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Venerdì scorso, 7 luglio, l’Arcivescovo di Vercelli, Mons. Marco Arnolfo, è stato invitato a presiedere le celebrazioni in onore del Patrono di Ivrea, San Savino.

L’Arcivescovo è stato invitato dal Vescovo di Ivrea, Mons. Edoardo Aldo Cerrato, che ha altresì colto l’occasione per un affettuoso messaggio augurale rivolto a Mons. Arnolfo, che quest’anno festeggia i 45 anni di Sacerdozio.

Come si leggerà nell’articolo preparato da Elisa Moro, la Diocesi di Ivrea fu tra quelle, prime nel Piemonte, ad essere guidate da Sant’Eusebio, che ne fa memoria nella sua Lettera dall’esilio.

Nel video che proponiamo, oltre alla videocronaca della giornata, integrali l’intervento di Mons. Cerrato e l’omelia di Mons. Arnolfo.

Buona visione e buon ascolto.

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(elisa moro) – Un grande momento di comunità e di festa, di autentica partecipazione di tutta la cittadinanza.

“Patronus – ricorda Mons. Edoardo Cerrato – richiama a padre, alla paternità, per cui ogni eporediese può sentirsi parte di questa festa, che è di tutti”.

Così Mons. Edoardo Cerrato, Vescovo di Ivrea, ha commentato, felicitandosi della numerosa presenza di tanti, fedeli,  associazioni, autorità civili e militari, in particolare il Sindaco e la Giunta comunale, che hanno accompagnato l’urna del Santo martire – quest’anno scortata dall’ Associazione di volontariato “Ivrea soccorso”, ma anche dai priori in carica – dalla chiesa di Sant’Ulderico alla Cattedrale, dopo essere stata issata sul caratteristico landò di Giovanni Giannotti, che da oltre vent’anni svolge con attenzione e passione questo prezioso servizio.

Nel corso dell’indirizzo di saluto rivolto in esergo alla Celebrazione, il Pastore della Chiesa eporediese ha presentato l’Arcivescovo di Vercelli, Mons Marco Arnolfo, quest’anno invitato a presiedere la Liturgia, dettando altresì l’omelia e Mons. Cerrato non ha trascurato di ricordare la comune paternità, per la chiesa di Ivrea e per quella eusebiana, proprio del Santo Vescovo Eusebio: è lo stesso Eusebio a ricordarlo, nella sua Lettera dell’Esilio, nel corso della quale fa espresso riferimento ad Ivrea.

I priori 2023, che hanno scortato l’urna fino alla Cattedrale, sono Emanuele Longheu per il centro storico, Eleonora Zanat per San Lorenzo, Tiziana Bertino per San Grato, Annalisa Bolzanello per Bellavista, Elena Grassis per Torre Balfredo e Vito Mastrofrancesco per San Bernardo.

Attraverso tre domande, l’Arcivescovo di Vercelli, Mons. Marco Arnolfo, che, su invito di Mons. Cerrato, ha presieduto la solenne celebrazione, ha guidato la breve e profonda riflessione, delineando alcuni tratti della vita del Santo, come si può ascoltare dal video, che riporta integralmente l’omelia.

Che significato aveva la figura di San Savino mille anni fa, quando gli eporediesi lo hanno eletto come patrono?

Chi era San Savino?

Che significato assume oggi la festa per noi?

L’esempio del Martire invita ogni credente a volgere lo sguardo a Cristo, a vivere di Cristo, sapendo che “nulla ci separa dall’amore di Dio”, parafrasando San Paolo e che solo vivendo di Cristo si ottiene la piena gioia che non tramonta.

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Alla Liturgia hanno concelebrato, oltre a Mons. Arnolfo e a Mons. Cerrato, il Vescovo di Biella, Mons. Roberto Farinella – con il cuore sempre presente nella vita della Diocesi di Ivrea – i Canonici della Cattedrale, numerosi sacerdoti e parroci della città e dei dintorni, sottolineando così la solennità del momento.

Proprio la liturgia, animata magistralmente dal Coro della Cattedrale, diretto dalla Maestra Ausilia Fiorina, coadiuvata all’organo dal Maestro Alessandro Veneri e alla Tromba dal Maestro Mattia Iseppato, ha saputo riassumere la bellezza di questo momento, regalando forti emozioni ai presenti, con un repertorio polifonico e articolato.

Un ringraziamento speciale e doveroso, sempre in campo musicale, va poi alla banda cittadina, la “Banda di San Savino”, che ha accompagnato la processione eseguendo brani della Tradizione liturgica, per poi offrire un saggio del proprio repertorio al termine della celebrazione.

Infine, un doveroso quanto sentito ringraziamento – così si è espresso, con parole di paterno encomio il Vescovo Mons. Edoardo – anche a tutti gli organizzatori della festa di San Savino, in particolare agli “amis di Pisa d’la granaia”.

Nella gioia di una festa di tutti – come ha sottolineato l’arcivescovo “ora è anche la mia festa” – San Savino sia sempre luce che vince le notti del mondo con il suo esempio di fortezza davanti alle prove della vita.

Ora vi lasciamo con il video di oltre mezz’ora che ripropone un’ampia sintesi della celebrazione.

Per rileggere i servizi dei giorni precedenti e rivedere i filmati,

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Posted in Pagine di Fede
Bassa Vercellese

E’ possibile che convivano, in una stessa occasione, solennità e gioia, ricordo di fatti remoti, ma sempre vivi nei cuori e aria di festa capace di unire tutta una comunità e parlare al futuro?

E’ possibile.

E possiamo documentarlo pubblicando due servizi realizzati negli ultimi giorni, venerdì 23 giugno a Stroppiana e oggi, domenica, a Motta dei Conti.

Stroppiana è il paese natale di Mons. Cristiano Bodo, Vescovo di Saluzzo, che è tornato “a casa” in occasione del trentennale della sua Ordinazione presbiterale.

Qui, nella Parrocchia di San Michele, celebrò la sua prima S.Messa, nel 1993 e qui tutto il paese lo ha accolto con un grande ed affettuoso abbraccio.

Mentre oggi a Motta dei Conti si sono ritrovati tanti mottesi ed anche tanti loro illustri ospiti, a cominciare dei Sindaci di molti paesi di quel territorio, la Bassa Vercellese che, anche in queste occasioni, si dimostra un inimitabile scrigno di valori e sentimenti.

Un territorio che conosce il lavoro non certo per sentito dire, né parla di solidarietà senza sperimentare il sacrificio del dono, che fa della sobrietà e della serietà la propria cifra distintiva, essendo però capace di lasciare spazio alla gioia dell’incontro, della condivisione.

Se della bella festa che ha avuto per protagonista “Don Cristiano”, come lui stesso preferisce essere chiamato, parleremo nel servizio on line nella prossime ore, oggi il nostro repertorio propone proprio l’appuntamento di Motta, che è qualcosa di unico, non foss’altro per l’episodio prodigioso vissuto e raccontato dai giovani mottesi al fronte, nella Seconda Guerra di Indipendenza, in quel lontano 24 giugno 1859: siamo alla Battaglia di Solferino e San Martino, che segnò le sorti del conflitto, con la sconfitta degli Austriaci.

 

Il filmato che offriamo in questa pagina (a proposito, non dimenticatevi di iscrivervi al nostro canale di You Tube, per restare sempre aggiornati) racconta di quei ragazzi di Motta dei Conti al fronte, che, speranzosi di poter fare ritorno a casa, si affidarono all’intercessione di San Giovanni Battista.

E proprio in quel 24 giugno parve a loro di udire il suono della campanella, così cara, che annunciava la Festa del Patrono: allora ebbero la certezza di rivedere il loro paese ed i loro cari e fecero il voto di commemorare sempre, con tutta la comunità (siamo al 164.mo anniversario) quell’evento prodigioso.

Ma il filmato che ripercorre la giornata è ricco di momenti significativi.

Si prende le mosse dalla processione che arriva alla Chiesetta di San Giovanni Battista, dove è custodito il quadro che, come un ex voto, vede il Santo sovrastare il teatro bellico.

Il quadro è portato in processione fino al monumento ai Caduti mottesi di tutte le guerre.

Qui è il momento dei discorsi ufficiali.

Introduce il Sindaco, Emanuela Quirci, che fa gli onori di casa, non certo limitandosi ai convenevoli, ma anzi ricordando la coesione della gente di Motta, che ha saputo manifestare forza di volontà e fiducia nel futuro anche in periodi non certo facili per questa comunità.

Un po’ come ricordava quella madre al figlio nella celeberrima poesia in cui Langston Huges ci propone l’incomparabile metafora della vita illustrata in quella scala, che non fu tutta di cristallo, ma dove ci furono “chiodi e schegge ed assi sconnesse e tratti senza tappeti sul pavimento”: un po’ come i chiodi e le schegge delle alluvioni e della pandemia.

Ma la gente di Motta ha sempre saputo andare avanti.

Un momento particolarmente significativo, la consegna di una targa ricordo, come riconoscimento per il lavoro svolto all’ex Comandante della Stazione dei Carabinieri di Stroppiana (che ha giurisdizione anche su Motta de’ Conti), Maresciallo Paolo Francesca.

Intervengono poi il Consigliere Regionale Carlo Riva Vercellotti ed il Presidente della Provincia, Davide Gilardino.

Un po’ a sorpresa, ma una gradita sorpresa, apporta un contributo di sempre interessanti notizie storiche anche Antonio Fidacaro, magna pars di quella benemerita istituzione di animazione culturale che è la Compagnia d’le quatr Arme di Moncrivello: ci spiega i momenti essenziali di quel lontano 1859, quando gli austriaci arrivarono da queste parti e già gongolavano per avere conquistato Torino, avvedendosi solo più tardi che si trattasse di Trino, non di Torino: un’allitterazione piuttosto importante.

Nel filmato anche qualche momento della Santa Messa presieduta dal Parroco Don Tomasz Zen, di cui ascoltiamo ampi stralci della bella omelia.

Un apprezzamento particolare, doveroso e sincero per gli accompagnamenti musicali: quello per la parte civile della giornata a cura della banda musicale di Occimiano, mentre la Liturgia è stata animata dalla Corale parrocchiale di San Giovanni Bosco, diretta dalle Signore Veronica Valentini e Maria Grazia Perucca.

Ora vi lasciamo con la gallery ed il filmato.

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E’ stato ricoverato, cosciente, in condizioni critiche, ma non disperate, il giovane motociclista (17 anni) di Vercelli che, nella tarda mattinata di oggi, 23 giugno, è stato investito dall’utilitaria grigia che si vede nella fotografia.

Le cause del sinistro che, da prime sommarie informazioni è ascrivibile ad una mancata precedenza, sono al vaglio della Polizia Locale di Vercelli, giunta tempestivamente sul posto, unitamente ad una Pattuglia dei Carabinieri ed all’Ambulanza del Servizio 118 che ha provveduto a ricoverare il ragazzo.

I fatti attorno alle 13 in Corso Prestinari, all’incrocio con Via Monviso.

Posted in Cronaca

La prima cosa che abbiamo imparato quando eravamo ancora in fasce (e non è un modo di dire), è che “il Bersagliere ha cento penne, ma l’Alpino ne ha una sola”.

Un po’ più lunga, un po’ più mora.

Nozioni basiche quanto indelebili nella memoria, se si pensa che questo canto forse un po’ triste, ma dolcissimo, surrogava quotidianamente la ninna nanna, da zero a tre anni.

Peraltro, si tratta di un canto alpino, ma su questo, oggi, si può sorvolare, privilegiandone il valore pedagogico.

Sicchè – senza falsa modestia – si era preparati a tutte le penne (piume?) che hanno pacificamente invaso Vercelli in questi due giorni, sabato 17 e domenica 18 giugno, per una ricorrenza importante e non solo con riferimento alla vita associativa del Corpo (oggi è una Specialità della Fanteria).

Ricorrono, infatti, in questo 2023, i cento anni (22 giugno) dalla Fondazione della Sezione di Vercelli dell’Associazione Nazionale Bersaglieri: i registri ricordano il nome del Capitano Santino Greppi, ma attorno a lui c’era, naturalmente, tutto un gruppo di commilitoni.

Il 18 giugno, ma del 1836 è, invece, la fondazione del Corpo, per iniziativa di Alessandro La Marmora, Capitano del Reggimento Guardie.

La Sezione di Vercelli è dedicata alla memoria di uno dei più illustri figli di questa terra, martire nel Primo Conflitto Mondiale, dopo essersi meritato due medaglie di bronzo, una d’argento e, infine, nel giorno del supremo sacrificio, si meriterà la Medaglia d’Oro, come le precedenti al Valor Militare, oltre alla Croce al Merito di Guerra.

Si tratta di Giuseppe Paggi.

Sicuramente, un nome tra quelli che più spesso risuonano in città.

Perché a lui è dedicata l’omonima, ora trafficatissima, strada che è la prosecuzione verso il centro di Via Trino.

Ma in pochi a Vercelli ne conoscono la storia, che parla di una vita troppo presto interrotta da una pallottola, mentre, ferito, proprio il 18 giugno 1918, cercava di tenere la posizione, a tutela dei suoi soldati.

Era la Battaglia del Solstizio, di Cà del Bosco.

Giuseppe Paggi era nato il 18 dicembre 1890 a Sali Vercellese, dove era cresciuto in una famiglia contadina.

Poi la “Grande Guerra”, ultimo approdo, per lui come per tanti giovani.

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La Sezione vercellese della Associazione d’Arma che unisce i Bersaglieri conta oltre 100 iscritti che rappresentano la metà di tutti quelli della provincia.

Ha condotto ogni momento delle cerimonie in questi due giorni il Segretario della Sezione e Consigliere regionale dell’Associazione, Paolo Porreca.

Presidente del sodalizio cittadino è Franco Talpo, mentre quello provinciale è Giuseppe Serpetti di Borgo Vercelli.

Presenti anche dirigenti nazionali come il Presidente Onorario, Generale di Corpo d’Armata Benito Pochesci e quello regionale, Francesco Carrù.

Tra o soci illustri della Sezione vercellese, non si può dimenticare l’Onorevole Renzo Franzo; chi ha avuto il privilegio di conoscerlo, sa che fu sempre orgoglioso di avere servito la Patria come Bersagliere.

 

I due giorni vercellesi sono stati allietati dalle musiche offerte dalla Fanfara dei Bersaglieri dell’Ossola, che si è esibita sabato pomeriggio nel concerto di Piazza Cavour: il nostro video riprende vari momenti della proposta musicale di questa validissima equipe, diretta da Guido Tomà e della loro esperienza ci parla anche la Madrina della Fanfara, Francesca Zanetta

Posted in Mondi Vitali

Passata la Mille Miglia, con lo sciame di supercars rombanti, che ha rappresentato un bel diversivo per la città di Vercelli, nel pomeriggio di oggi, 16 giugno, fa capolino un pensiero come un altro: quelli che siamo abituati a chiamare “pochi”, non sono poi così pochi.

Una cosa per pochi, si dice, di solito.

Come la quota di iscrizione ad una gara classica, che va dai 10 mila ai 50 mila euro.

E’ vero che sono compresi pernottamenti, pasti degli equipaggi e, ovviamente, si tratta di un’organizzazione costosa, non certo perché esosa.

Però sono belle cifre: che, evidentemente, in tanti, (quelli che sono “pochi”, quando parliamo di “cose per pochi”) possono permettersi.

Oggi il corteo multicolore non finiva più.

Senza contare i prezzi delle protagoniste: che siano rombanti Ferrari, oppure auto d’epoca da sogno, forse ancor più da sogno (almeno, secondo il modesto parere di chi scrive) di un bolide del Cavallino rampante: questione di gusti; non ci sono, ovviamente, giudizi di valore.

In questa edizione sono state ammesse le auto storiche costruite nel periodo compreso tra il 1927 ed il 1957: cose davvero per palati fini.

Partiti il 13 giugno scorso (tappa Brescia – Cervia – Milano Marittima) i partecipanti sono transitati da Vercelli percorrendo la distanza che separa Parma da Milano, penultima tappa prima del traguardo, di nuovo a Brescia, domani, dopo avere guidato per circa 2 mila chilometri lungo tutto lo Stivale.

Nessuna sosta in città, ma sono stati molti gli spettatori che hanno atteso il corteo proveniente da Casale, entrare da Via Trino, talvolta schivando (nella “chicane” che collega la tangenziale alla viabilità urbana), qualche ciclista che andava (pare, come d’abitudine) contromano.

VercelliOggi.it ha seguito l’evento di cui rendiamo il repertorio iconografico in video e gallery proprio da Via Trino, mentre l’amico Stefano Di Tano si è portato in centro, scattando belle immagini in particolare da Via Galileo Ferraris, Basilica di Sant’Andrea.

Il suo servizio a breve in altra parte della home page.

Le auto hanno poi proseguito verso Piazza Cavour dove c’è stato il controllo e, quindi, alla volta di Novara.

Buona visione con il video e la gallery.

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Vercelli Città

Poi dicono gli olandesi.

Cioè: dicono che gli olandesi siano grandi appassionati della bicicletta.

Anche i cinesi.

Parla così chi non ha mai conosciuto l’amore tutto bicciolano per le due ruote ed i pedali.

E’ una caratteristica tutta nostra, come il riso e la Chatillon o Sant’Andrea.

E ci sono momenti in cui questa condizione genetica salta fuori con grande evidenza.

La domanda della vigilia era: come sarà la risposta di Vercelli alla ripresa della “Vercelli che pedale”, dopo tre anni di sospensione causa Covid?

Eccola, la risposta: più di settecento iscritti, lo sciame festoso delle due ruote, classiche o fantasia, a seconda del gusto di ogni partecipante.

Gruppi costituiti tra colleghi di lavoro (un plauso alle bravissime cassiere Bennet) oppure famigliole con mamma, papà e bimbi tutti a pedalare.

Non  mancano, naturalmente, gruppi “potenti” di sportivi.

Più che motivata la soddisfazione del grande ideatore e “padre” di tutto questo, il geom. Venio Trebaldi, Presidente del Velo Club Vercelli, con la sua squadra di validi aiutanti.

Anche per lui la risposta della città alla ripresa di questa bella tradizione (edizione numero 47, ma, se si considera il triennio di sospensione, siamo al giubileo, a 50 anni dalla prima uscita) che, con oggi, ha dimostrato di sapere guardare con fiducia al futuro.

Vi lasciamo con il filmato e la gallery della partenza.

Nelle prossime ore, appena disponibile l’elenco delle premiazioni, filmato e gallery dell’arrivo che, come tradizione, è stato confortato dalla superlativa panissa preparata dal Comitato Vecchia Porta Casale, capitanato da Guido Manolli.

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Vercelli Città

Pellegrinaggio della Beata Vergine Maria del Sacro Monte di Oropa alla parrocchia del rione Cappuccini, Comunità pastorale 20.

Venerdì 9 giugno alle 21 sono previste l’accoglienza della statua Nera nella Cappella della caserma Scalise di Vercelli e la successiva fiaccolata, accompagnata dal Gruppo Musicale di Borgo d’Ale “Mi e i mè amis”.

«La processione sarà presieduta da mons. Stefano Bedello, vicario generale dell’Arcidiocesi di Vercelli – spiega don Bruno Capuano, parroco del rione Cappuccini – e si snoderà lungo corso Giovanni Paolo II, il ponte della Rantiva, via Carrozzino, via SanGiovanni Bosco, via Thaon de Revel, via Vezzolano, per raggiungere la chiesa parrocchiale dove si vivrà un momento di preghiera. Si invita ad addobbare con fiori o drappi le case che si trovano sul percorso».

Seguirà in oratorio il rinfresco per tutti.

Sabato 10 giugno alle 10,30 mons. Luciano Pacomio celebrerà la messa di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. «I bambini sono invitati ad offrire un fiore a Maria con il tradizionale cuore d’argento in segno di ringraziamento alla mamma di tutte le mamme – sottolinea don Capuano – I cuori sono a disposizione in parrocchia fino ad esaurimento. Ci sarà anche il ricordo dei bambini che hanno ricevuto il battesimo nel 2022».

Alle 18 è in programma la messa per tutti gli ammalati con Unzione degli infermi presieduta da mons. Marco Brunetti, vescovo di Alba. «La celebrazione sarà accompagnata dagli amici Parkinsoniani di Biella e Vercelli, dall’Oftal e Centro Volontari della Sofferenza» aggiunge don Capuano.

Alle 21 è prevista invece la recita del rosario meditato.

Domenica 11 giugno alle 9 messa per tutta la comunità, presieduta dal parroco. E alle 10,30 messa di Prima Comunione per tre bambini della comunità del rione Cappuccini. Presiede l’arcivescovo Marco Arnolfo.

Saranno consegnati gli attestati ai partecipanti al corso dei Lettori. Al termine processione del Corpus Domini lungo via Corridoni, via Thaon de Revel, via Vezzolano, piazza Assunta. Alle 18 vespro e saluto alla Vergine Maria, Regina del Sacro Monte di Oropa.

Presiede mons. Eusebio Regis, parroco di San Bernardo (Madonna degli Infermi) e presidente del Capitolo diocesano. In questi giorni sarà anche possibile rinnovare l’adesione alla Compagnia della Madonna delle Grazie.

Oltre alle celebrazioni in programma, la chiesa rimarrà aperta per la libera devozione dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18,30.

Il parroco sarà inoltre a disposizione per le confessioni negli orari di apertura della chiesa.

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Vercelli Città

Per fortuna, solo lievi conseguenze alla Signora che transitava tranquillamente in Via Trino, sullo scooter condotto dal proprio Coniuge, questa mattina, 6 giugno, verso le 9.

Per fortuna.

La ruota anteriore del mezzo sul quale viaggiavano è rimasta bloccata nella buca che da tempo sta lì, nell’asfalto del sedime stradale, a raccontare la città dell’Architetto Kipar.

La cronaca del sinistro finisce qui: sul posto la Polizia Municipale che sta conducendo i rilievi e l’Ambulanza del Servizio 118 che sta verificando le condizioni della Signora che, come abbiamo detto, da primi sommari accertamenti paiono non gravi.

La scena è destinata a non mutare, ancora per un po’.

Il 7 dicembre 2023 saranno tre anni – leggi qui – che il Cavalcavia di Corso Avogadro è chiuso:

si tratta “soltanto” di abbatterlo e non hanno ancora finito: superfluo dire che le rassicurazioni di noti e simpatici burloni fossero tutte diverse e divulgate con trovate mediatiche frizzanti

Inutili i paragoni con altre situazioni in cui, in tre anni, si sono realizzate opere, non solo demolizioni di quelle esistenti.

I Lavori Pubblici nella città dell’Architetto Kipar stanno così.

Forse anche perché, nel biennio o poco meno, tra ottobre 2021 e febbraio 2023, gli Uffici Tecnici del Comune e soltanto per Piazza Alciati e Viale Garibaldi, tra Determine (la Determinazione dirigenziale è l’Atto amministrativo che compete, non alla Giunta, che “Delibera”, ma appunto al Dirigente Tecnico, ndr) per il nuovo progetto di rivoluzione urbana mai nemmeno transitato al vaglio del Consiglio Comunale e lavori della Commissione di gara, hanno dovuto preparare ben 14 Atti, tutte Determine dirigenziali o, appunto, verbali (confidiamo tra qualche giorno di poterle pubblicare integralmente).

Sommate, sono centinaia di ore di lavoro sottratte alla cura della città, in nome di una malintesa attività “acchiappabandi”.

C’è un bando che promette soldi?

Buttiamoci.

Poi, una volta ottenuti i finanziamenti, vedremo come fare.

Si chiama (forse così credono) Programmazione.

O, più semplicemente, invece di manutenzioni e cura della città, fughe dalla realtà.

Realtà che non è “riducibile” al solo problema dei parcheggi, né “confinabile” alla dialettica tra qualche Categoria economica (i Commercianti, piuttosto che gli Arrotini) e resto del Mondo.

Così che qualche bello spirito potrebbe avere agio a proclamare la primazìa degli interessi generali su quelli particolari.

Il problema, anzi, come abbiamo visto e rivedremo presto, sta proprio nella lesione possibile degli interessi generali, in nome (forse) di qualche illuministica suggestione, idonea ad alimentare l’illusione che sia possibile lasciare da parte i doveri primari di cura della Cosa Pubblica.

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Provincia di Vercelli

La pioggia (insistente) non ha fermato l’intrepido popolo delle Fiat “500” o, come meglio si dovrebbe dire, dalla “Nuova 500”, oggi, domenica 4 giugno.

Si sono ritrovati a Vercelli (l’iniziativa è stata organizzata nell’ambito della Fattoria in Città 2023), di fronte alla Basilica di S.Andrea, i fortunati appassionati e proprietari dell’automobile che diede il contributo decisivo alla mobilità degli italiani.

Perché “Nuova” 500?

Perché la prima “mezzo litro” ad essere battezzata così dalla casa torinese era stata la “Fiat 500 Topolino”, prodotta dal 1936 in poi, fino a quando, nel 1957, fu sostituita dal modello che, nella versione “Giardiniera”, la più longeva, sarebbe stata sul mercato vent’anni, fino al 1977.

Sempre con il caratteristico sistema di messa in moto, che avveniva tirando la levetta dell’aria

Fu preceduta, nel 1955, dalla “600”, sorella maggiore pure amata e baciata dal successo, anche per qualche indimenticabile variazione sul tema, come la “Multipla”, una monovolume ante litteram versatile e preziosa compagna di vita e lavoro.

Questa mattina, dunque, con tante 500 (e qualche 600, poi altre motorizzazioni raffreddate ad aria, come la 2Cv Citroen) convenute nonostante le negative previsioni meteorologiche, il raduno dei custodi di questa memoria, chiamati a raccolta dall’infaticabile Andrea Valeriano, responsabile del Club vercellese di iscritti all’Albo nazionale (certifica la corrispondenza delle vetture ai requisiti originali): un tuffo nel passato, il vento caldo dei ricordi che ha raggiunto i cuori.

Sicchè, oltre ai complimenti per la bella manifestazione, sono dovuti anche i ringraziamenti per averci dato queste emozioni.

Verso le 11 la partenza, al suono dei clacson, per una gita in Monferrato.

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La cronaca di oggi, sabato 27 maggio, si apre con la notizia del sinistro stradale autonomo (una sola vettura coinvolta) verificatosi attorno alle 9 di questa mattina lungo la strada che porta da Santhià a Carisio.

Per motivi che sono al vaglio delle Forze dell’Ordina, il conducente dell’utilitaria che si vede nella foto ha perso il controllo del mezzo, finendo fuori strada, nel fosso attiguo alla massicciata.

L’uomo al volante ha riportato solo lievi contusioni.

Sul posto i Carabinieri ed i Vigili del Fuoco.

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