VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli

La Filarmonica Cafassese, diretta dal maestro Paolo Storti, questa mattina ha accompagnato la Messa nella basilica di Sant’Andrea e poi sfilato fino a piazza Cavour, dove ha tenuto un apprezzato concerto in vista delle celebrazioni di Santa Cecilia.

Fondata nel 1890, la formazione si distingue per l’unione tra repertorio bandistico e musica leggera, esibendosi in costume tipico cafassese.

A rappresentare l’Amministrazione il Vicesindaco Mimmo Sabatino, che, accompagnato dal sindaco di Cafasse Carlo Oddi e dall’assessore Ezio Fornelli, ha ringraziato l’ensemble per “aver portato a Vercelli un segno di cultura e tradizione condivisa”.

L’evento è stato realizzato con la collaborazione di Raffaella Attianese, per anni in servizio alla Prefettura di Vercelli e attualmente vice prefetto di Torino.

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Redazione di Vercelli

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Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Sir 35,15-17.20-22

Dal libro del Siràcide.

Il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.

Sal 33

RIT: Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

  RIT: Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.

  RIT: Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.

  RIT: Il povero grida e il Signore lo ascolta.

2 Tm 4,6-8.16-18

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo.

Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Lc 18, 9-14

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA

Signore, continua ad avere sempre misericordia!

(Sir 35,15b-17.20-22a; Sal 33; 2Tim 4,6-8.16-18; Lc 18, 9-14)

Nel Vangelo di questa domenica Gesù cerca di parlare al cuore, di raggiungere in profondità la vita di alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri.

Non è facile comunicare quando ci si ritiene giusti e si ripone il valore di se stessi nella propria presunta integrità.

Questa immagine viene incarnata dal fariseo che recatosi al tempio a pregare, rimane in piedi; convinto di essere a posto, pronuncia tra sé e sé un ringraziamento compiaciuto a Dio, che a suo giudizio, gli consente di essere migliore degli altri. E’ un esempio di come si possa usare della religione per guadagnare stima ai propri occhi e per credere di essere graditi a Dio e ammirati dagli uomini. 

L’osservanza puntuale della Legge, in realtà ha l’effetto di gonfiare di sè il fariseo; le sue parole rivelano un uomo dal cuore privo di carità, incapace di relazione e di autentica preghiera.

La superbia compromette ogni azione buona, a nulla giova al fariseo digiunare e pagare le decime, perché, come dirà san Paolo, senza la carità niente giova, nemmeno dare il proprio corpo alle fiamme (cf 1 Cor 13,3).

La preghiera del superbo non raggiunge il cuore di Dio, mentre l’umiltà del misero lo spalanca (Papa Francesco).

E misero appare il pubblicano che sale anche lui al tempio a pregare.

Egli non ha virtù da presentare ma un cuore contrito dal quale parte la sua preghiera: egli si batteva il petto dicendo: O Dio abbi pietà di me peccatore.

Quest’uomo, che si ferma a distanza, che non osa nemmeno alzare gli occhi al cielo, desidera e domanda la pietà di Dio. Il fariseo si accorge della sua presenza ma solo per disprezzarla, non pensa lontanamente di avvicinarlo e accoglierlo come un fratello.

A volte, purtroppo, tristemente, tra i credenti si riscontra freddezza, poco entusiasmo, disinteresse per un nuovo venuto, che magari non può vantare una vita da santo. Senz’altro maggior calore, accoglienza, clima di famiglia, potrebbe incoraggiare tanti fratelli e sorelle nell’intraprendere un cammino di avvicinamento o ritorno al Signore nella sua Chiesa.

Il fariseo e il pubblicano che salgono entrambi al tempio, restano distanti l’uno dall’altro mentre Dio vede e ascolta entrambi. Uno solo però torna a casa giustificato: il pubblicano che parte peccatore e incontra il Signore. La pietà invocata lo rende un uomo migliore. (Pietà si può tradurre con abbi benevolenza, misericordia.

Deriva dall’imperativo aoristo del verbo greco eleo.

Questo modo e tempo verbale indicano un’azione continuativa: è quindi una richiesta a Dio di continuare ad avere misericordia. -Wikipedia-). 

La partecipazione alla preghiera deve lasciare il segno, se non succede niente, se il nostro cuore rimane lontano da Dio e dagli uomini, non serve a nulla.

Impariamo dal pubblicano la preghiera del cuore e coltiviamo un vivo desiderio di conversione, disposti ad accogliere umilmente, continuamente, l’azione misericordiosa del Signore che guarda verso l’umile mentre al superbo volge lo sguardo da lontano (Sal 138,6).

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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PiemonteOggi, Regione Piemonte

(elisabetta acide) – E’ in corso di svolgimento (domani la S.Messa in San Pietro presieduta da Papa Leone XIV) la terza Assemblea Sinodale a Roma nei giorni 24-26 ottobre e il contestuale Giubileo delle Equipe Sinodali e degli Organismi di Partecipazione: giorni di impegno e di preghiera, di incontri e di votazioni.

Nel  pomeriggio del giorno 24 ottobre si è iniziato con la partecipazione al Giubileo delle équipe sinodali e degli organismi di partecipazione, in un’ Aula Paolo VI alla presenza di Papa Leone XIV che, rispondendo alle domande dei 7 delegati di tutti i continenti e aggregati, che hanno esposto in modo puntuale le relazioni dei rispettivi cammini sinodali, sottolinea  la “vocazione missionaria” della Chiesa, che deve “ascoltare il grido della terra”, vivere  rispettare e far fruttificare i carismi di ogni persona ed essere  “ponte tra culture e religioni” per costruire pace e comunione.

Il Santo Padre ha esortato a vivere e crescere nella comunione attraverso l’esercizio della sinodalità per vincere le resistenze, che spesso sono il risultato di paura o mancanza di conoscenza e  auspica (necessità condivisa da tutte le relazioni ascoltate) la formazione come importante “passo” da proseguire e intensificare: “Dobbiamo capire che non tutti corriamo alla stessa velocità e che a volte dobbiamo essere pazienti gli uni con gli altri.

E piuttosto che avere poche persone che corrono avanti e lasciano indietro molte altre, il che potrebbe causare persino una frattura nell’esperienza ecclesiale; dobbiamo cercare modi, a volte molto concreti, per comprendere cosa sta succedendo in ogni luogo, quali sono le resistenze o da dove provengono, e cosa possiamo fare per incoraggiare sempre più l’esperienza di comunione in questa Chiesa, che è sinodale”.

Coraggio e corresponsabilità, vivacità e cura delle relazioni, comunione di fede, speranza e carità.

Il mondo “ha bisogno di segni di speranza… e di entusiasmo, di comunione a partire dalla fraternità” sottolinea il Papa:

Come Chiesa, dobbiamo essere uniti e riunirci per essere quel segno autentico di speranza, ma anche un’espressione molto reale della carità cristiana, dell’amore fraterno e della cura reciproca, specialmente verso quelle persone che hanno perso tutto a causa della distruzione della guerra, a causa dell’esistenza dell’odio tra di noi”-

E allora le parole del sinodo devono riecheggiare di   quel “noi ecclesiale” che crea la sinodalità, perché non è il “processo” ma le persone che “creano sinodalita’”.

Il Papa invita al coraggio delle scelte per annunciare il Vangelo  e tutti sono chiamati, uomini e donne, popolo di Dio nella sua totalità .

In merito al “ruolo delle donne nella Chiesa” il Papa si affida a due teneri ed efficaci ricordi familiari e precisa che il problema non è che non esistano “possibilità”, ma alla consapevolezza di come “esistano culturalmente ostacoli” che spesso impediscono di esprimere   “quello che potrebbe essere molto bene il loro ruolo (delle donne) “, a causa di esistenti pregiudizi e discriminazioni  “che vanno chiaramente contro il Vangelo e noi molte volte siamo impotenti davanti a queste realtà“.

Il Papa ha parole di speranza :

“Dobbiamo, essere coraggiosi, accompagnare perché, pian piano, forse si possano introdurre dei cambiamenti” perché “il carisma di ogni persona sia veramente rispettato e valorizzato”

E’ questa la “sfida per la Chiesa e per tutti noi a vedere come possiamo promuovere insieme il rispetto per i diritti di tutti e tutte”.

Sfida che parte da quella cura delle relazioni che come ricordava nel suo saluto, il cardinale Mario Grech citando Charles Péguy da  Il Portale del Mistero della Speranza , ricordava le virtù teologali: “la fede vede ciò che è, la speranza vede ciò che sarà, e l’amore ama ciò che è“, quale bussola, per “re-immaginare” la Chiesa che  “ascolta, discerne e cammina insieme”, per costruire relazioni che abitano la Chiesa di quell’amore che non è soltanto “emozione”, ma la “postura con cui abitiamo la Chiesa: essa non attende la perfezione, ma sceglie di accogliere la realtà “così com’è

La giornata dell’assemblea Sinodale del 25 ottobre presso l’Hotel Er.Gi.Fe. si apre con la preghiera e la meditazione del brano del libro degli Atti degli Apostoli al capitolo 15, 22 – 31 per riflettere sull’ importanza del discernimento nello Spirito come segno di speranza e rinnovamento nella fede.

Le relazioni introduttive sono la sintesi dell’intenso lavoro del cammino di questi anni e preparano all’ importanza della votazione del documento come sintesi non sono del cammino sinodale della Chiesa, ma del riconoscimento dei doni reciproci, delle esperienze e dei ragionamenti, dei volti incontrati e dei passi percorsi pur nelle difficoltà e fragilità.

Le parole del Cardinale Matteo Maria Zuppi, di Mons.Erio Castellucci, di Mons. Valentino Bulgarelli invitano a riconoscere l’ Importanza del cammino, del metodo sinodale, dell’ascolto, del dialogo, del discernimento, e sottolineano che non sia tanto importante “dove” si arriverà, quanto lo sia, “il cammino” ricco che è stato percorso, e che ora deve essere “attuato” con sempre maggiore corresponsabilità.

Viene presentato il Documento,

LIEVITO DI PACE E DI SPERANZA – Documento di sintesi

forse non “perfetto”, ma frutto non tanto di un “compromesso” (come sottolinea Mons. Castellucci), quanto della riflessione profetica del popolo di Dio, della bellezza vissuta come dono, impegno e sacrificio del cammino da vivere con coraggio ed entusiasmo; lavoro che dovrà proseguire e concretizzarsi in un intenso lavoro nelle Chiese locali in fase attuativa. 

Il voto dell’Assemblea, dunque, come espressione, della libertà dell’ accoglienza, dello “spazio dello Spirito” del discernimento del bene e del bello, per il Vero.

Il Documento, sarà in seguito sottoposto ai Vescovi riuniti in Assemblea a novembre, che riceveranno anche le singole votazioni come riflessione dell’ assemblea ed espressione delle scelte.

A loro il compito di recepire il cammino e preparare i documenti di priorità delle azioni pastorali.

Gli esiti della votazione sono stati i seguenti:

Un momento di “sintesi” allora, racchiuso in quello scritto, pur non esente da imperfezioni, ma rappresentante la speranza, le sofferenze e le attese del popolo di oggi che cammina.

Un testo ampio e ricco, frutto di un lavoro che rispecchia fedelmente il cammino sinodale percorso, che a tratti ha il sapore della “profezia” per uomini e donne del nostro tempo e che traccerà il prossimo futuro della Chiesa Italiana.

Una tappa “decisiva” del percorso, non un testo “canonico”, ma un testo sicuramente importante, forse “sofferto”, che è l’espressione del “noi ecclesiale” (ricordiamo la scelta di aprile di effettuare una revisione del testo proposto e “rimandare ad ottobre” la sua votazione)  e – non meno importante – frutto di revisione (ricordiamo l’Assemblee Regionali svolte nel mese di ottobre di cui abbiamo dato notizia), di impegno, di ascolto e di riflessione, di discernimento e di scelte che, votato, sarà sottoposto alla analisi e ri-valutazione dei Vescovi.

Un testo che ha “raccolto” la “voce dello Spirito” in quella metodologia sinodale che ha insegnato a leggere “ciò che lo Spirito dice alla Chiesa”, ma soprattutto un testo che dopo la revisione e discussione dei Vescovi, traccerà il “futuro della Chiesa” nell’immediato futuro.

Tutti i componenti della vasta assemblea hanno partecipato ai lavori ed alla votazione del documento  proposto all’assise composte da vescovi, delegati diocesani, referenti regionali e membri del Comitato sinodale, preparato e successivamente integrato sulla base degli emendamenti emersi nel corso della seconda Assemblea sinodale (31 marzo – 3 aprile 2025), con un intenso lavoro della Presidenza Cei, del Comitato del Cammino sinodale, del Consiglio Permanente, degli Organismi della Cei (Commissioni Episcopali, Uffici e Servizi della Segreteria Generale) e delle Regioni ecclesiastiche.

Ricordiamo il documento (allegato integrale al link sopra esposto) richiedeva una votazione generale sull’introduzione, una votazione sulla Introduzione, sulla prima parte e sulle proposizioni in essa contenute (55), una votazione sulla seconda parte e relative relative proposizioni (37), e una sulla terza parte e sulle sue proposizioni (32).

Alla fine, è stato espresso un voto generale sull’intero Documento di sintesi.

Un totale di 129 espressioni di voto che raccontano quel “noi ecclesiale” e quel cammino giunto in questa fase.

DETTAGLIO ESITO VOTAZIONI

La modalità di votazione secondo il regolamento  del cammino sinodale prevedevano l’ espressione singola dei membri, a scrutinio segreto, con la possibilità di di esprimere votazione “favorevole” (placet) o “non favorevole” (non placet), attraverso la modalità elettronica un voto generale dell’intero documento, delle parti e delle singole sue proposizioni. voto viene espresso con modalità elettronica.

Alcune proposizioni, come si evince dai dati allegati, risultano votati solo da una parte, vista la non possibilità di esprimere parere di astensione, alcuni membri dell’Assemblea non hanno espresso alcun voto per la proposizione.

Interessanti ed articolare, allora le “votazioni” che hanno evidenziato, nonostante l’approvazione ampia, la registrazione di “voti non favorevoli”, come ad esempio:  l’introduzione nelle chiese locali di cammini di giustizia ripartiva come antidoto a ogni forma di violenza o discriminazione (111 contrari); o la discussione per azioni di advocacy e lobbying per il nesso tra esclusione sociale e dinamiche strutturali (non favorevoli 145); il riconoscimento e l’accompagnamento delle persone omoaffettive e transgender che già appartengono alla comunità cristiana (154 contrari) o il sostegno alle “giornate” civili su temi sociali (185 contrari); creazione di gruppi liturgici competenti con vocazioni e carismi diversi (121 contrari); creazione di gruppi di studio delle Facoltà Teologiche  per il diaconato delle donne (188 non favorevoli); e tavoli di studi internazionali per il ruolo della donna nella Chiesa (158 non favorevoli); remunerazione di persone impegnate in ministeri ecclesiali (174).

Espressioni di voto in discernimento, dunque, come coscienza personale al servizio dello Spirito, perché possa diventare coscienza ecclesiale.

Il Documento di sintesi del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia approvato dall’Assemblea degli 847 votanti, composto da tutte le proposte presentate e recante il numero della votazione dell’intero documento, che risulta approvato con un totale  di “favorevole” 832, contrari 15 a cura della Presidenza del Cammino sinodale d’intesa con la Presidenza Cei, verrà inviato e sottoposto Consiglio Episcopale Permanente e all’Assemblea Generale della Cei per le determinazioni di competenza, a norma dell’art. 16 del Regolamento del Cammino sinodale, prevista per il prossimo novembre, chiamata a tradurre gli orientamenti del Documento Finale in scelte pastorali e strutturali coerenti con la natura sinodale della Chiesa.

Il lavoro, allora, è stato davvero “espressione sinodale” di un riconoscimento dei doni reciproci, di incontri, di passi e di cammini di persone che hanno incontrato Cristo e si “ri-conoscono” reciprocamente, un voto che è espressione di incontri e di “ragionamenti”, di ascolto e di discussioni, di riflessioni, di difficoltà e di fragilità, ma anche di “coscienza ecclesiale”.

Si aprono “strade”, forse, come abbiamo visto, non è importante “dove” si arriverà, ma c’è l’importanza di un cammino fatto insieme che si avvia ad una “attuazione”, fatto di “scelte pastorali” che saranno messe in campo per il futuro della Chiesa, frutto di un cammino di discussione e di corresponsabilità.

Forse appare già una grande novità nata proprio da quel “metodo sinodale” che abbiamo imparato a vivere, praticare, esercitare: il cammino sinodale “parla” non solo alla Chiesa, ma alla società, agli uomini ed alle donne che la abitano, perché la Chiesa nel mondo è “lievito di pace, di concordia, di fraternità” (come ricordava Papa Leone XIV nel discorso di insediamento e ricordato in Assemblea dal Card. Zuppi).

La Chiesa è servizio al mondo, agli affamati, agli assetati… a tutti gli uomini del nostro tempo, alle loro attese, alle loro speranze, ai loro cammini.

Compito della Chiesa è vivere senza “difendersi” dalle “provocazioni dello Spirito”, con coraggio, in stile sinodale, per vivere la missione con la logica della prossimità,con la fedeltà al Vangelo, per essere, come già ricordava Papa Paolo VIesperta di umanità” (rerum humanarum peritissima), “competente” con l’impegno e la corresponsabilità di tutti, forma concreta della comunione a immagine della Trinità, desiderosa di vivere l’impegno di tutti ad essere “soggetti ecclesiali” con carismi e doni diversi, che sanno cercare sintesi per la missione affidata da Cristo.

La tre giorni Assembleare si concluderà domani con la partecipazione alla Santa Messa nella Basilica di San Pietro presieduta da Papa Leone XIV, all’interno dell’evento del Giubileo delle equipe sinodali e degli organismi di partecipazione  che rappresenta il riconoscimento al prezioso servizio svolto da questi organismi e dalle persone che vi operano, inscrivendo l’edificazione di una Chiesa sempre più sinodale nell’orizzonte della speranza giubilare.

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