
Mese: Giugno 2025
L’assessore regionale all’agricoltura Paolo Bongioanni ha visitato la diga sull’Ingagna a Mongrando, che costituisce un’importante riserva d’acqua per uso irriguo e potabile non solo per l’area biellese, ma anche per il territorio dell’Ambito.
A fare gli onori di casa c’era il presidente del Consorzio di Bonifica della Baraggia, che gestisce l’impianto, Leonardo Gili accompagnato dal direttore Alessandro Iacopino.
Presente anche il sindaco di Biella Marzio Olivero, il vicesindaco di Mongrando Simona Coda, il sindaco di Candelo Paolo Gelone, con il Presidente della Associazione Irrigazione Ovest-Sesia Stefano Bondesan con il Direttore Generale Diego Terruzzi, i rappresentanti delle Amministrazioni Provinciali di Novara, Vercelli e Biella, con il vice-presidente della Provincia Elisa Pollero, nonché i responsabili dei consorzi irrigui del bacino del Sesia, la presidente del Gruppo di Azione Locale Montagne Biellesi Francesca Delmastro e il consigliere regionale Davide Zappalà.
Bongioanni, nel suo intervento, ha sottolineato il ruolo dei consorzi irrigui per garantire la risorsa idrica per l’agricoltura ed ha annunciato che questi enti verranno sostenuti anche finanziariamente dalla Regione.
L’assessore ha anche incoraggiato il lavoro intrapreso dal Consorzio di Bonifica della Baraggia per la costituzione a livello regionale di un unico Distretto del Riso piemontese, che comprenderà oltre 120 Comuni afferenti alle diverse realtà locali dove viene praticata la risicoltura in Piemonte.
Sono già una quarantina i Comuni che hanno aderito al progetto che si candida a buon titolo a diventare un pezzo importante delle politiche agricole sulla qualità del cibo italiano portate avanti dal governo nazionale e in particolare dal ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida.
Dopo la visita alla diga di Mongrando, la visita dell’assessore regionale si è conclusa con una cena in un noto ristorante della pianura biellese, dove i partecipanti hanno potuto gustare le eccellenze enogastronomiche locali.
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Redazione di Vercelli
Nella giornata di domenica 29 giugno la Questura di Vercelli ha notificato 21 fogli di via obbligatorio dai comuni di Vercelli e Arborio.
In particolare, i provvedimenti costituiscono la conclusione di un servizio di ordine pubblico iniziato sabato in mattinata presso il cantiere dell’allevamento intensivo avicolo attualmente in costruzione ad Arborio, presso la Strada Comunale della Giara.
Già dai giorni precedenti, a seguito dell’attività di monitoraggio svolta dalla DIGOS, il Questore ha ritenuto opportuno predisporre un servizio di vigilanza dedicata continuativa, che ha coinvolto tutte le forze di Polizia del territorio, volto a prevenire eventuali “incursioni” all’interno del cantiere del sito contro la cui realizzazione è stata da tempo lanciata una campagna di protesta sul territorio.
Una ventina di manifestanti (provenienti da Vercelli e da altre province del nord Italia, appartenenti al Movimento Antispecista Radicale) nella mattinata di sabato 28 giugno, ha tentato di introdursi nel cantiere dell’allevamento in questione.
Prontamente bloccati dal personale DIGOS in servizio di vigilanza, hanno comunque occupato abusivamente l’area verde tra il cantiere e la strada provinciale.
Gli stessi manifestanti, a gruppi di 3/5 persone si sono legati tra loro con l’utilizzo di catene metalliche, evidentemente per rendere più difficoltosa una eventuale azione di rimozione forzata del presidio.
Sul posto è stato rinforzato il presidio delle FF.O., con l’ausilio dal pomeriggio anche di aliquote di forza inquadrata, che, non riscontrando le necessarie condizioni di sicurezza per procedere allo sgombero, hanno contenuto ulteriori tentativi del gruppo di accedere alla struttura.
Gli ufficiali di P.S. sul posto hanno ripetutamente intimato ai manifestanti di cessare l’occupazione abusiva e di rimuovere il presidio. Nel frattempo, è stato impedito ad altri militanti di giungere sul posto per dare sostegno o approvvigionare i presidianti di cibo, bevande ed altre utilità che avrebbero favorito il prolungamento dell’occupazione abusiva.
Solo poche unità hanno desistito nel pomeriggio del sabato per insostenibilità delle condizioni ambientali e climatiche, mentre un folto gruppo ha abbandonato l’area durante la notte; per rimuovere il presidio degli ultimi manifestanti rimasti sul posto si è reso necessario, domenica mattina, l’intervento in sicurezza di operatori della DIGOS, che vincendo la resistenza da questi opposta, li hanno accompagnati in Questura.
I soggetti coinvolti sono stati tutti identificati e indagati per i reati di cui all’art. 18 TULPS, occupazione abusiva dei terreni altrui (633 c.p.) e inosservanza dei provvedimenti della pubblica autorità (650 c.p.), nonché solo gli ultimi due anche per resistenza a pubblico ufficiale (337 c.p.),.
A conclusione del servizio, come anticipato, sono stati notificati i fogli di via obbligatorio a tutti i partecipanti all’occupazione abusiva.
Nel pomeriggio di domenica, in Via Cavour, si è tenuto il presidio del movimento animalista, regolarmente autorizzato in precedenza.
Allo stato attuale prosegue incessantemente l’attività di vigilanza da parte di tutte le forze di Polizia, impegnate a garantire la sicurezza dell’area.
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Redazione di Vercelli
Nella sala lunette del Museo Civico di Casale Monferrato, sabato 5 luglio alle ore 11,00 sarà presentato al pubblico il restauro del bassorilievo in gesso “La Natura”, opera di Leonardo Bistolfi realizzata tra il 1899 e il 1906 come parte della base del monumento a Giovanni Segantini, collocato a Saint Moritz.
Il delicato intervento conservativo è stato eseguito dal laboratorio di Maria Luisa Lucini di Vergiate, in seguito all’autorizzazione della Soprintendenza, e ha previsto un’attenta pulitura del gesso, che ha restituito alla superficie l’aspetto originario.
Si tratta di un’opera di particolare rilievo all’interno della produzione bistolfiana, sia per il legame con Segantini, artista profondamente ammirato da Bistolfi, sia per il valore simbolico dell’allegoria della Natura.
Il restauro è stato reso possibile grazie a una raccolta fondi promossa da un gruppo di cittadini in memoria del prof. Mario Casalone, docente presso l’Istituto Agrario di Vercelli, fondatore della sezione casalese del WWF, da sempre impegnato nella tutela dell’ambiente e appassionato cultore della storia e dell’arte del territorio, anche attraverso l’associazione Orizzonte Casale.
Alla presentazione interverranno il Sindaco Emanuele Capra, che porterà il saluto istituzionale, e il dott. Franco Soffiantino, in rappresentanza dei promotori dell’iniziativa.
Al termine dell’esposizione casalese, “La Natura” sarà destinata, insieme ad altre opere di Bistolfi, alla sede museale di Arco, dove in autunno prenderà parte a una mostra dedicata alla figura di Giovanni Segantini.
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Redazione di Vercelli
Motta de’ Conti cuore pulsante della Bassa Vercellese, ma anche luogo di un’osmosi tra territori, ricca di significati, capace di promuovere relazioni tra Vercellese e Monferrato Casalese, tra questi e la Lomellina.
Ne è stata testimonianza eloquente la presenza, oggi, domenica 29 giugno, in occasione del 166° anniversario del voto a San Giovanni Battista, la presenza di tanti Sindaci del Territorio.
Il nostro video, insieme alla gallery, offre tanti momenti della bella giornata di questa domenica, nel corso della quale non sono mancati anche spunti per una riflessione ad ampio raggio su questo momento di unione per tutta la comunità e, anzi, “le” comunità, come abbiamo visto.
Spunti di riflessione che ha proposto il Sindaco, Emanuela Quirci, nel proprio indirizzo di saluto pronunciato presso il monumento ai Caduti mottesi di tutte le guerre.
Anche di questo intervento – ripreso poi in quelli successivi del Consigliere Provinciale Pier Mauro Andorno e dell’Amministratore Parrocchiale Don Marco Giugno (integrale l’omelia nel corso della S.Messa) – il Sindaco ha suggerito una chiave di lettura particolarmente persuasiva di questa ricorrenza.
Da 166 anni Motta dei Conti onora il voto a San Giovanni Battista cui legarono se stessi e la comunità quei giovani soldati mottesi in pericolo sul campo di battaglia di San Martino, proprio il 24 giugno 1859.
Si combatteva la Seconda Guerra di Indipendenza e – come sempre – a combattere, soffrire e morire andavano, allora come oggi, i giovani.
Un gruppo di loro fu protagonista di un evento prodigioso: parve a quei ragazzi, stremati da fatiche e sofferenze, di udire, in lontananza, il suono della campanella che, già allora, tintinnava dalla chiesetta dedicata a San Giovanni.
Un segno che fu interpretato come presagio del ritorno a casa, incolumi.
Da allora, il voto di ricordare ogni anno, con tutto il paese e quelli vicini, San Giovanni Battista.
Proprio questa tradizione, che dice altresì di valori identitari vissuti nella speranza e nell’azione per la pace, la condivisione e la solidarietà, è – lo ricorda il Sindaco – capace di promuovere un senso di appartenenza a sua volta fattore utile a recuperare e promuovere una maggiore e costruttiva coesione sociale, ritrovando l’impegno alla ricerca del bene comune.
Ma ora lasciamo che parlino le immagini e, nel video, i protagonisti, accompagnati, nel corso della processione, dalla banda musicale di Occimiano, sempre unanimemente apprezzata.
At 12, 1-11
Dagli Atti degli apostoli
In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Àzzimi. Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.
Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui. In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere.
Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani. L’angelo gli disse: «Mettiti la cintura e légati i sandali». E così fece. L’angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!». Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell’angelo: credeva invece di avere una visione.
Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l’angelo si allontanò da lui.
Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».
Sal. 33
RIT: Il Signore mi ha liberato da ogni paura.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
RIT: Il Signore mi ha liberato da ogni paura.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.
RIT: Il Signore mi ha liberato da ogni paura.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.
RIT: Il Signore mi ha liberato da ogni paura.
L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.
RIT: Il Signore mi ha liberato da ogni paura.
2 Tm 4,6-8.17.18
Dalla seconda lettera di san Paolo a Timoteo.
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Mt 16, 13-19
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
***
UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE
La diffusione del Vangelo crea tensioni, procura morte e gli apostoli rimasti si allontanano da Gerusalemme (prima lettura).
L’inizio della Chiesa di Cristo ha un avvio difficoltoso.
Ostilità alla Chiesa .
Divisioni, partenze, persecuzioni… ma Pietro non “fugge”, “passa le consegne”: inizieranno i viaggi missionari, gli apostoli non saranno “sostituiti”, compariranno i Vescovi… la Parola sarà diffusa…
La Chiesa – comunità si diffonde, oltre la città, oltre i luoghi, oltre gli “spazi”… nella fraternità e nella comunione.
La Chiesa del cristianesimo universale, che supera i confini e si apre a tutti.
La Chiesa dei figli amati, la Chiesa dei “mandati”, la Chiesa degli uomini liberi che si riconoscono figli e fratelli e “partono”.
Pietro viene arrestato, ma la comunità gli è vicino, “prega per lui”.
Prigione, catene, porte, soldati… destino “segnato”…
Come in quella tomba dopo la crocefissione…
Soldati, angelo, luce, e quel colpo al fianco: “colpito il fianco di Pietro, lo svegliò” …
Era necessario quel “colpo” per “svegliare” Pietro.
“Lo svegliò”, meglio lo “risollevò”, è la stessa parola “egeiro” usata per la risurrezione di Cristo.
Si alza, Pietro, “risorge”, si “mette in piedi”, e le catene gli cadono dalle mani…
Liberato…
Era già successo una volta, ma qui è ancora più difficile, più porte, più soldati, più catene…
Eppure libero e quel “cingiti”, come Cristo in quella cena, come quegli ebrei prima della partenza, “legati i sandali” vai… sei “libero e mandato”.
In strada… e l’angelo parte…
Missione compiuta.
Il “passaggio” di Pietro è la sua “pasqua”, come quella degli ebrei, come quella di Gesù.
Uomo nuovo.
La pasqua che farà comprendere a Pietro il “passaggio” dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, che farà “sperimentare” a Pietro, Cristo, la vita, la missione, l’annuncio.
Pietro “risorto” è “uomo nuovo”,
Consapevolezza: “rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva»”.
Il Signore ha mandato, perché anche io “vada” e “mandi”.
Esce e percorre la strada…
Quella della missione, dell’annuncio, del Vangelo.
Quella che lo porterà a Roma, quella del martirio, quella della vita.
Pietro è “uscito”… ci ha messo un po’ ad “uscire”, ma ora cammina ed è “testimone”, come era stato chiesto da Gesù.
Testimone di quelle parole in risposta a quella domanda: “Ma voi chi dite che io sia?” (Vangelo)
L’atteso, il Cristo, il Salvatore.
Tutto in uno.
Centro della fede cristiana.
Fondamento della fede e della Chiesa.
E Pietro non sbaglia.
Tutto qui, ma tutt’altro che semplice…
Ci hanno provato in molti…
In zona pagana (Cesarea di Filippi) Gesù pone la “questione”,
Di solito siamo noi che “domandiamo a Dio”, qui Gesù “domanda” all’uomo.
All’uomo “lontano” dal “centro della fede” (Gerusalemme), Gesù chiede… non per mera “curiosità”, ma per “ascoltare” le risposte, per “dialogare” con l’uomo.
Giovanni Battista, Elia, Geremia, profeti… di tutto di più…
“Ma voi…”
“Ma tu…”
Non era una “domanda” per rispondere ad una “crisi di identità” di Gesù, non era una domanda a causa di “fame e stanchezza”, era una domanda “autentica”, una “domanda per l’uomo”, a quegli uomini che lo hanno incontrato (folla, gente), ma a quelli che hanno “vissuto” con Lui, che lo hanno “conosciuto”, che dovrebbero essere stati “trasformati”.
Gesù non vuole “risposte ovvie”, vuole la “mia risposta”, vuole le “risposte” “vissute e sperimentate”.
La “risposta “ della fede, della “vita in Cristo”, della vita “sperimentata in Lui”.
E Pietro risponde.
Non a “nome di tutti”.
Risponde lui.
“Tu sei il Cristo”.
Ma prosegue: “Tu sei i Figlio di Dio vivente”.
“Cristo”, non è il “nome”.
Sei attesa e speranza.
Speranza, attesa, di salvezza.
Sei qui.
Sei promessa di Dio mantenuta.
Sei Dio.
Sei Dio vivente: vero uomo, vero Dio.
Fede di Pietro, fede della Chiesa.
Lo capirà poi Pietro… ma intanto dà una “risposta di amore”.
Rinnegherà, vorrà una “spiegazione”, non ha ancora ben “afferrato”, ma con questa risposta Pietro “ama”.
Lo chiamerà “felice” Gesù (beato) perché Pietro è “sulla strada dell’amore” e solo l’amore ha la forza per comprendere l’Amore.
La comprensione non è “umana”, sarà dello Spirito Santo, e irradierà quell’Amore che aiuterà a credere.
Pietro ha “riconosciuto” in Gesù l’Amore, quell’amore che farà “felici”, “beati”… coloro che sono misericordiosi, coloro che avranno fame e sete di giustizia, solo che saranno perseguitati…
Il dono della fede.
Fede che renderà felici, che farà “ri-conoscere” Dio.
Pietro che ci ha “introdotto” sulla strada… “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente”…
Ecco a Pietro il compito…
“Legare e sciogliere”: occorre riferire, per comprendere la “logica” nella quale è stata pronunciata la frase, cioè la “logica rabbinica” e dunque quella giuridica.
A Pietro il compito di “avere le chiavi” dell’interpretazione, dell’autorevolezza e autorità per definire la “verità” della “Verità”, il “servizio nella fede”.
A Pietro il “compito” di “confermare” con autorità nella Chiesa, e nella “conformità” alla fede e dunque “servizio” alla “comunità” ed alla “unità”.
Servizio della fede e nella fede, nella speranza e nella carità, nella Chiesa.
Molto bella la parola “autorità”, ancora meglio di “primato” (come di solito si usa per indicare la logica di questo brano definito il “primato di Pietro”).
Deriva da augere (latino), che “promuove”, che “aiuta”, che “fa crescere”.
Il dizionario De Mauro, individua 1274 accezioni per il termine in uso.
Mi piace particolarmente, in questo caso, la parola “auctor” come “colui che fa crescere”: ecco Pietro è colui che fa crescere, che accompagna nella crescita della fede.
Non è solo prestigio, legittimazione o potere, è “servizio” alla libertà ed alla responsabilità, è accompagnamento al “discernimento”.
Pietro e dunque i suoi successori, saranno “pietra”, fondamento di quella “Chiesa” assemblea (eklesìa) “convocata” e “scelta”, comunità che guida al Regno di Dio (e dunque è “tramite”), che “lega e scioglie”, che perdona e unisce.
Chiesa con i successori di Pietro che guida e conduce a quel “riconoscimento” di Gesù il Cristo, il Dio, che salva, che orienta “ Convertitevi, il Regno dei cieli è vicino” (Mt 3,2) secondo quel “mandato” :
“Predicate, dicendo che il Regno dei cieli è vicino (énghiken)”(Mt 10,7).
E San Paolo, al termine della sua “missione”, scrivendo a Timoteo (seconda lettura) dirà : “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede…
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero”.
Proprio come un “combattente” leale e sincero, per il Vangelo, con una fede “mantenuta”, conservata, donata ed accresciuta.
L’annuncio del Vangelo in ogni condizione e circostanza.
Pietro e Paolo, insieme a Roma: il pescatore che guiderà gli uomini ed il viaggiatore instancabile per il Vangelo.
Quella “roccia” che è coraggio, generosità, fede, certezza…
Ma anche un “piccolo sasso”, che seppur piccolo, è sostegno, è “base”, è “riferimento” non solo per un singolo, ma per tutto.
L’ “uomo sasso”, forte anche se piccolo, la Chiesa “roccia”, salda e certa.
E’ mancato l’imprenditore Tiziano Gessi, uomo di grande valore e di straordinaria umanità che ha saputo unire il successo professionale a un forte impegno per la comunità.
Il Santo Rosario sarà recitato domenica 29 giugno alle ore 20.00 presso la chiesa della Guardella a Borgosesia.
Il funerale sarà celebrato lunedì 30 giugno alle ore 11:00, sempre nella chiesa della Guardella.
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Redazione di Vercelli