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Dunque si diceva che nella Lega, anche qui in provincia di Vercelli, ormai siano un po’ tutti contro tutti.
Vabbè.
Si guardano in cagnesco, se ne dicono di tutti i colori, i pugnali saettano sotto i tavoli, però sembrano uniti da un comun denominatore, che già era stato tratteggiato con qualche evidenza nelle scorse settimane.
Le Amministrazioni a trazione leghista della provincia di Vercelli pare gareggino nel dare incarichi professionali all’Ing. Stefano Vantaggiato e gentile Consorte Arch. Ilaria Angioni, coniugi uniti nella buona e nella cattiva sorte ed anche nella sfera professionale, nello Studio Riadatto, con sede a Milano.
In poche settimane, hanno rimediato ben tre nuovi incarichi.
Ma come – potrebbe insorgere il cultore di belle lettere giuridiche – non sapete che, nel nostro Ordinamento, questo genere di decisioni, gli Atti conseguenti, le prendono i Tecnici, i Dirigenti?!
I politici, gli Amministratori eletti non c’entrano niente!
Parole sante.
E chi potrebbe dire il contrario?
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Per esempio, è un Tecnico e Dirigente il Dott. Piero Gaetano Vantaggiato che, dal suo incarico di Responsabile del Servizio Finanziario al Comune di Landiona, assegna alla
E non è l’unico incarico assegnato a questa società di consulenza dal Comune di Landiona.
Come abbiamo già avuto modo di illustrare, la Accounting srl è una rinomata società con Sede Legale a Santhià (e così si mette in sicurezza un primo rilevante dato: è tutto legale, a partire dalla Sede).
Società che vede tra i fondatori e soci il Vice Sindaco di Vercelli, Assessore ai Lavori Pubblici,
il Dott. Massimo Simion – leggi qui – per tacere degli altri.
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UFFICIO TECNICO DI VERCELLI: AL PRIMO PIANO SI FA UN MODO, AL SECONDO IN UN ALTRO MODO
Come si sono regolati al primo piano di Via Quintino Sella
Sicchè il primo caso che balza agli occhi, scorrendo l’Albo Pretorio on line del Comune di Vercelli, è quello che riguarda il primo piano dell’ex Collegio Isabella de Cardona in Via Quintino Sella, dove hanno sede gli Uffici Tecnici del comune.
Al primo piano opera con zelo l’Ing. Marco Tanese il quale, in questo caso, è onerato, oltre alle abituali incombenze del proprio Settore (Settore Edilizia, Ambiente e Sicurezza Territoriale), di un incarico che, a tutta prima, pare invece afferente ad un “lavoro pubblico”.
Ma sapran loro: sutor ne ultra crepidam, ce lo diciamo da soli.
Ebbene, occorre affidare incarichi di progettazione, sia per il “consolidamento impianto sportivo Palapiacco”, sia per la realizzazione di un “impianto sportivo in Strada per Olcenengo”.
In questo caso, per affidare l’incarico di progettazione ad uno Studio di Professinisti, non si procede a nessuna forma di selezione o gara ad evidenza pubblica.
Sono incarichi “sotto soglia”, cioè al di sotto di un importo massimo e questa circostanza permette di affidare direttamente a chi pare meglio al Dirigente.
E al Dirigente pare bene affidare entrambi gli incarichi (non senza, dice, avere esperito una “indagine di mercato”) allo Studio Riadatto di Milano, di cui sono appunto titolari l’Ing. Stefano Vantaggiato e l’Arch. Ilaria Angioni.
Figlio e nuora di Piero Gaetano Vantaggiato.
Ed ecco un estratto, poi riportato in formato espanso a fondo pagina.

Insomma, si tratta complessivamente di qualcosa come 115 mila euro e rotti.
E siamo al 16 settembre scorso.
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Ma la giornata di Marco Tanese è fatta di sole 24 ore e gli impegni sono tanti.
Sicchè, ad un bel momento, si risolve a dire chiaro e tondo che da solo non può fare tutto, non può anche controllare step by step cosa faranno i professionisti dello Studio Riadatto di Milano.
Allora ecco che dice: ho bisogno di un “supporto al Rup”.
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Due parole di spiegazione per i non addetti ai lavori (pubblici).
Il Rup è, nel lessico amministrativo, il Responsabile unico del procedimento.
Quello che, di fronte alla Pubblica Amministrazione per cui opera ed anche di fronte a Terzi, è unico referente e, appunto, responsabile di quella iniziativa.
In questo caso, qualcuno (di solito la Giunta) deve avere indicato proprio nello stesso Tanese la figura del Rup.
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Torniamo al sovraonerato Dirigente e Rup.
Che, un bel giorno, e siamo al successivo 29 settembre, dice
– clicca qui per vedere l’Atto integrale –
qualcosa che suona così:
“data l’attuale dotazione organica di Settore, considerati i carichi di lavoro e le specifiche professionalità presenti nonché i tempi programmati per l’espletamento delle attività d’istituto, risulta necessario ricorrere a idonee professionalità esterne cui affidare l’incarico professionale per l’espletamento delle attività di supporto al RUP (…)”.
E con che cuore uno potrebbe negare una cosina del genere?!
Immaginiamo quanto Tanese possa essersi spremuto le meningi per andare a trovare nella figura di un Tecnico in pensione, residente in provincia di Pavia il desiderato supporto al Rup.
E cerca in provincia di Vercelli.
E cerca in provincia di Biella.
E cerca in provincia di Novara.
E cerca in provincia di Alessandria.
Nessuno.
Finalmente, lo trova in provincia di Pavia: territorio che ormai pare diventato un vero e proprio serbatoio di cervelli di cui la municipalità vercellese volentieri si avvale.
E’ (questo supporto al Rup) ormai il quarto professionista scelto dal Comune di Vercelli tra quelli della provincia di Pavia (due direttamente a Vigevano)
nel giro di poche settimane – leggi qui – .
Di chi si tratta?
Si tratta dell’Ing. Piergiuseppe A. (Amilcare, ndr) Dezza con studio in Pavia (PV), via Fratelli Marozzi n.4.
Il Professionista è stato a suo tempo Dirigente della Provincia di Alessandria ed ora, evidentemente, non ama stare con le mani in mano.
Magari non si ricorda nemmeno, magari sì, nel 2018 fu proprio la Provincia di Alessandria ad affidare un incarico all’Ing. Stefano Vantaggiato.
Dezza aveva lasciato l’Ente
(pensionato giovane, dato che è classe 1957 – leggi qui il curriculum)
ad aprile e l’incarico è di giugno, ma queste sono cose che non maturano in pochi giorni.
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Come hanno fatto al secondo piano dell’ex Collegio delle Orfane.
Sempre a proposito di incarichi professionali, il ramo dell’Ufficio Tecnico di cui è, invece, responsabile l’Arch. Liliana Patriarca, almeno in una recente occasione ha pensato bene di agire diversamente.
Vediamo come hanno fatto.
Cliccando qui l’Atto integrale, che è dello scorso 8 settembre.
Si tratta della presa d’atto di una gara, già conclusa, di cui si dà conto dell’esito.
Dunque, bisogna sapere che occorreva affidare incarichi di progettazione e direzione lavori per un immobile di Via Cagna.
Si deve bandire la gara, perché la somma era presuntivamente “sopra” soglia: cioè non si sarebbe potuto procedere all’affidamento diretto.
Partecipano i concorrenti
Si aggiudica l’incarico con un ribasso del 41 per cento sull’importo posto a base di gara, uno studio di Varese.
Si badi che l’importo presunto, cioè posto a base di gara, era (si legge nell’Atto) di circa 234 mila euro.
Per 234 mila euro si fa la gara, per i 115 mila affidati direttamente a Riadatto no.
E’ tutto regolare: di poco sotto soglia, di poco sopra soglia.
Di poco, ma i numeri sono numeri.
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Ebbene, lo Studio di Varese che si è aggiudicato l’incarico ha offerto un ribasso del 41 per cento sulla base d’asta, sicchè la parcella che esporrà al Comune di Vercelli sarà di €. 137.232,37.
Cioè: esperendo una gara il Comune risparmia quasi 100 mila euro su una base d’asta di 234 mila.
Quanto avrebbe risparmiato se avesse posto a gara anche i due incarichi (regolarissimi: di poco sotto soglia) affidati a Riadatto per complessivi euro 115 mila?
A questi costi occorre, naturalmente, aggiungere quelli per compensare il “supporto al Rup” di Pavia, che sono dettagliati nell’Atto di Tanese.
Quando l’importo dell’incarico che si vuole affidare è sotto soglia, è chiaro che si può evitare la gara.
Ma se si vuole, invece, esperirla, questa benedetta gara, non è che sia vietato.
Chissà cosa ne può pensare il Pirata?
E’ contento?
Non è contento?
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QUARONA, INCARICO A RIADATTO A MEZZO COMUNICATO STAMPA
Andiamo in Valsesia, territorio dove lo Studio Riadatto ha maggiore radicamento.
Il Comune di Quarona invia ai giornali un comunicato stampa (siamo al 2 settembre) in cui si dice, in sostanza
– cliccando qui il testo integrale –
Guardate, Signori cari, abbiamo ricevuto un po’ di euri (23 mila e rotti) per uno studio di fattibilità.
E lo studio abbiamo pensato bene di farlo redigere da Stefano Vantaggiato e dall’ Arch. Giovanni Poncino.
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Che ci sia un comunicato stampa è una gran bella cosa.
Quello che non si riesce (non ci riusciamo noi, poi magari ci sono tanti più bravi) a capire è dove sia l’Atto che rende concreta l’assegnazione.
Non siamo stati capaci di trovare da nessuna parte sul sito del Comune di Quarona né una Delibera, né una Determina.
Che ci sarà di sicuro: gli incarichi non si possono conferire a mezzo comunicato stampa, ma – almeno, in Italia – con Atti, pubblici e opponibili.
Ma non siamo riusciti a trovarla.
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VARALLO, L’ABITUDINE E’ UNA SECONDA NATURA?
Parlare dello Studio Riadatto a proposito di Varallo Sesia è quasi come parlare di una (buona?) abitudine.
Rovello che ha attratto i pensieri di grandi filosofi, da Aristotele a Biagio Pascal
Molteplici gli incarichi negli scorsi mesi ed anni – leggi qui – .
Ora ce n’è un altro, quello di luglio 2022.
Ecco di cosa si tratta – leggi qui – .
Anche in questo caso procede il Tecnico comunale, Ing. Riccardo Peco, che affida allo Studio Riadatto per 38 mila euro.
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Questo “quadro d’unione” è, naturalmente, suscettibile di aggiornamenti ulteriori.
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Dunque, bisogna sapere che, a Palazzo Civico, a Vercelli, le acque sono tutt’altro che tranquille.
Il Pirata è su tutte le furie: il Corsaro è nero.
Ma andiamo con ordine.
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Sappiamo che, nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale, il drappello di Consiglieri Comunali di Forza Italia si è prodotto in un conatus essendi.
Il Lettore potrebbe pensare: vabbè, le recenti elezioni politiche hanno certificato che la morte elettorale è rimandata di qualche tempo, è chiaro che saranno tutti gasati.
Il Lettore si ingannerebbe.
Ci sono grandi problemi sul tappeto, ma il più grande sembra essere questo: non vogliono più Ketty Politi Assessore all’Assistenza.
La rinnegano e ripudiano: non è roba nostra, sembrano dire.
E, effettivamente, se qualcuno ricorda come e perché la titolare delle Delega al Sociale sia entrata in Giunta, ricorderà anche che, pur essendo lei di Forza Italia (lo è sempre stata e, anche, è sempre stata praticamente l’unica a pagare la quota al partito, con tanto di rid: un caso più unico che raro a livello nazionale, ndr) il suo ingresso nell’Esecutivo Corsaro Ter non è dovuto alla designazione del partito.
Al contrario, è stato il Pirata in persona a chiamarla, in quota Sindaco: uno dei due Assessori che i partiti gli hanno lasciato scegliere in proprio; l’altro è Luigi Michelini.
Quindi, non ci sarebbe un gran che da dire, dal punto di vista politico: quelli di Forza Italia non la riconoscono?
Si può tranquillamente concludere: e chi se ne frega?!
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Invece, no, pare che sotto ci siano grandi questioni di principio.
Il gruppo si sarebbe reso conto oggi (settembre 2022, dopo tre anni e tre mesi di giunta) che qualcosa non va alle Politiche Assistenziali: non rispondono nemmeno al telefono.
Il più incattivito pare essere il Consigliere Giorgio Malinverni.
Si vede che telefona, qualche volta e forse non gli rispondono. Boh.
Comunque, forse per dimostrare di esistere, nel corso dell’ultimo Consiglio i berluscones hanno praticato la vecchia politica della sedia vuota.
O, meglio, semi vuota, vuota in modo intermittente.
Un po’ sono stati lì a garantire il numero legale, un altro po’ si sono alzati e se ne sono andati. Un altro po’ ancora hanno tardato ad entrare.
Qualche volta hanno votato a favore, qualche altra si sono astenuti.
Insomma, decidetevi.
Il decisionismo – come già osservato in altro articolo, leggi qui – non è il loro forte.
Sono come una controfigura tentennante di Giulio Cesare che, giunti al Rubicone, avesse detto: ragazzi, sapete che c’è?! C’è che adesso peschiamo.
Peraltro, il rischio che potesse mancare il numero legale per deliberare c’è realmente stato e soltanto lo straordinario acume politico dei Consiglieri del Pd ha fatto in modo che il Pirata potesse sfangarla.
Ma questo è ancora niente.
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I motivi di viva contrarietà, che il Sindaco non nasconde, sono però destinati ad aumentare.
Questa volta è la Lega che apre le danze.
Bisogna sapere che, da qualche giorno, il partito in provincia di Vercelli è commissariato.
Come, del resto, lo è stato anche negli ultimi due o tre anni e forse più.
Solo che, da Roma e Torino, hanno cambiato Commissario.
Prima c’era Paolo Tiramani, ora Enrico Montani, che arriva dal Verbano Cusio Ossola
Come sarà il Commissario Montani?
La risposta che immediatamente sovviene è semplice ed è tutta condensata in un monosillabo: boh?!
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Pare, però che, nei prossimi giorni, Montani voglia andare a cantarle chiare al Pirata.
Forse ispirato dal Rifondatore della lingua italiana, il simpatico Dante (affettuoso nick name che gli amici affibbiano all’Assessore Gian Carlo Locarni, Segretario cittadino del Carroccio) si sarebbe studiato una strategia, che cerchiamo di riassumere.
Con un’avvertenza: si tratta di indiscrezioni che ci giungono da uno stormo di usignuoli.
Noi non siamo certamente lì a sentire e vedere.
Però: domani (mercoledì), sembrerebbe ai margini della rituale riunione di Giunta, dovrebbe esserci l’atteso incontro ravvicinato tra il Pirata, Dante e, a questo punto, Virgilio.
Montani, in verità, sarebbe un Virgilio un po’ diverso da quello che siamo stati abituati a conoscere studiando la Divina Commedia.
Se l’Autore delle Bucoliche era la guida di Dante, qui pare che sia il sommo poeta a prendere per mano “lo duca mio” e condurlo dove gli pare meglio.
Ma perché questo incontro a tre: Pirata, Dante e Virgilio del VCO?
Gli usignuoli sono concordi: Dante e Virgilio devono chiedergli delle cose.
Cerchiamo di capire.
Dunque, sembra che l’Alighieri non si accontenti delle sue attuali deleghe: poco più che alle varie ed eventuali. Le stesse che erano state attribuite al povero Maurizio Tascini.
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(Breve riassunto sul siluramento di Maurizio Tascini che, per ragioni di tempo, si può anche tranquillamente saltare a piè pari e passare al paragrafo successivo).
Qualche Lettore ricorderà l’esecuzione sommaria cui fu condannato l’incolpevole Assessore, la cui sorte fu decisa, con fredda determinazione, dal lider maximo valsesiano.
Fuori Tascini, forse perché per una testa che cadeva, trovavano posto (sulle rispettive poltrone) due fondoschiena.
Al Tascini Assessore defenestrato sarebbe subentrato, infatti, lo stesso Dante.
Che, lasciando il posto di Presidente del Consiglio Comunale, avrebbe a sua volta permesso il subentro di Romano Lavarino a guidare i lavori dell’Aula.
Considerato che per entrambi (Assessore e nuovo Presidente del Consiglio) gli stipendi ora sono di 3 mila euro al mese e oltre, si può comprendere uno dei motivi per cui la sorte di Tascini fosse segnata.
Fine della breve digressione.
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Dunque, che succede?
Succede che la Lega ora vorrebbe (dicunt) che il Pirata togliesse qualche delega attribuita all’Assessore On. Emanuele Pozzolo.
Il giovane Deputato ora starà a Roma un po’ di giorni la settimana e, quindi, va alleggerito.
Per la cronaca, Pozzolo non prenderà più lo stipendio comunale perché, per legge, l’indennità parlamentare assorbe tutte le altre.
Tutti gli Osservatori sono concordi nel dire che, tutto sommato, di fare un po’ “ciapa da chi, büta da là” al Pirata non gliene potrebbe fregare di meno.
Ciò che lo fa assai inalberare è che le cose si risappiano e diventino pubbliche.
Perché lui ci terrebbe anche a dare l’impressione di essere tutto d’un pezzo.
Poi, è vero che ha fatto fuori Tascini per paura che il Valsesiano facesse fuori lui, ma si sa: forte coi deboli e debole coi forti, è una cosa che ha sempre assicurato di raggiungere tranquilli l’età della pensione.
Ma pare proprio che Dante non sarebbe ancora contento.
Sicchè è assai probabile che, nell’incontro di domani (al massimo, dicono, dopodomani) lui e Montani chiederanno altro.
Cosa?
La testa del Vice Sindaco.
Si sa, infatti, che il Sagacissimo (affettuoso nick name con cui lo appellano gli amici, ancora ammirati di come ha gestito le cose politiche di Santhià), al Secolo Massimo Simion, appartiene alla cordata che, al momento, pare perdente nella Lega.
E’ un seguace (non senza qualche tentazione di fuitina) di Paolo Tiramani. Come lo fu di Roberto Rosso.
Allora, Dante, secondo gli usignuoli, direbbe: ma, in fondo, ora l’incarico di Vice Sindaco tocca a me.
Ecchecavoli.
Intendiamoci: non chiedono che il Pirata faccia al Sagacissimo lo stesso servizio fatto a Tascini; il posto in Giunta non lo discutono.
Altrimenti, senza Simion, potrebbe anche accadere che il Dirigente dell’Ufficio Tecnico Marco Tanese e la Dirigente della Cultura Margherita Crosio, ci rimanessero male.
No: si tratterebbe solo di trasferire i gradi di Vice Sindaco dal Sagacissimo a Dante.
E’ forse un problema?
Pare che per il Pirata lo sia.
Sembra davvero un remake de “Il Corsaro Nero”.
Come finirà?
Chi vivrà, vedrà.

La Lega volta pagina e rimuove Paolo Tiramani dall’incarico di Commissario politico del partito per la provincia di Vercelli.
Da giorni il provvedimento era nell’aria e qualche anticipazione era verosimilmente trapelata anche tra i militanti vercellesi e valsesiani del Carroccio.
Un indizio, sicuramente empirico, ma – alla luce degli eventi successivi – evidentemente significativo, è stato che, ormai da due giorni, più nessun “like” di esponenti leghisti di qualsiasi ordine e grado era comparso a guarnire le esternazioni via Facebook dell’ex Commissario.
Nemmeno dai miracolati come Romano Lavarino.
Può anche essere che, forse, a sua volta (diciamo forse) lo stesso Tiramani abbia messo le mani avanti se, come alcuni osservatori registrano, ha mostrato, nelle scorse ore, di condividere i pensieri di un dissidente leghista di peso come Gianni Fava.
E’ da ieri che il suo “condivido” in calce ad un post di Fava fa il giro dei vari wapp.

Insomma, come dire: ho già capito che mi fate fuori, tanto vale alzare la tensione.
Sarà così? Non sarà così? Diciamo che sono santi cavoli loro.
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La nomina di un nuovo Commissario, di per sé, non sorprende chi conosca anche poco le vicende interne della Lega.
I movimenti di cui abbiamo già parlato in almeno quattro articoli nell’Estate scorsa, anticipavano un po’ tutto:
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La lettura del comunicato stampa con il quale, stamane, il Coordinamento regionale piemontese della Lega dà conto del turn over, sembra, tuttavia, dire molto di più.
Ci sono due affermazioni difficili da ignorare.
La prima: “Tiramani conosce perfettamente il motivo per il quale non è stato ricandidato”.
La seconda: “come sa benissimo il perché gli è stato chiesto un passo indietro da capogruppo della commissione vigilanza Rai”.
Insomma, pare un modo come un altro per dire: è meglio se non ci fai parlare, va’…
Soprattutto la seconda ci riporta indietro nel tempo ed a ripensare fatti ormai quasi dimenticati.
Sappiamo, infatti, che Paolo Tiramani rivestisse l’importante ruolo nella Commissione di Vigilanza Rai.
Poi, di punto in bianco, a novembre 2020, le dimissioni.
Affermazioni, quelle del “Regionale” (che loro chiamano “Nazionale”) leghista che, in sostanza, autorizzerebbero a credere che il percorso di Tiramani nella Lega fosse da tempo giunto al capolinea: quanto meno, appunto, da fine 2020.
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Ma, come abbiamo già detto, queste sono cose che nei partiti ci sono sempre state e restano comprese nelle dinamiche interne di qualsiasi forza politica.
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Ora si vedrà quale sarà il nuovo percorso della Lega in provincia di Vercelli.
Ecco il testo del comunicato giunto in mattinata dalla Lega.
Torino, 30 set. – “Il commissario provinciale di Vercelli, Paolo Tiramani, sarà rimosso e sostituto dal senatore Enrico Montani. Questa l’indicazione del Segretario della Lega, Matteo Salvini, avvenuta durante l’ultimo consiglio federale di martedì scorso. Tiramani, in quanto commissario provinciale, è il primo responsabile dell’esito insoddisfacente delle elezioni politiche a Vercelli, non avendo peraltro fatto nemmeno campagna elettorale. Inoltre, Tiramani conosce perfettamente il motivo per il quale non è stato ricandidato, come sa benissimo il perché gli è stato chiesto un passo indietro da capogruppo della commissione vigilanza Rai. Va anche aggiunto che buona parte degli amministratori leghisti della Provincia di Vercelli ne ha chiesto la rimozione prima della campagna elettorale, elencando una serie di problematiche, peraltro da tempo note, sulla gestione del partito in tutta la Provincia”.
Lo rende noto il coordinamento della Lega in Piemonte.
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A fugare eventuali, residui dubbi, ci pensa lo stesso Montani, che invia un altro comunicato:
“Lega, Montani neo commissario provinciale a Vercelli: “Ringrazio Salvini e Molinari e ora al lavoro per riparare i grossi danni fatti da Tiramani”
Vercelli, 30 set. – “Mi accingo a iniziare questa nuova avventura con grandissimo entusiasmo e con lo spirito di servizio che da sempre contraddistingue me e tutti i militanti Lega che hanno a cuore le sorti del partito e del Paese. Da oggi guardo al futuro con rinnovata serenità e fiducia e, terminata una campagna elettorale faticosa ma che ci ha lasciato in dote gli spunti necessari per la ripartenza, ora mi rimbocco le maniche per il bene di Vercelli, dei militanti e dei suoi cittadini tutti. Una provincia, quella situata nella parte orientale del Piemonte, nella quale c’è tantissimo da fare e dove, soprattutto, sarà necessario rimettere in moto le politiche leghiste care al territorio, attraverso una migliore e più efficiente gestione globale del partito. Ringrazio Matteo Salvini e Riccardo Molinari, a capo della segreteria piemontese, per la fiducia riposta in me”. Così il senatore, Enrico Montani, commenta l’incarico di neo commissario provinciale di Vercelli, dopo la rimozione di Paolo Tiramani avvenuta al termine dell’ultimo consiglio federale di martedì scorso. Al federale, va detto, si è discusso di come non sia concepibile che un dirigente in carica, un secondo dopo l’esito elettorale, si metta a sparare a zero sul suo partito su tutti i mezzi di comunicazione soltanto perché non è più parlamentare, sintomo che l’attaccamento alla causa leghista c’è solo in presenza della poltrona. Nessun altro parlamentare escluso dalle liste o non rieletto in Piemonte, rimarca la Lega, ha avuto questo atteggiamento, ma tutti hanno lavorato in campagna elettorale e continuano a sostenere la causa anche dopo il risultato non esaltante. Vale ricordare che anche l’ex presidente della provincia di Vercelli, Eraldo Botta, aveva di recente preso una posizione durissima contro Tiramani, valutato che “negli ultimi tempi – così ha scritto Botta – si è molto parlato del suo tentativo di lasciare la Lega per ottenere posti di rilievo in altri partiti. Un atteggiamento poco riconoscente verso un partito che ha creduto molto in lui”. “In queste ore – commenta ancora Montani – apprendo che Tiramani accusa la Lega e spara a zero lamentandosi di essere stato escluso dalla campagna elettorale. Ma il primo responsabile sul territorio di Vercelli è lui come commissario, e un dirigente di partito che non fa campagna e attacca il suo partito ovunque, è difficilmente credibile nel ruolo di vittima di complotti altrui. Tiramani ha fatto tutto da solo. Perciò sorprende altresì che si lamenti di aver appreso a mezzo stampa della sostituzione, quando proprio lui tramite giornali, social e altro spara sul partito da giorni, mentre mai una volta ha aperto bocca nelle decine di riunioni di gruppo o direttivi del Partito per esprimere il suo disagio…”.
Comunicato stampa del senatore della Lega Salvini, Enrico Montani, neo commissario provinciale del partito a Vercelli
Non sappiamo se il Sindaco di Borgosesia, Fabrizio Bonaccio, sia stato, in anni giovanili, un Lupetto: il primo passo per diventare Boy Scout.
Quanti ricordi: Aaaakeela! Del nooostro meglio! Nostro meglio! Nostro meglio! Nostro meglio!
Un itinerario educativo sempre di grande attualità e fascino, che pone il giovane di fronte ad una prima occasione in cui occorre prendere impegni, formulare una promessa, da attuarsi secondo cinque “massime”.
Eccole:
- Il Lupetto pensa prima agli altri;
- Il Lupetto apre occhi ed orecchie;
- Il Lupetto è sempre pulito;
- Il Lupetto dice sempre la verità;
- Il Lupetto è sempre di buon umore.
Soprattutto l’ultima, non facile da osservare sempre.
Ma, nella attività pratica, quando le Sestiglie si preparano alle uscite, oppure si sperimenta l’esperienza dei primi campeggi, si sa che ce n’è una sesta: “presto a letto e presto in piedi”.
E poi la giornata parte all’insegna della vita di branco.
***
Perché, se Fabrizio Bonaccio porta nel proprio vissuto il ricordo indelebile di quella formazione, allora è più comprensibile la pervicacia con cui si ostina a convocare i Consigli Comunali della seconda città della provincia di Vercelli alle 9 di mattina.
Tendendo (parrebbe) a dimenticare che i Consiglieri del Comune non sono Lupetti, né Coccinelle (l’Associazione femminile): sono cresciuti e devono lavorare per vivere e mandare avanti le rispettive famigliuole.
Qualcuno, in sede di riunione dei Capigruppo, qualche settimana fa, glielo fece, con bel garbo e rispettosamente osservare.
Meglio fare come tutti gli altri Comuni: riunirsi nel pomeriggio o la sera.
Nel mandato in corso, persino il Consiglio Comunale di Vercelli “parte” nel pomeriggio: forse perché al mattino il Pirata ha udienza.
E’ più facile, per chi lavora, partecipare alle riunioni e, soprattutto, è più facile seguire i lavori del Consiglio da parte dei cittadini che, in fondo, devono essere messi nella condizione di accedere alla sala della riunione.
O, almeno, di seguire una diretta streaming: e come si fa a guardare il “device” se uno lavora?
***
A tutta prima, era sembrato che il Primo Cittadino abbozzasse.
Invece, di punto in bianco, arriva l’avviso di convocazione con l’Ordine del Giorno per la
seduta di domani, 30 ottobre – leggi qui l’Ordine del Giorno –
Come si può vedere, il testo non riporta se sia prevista o meno (ed i modi per, eventualmente, collegarvisi) una diretta streaming o, almeno, una diretta su Facebook.
Riunione sempre alle ore 9 del mattino.
Ecchecavoli!
Il disappunto della combattiva esponente di Opposizione, Claudia Marchesini, non tarda a manifestarsi su Fb e c’è da credere che ne riparlerà in Consiglio.
***
Insomma, Consiglio, cappuccino e brioche pare proprio non vada.
Come finirà?
Chi vivrà, vedrà.
Le immagini che stanno circolando sul web dicono molto più di tante parole.
Parole che, pure, saranno necessarie e difficilmente sarà sufficiente diffondere (altre) immagini edulcorate per superare la gravità di un episodio che fa pensare: fa pensare come sia stata organizzata una manifestazione come “Luva”, conclusasi da poche ore.
Per ora, gli elementi di cronaca sono in qualche modo tutti riassunti qui,
in attesa che si conoscano gli esiti del lavoro compiuto dall’Autorità Giudiziaria.
***
Ma, oltre la cronaca nera, che pure dovrà essere ancora raccontata, perché sono molti i punti da chiarire in questa vicenda, è importante che si incominci, che qualcuno incominci a porsi il problema della sicurezza, delle precauzioni, delle misure preventive adottate o non adottate per impedire che eventi come questo si procudessero e, soprattutto, per scongiurare l’eventualità che possano ripetersi.
***
La politica rompe, finalmente, il silenzio e la realtà irrompe nel metaverso incantato di Facebook ancora ostinatamente abitato dall’ ex Sindaco Daniele Baglione che pare si illuda ancora di potervisi rifugiare, nonostante il brusco risveglio toccatogli con il referendum sull’annessione di Lenta.
Il referendum sull’annessione di Lenta non è stato un brutto sogno.
E’ la realtà.
***
La realtà dice anche dei Consiglieri Comunali di Opposizione che, a Gattinara, prendono l’iniziativa di indire una raccolta fondi per risarcire i titolari del Bar Charlie Brown, distrutto dalla furia di un manipolo di ubriachi.
Chi vuole aiutare i gestori – dicono Mariella Goldin, Francesco Patriarca, Marco Barattino e Patrizio Petterino – può recarsi alla Tabaccheria Pollo e lasciare un’offerta.
Poi si vedrà, sarà accertato e poi noto, perché la violenza sia stata così efferata: il fatto certo è, però, che fossero ubriachi.
Nella città del buon vivere, può succedere.
***
Lascia il tempo che trova la ingenua contromossa di Baglione e dei suoi: cerca di mettere il cappello sulla iniziativa di solidarietà e, tanto per cambiare, diffonde un messaggio su Facebook.
***
Il problema reale, tuttavia sta altrove e l’ha trovato qualcuno proprio di Lenta.
***

Introduce alcuni concetti per troppo tempo rimasti taciuti.
Quali misure preventive sono state prese?
Per prevenire che?
Bisogna pensare a ciò che – al di là della giusta e mai, realmente in alcun modo pericolosa dimensione autentica della festa – rischi di diventare questa iniziativa.
Cerchiamo di riassumere.
C’è un’organizzazione, che fa perno sul Comune, che fa di tutto per richiamare in città migliaia di persone.
Arrivano ovviamente anche da fuori: i numeri non sono difficili da stimare, anche senza accedere al pensiero magico della propaganda. Migliaia di persone: quattromila, cinquemila? Per sera, in tutti i tre giorni?
Sono numeri che nessuno può davvero presentare, ma sicuramente le stime attendibili dicono che siano molto alti.
Facciamo – anche soltanto, per mera ipotesi – cinquemila.
Se sono di più, meglio ancora.
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Allora: c’è un’organizzazione che si studia di chiamare a Gattinara migliaia di persone in più, oltre alla popolazione residente.
Ma è chiaro che l’Organico della Forze dell’Ordine in Valsesia sia sempre quello, parametrato sulla base della popolazione residente lungo tutto l’anno.
Non è che nei giorni in cui si svolge Luva si possano, più di tanto, fare arrivare a Gattinara rinforzi da Milano o Torino.
Dunque, lo stesso Organico, magari con qualche supporto, a fronte di una popolazione (gente che popola) un quadrante di colpo proiettato a livelli del tutto diversi e particolari.
E’ di intuitiva evidenza che, pure allestendo cautele particolari, i rinforzi che si possono organizzare, le Forze dell’Ordine rischino di essere la prima vittima della situazione.
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Il secondo aspetto che viene messo in luce riguarda i messaggi impliciti ed espliciti rivolti con insistenza dagli Organizzatori, per il consumo di bevande alcoliche.
Soltanto il filmino di propaganda – leggi qui –
(peraltro, realizzato con ottima tecnica) veicolato dal programma della manifestazione, porta ben nove richiami (nel corso di un minuto e 17 secondi) espliciti ed impliciti incentivanti al consumo di alcol.






Il fatto che l’evento sia concepito con l’intento (sempre più periferico, nella realtà dei fatti) di promuovere la Docg Gattinara, pare non avere più alcuna relazione con ciò che succede: si beve di tutto, dispensato da (altri) 17 Operatori, oltre quelli già presenti in città.
Ma, soprattutto, tutta la propaganda messa in piedi per segnalare il fatto che a Gattinara, vivaddio, si beve, non destina una riga, né una inquadratura a messaggi rivolti a sollecitare comportamenti responsabili.
E se questa riga di informazione e formazione, invece, c’è, non siamo stati capaci di vederla.
Formazione e sensibilizzazione al bere responsabile.
Nozione, quest’ultima, ormai pacificamente accolta e diffusa con ogni mezzo dagli stessi produttori di alcolici.
Senza ancora parlare delle precauzioni per scongiurare che, dopo un passaggio a Luva, ci si metta tranquillamente alla guida di un’auto.
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E’ ben vero, peraltro, che i comportamenti gravemente irresponsabili siano da ascriversi ad una minoranza molto ridotta, tra coloro che frequentano la manifestazione.
Ma proprio questa circostanza rende ancor meno giustificabile una sottovalutazione del rischio.
Perché – sono le conclusioni cui giunge oggi anche la politica – è chiaro che può essere sufficiente, almeno come deterrente, reclutare Agenzie specializzate nella sicurezza privata.
Esattamente come fa ogni gestore professionale, ad esempio, di discoteche.
Esattamente come diventa – un “locale di pubblico spettacolo” ed intrattenimento a cielo aperto ove, per di più, si incoraggia il consumo di alcolici – per tre giorni l’abitato di Gattinara.
A chi tocca assicurarsi la collaborazione di almeno 40 – 50 Operatori di polizia privata che affianchino, nel rispetto dei ruoli, le Forze dell’Ordine?
Tocca evidentemente a chi organizza.
Altrimenti è inutile piangere sul latte (modi di dire) versato.
Ancora molto stretto il riserbo sulle violenze di questa notte a Gattinara dove, in concomitanza con la manifestazione “Luva” si è registrata una vera e propria aggressione ai danni dei titolari del Bar Charlie Brown e del loro esercizio commerciale.
Carabinieri e Polizia non ci hanno messo molto ad indentificare tutti i responsabili del fatto, anche se fino a domani non si potrà conoscere quali provvedimenti ha preso l’Autorità Giudiziaria.
I titolari del bar sono ricoverati in Ospedale, a causa delle percosse subite, ma si può sin d’ora escludere che si sia fatto uso di armi. Complessivamente sono sei le persone affidate alle cure dei Sanitari.
E’ persino ovvio dire che i colpevoli fossero tutti ubriachi.
Aggiornamenti nelle prossime ore.
Ancora un momento di grande e sentita partecipazione popolare, lunedì scorso a Verolengo, dove si sta celebrando in questi giorni la Novena in preparazione della Festa del Santuario della Madonnina.
Ospite molto atteso (e non nuovo a Verolengo) uno dei giovani e più affermati Liturgisti della Chiesa piemontese, Don Stefano Bedello, Parroco di Santhià

Di cui abbiamo il piacere di offrire questo ricordo (clicca qui)
d’archivio che parla dei suoi esordi nell’assecondare una vocazione alla quale già si debbono molti frutti spirituali e tanti altri se ne vedranno in futuro. Piace ricordare come iniziasse il proprio cammino, in quei mesi del 2009, anche VercelliOggi.it
E l’illustre ospite non ha certo deluso le attese, dettando un’omelia sapiente, che riproponiamo nel nostro video.
Per meglio seguirla, al termine di queste brevi note riproponiamo le Letture del giorno.

Particolarmente affettuoso il saluto rivoltogli dal Parroco, “motore” della Novena, Don Valerio D’Amico, che fu suo compagno di Seminario. Non si potrebbe concludere questa breve nota, senza avere riconosciuto il merito dovuto alla Cantoria che ha animato la Liturgia e, con essa, al Direttore del coro ed all’Organista: si tratta dei musici di Montanaro, da tutti apprezzati.
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Prima Lettura
1 Cor 5, 1-8
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, si sente dovunque parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti in modo che venga escluso di mezzo a voi colui che ha compiuto un’azione simile!
Ebbene, io, assente con il corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha compiuto tale azione. Nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati voi e il mio spirito insieme alla potenza del Signore nostro Gesù, questo individuo venga consegnato a Satana a rovina della carne, affinché lo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore.
Non è bello che voi vi vantiate. Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità.
Salmo Responsoriale
Sal 5
Tu non sei un Dio che gode del male,
non è tuo ospite il malvagio;
gli stolti non resistono al tuo sguardo.
Tu hai in odio tutti i malfattori,
tu distruggi chi dice menzogne.
Sanguinari e ingannatori, il Signore li detesta.
Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Proteggili, perché in te si allietino
quanti amano il tuo nome.
Vangelo
Lc 6, 6-11
Dal Vangelo secondo Luca
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Il 3 settembre 1982 moriva a Palermo, assassinato dalla mafia, il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa (Saluzzo, 27 settembre 1920).

Con lui la sua seconda moglie, originaria di Borgosesia, l’esponente della Croce Rossa Italiana Emanuela Setti Carraro.
Poco più tardi (15 settembre) soccombette alla conseguenze delle ferite riportate nell’attentato di Via Carini, anche l’Agente della Polizia di Stato, scorta del Generale, Domenico Russo (27 dicembre 1950).

Il video prodotto dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri riassume e rappresenta meglio di tante parole i sentimenti del popolo italiano.
A noi non resta che proporlo ai Lettori, inchinandoci con deferente riconoscenza ai martiri della democrazia, del diritto, della convivenza civile, della libertà.
(elisa moro) – Settembre, mese della vendemmia e del tramonto della stagione estiva, tempo di ripresa per le attività scolastiche e lavorative. È anche un mese attraversato da appuntamenti importanti sul piano spirituale, da numerose feste mariane, che come delle piccole perle, delineano la quotidianità, impreziosendola, ampliandone il suo sguardo.
Maria, vera donna e creatura e, al contempo, preservata dal Padre per il progetto della salvezza, per compiere il Suo disegno d’amore verso l’umanità, viene contemplata in momenti differenti: la fragilità del nascere, del “venire al mondo” (8 settembre – Natività di Maria); il ricevere un nome (12 settembre – Santo Nome di Maria); il contemplare l’immenso dolore del Figlio crocifisso, divenendo, sotto il patibolo, Madre di tutti gli uomini (15 settembre – Beata Vergine Addolorata).
Alla luce di queste tre feste, peraltro molto sentite anche a livello diocesano, dove molti santuari e chiese locali sono dedicati a Maria o alla sua Natività, occorre comprendere quale messaggio attuale esse possono trasmettere.
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“Chi è colei che vicina al Verbo Divino cresce come una pianta di vite appoggiata ad un grande albero” (Sant’Ambrogio, Predica 40).
Maria, limpida via che indica il mistero dell’Incarnazione del Figlio.
Una natività, quella della Vergine, che preannuncia, come stella mattutina, l’alba raggiante del Figlio, vero Sole che dissipa le tenebre del dubbio e le ombre della morte (cfr. Lc. 1, 78-79).
Onorando la nascita di Maria, creatura vera, ma “eletta da Dio per essere Madre di Cristo e resa idonea da subito per tale missione” (San Tommaso, Summa Theol. III), lo sguardo della fede è trasportato a contemplare già il “sì” che quella giovane donna pronuncerà all’Arcangelo Gabriele nella dimora di Nazareth, il “sì” da cui tutto ha avuto inizio – l’inizio degli inizi per dirla con un gioco di parole – e per cui “il mondo intero ha atteso la risposta in pianto, prostrato in ginocchio” (cfr. Omelie di San Bernardo, 4, 8-9).
Attraverso la nascita di Maria, come ricorda Sant’Andrea di Creta, vissuto tra il VII e l’VIII secolo, si contempla “il mistero del Dio che diventa uomo, la divinizzazione dell’uomo assunto dal Verbo.
Questi rappresentano la somma dei beni che Cristo ci ha donati, la rivelazione del piano divino e la sconfitta di ogni presuntuosa autosufficienza umana.
La venuta di Dio fra gli uomini, come luce splendente e realtà divina chiara e visibile, è il dono grande e meraviglioso della salvezza che ci viene elargito. La celebrazione odierna onora la natività della Madre di Dio.
Però il vero significato e il fine di questo evento è l’incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere “la Madre del Re dei secoli, di Dio” (Discorso I: PG 97, 806-807).
Questa importante e antica testimonianza ci porta al cuore della tematica su cui riflettete e che il Concilio Vaticano II volle già sottolineare nel titolo del Capitolo VIII della Costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen gentium”:
“La Beata Vergine Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa”.
In Maria nascente, “monte in cui Dio si è compiaciuto per scegliere la Sua dimora” (San Giovanni Damasceno, Hom 1), si scorge quindi l’intima connessione, il “nexus mysteriorum”, tra la storia umana, che spesso prende deviazioni o storture, e quella di Dio, che ora bussa alla porta dell’umanità, scegliendosi una casa, prediligendo da sempre una creatura, destinata ad essere Madre del Messia, vero Dio, ma uomo nella carne.
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“Inni cantiam di giubilo al nome di Maria … Nome che all’uman genere del ciel aprì le porte, del regno della morte rimase vincitor” (Mons. Dalla Libera, canto in onore del Nome di Maria, 1936).
Nome di dolcezza, nome che spalanca il Cuore del Figlio
L’evangelista San Luca, nel racconto dell’Annunciazione, precisa “e il nome della Vergine era Maria” (1, 27). Un nome preciso dunque, una storia concreta, autentica, in cui il piano di Dio si inserisce.
Maria: nella tradizione occidentale è stato spesso tradotto con “Stella del Mare”. In ciò si esprime proprio questa esperienza: quante volte la storia appare come un mare buio che colpisce minacciosamente con le sue onde la navicella della vita. Talvolta “la notte sembra impenetrabile e spesso può crearsi l’impressione che solo il male abbia potere e Dio sia infinitamente lontano” (Benedetto XVI, 12/09/2009).
Si giunge a vedere come molto distante la grande Luce di Cristo, che ha vinto il male e la morte, mentre si distingue più nitidamente quella della bontà, emanata dalla Madre, che invita a non temere. In questo Nome, quello di Maria, si vede allora un riparo dai pericoli, un porto sicuro, come ricorda l’illuminante omelia di San Bernardo:
“Chiunque tu sia, in questo mare che è il mondo, tu che piuttosto che calcare la terra ferma ti senti sballottato quaggiù, nel mezzo di uragani e tempeste, non distogliere mai i tuoi occhi dalla luce di quest’astro, se non vuoi vederti subito sommerso dai flutti della marea.
Se il vento delle tentazioni ti assale, se gli scogli della sventura ti si parano davanti, guarda la Stella, rivolgiti a Maria. Se la collera, l’avarizia, la seduzione della carne sballottano la fragile barca della tua anima, rivolgi il tuo sguardo a Maria. Quando, tormentato dall’enormità delle tue colpe cominci ad essere afferrato dal baratro della tristezza e dall’abisso della disperazione, pensa a Maria” (In onore di Maria).
Nell’esperienza di questo Nome, più soave “dei preziosi balsami” (Ecclesiaste, VII, 2), si scorge qui uno sguardo di dolcezza, di profonda maternità verso gli uomini. Dio, attraverso il nome di Maria, perdona le colpe, sana le ferite, guarisce le piaghe dell’umanità: “è il nome più materno che ci sia”, sostiene San Pietro Crisologo, il solo capace di intenerire sempre il Cuore di Dio, fino a spalancarlo e a commuoverlo.
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“Addolorata, in pianto/ la Madre sta presso la Croce / da cui pende il Figlio” (trad. Stabat Mater diJacopone da Todi).
Madre di fermezza e di responsabile costanza
Maria sta: è la cosa più difficile per una madre. Stare è il contrario di fuggire, di sottrarsi, di far finta di capire; ma è anche il contrario di voler intromettersi, soprattutto quando il figlio appare in pericolo.
Stare è “fare la volontà di Dio” (Mt. 12, 50), anche quando quell’Eccomi diventa una tortura per il cuore o quando non viene meno la fiducia verso quel Figlio che sembra fallire davanti al mondo, fino alla croce, vissuta come un abbandono, una fuga nel buio giardino degli Ulivi, da parte degli amici più intimi e dei discepoli.
E lei sta sotto la croce: Maria che condivide la compassione del Figlio per i peccatori. Come affermava san Bernardo, la Madre di Cristo è entrata nella Passione del Figlio mediante la sua compassione (cfr Omelia per la Domenica nell’Ottava dell’Assunzione).
Ai piedi della Croce si realizza la profezia di Simeone: il suo cuore di Madre è trafitto (cfr Lc 2,35) dal supplizio inflitto all’Innocente, nato dalla sua carne. Come Gesù ha pianto (cfr Gv 11,35), così anche Maria ha certamente pianto davanti al corpo torturato del Figlio. Il suo pudore verginale, “la sua riservatezza, tuttavia, ci impedisce di misurare l’abisso del suo dolore; la profondità di questa afflizione è soltanto suggerita dal simbolo tradizionale delle sette spade” (Benedetto XVI, 15/09/2008), spesso raffigurate nell’arte popolare.
La Croce è tuttavia, riprendendo le parole del domenicano Marie-Dominique Philippe, “la grande epifania dell’amore”, da cui nasce la gioia profonda della Vita vera, quella della Pasqua. Solo dalle parole che il Crocifisso rivolge a Maria, “donna” – “madre”, si coglie “la profondità dell’amore totale”, quello capace di rinnovare la terra nella nuova creazione (cfr. La stella mattutina) e che diventa realizzabile solo dalla compassione materna.
Ecco la Madre: Colei che sta, resta, con la ferma costanza della Donna dell’Apocalisse, divenendo modello di ogni donna di fede. Le lacrime versate ai piedi della Croce si sono trasformate in un sorriso che nulla ormai spegnerà, pur rimanendo intatta la sua compassione materna verso ogni suo figlio, in particolare verso coloro che sono in preda alla sofferenza, come ricorda la preghiera del Memorare (“Ricordati”), che esprime molto bene questa fiduciosa confidenza.
Donna scelta da Dio per divenire Sua dimora; Nome che commuove l’Altissimo; Madre di ogni figlio sofferente: usando l’espressione di Sant’Ireneo di Lione, è “grembo che rigenera gli uomini a Dio” (Adversus Haereses, I), modello che lungo il cammino dei giorni, e di questo mese, traccia la via sicura alla santità.
Siamo in tanti a piangere Piero Angela (22 dicembre 1928 – 13 agosto 2022).
Chi scrive ha avuto il privilegio di essere allievo, oltre 50 anni fa, di sua sorella Sandra, coniugata Roggero, impareggiabile Professoressa di Matematica e Scienze alla Scuola Media Ferrari.
Fu lei ad invitarlo (lui allora era già un affermato giornalista televisivo) per farlo conoscere agli studenti: era il 1969 o 1970.
La Preside Professoressa Maria Porta Vignolo mi incaricò del servizio fotografico: fu una premonizione?
Ricordo che, al termine, mi fece i complimenti (sia permesso) per la discrezione con cui svolsi il lavoro, preoccupato di non interferire con la prolusione e poi il “bombardamento” di domande dei compagni di scuola.
Così, oggi, forse il modo più conseguente per dare testimonianza di un affetto e di un dolore è proprio quello di documentare.
Documentare alcuni importanti momenti del rapporto speciale che Piero Angela ha sempre avuto con Vercelli, città dove sua sorella ha sempre vissuto.
Vedremo meglio, rileggendo gli articoli pubblicati tempo per tempo, che la storia della famiglia Angela si inizia ad Olcenengo, paese dove nacque il padre Carlo, che più tardi sarebbe stato riconosciuto come lo Schindler italiano: diventato Primario di Psichiatria a Torino, riuscì a salvare, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, molti ebrei perseguitati, proprio ricoverandoli in Ospedale Psichiatrico.
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Ma ecco i documenti.
Apriamo con la prolusione tenuta da Piero Angela al teatro Civico
di Vercelli il 24 settembre 2016, quando in città arrivò il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per celebrare i 150 anni del Canale Cavour.
Integrali anche l’indirizzo di saluto del Sindaco Maura Forte e tutto l’intervento del Capo dello Stato.
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Ancora, aprile 2019.
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Concludiamo con un video di repertorio, che non gli dispiacerà: son gli Swingle Singers che eseguono la celebre Aria sulla quarta corda dell’amato Johann Sebastian Bach.














