro della propria offerta formativa e della ricerca: Filosofia Politica e Studi Culturali.

Inoltre è facilmente intuibile che la scelta del tema è dettata, oltre che dall’incrocio tra problematiche globali e realtà locale, dall’urgenza di una sana educazione culturale intorno ai cambiamenti climatici, alle loro cause, ai loro effetti.

È importante informarsi sulle cause e sulle conseguenze della crisi climatica e sul come si possa agire. Gli incontri a carattere formativo avranno questa come fondamentale finalità. Le aspirazioni sono tuttavia ancora più “alte”, perché ognuno di noi può impegnarsi, a livello individuale e collettivo, per contrastare la crisi climatica e sostenere i migranti climatici.

E se potessimo contribuire a migliorare lo stile di vita, per esempio riducendo il consumo di acqua e di energia elettrica, utilizzando mezzi di trasporto non inquinanti, facendo acquisti consapevoli…ne saremmo orgogliosi.

Se poi tutto questo potesse avvenire nello scambio tra persone di differenti provenienze geografiche, in un clima di curiosità, fiducia e spirito di iniziativa…. Ecco, questo potrebbe diventare vera Festa Popoli.

In particolare quest’anno la manifestazione vuole rappresentare determinazione e impegno per la pace. Lo scenario internazionale difficile e drammatico, a cui assistiamo spesso ulteriormente addolorati da una sorta di impotenza, diviene troppo spesso causa sterile di sconforto e alibi per giustificare la propria indolenza.

Ebbene, Festa Popoli vuole attraversarlo e viverlo come stimolo per attivare e accendere risorse, personali e comunitarie, capaci di educare e testimoniare in modo credibile il dialogo, la pace, la costruzione di futuro.

Gli appuntamenti

Mercoledì 1 ottobre, ore 18, all’apertura la presenza e il saluto del Magnifico rettore dell’UPO, Menico Rizzi, seguirà Seminario arcivescovile di Vercelli (piazza Sant’ Eusebio 10)

L’impatto dei cambiamenti climatici e digitali sulle migrazioni

Ad aprire Festa Popoli, dopo i saluti istituzionali, saranno due contributi di alto profilo, proposti dalla professoressa Irene Ponzo, docente presso l’Università del Piemonte Orientale e vicedirettore di FIERI.

Il suo intervento sulle migrazioni correlate alla transizione digitale ci consentirà di aggiornare il nostro sguardo sul fenomeno migratorio.

Sarà poi la volta di Gloria Zuccarelli, assegnista di ricerca in filosofia politica, a presentare le sfide al centro dell’attenzione di Festa Popoli, con un contributo intitolato Migrazioni e cambiamento climatico: un’analisi critica.

Al termine delle relazioni, verranno presentate alcune ricerche di studenti internazionali in merito al loro Paese d’origine, incentrate evidentemente sulla crisi climatica e sulle ripercussioni migratorie.

Non mancherà infine la possibilità di approfondire le questioni, attraverso dialoghi e domande tra i vari partecipanti.

Giovedì 2 ottobre, ore 18, Seminario arcivescovile

Anche ma non per il solo clima. Storie di popoli migranti

Si torna a parlare di migranti, nel secondo appuntamento. Nella prima parte ci si soffermerà sulle nuove frontiere e sulle nuove rappresentazioni di migrazioni e crisi climatica, grazie agli interventi dal taglio geografico di  Raffaella Afferni (Dipartimento di Studi Umanistici) e di Carla Ferrario (Dipartimento di Sudi per l’Economia e l’impresa e  Dipartimento di Studi Umanistici).

Sarà poi la volta di Luciano Curreri, docente di Letteratura Italiana al Dipartimento di Studi Umanistici, che stuzzicherà il pubblico con qualche assaggio dal suo ultimo lavoro, in uscita in questi giorni: Perdonami, Padre, perché peccheremo (per Nerosubianco), un testo distopico sui generis che evoca una rivolta di migranti e “mescola la storia”, proponendone una lettura grottesca ‘1944-1984-2024’.

Come nella serata precedente, l’incontro sarà accompagnato dalla presentazione di una ricerca su una realtà extraeuropea, a cura di studenti dell’UPO.

Venerdì 3 ottobre ore 19 (Spazio GIOIN, via Laviny 67)

Aperipopolo

Dire Festa Popoli vuol per molti dire Aperipopolo, il fortunato format a base di scambi informali e allegria. Quest’anno la conduzione della serata sarà affidata ai giovani che, accompagnati da Franco Pistono per ARPA Piemonte, hanno ideato, prodotto e interpretato la canzone di Festa Popoli e si sono preparati per una speciale versione live. Non mancheranno comunque attività e giochi a stand, proposti dai giovani della Pastorale universitaria e del Servizio civile, insieme alle ospiti dei centri di accoglienza di Vercelli.

Sempre negli stessi spazi, torneranno le animazioni da e per ogni parte del mondo. Infine, lo spazio sarà lasciato alla convivialità del cibo, grazie al servizio catering del Mattarello – Bicciolano Social Coffee.

Lunedì 6 ottobre ore 18, Seminario

Potere aziendale e politico nella crisi climatica

Particolarmente stimolante sarà la prospettiva da cui si guarderà alle migrazioni climatiche in questo preserata, grazie a due giovani e promettenti relatrici: Elettra Repetto, assegnista di ricerca in Teoria politica presso l’UPO, dove si occupa in particolare di green washing, e Claudia Vago, project manager di Valori.it (un progetto di Fondazione Finanza Etica).

L’incontro si muove a partire da una semplice considerazione: se la crisi climatica colpisce tutti, non tutte le persone sono però colpite allo stesso modo. Le fasce più vulnerabili della popolazione sono infatti quelle maggiormente danneggiate da questi eventi e, allo stesso tempo, con meno risorse per affrontarli.

Vengono dunque indagate le cause politiche e aziendali della crisi climatica, evidenziando anche come essa possa esacerbare tensioni politiche e sociali già presenti, aumentando il rischio di conflitti per il controllo di risorse naturali diventate scarse o strategiche, come acqua, terra coltivabile o energia.

In questo intreccio complesso tra crisi ambientale, poteri economico-finanziari e instabilità socio-politica, il cambiamento climatico emerge come un fattore moltiplicatore di vulnerabilità.

Martedì 7 ottobre ore 18, Seminario

Cambiamento climatico e migrazione, una prospettiva multidisciplinare

L’incontro vuole mettere in luce quanto sia complessa la relazione tra fenomeno migratorio e questione ambientale. In particolare, Rodrigo Miguez Núñez (DISSTE) presenterà un’analisi sulle forme di ingiustizia giuridica, politica e sociale che vengono generate dall’intersezione tra questi due fenomeni.

Nella seconda parte dell’incontro Stefania Benetti (DISSTE) mostrerà come forme di arte dal basso possano rappresentare un’attiva resistenza contro il cambiamento climatico e l’impatto che questo ha sulle migrazioni.

Giovedì 9 ottobre ore 8.30-14, Seminario

I migranti climatici

Mattinata di studi con interventi e laboratori a cura di docenti UPO, CTV VC-BI, Giovani del Servizio civile.

Si tratta dell’ormai tradizionale mattinata di studi rivolta primariamente agli studenti universitari e a quelli delle ultime classi degli Istituti superiori. L’evento, ancora una volta co-organizzato con l’Università del Piemonte Orientale, prevede gli interventi iniziali di Antonella Afferni (DISUM), Carla Ferrario (DISUM e DISEI) e Carmen Aina (DISSTE).

Come di consuetudine, ai loro contributi assembleari seguiranno i laboratori interattivi di approfondimento, condotti dai relatori della prima parte della mattinata, ma anche dai giovani del servizio civile, quest’anno particolarmente brillanti e numerosi per le attività di tale mattinata, e da Sara Ghirardi, del Centro Territoriale per il Volontariato.

Venerdì 10 ottobre ore 19, spazio GIOIN

Aperipopolo

Festa Popoli si concluderà in gran allegria con l’Aperipopolo: tornerà la musica dei  giovani accompagnati da Franco Pistono, per ARPA Piemonte, insieme a danze, giochi a stand e degustazioni etniche proposte dalla cooperativa 181 con la consulenza di giovani stranieri

A incorniciare il tutto…

Seminario arcivescovile

Frammenti di terre lasciate. Allestimento multisensoriale sulle migrazioni climatiche

Per Festa Popoli torna anche l’allestimento negli spazi del Seminario: l’anno scorso le Storie che si sentono hanno toccato le sensibilità di molti, quest’anno, nel primo cortile, ci riproviamo con l’esposizione di materiali scientifici sulle migrazioni climatiche (gentilmente messi a disposizione dei professori Enrico Ferrero e Sara Rubinetti, del DISSTE), uniti a qualche piccola esperienza multisensoriale, arricchita da rapide performance teatrali.

Il progetto, ideato da Kinan Nahhass, è curato da alcuni studenti universitari insieme ai “Custodi del creato”, un gruppo di giovani impegnati nella riflessione sull’ambiente e sulla custodia del creato, facente parte, come la Pastorale universitaria, della Pastorale Giovanile della Diocesi di Vercelli. 

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Redazione di Vercelli

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Posted in Eventi e Fiere, Lo Sport
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Nm 21, 4-9

Dal libro dei Numeri.

In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».
Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì.
Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo.
Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

Sal 77

RIT: Non dimenticate le opere del Signore!

Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

RIT: Non dimenticate le opere del Signore!

Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.

RIT: Non dimenticate le opere del Signore!

Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.

RIT: Non dimenticate le opere del Signore!

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore.

RIT: Non dimenticate le opere del Signore!

Fil 2, 6-11

Dalla lettera di san paolo Apostolo ai Filippesi.

Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

Gv 3, 13-17

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA

Festa dell’ Esaltazione della Croce

Attirati dalla vertigine dell’Amore!

(Nm 21,4b-9; Sal 77; Fil 2,6-11; Gv 3, 13-17)

Oggi la Liturgia si veste di rosso per la festa dell’esaltazione della Santa Croce.

Questa festa non celebra l’amore alla sofferenza, ma mostra il segno dell’amore più grande capace di abbracciare anche il dolore a motivo e vantaggio di chi si ama.

In effetti non è forse questa la prova più convincente e concreta della verità dell’amore sia donato che ricevuto? Gesù non ha detto solo a parole e solo per un certo tempo il suo amore per noi, ma lo ha mostrato fino alla fine, sino a dare la sua stessa vita.

“La grazia vale più della vita” (Sal 62,4), l’amore vale più della vita: questa è la testimonianza dei santi e dei martiri di tutti i tempi; sospinti dallo Spirito di Cristo, guardando a Lui innalzato sulla croce, hanno ricevuto la scienza che viene dall’alto, scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani (cf. 1Cor 1,23).

Bisogna rinascere dall’Alto per entrare nel mistero, dice Gesù a Nicodemo; bisogna guardare al Signore per essere guariti, come il popolo che nel deserto se guardava il serpente innalzato da Mosè veniva guarito.

Chi crede ha la vita eterna già ora, chi crede all’amore che Dio ha per noi, è passato dalla morte alla vita.

Gesù invita a guardarlo innalzato sulla Croce, anche noi troviamo il coraggio di fermarci a guardare il Crocifisso, senza parole, restando alla sua presenza, Lui che condannato non ci condanna, ma ci salva.

Lasciamoci raggiungere, lasciamoci convincere dal suo amore per noi. “Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo unico Figlio” e Gesù, obbedendo alla logica dell’amore, ha offerto la vita liberamente; avrebbe potuto scendere dalla croce, come in molti lo provocavano a fare, ma non l’ha fatto, restando così a fianco di tutti i crocifissi della terra perché nessun dolore sia senza scampo, perché ogni dolore, unito a Cristo, possa diventare potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede.

Le braccia di Cristo restano spalancate per chiunque crede, a qualsiasi popolo appartenga; il suo cuore trafitto rimane aperto a testimonianza dell’amore che vince il dolore e la morte.

“Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo”.

In diverse occasioni Gesù fugge dalla mano dei suoi persecutori, non cerca la sofferenza, lui che è passato su questa terra alleviando il dolore di molti, ma quando riconosce che la sua ora è giunta, non si tira indietro e lo fa per amore nostro, sapendo di essere come il chicco di grano che caduto in terra muore per portare molto frutto.

L’invito a guardare Gesù innalzato sulla croce ritorna nel vangelo di Giovanni nel racconto della crocifissione: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). Dal cuore trafitto di Cristo sgorgheranno fiumi d’acqua viva e chiunque si lascerà raggiungere da questo torrente di grazia sarà salvato.

Il Signore ci guarisce dalla nostra incapacità di amare, ci fa passare dalla morte alla vita attirando tutti a sé dall’alto della croce (Gv 12,32).

Lasciamoci attirare, senza temere la vertigine dell’amore, prendiamo parte alla vittoria di Cristo, entriamo e rimaniamo nella vita!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

Posted in Pagine di Fede
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte, Vercelli Città

A Vercelli è iniziato Risò – Festival Internazionale del Riso,  che da oggi a domenica trasforma la città nella capitale del patrimonio risicolo italiano ed europeo.

All’inaugurazione sul sagrato della Basilica di Sant’Andrea hanno partecipato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollogrigida, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’assessore all’Agricoltura Paolo Bongioanni, il presidente della Provincia di Vercelli Davide Gilardino, il sindaco di Vercelli Roberto Scheda e la presidente dell’Ente Nazionale Risi Natalia Bobba.

Presenti anche la vicepresidente della Regione Elena Chiorino e gli assessori Marina Chiarelli, Matteo Marnati, Maurizio Marrone e Federico Riboldi.

Nel nostro video, ampia sintesi degli indirizzi di saluto del Presidente della Provincia, Davide Gilardino, del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e la benedizione impartita da Mons. Marco Arnolfo, Arcivescovo di Vercelli.

***

“Abbiamo fortemente voluto questo evento perché il Piemonte, con Vercelli, è la capitale mondiale del riso. Ci abbiamo lavorato tanto insieme al ministero, alla provincia, al comune all’ente Risi e tante persone che ci hanno creduto – ha dichiarato il presidente Cirio – Ma soprattutto lavorano ogni giorno i nostri agricoltori piemontesi e la giornata di oggi e tutte quelle del festival sono l’omaggio ai nostri agricoltori piemontesi che sono la nostra eccellenza e il nostro patrimonio più prezioso. Sono felice della collaborazione con l’Università del Piemonte orientale, perché questo è un evento serio: abbiamo bisogno della scienza e dello studio per capire i cambiamenti climatici, ma dall’altra parte abbiamo bisogno anche dei contadini del loro buonsenso della loro esperienza. 
A Risò c’è tutto questo: è un evento che coniuga la promozione e il business. Qui ci sono buyer, ovvero persone che vengono a comprare il nostro riso, ma è anche un evento di festa, perché nel nostro Piemonte il concetto di festa è sempre associato a un momento di lavoro e oggi siamo qui anche grazie al lavoro dei agricoli che qui producono il nostro riso, l’oro bianco del Piemonte”.

Nel pomeriggio Cirio e Bongioanni hanno partecipato al Teatro Civico al convegno “The future of EU rice sector: a common strategy”, ha visto la partecipazione del ministro Lollobrigida e dei massimi livelli istituzionali del settore agricolo dei Paesi europei produttori di riso per discutere delle varie questioni che preoccupano la filiera risicola e individuarne le soluzioni.

Risò ha come obiettivo principale la promozione della conoscenza e dell’apprezzamento del riso tra professionisti, opinion leader e consumatori internazionali.

Fulcro della manifestazione il Village, area espositiva di 13.000 mq ad ingresso gratuito allestita in Piazza Antico Ospedale per celebrare dalle 10 alle 21 il riso italiano come simbolo identitario e ambasciatore dell’eccellenza agroalimentare nel mondo, con padiglioni dedicati all’aspetto istituzionale, commerciale e gastronomico.

In una serie di incontri al Salone Dugentesco, istituzioni, università, enti di ricerca, associazioni di categoria e imprese si dialoga sulla sostenibilità, sugli effetti del cambiamento climatico, sull’innovazione tecnologica, sulla valorizzazione del riso come alimento funzionale, sull’economia circolare, sulla biodiversità, sul legame tra riso e salute e sull’internazionalizzazione del prodotto.

Per accompagnare i visitatori alla scoperta della terra del riso e delle sue profonde radici storiche, sono stati ideati sei tour guidati tematici, viaggi narrativi per raccontare il patrimonio del territorio: dalle risaie ai borghi storici, passando per le trasformazioni che hanno segnato la civiltà rurale.

I ristoratori Fipe di Vercelli aderiscono con i Risò Days, proponendo menù tematici, mentre i musei cittadini prolungano gli orari di apertura. Invece le Risò Night vogliono animarre il centro di Vercelli con performance dal vivo e intrattenimento.

Tra le altre iniziative mongolfiere, fattoria didattica e risaia ricostruita ad Asigliano, laboratori per bambini, mostre e visite alla grangia a Pobietto, spettacoli medievali e visite ai castelli a Rovasenda.

Per maggiori informazioni clicca qui

Posted in Economia, Eventi e Fiere