Mese: Luglio 2025
In merito al rischio chiusura del Punto Nascite dell’Ospedale di Borgosesia di seguito le dichiarazioni di Carlo Riva Vercellotti, consigliere regionale e capogruppo FdI e di Davide Gilardino, coordinatore provinciale FdI.
“L’ospedale di Borgosesia resta un punto fermo, che deve essere potenziato e valorizzato, così come l’intera sanità territoriale valsesiana. Questo è il nostro impegno e ciò per cui ci batteremo, a dispetto di chi spera nella sua chiusura.
È vero che sul punto nascite esiste un problema reale, non più eludibile e legato al calo del numero dei parti che mette a rischio la sicurezza dei nascituri e delle loro madri, ma è altrettanto vero che il programma che Regione e ASL stanno costruendo deve vedere il coinvolgimento pieno di tutti i sindaci del territorio per potenziare e rilanciare l’ospedale e rappresenta la migliore risposta che la politica possa dare. Come Fratelli d’Italia chiediamo sicurezza, ma anche di non lasciare sole le donne in attesa, potenziando gli screening prenatali, e di non abbandonare le neo-mamme, rafforzando il reparto di pediatria. L’obiettivo è quello di assicurare le migliori prestazioni all’utenza, puntando su reparti d’eccellenza per garantire in primis la sicurezza e favorire una maggiore attrattività”.
“Non chiediamo di difendere l’indifendibile – si prosegue – ma siamo consapevoli di avere la responsabilità di governo e del dovere di presentare delle proposte. Senza tradire l’indicazione chiara che arriva dai valsesiani, ribadiamo le nostre proposte per potenziare e valorizzare il Pronto Soccorso, per eliminare il boarding, ovvero la fastidiosa sosta prolungata dei pazienti nei corridoi, per aumentare il numero degli interventi chirurgici, evitando spostamenti fuori valle, per creare un Centro di assistenza sanitaria all’interno dell’ospedale a favore di chi non ha più bisogno di cure intensive, ma non può ancora tornare a casa e per attivare nuovi posti letto per la riabilitazione ortopedica.
Infine, pensiamo si possano e si debbano estendere gli orari di tutti gli ambulatori fino alle 17. Siamo certi di una risposta favorevole che vada nella direzione del potenziamento dei servizi per la comunità e siamo fiduciosi in un confronto costruttivo con i sindaci per una sanità valsesiana moderna, non più marginale, ma sempre più centrale per lo sviluppo del territorio”.
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Redazione di Vercelli
Il 24 luglio scorso è tornato alla Casa del Padre il Missionario della Consolata Padre Luciano Felice Zucchetti.
Padre Luciano era nato ad Osio sotto, in provincia e diocesi di Bergamo, il 6 dicembre 1940.
Ordinato Sacerdote nel 1966, si era laureato in Sociologia all’Università di Trento ed aveva poi assecondato pienamente il carisma e la missione della Congregazione dedicandosi alle Missioni in Kenya e nel Regno Unito, servendo in vari ambiti, dalla formazione, anche universitaria dei giovani, all’assistenza di coloro che erano vittime di dipendenze.
In Italia la sua attività aveva spaziato da Milano a Livorno.
Infine Biella, dove ebbe l’intuizione ed il coraggio di seguire un’ispirazione: così il progetto Casa Speranza, un luogo per dare accoglienza, accompagnamento e formazione a Sacerdoti e Religiosi in cammino.
Anche la comunità parrocchiale di Cossato, dove pure non lasciava mancare il proprio impegno, lo ricorda con riconoscenza ed affetto.
Così come le Sorelle carmelitane del Monastero “Mater Carmeli” di Biella Chiavazza, luogo di spiritualità ormai punto di riferimento per tutta la regione, che pare quasi formare un “dittico” e non solo per la contiguità fisica, con Casa Speranza.
P.Luciano vi arrivò – e con lui i Padri della Consolata, che ne assunsero la direzione – nel 2017, quando è iniziato il nuovo progetto per la struttura Casa Speranza.
Il 14 marzo 2017 P. Luciano è stato nominato in quel periodo primo responsabile.
Nel corso degli anni la vicinanza del Monastero con Casa Speranza si è concretizzata anche in tanti momenti di preghiera e di celebrazioni condivise nella Cappella del Monastero.
A p. Luciano erano state assegnate dal Vescovo le celebrazioni del mercoledì e del venerdì.
Fino all’ultimo ha sentito forte il dovere di questo impegno presso il nostro Monastero e nei confronti della Comunità dei fedeli che si riuniva per la celebrazione.
Belli sono stati i vari momenti vissuti insieme a P. Luciano nella Tenda Horeb.
Questa struttura nata nel Monastero in tempo di covid, è stata per anni il luogo della preghiera e della speranza, della fraternità e della fede.
***
Così lo ricordano le Sorelle carmelitane:
Caro P. Luciano, ti abbiamo conosciuto quando la Chiesa ti ha dato il mandato di Casa Speranza e poi ti abbiamo accompagnato con fraternità in questo ultimo periodo più travagliato.
Anche se non stavi bene, riuscivi a scendere verso la Cappella e ti impegnavi nella celebrazione. Celebrazioni che sono state belle anche nella loro spontaneità e non perfetta linearità liturgica!
Eri focalizzato nel tuo impegno, l’essenziale era esserci, condividere, lodare Dio, con quella modalità missionaria che era molto viva in te, dopo tanti anni di servizio in Kenya.
La tua mente riandava in quei posti, quando in lingua inglese parlavi con le nostre Sorelle kenyote.
Nelle tue omelie abbiamo intuito il tuo percorso di fede, che ti portava a leggere la realtà, i problemi, le situazioni dentro e fuori la Chiesa, sempre con il desiderio di andare oltre le dinamiche dei conflitti umani, aprendo spiragli di suggerimenti per poter dare vita, tutti insieme ad un mondo più giusto, più evangelico, più pacifico.
Grazie perché con la tenacia dei tuoi passi stentati che ultimamente ti portavano da Casa Speranza al Monastero, ci hai insegnato che è bello amare Dio e i fratelli e le sorelle fino all’ultimo, spendendo ogni energia, fino a quando il progetto di missione pensato dal Signore per ciascuno giunge a pienezza, e il nostro sguardo si apre alla contemplazione della Eternità.
Ti lasciamo in questa contemplazione serena, sapendo che da buon missionario continuerai a seguire i nostri passi, indicandoci la via.
Pensando di cogliere il desiderio del tuo cuore vogliamo pregare con te questa preghiera che ti ha sostenuto e illuminato:
“Signore, tu sei la vita che voglio vivere, la luce che voglio riflettere, il cammino che conduce al Padre, l’amore che voglio amare, la gioia che voglio condividere, la gioia che voglio seminare attorno a me. Gesù, tu sei tutto per me, senza Te non posso nulla.
Tu sei il Pane di vita che la Chiesa mi dà.
E’ per te, in te, con te che posso vivere”
(Madre Teresa di Calcutta).
***
Le immagini che completano queste righe si riferiscono alla Liturgia Esequiale di sabato 26 luglio, celebrata presso il Duomo di Biella e presieduta dal Vescovo Mons. Roberto Farinella.
Gn 18, 20-32
Dal libro della Genesi.
In quei giorni, disse il Signore: “Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!”.
Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
Abramo gli si avvicinò e gli disse: “Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?”. Rispose il Signore: “Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo”.
Abramo riprese e disse: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?”. Rispose: “Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque”.
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: “Forse là se ne troveranno quaranta”. Rispose: “Non lo farò, per riguardo a quei quaranta”. Riprese: “Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta”. Rispose: “Non lo farò, se ve ne troverò trenta”. Riprese: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti”. Rispose: “Non la distruggerò per riguardo a quei venti”. Riprese: “Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci”. Rispose: “Non la distruggerò per riguardo a quei dieci”.
Sal 137
RIT: Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.
RIT: Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.
RIT: Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.
Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita;
contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano.
RIT: Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.
La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.
Col 2, 12-14
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi.
Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.
Lc 11, 1-13
Dal Vangelo secondo Luca
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”. Ed egli disse loro: “Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione””.
Poi disse loro: “Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!”.
***
UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA
Nel segreto del cuore Dio ascolta e dona lo Spirito
(Gen 18,20-32; Sal 137; Col 2,12-14; Lc 11,1-13)
“Gesù si trovava in un luogo a pregare”.
Questa indicazione fa pensare che la preghiera ha bisogno di un luogo, anche se nella lettera a Timoteo, san Paolo ispirato dallo Spirito scrive: voglio che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al cielo mani pure, senza ira e senza contese (1 Tm 2,8).
Potremmo dunque dire che il luogo della preghiera è principalmente il cuore, bisogna quindi imparare a scendere nel nostro cuore e lì nel segreto di questa stanza interiore pregare il Padre.
Possiamo farlo dovunque anche al lavoro, in viaggio, mentre facciamo una passeggiata…e certamente possiamo farlo scegliendo un luogo anche fisico che possa facilitare la preghiera.
Questo è quello che fa Gesù, quando cerca luoghi deserti, quando sale sul monte, quando per pregare esce di casa mentre è ancora buio, quando passa la notte in preghiera. Focalizzando l‘attenzione al vangelo di oggi notiamo che quando Gesù finisce di pregare si fa avanti uno dei discepoli che desidera imparare a pregare; la preghiera dunque si impara, chi prega può aiutarci a pregare, e chi prega non solo con le labbra ma con il cuore, può attirare, suscitare il desiderio di pregare anche in chi questa esperienza non la vive o non la vive abbastanza.
La prima parola che Gesù dice in risposta al discepolo volenteroso di imparare a pregare è: Padre.
Gesù chiama Dio “Abbà”, papà, utilizzando una terminologia assolutamente nuova che nella preghiera giudaica del tempo suonava inusuale e irriverente.
Il cambiamento di Gesù è quello di considerare Dio a livello più intimo, intrattenendo con lui un rapporto filiale di amore e di fiducia.
Gesù non comunica una teoria astratta, né una tecnica efficace ma indica che la preghiera è innanzitutto relazione, possibilità di riconoscere e sperimentare che Dio è Padre mio e Padre nostro.
Egli rivela la profondità del suo rapporto con Dio e invita anche i suoi discepoli a sperimentare la stessa vicinanza e fiducia filiale.
E’ come il tentativo di risvegliare la nostalgia di un rapporto personale che si svolge nell’orizzonte del noi comunitario.
Se è vero, infatti, che la preghiera cristiana ci conduce a vivere un’intimità di amore con Dio, non ci chiude mai nell’intimismo.
Il Padre mio è Padre nostro e quanto di bene desidero per me ugualmente lo desidero e lo chiedo anche a nome e insieme a tutti i miei fratelli e sorelle.
Gesù ci insegna ancora a pregare con fede, con insistenza anche inopportuna nella certezza che Dio ascolta, si fa attento al grido della nostra preghiera.
Se Egli è nostro Padre, non può che volere il meglio per i suoi figli; se già un padre terreno cerca di dare cose buone ai propri figli, tanto più il Padre della vita e di ogni bontà, darà senza misura, a quelli che glielo chiedono, la cosa buona per eccellenza che è Spirito Santo.
Gesù ci esorta a chiedere, a cercare e a bussare perché il Padre è pronto ad ascoltare ed è pronto a comunicare il dono più grande: lo Spirito Santo!
Le Sorelle Carmelitane
Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza
NOMINE E AVVICENDAMENTI DECISI DALL’ARCIVESCOVO
Diventeranno operativi entro il prossimo autunno gli avvicendamenti che monsignor Marco Arnolfo ha disposto – di concerto con il consiglio episcopale – per proseguire il progetto di rinnovamento del tessuto ecclesiale eusebiano, configurato fin dal 2017 in 21 comunità pastorali.
Le nomine, riguardanti 24 parrocchie urbane e foranee, rispondono anzitutto alla necessità di assicurare una nuova guida ad alcune realtà che, rimaste alcuni mesi senza sacerdote, hanno saputo potenziare con metodo sinodale le competenze dei “Consigli di Comunità”, supportando la figura dell’amministratore parrocchiale con le diverse ministerialità laicali.
Dopo questa terza serie di avvicendamenti, l’Arcivescovo ha rinnovato in tre anni la presenza del clero in 18 comunità pastorali su 21, chiedendo ai sacerdoti che per ragioni di età hanno lasciato il ministero attivo di continuare a collaborare con le parrocchie del territorio per la celebrazione dei sacramenti o di altre iniziative pastorali.
- A seguito delle dimissioni da parroco di Robbio e Castelnovetto (CP 15), don Gianni Fagnola trasferisce la sua residenza presso il Seminario Arcivescovile di Vercelli e collaborerà con l’Ufficio missionario diocesano;
- mons. Denis Silano lascia la guida delle parrocchie di Costanzana e Rive Vercellese (CP 13) e viene nominato parroco di Robbio e amministratore parrocchiale di Castelnovetto (CP 16); al sacerdote viene confermato l’incarico di direttore della Cappella Musicale Eusebiana e della scuola diocesana di Musica Sacra;
- mons. Gian Franco Brusa, mantenendo la guida delle parrocchie di Asigliano Vercellese e Pertengo, è nominato amministratore parrocchiale di Rive Vercellese (CP 13);
- don Tomasz Sen, mantenendo la guida delle parrocchie di Desana, Lignana e Ronsecco, è nominato amministratore parrocchiale di Costanzana (CP 13);
- don Claude Tossou lascia la guida delle parrocchie di Lenta, Ghislarengo, Rovasenda e San Giacomo Vercellese (CP 5) ed è nominato parroco di Trino ed amministratore parrocchiale di Palazzolo Vercellese e Tricerro (CP 12) e coordinatore della stessa comunità;
- mons. Cristiano Formaggio lascia la guida della parrocchia di Stroppiana (CP 14) ed è nominato parroco di Rovasenda ed amministratore parrocchiale di Lenta e Ghislarengo (CP 5);
- don Salvatore Giangreco, parroco di Arborio ed amministratore parrocchiale di Oldenico, Albano Vercellese e Greggio (CP 5), è nominato anche amministratore parrocchiale di San Giacomo Vercellese e coordinatore della stessa comunità.
- don Amedeo Degregori, amministratore parrocchiale di Caresana e Motta dei Conti (CP 14) assume anche la guida della parrocchia di Stroppiana e coordinatore della stessa comunità;
- don Salvatore Puglisi lascia la guida delle parrocchie di San Nazzaro Sesia, Recetto e Landiona (CP 6) e viene nominato parroco di San Salvatore in Vercelli (CP 17) e coordinatore della stessa comunità;
- don Paolo Perrone lascia le parrocchie di Saluggia e Sant’Antonino di Saluggia (CP 10) e viene nominato parroco di San Nazzaro Sesia e amministratore parrocchiale di Recetto e Landiona (CP 6) e coordinatore della stessa comunità;
- don Francesco Fabris Talpo, presbitero del clero di Padova in servizio triennale nella diocesi eusebiana, guiderà le parrocchie di Saluggia e Sant’Antonino di Saluggia (CP 10), mentre l’amministrazione ordinaria viene affidata a don Enrico Triminì, che mantiene gli incarichi pastorali nella CP 8;
- don Luciano Pasteris assume l’amministrazione ordinaria delle parrocchie di Cigliano, Borgo d’Ale e Moncrivello (CP 9), avvalendosi della collaborazione di don Lorenzo Pasteris (che mantiene la guida pastorale di Cigliano), don Pio Bono e don Thierry Aimé Tomo, dei Silenziosi Operai della Croce, che offrirà la sua collaborazione pastorale alle parrocchie di Borgo d’Ale e Cigliano.
L’Arcivescovo ringrazia cordialmente i sacerdoti per la disponibilità dimostrata, affidando ciascuno di loro, il presbiterio e le comunità pastorali diocesane all’intercessione della Beata Vergine Maria e di Sant’Eusebio.
Arcidiocesi di Vercelli
Ufficio per le Comunicazioni sociali
Accolti da un bellissimo arcobaleno, ci rechiamo in compagnia del Consigliere Comunale di opposizione (e già candidato Sindaco) Fabrizio Finocchi all’Isola di Vercelli, per vedere ultimati (come da cronoprogramma) i tanto declamati lavori di abbattimento dei “casermoni” di Via Cena.

Il cartello di cantiere parla chiaro: fine lavori 24 luglio 2025.
Ma, come fa notare il Consigliere nel nostro video, solo due degli stabili sono stati abbattuti, mentre il terzo è lì in piedi.
Sicchè (se non l’unico, il più suggestivo) il motivo per cui la data del 24 luglio sia degna di nota, almeno in questo afoso 2025, è che deve registrarsi il compleanno di Jennifer Lopez.
Che comunque non è poco.
Perché – al di là del genetliaco – sarebbe stato importante vedere effettivamente conclusi questi lavori affidati alla “General Smontaggi”, che i Lettori ricorderanno essere stata la ditta incaricata dell’abbattimento del Cavalcavia di Corso Avogadro di Quaregna e poi delle relative rampe?
Perché il Comune di Vercelli ha accettato – con gran gusto, pare – di vedersi assegnati 15 milioni di euro di provenienza Pnrr, non utilizzati (sembra) in Puglia, con il motivo vincolante di realizzare, proprio lì ed al posto degli ormai obsoleti casermoni, ottanta nuovi alloggi di edilizia economica e popolare.
Unica condizione: terminare le opere (cioè finire le case) entro marzo 2026, perfezionandone il collaudo entro il successivo giugno 2026.
Tutto bene, dunque, e per questo sarebbe stato importante che nulla ostasse all’apertura del nuovo cantiere – con un orizzonte temporale già così ristretto – magari a cominciare da lunedì 28 luglio 2025 o comunque quando a loro sembrasse meglio, ma dovendo correre per rispettare la scadenza di marzo 2026.
Altrimenti, che succederà?
Succederà che Palazzo Civico dovrà restituire il 15 milioni di euro già messi in banca.
E se, nel frattempo, il Comune avrà sostenuto costi parziali, ad esempio per quella parte degli abbattimenti comunque portati a termine, se li terrà sul groppone, distribuendoli poi equamente sul coppino della popolazione amministrata.
***
Come si vede dalla gallery, al di là dell’ora in cui sia stata realizzata, obbiettivamente dopo quella di servizio ordinaria, un po’ tutto pare dire che si disperi nella possibilità di riprendere con lena le fatiche demolitorie.
Cosa può essere successo?
E’ successo che – nel compilare il cronoprogramma, nel prendere impegni così vincolanti a proposito di Pnrr – pare sfuggito un particolare che si è rivelato decisivo.
Sotto i tetti di uno solo dei tre stabili hanno nidificato i Balestrucci (Delichon urbicum).
Trattasi di graziosi uccellini migratori della famiglia Hirundinidae, cioè cugini delle rondini.
Sono tutelati e non si può procedere a nessun intervento che possa minarne la serenità, tantomeno in periodo riproduttivo, essendo notoriamente utilissimi anche perché si cibano soprattutto di insetti che catturano in volo.
Quando, dunque, si potrà intervenire di nuovo?
Al momento nessuno lo dice chiaramente – non lo sa nemmeno il Consigliere Finocchi, sicchè c’è da credere che la cosa sia ascritta ad una dimensione rivelativa davvero accessibile a pochi – ma, se sono vere le premesse, è di intuitiva evidenza che bisognerà attendere il mese di settembre, quando i piccoli amici lasceranno l’Isola (e la Penisola) per andare a svernare in Africa.
Lasciando qui i maggiorenti comunali, alle prese con la scadenza – che non si muove – del 31 marzo 2026 per la fine lavori degli 80 nuovi alloggi.
Come finirà?
Chi vivrà, vedrà.















































