Posizione Home: Apertura 3
(elisabetta acide) – Quarta enciclica di Papa Francesco: “Dilexit nos”, per “un mondo che sembra aver perso il cuore”.
Il sottotitolo enuncia già l’argomento: “lettera enciclica sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo”.
Lo aveva annunciato lo scorso giugno in occasione dell’Udienza generale in Piazza S. Pietro, del 5 giugno che ricordiamo per tradizione cattolica, è il mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù.
La pubblicazione nell’anno delle celebrazioni per il 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù del 1673.
C’è una frase che colpisce ed aiuta a riflettere sulla “logica” dell’enciclica, che raccoglie i testi delle riflessioni magisteriali inerenti al tema trattato: “dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore”.
Già il “titolo” è una “dichiarazione” teologica importante: “ci ha amati”: quell’amore divino ed umano, quell’ Amore che “riassume” la logica di Dio e dell’Incarnazione, Morte e Risurrezione di Gesù, l’Amore che “ama” e che “salva”.
Nel 1856, Pio IX decise di estendere la festa del Sacro Cuore di Gesù a tutta la Chiesa, fu Papa Pacelli (1939-1958 Pio XII e non può sfuggirci la drammaticità dei 19 anni del suo pontificato) nel 1956 che con l’Enciclica Haurietis aquas (15 maggio 1956 Pio XII) , sollecitava a riflettere sul “contenuto di ogni vera spiritualità e devozione cristiana. È quindi importante sottolineare che il fondamento di questa devozione è antico come il cristianesimo stesso”.
Un incipit pieno di gioia e di speranza, parole profetiche:
“Voi attingerete con gaudio le acque dalle fonti del Salvatore“ (Is 12,3) che necessitavano di essere comprese e riaffermate, per il dono di quell’acqua inesauribile e fonte di amore che solo Dio può donare (Gv 7,37-39). Il “dono di Dio” (Gv 4,10) del quale il mondo e l’uomo ha tanto bisogno.
Il “cammino di rinnovamento”, il “cammino” intrapreso dalla Chiesa sinodale che non si “concluderà”, ma che sta procedendo, seppur in un mondo martoriato dai conflitti, dalle difficoltà, dalle incomprensioni, da una società “frammentata” e “liquida”, che vede sempre più lo “sgretolamento” e la “relativizzazione”, in un “cammino” fatto di uomini che hanno “bisogno” di sperare.
Una società dal “cuore spezzato” che forse, ha più che mai bisogno di riflettere, ripensare e ragionare su quell’Amore e su quella dichiarazione d’Amore: “vi ho amati”.
Un cuore che ama e che insegna ad amare: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).
Ricordiamo lo stemma del cardinale John Henry Newman in cui sono raffigurati tre cuori rossi, chiaro riferimento alle Persone della Santissima Trinità: interessante il sotteso “dialogo di amore”,“Cor ad cor loquitur”.
Un “flusso di amore vitale tra loro e per gli uomini.
E ricordiamo ancora: “Cor ad cor loquitur”: nella Chiesa tutti, siamo in realtà “un cuore solo ed un’anima sola” (At 4,32) apparteniamo a Cristo, in vita e dopo la morte, purificati dai peccati, per contemplare sia la gloria del Dio trinitario.
La Chiesa è chiamata a condurre gli uomini alla comunione con Dio, con quel cuore pieno d’Amore, dove l’uomo trova la pace.
“Un cuore che parla al cuore”: siamo fatti per conoscere il Dio dell’Amore, quello che “Ci ha amati”, dice San Paolo riferendosi a Cristo (Rm 8,37), e che “tratteggia” l’esordio dell’enciclica del Santo Padre.
Lo sappiamo sono le “prime parole” a dare “titolo” all’Enciclica, in questo caso “magistero ordinario” del santo Padre, la quarta del suo pontificato, fino ad ora.
(Ricordiamo, a titolo informativo, le numerose encicliche del pontificato di Pio IX che furono 33 o le 30 di Pio XI, le 48 di Leone XIII, 14 di Giovanni Paolo II o le 3 di Benedetto XVI di cui una, lo ricordiamo, scritta proprio con il suo successore Papa Francesco).
Una “enkluklioi epistolai” lettera “circolare”, come quelle scritte ed indirizzate ad alcune Chiese, diremmo una “lettera cattolica”, che, non può essere casuale: ha l’esordio dell’Amore.
Nel corso della storia della Chiesa ne abbiamo molte, alcune anche a “fascicoli” (come ad esempio quelle dopo il Concilio di Calcedonia del 451), altre in forma di Bolle (Benedetto XIV), altre in forma di Documenti (Gregorio XVI).
Il titolo, allora, (Deus Caritas Est, Spe Salvi, Caritasi in Veritate) ci racconta, ad esempio, la preoccupazione di Benedetto XVI di “parlare” e forse “educare” alla fede, l’uomo di oggi, l’uomo che forse, ancora più che in passato, ha bisogno di essere “cristianizzato” o “condotto alla maturità della fede”.
“Ci ha amati” (Dilexit nos), papa Francesco sente la necessità di “riportare” alla “logica dell’Amore” l’uomo e il mondo.
Il “cuore” del “Verbo”, la logica dell’Incarnazione come Mistero di Amore.
Un cuore che è Umano, Divino, Redentore.
Sicuramente un tema molto caro al pontefice, ma lo dobbiamo ricordare ancora, anche concomitante al 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, canonizzata il 13 maggio 1920 da papa Benedetto XV nel 1673 (le cui celebrazioni vanno dal 27 dicembre 2023 al 27 giugno 2025).
Sarà proprio quel 27 dicembre 1673, Festa di San Giovanni evangelista, a segnare l’apparizione di Gesù alla giovane suora francese del convento di Paray-le-Monial (Borgogna) ed a lei affiderà una missione: diffondere nel mondo l’amore di Gesù per gli uomini, specialmente per i peccatori, e per 17 anni, con visioni e in un dialogo spirituale, indicherà le modalità del culto al Sacro Cuore di Gesù.
Leggi cliccando qui il precedente articolo pubblicato
Preghiera, Adorazione, Confessione, Comunione per nove venerdì consecutivi, e dedicazione del venerdì dopo la festa del Corpus Domini (otto giorni dopo) alla Festa del Sacro Cuore di Gesù.
Papa Francesco, allora, nella “lettura” del nostro tempo, ravvisa la necessità di rinvigorire e rafforzare la devozione al Sacro Cuore di Gesù: lo aveva già ricordato nel 2016 a conclusione del Giubileo dei Sacerdoti: “il cuore di Cristo è il centro della misericordia. Questo è proprio della misericordia, che si sporca le mani, tocca, si mette in gioco, vuole coinvolgersi con l’altro… si impegna con una persona, con la sua ferita”.
Sono parole per i pastori (lo stesso papa Francesco ha parole importanti per i sacerdoti proprio nella solennità del Sacro Cuore di Gesù, quando ricorre la Giornata di santificazione sacerdotale, desidera: “pastori con il cuore di Cristo, a servizio del popolo di Dio” 23 giugno 2017) ,ma sono le “parole della misericordia” per tutti i cristiani, parole che raccontano l’Amore di Dio.
In realtà il santo Padre, ricorda a tutti i sacerdoti di rileggere la Haurietis acquas, per riscoprire il “cuore” della misericordia. Quella misericordia che ha visto il “cuore di Dio” incarnato in Gesù.
Sicuramente i sacerdoti saranno stati solleciti nella lettura, ma anche noi dovremmo riscoprire le “radici” del “cuore” misericordioso di Gesù.
Ci farebbe bene.
***
Dopo aver tracciato un excursus sull’etimologia del termine dal greco e nei testi classici, il pontefice specifica: “Dice la Bibbia che «la parola di Dio è viva, efficace […] e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12).
In questo modo ci parla di un nucleo, il cuore, che sta dietro ogni apparenza, anche dietro i pensieri superficiali che ci confondono. I discepoli di Emmaus, durante il loro misterioso cammino con Cristo risorto, vivevano un momento di angoscia, confusione, disperazione, delusione.
Eppure, al di là di tutto ciò e nonostante tutto, qualcosa accadeva nel profondo: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via?» (Lc 24,32).
Il “discernimento” che consente il “parlare cuore a cuore”, in questo mondo liquido è necessario parlare nuovamente del cuore”, per ci dice il pontefice: “ritrovare il centro”.
E proprio questo “centro” ci porta al Vangelo, a quella “custodia nel cuore” delle cose, quelle da “conservare con cura” in attesa di comprenderle e viverle.
Il cuore di Gesù è “fonte di salvezza”.
E allora in quel cuore di Gesù c’è l’essenza stessa del cristiano.
E’ un cuore che “parla” d’Amore, che fa “vedere” l’Amore, che insegna l’Amore.
Un cuore trafitto, ma non “spezzato”, un cuore che ama e che usa misericordia, un cuore “amante”, sorgente dell’uomo.
Preoccupati di allontanarci dal dolore, dalla sofferenza, dai mali personali, dell’uomo, del mondo e della società, forse abbiamo “rimosso” abbiamo dimenticato di “guardare a quel cuore trafitto”, non per piangere su di esso, ma per trarne forza e speranza.
“Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19,37).
“Guardare” il cuore trafitto è “vedere” l’amore, quell’amore invisibile ma reale, presente, vivo.
Dio “ha cuore”, Dio “è cuore”
Dio ha ed è cuore misericordioso ( la parola misericordia ha proprio nel centro, nel “cuore” “cor” la sua ragione, la sua essenza per l’uomo).
Ecco perché al cuore di Gesù, al Santissimo Cuore di Gesù, spetta l’adorazione, il cultus latreiae, perché è Sorgente di Salvezza per ‘uomo.
Da quel cuore sgorgano sangue ed acqua (Gv 19,34)… i Sacramenti che donano Grazia.
I Sacramenti che donano Vita e Salvezza.
Quel cuore di Gesù trafitto ha “illuminato” il Golgota con il suo Amore, da quel monte Calvario, da quel sepolcro nella roccia, quell’Amore, ha “sanato” il mondo.
E per usare le parole di S. Ignazio di Loyola, quel sangue ha salvato e “inebriato il mondo” (“Sangue di Cristo inebriami, Sangue di Cristo, Salvami”).
Molti i riferimenti evangelici, letterari, teologici, spirituali (cito a titolo indicativo, S. Ignazio di Loyola, Dostoevskij, Romano Guardini, San Francesco di Sales, San Bonaventura, San Giovanni di Eudes, San Charles de Foucauld, San Vincenzo de’ Paoli …) all’AI, ai ricordi personali del papa, presenti nell’Enciclica, e non potevano mancare i riferimenti ai Documenti Conciliari , di cui ricordiamo “il fermento evangelico suscitò e suscita nel cuore dell’uomo questa irrefrenabile esigenza di dignità” la Gaudium et Spes e i documenti magisteriali recenti, richiamati dal Papa con un puntuale excursus che si conclude con la citazione del predecessore Benedetto XVI, che invitava a riconoscere il Cuore di Cristo come presenza intima e quotidiana nella vita di ciascuno:
“Ogni persona ha bisogno di avere un “centro” della propria vita, una sorgente di verità e di bene a cui attingere per affrontare le varie situazioni e la fatica della vita quotidiana. Ognuno di noi, quando fa silenzio, ha bisogno di sentire non solo il battito del proprio cuore, ma anche, più profondamente, il battito di una presenza affidabile, percepibile con i sensi della fede e tuttavia molto più reale: la presenza di Cristo, cuore del mondo”. “Angelus 1° giugno 2008: L’Osservatore Romano, 2-3 giugno 2008”
Papa Francesco, con la sua Enciclica ci invita a ripensare all’Amore di Dio, a rivivere e riaccendere nel mondo di oggi la particolare devozione al Santissimo Cuore di Gesù, non solo come atto di fede personale (sappiamo che Jorge Mario Bergoglio ha più volte sottolineato la sua particolare devozione al SS. Cuore di Gesù), ma come “cammino” (mai termine risulta più appropriato nell’approssimarsi del Giubileo che vedrà i “pellegrini di Speranza”), per “ritrovare” il cuore, in un mondo per promuovere la pace, la solidarietà e la riconciliazione in un mondo segnato da conflitti e divisioni.
Ho trovato interessante il passaggio e la citazione di diverse donne sante che hanno raccontato esperienze del loro incontro con Cristo, caratterizzato dal riposo nel Cuore del Signore, fonte di vita e di pace interiore.
Vengono citate Santa Lutgarda, di Santa Matilde di Hackeborn, di Santa Angela da Foligno, di Giuliana di Norwich, Santa Gertrude di Helfta, e Santa Teresa di Gesù Bambino e ovviamente Santa Margherita Maria Alacoque, di cui varrebbe la pena (e ci ripromettiamo di farlo, a Dio piacendo, quanto prima) approfondire biografia e riferimenti.
L’espressione dell’ “incontro con Cristo” che, come citava Giuliana di Norwich, ci consente, con speranza di affermare: “All shall be well”, “Tutto andrà bene”, poiché sottende come l’amore di Dio, in quanto essenza di ogni cosa, ha il potere di mutare in bene ogni male.
***
Il Sacro Cuore ci invita a “praticare” la giustizia, la misericordia, la pietà, la compassione a vincere l’egoismo, l’individualismo, l’indifferenza… lo “smarrimento” del cuore.
Abbiamo un “modello”, il Sacro Cuore di Gesù per il “rinnovamento” del cuore, dei cuori, della Chiesa, della comunità cristiana.
Vale la pena, a mio parere, riportare il passaggio che lo stesso pontefice richiamaal n. 136 citando la lettera all’amico del Dottore della Chiesa S. Teresina: Lettera 191, a Leonia, 12 luglio 1896: Opere complete:
“Forse il testo più importante per poter comprendere il significato della sua devozione al Cuore di Cristo è la lettera che scrisse, tre mesi prima di morire, all’amico Maurice Bellière: «Quando vedo Maddalena avanzarsi in mezzo ai numerosi convitati, bagnare con le sue lacrime i piedi del suo Maestro adorato, che lei tocca per la prima volta, sento che il suo cuore ha compreso gli abissi d’amore e di misericordia del Cuore di Gesù e che, per quanto peccatrice sia, questo Cuore d’amore non solo è disposto a perdonarla, ma anche a prodigarle i benefici della sua intimità divina, ad elevarla fino alle più alte cime della contemplazione. Ah, caro piccolo Fratello mio, da quando mi è stato dato di capire così l’amore del Cuore di Gesù, le confesso che esso ha scacciato dal mio cuore ogni timore. Il ricordo delle mie colpe mi umilia, mi induce a non appoggiarmi mai sulla mia forza che non è che debolezza; ma ancor più questo ricordo mi parla di misericordia e di amore”.
L’Amore infinito e misericordioso che abbraccia oltre i peccati e che illumina e abbraccia, fonte di consolazione e di pace, “porto sicuro” per ogni persona.
Non dovremmo più “mettere il dito” in quel cuore (ricordiamo l’episodio narrato in relativo alla dichiarazione dell’Apostolo Tommaso del capitolo 20 del Vangelo di Giovanni), la nostra fede e la nostra devozione al cuore di Gesù, sgorgherà dalla luce di quel costato trafitto, da quel cuore che parla d’Amore.
Quel cuore trafitto sarà la “porta” per la “rinascita” dei cuori del mondo, quella “Via, Verità e Vita” che ci farà “entrare” nel Mistero del cuore di Gesù, non come “increduli”, ma come credenti.
Quel Cuore che “prenderà” il nostro cuore, che lo “trasformerà”, che lo “vivificherà”, perché noi possiamo diventare “cuori del mondo”, cuori che annunciano l’Amore “che ama”, cuori che illuminati dal cuore dell’Amore provano a diventare missionari dei “cuori spezzati”, missionari della Misericordia del SS Cuore di Gesù.
Amore di cuore che “ama fino alla fine” (Gv 13,1).
Amore “senza fine”, verso “il fine”.
Cuore Misericordioso, che Salva, che da quella ferita “fa entrare” il mondo in guerra, indifferente, lontano, chiuso ed egoista, perché “Beati coloro che, senza aver visto, crederanno!” (Gv 20,29) e Salvati coloro che per aver guardato il cuore, crederanno.
In chiusura Papa Bergoglio, riporta alcune risonanze della Compagnia di Gesù, di quel dialogo “cuore a cuore” di cui si costituisce l’itinerario degli Esercizi Spirituali.
“Contemplazione per raggiungere l’amore”, da cui scaturisce il ringraziamento e l’offerta di “memoria, intelletto e volontà” al Cuore che è fonte e origine di ogni bene”.
Contempl-azione del cuore, contempl-azione per raggiungere l’Amore, contempl-azione per lasciarci “inondare” dall’Amore e dalla misericordia di Dio.
Quella ferita del costato, che rimane aperta nel Risorto, è lì per noi, è lì per la nostra contempl-azione, perché è lì che noi contempliamo il dono totale d’Amore, è lì che in noi scaturisce il “desiderio d’amore che ci spinge a non fermarci alla contemplazione, ma a tradurla in azione.
Perché “consolati” da quel cuore, siamo chiamati a “consolare”: nel richiamare il testo del profeta Isaia “Consolate, consolate il mio popolo” (Is 40,1), il santo Padre ci invita a contemplare per trovare consolazione, per vivere la “volontà del Padre”, non solo in solitudine, ma come azione comunitaria, perché, ci ricorda il pontefice citando il Vangelo: “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto” (Gv 15,8).
Sarà allora questo il nostro impegno: amare Dio e amare i fratelli, essere amore attingendo alla fonte dell’Amore, meditare, attraverso la devozione al cuore di Maria, davanti a quel costato aperto, come ha fatto lei, con cuore di Madre, l’immenso dono di Amore, esercitare la mitezza e l’umiltà di cuore, affinchè il nostro cuore, come quello di Gesù, possa abbracciare ogni uomo.
Bella l’esortazione finale: “costruire sulle rovine”.
“Insieme a Cristo, sulle rovine che noi lasciamo in questo mondo con il nostro peccato, siamo chiamati a costruire una nuova civiltà dell’amore” (182), perché le nostre “opere” per poter “costruire” hanno bisogno di quella forza che l’Amore che sgorga dal cuore trafitto di Cristo può dare.
***
Allontaniamoci dalla tentazione di “bastarci”, abbiamo bisogno di Cristo: ripariamo i cuori feriti, esercitiamoci nella bellezza del perdono, nella fatica ma anche nella gioia di chiedere perdono, perché un cuore capace di compunzione può crescere nella fraternità e nella solidarietà, perché:
“chi non piange regredisce, invecchia dentro, mentre chi raggiunge una preghiera più semplice e intima, fatta di adorazione e commozione davanti a Dio, quello matura. Si lega sempre meno a sé stesso e più a Cristo, e diventa povero in spirito. In tal modo si sente più vicino ai poveri, i prediletti di Dio”.
La Chiesa ha bisogno di amore gratuito, per non sostituire l’amore di Cristo con cose e strutture caduche.
Solo l’Amore di Cristo “renderà possibile una nuova umanità.”
Diventiamo “prolungamento del cuore di Cristo”, con un’offerta di amore che farà “innamorare il mondo”.
***
Per restare sempre aggiornati sulla comunicazione pastorale proposta da www.risvegliopopolare.it, è possibile iscriversi al nostro
Canale di Whatsapp – cliccando qui –
Ciascuno di Voi (ogni persona, Parrocchia, gruppo, Ente, Istituto) può inviare corrispondenze, appunti, fotografie, brevi filmati, anche utilizzando la casella mail dedicata all’edizione web
risveglioweb@risvegliopopolare.it
che sarà come sempre scaricata ogni giorno.
Tutti i Vostri contributi saranno subito esaminati.
Chi preferisce potrà utilizzare whatsapp al numero
335 8457447
Grazie
Successo “bestiale” per Esotica Pet Show.
Animali protagonisti a Casale Monferrato nel week end di sabato 19 e domenica 20 ottobre.
La mostra nell’arco di venti anni è cresciuta, aprendo le proprie porte a un numero sempre maggiori di esemplari.
La totale cura degli animali si ammira già all’ingresso dove è collocata un’area adibita a controllo veterinario. Un modo per valutare lo stato di salute degli animali e per chiedere consigli.
Quello che colpisce lo sguardo è la varietà di pets che sono in mostra per essere ammirati e volendo acquistati.
Si parte con l’esposizione degli animali da compagni, passando per quelli esotici e per lo scambio.
Non sono mancati spettacoli e intrattenimento.
<<Nella mia vita ho allevato di tutto – afferma Daniel Baiocco, organizzatore della fiera – . Sono un amante degli animali e con il tempo questa realtà è sempre più cresciuta. In questo contesto si possono trovare numerose specie. Proseguiremo sino all’inizio di dicembre con altre location per poi ripartire a febbraio con l’edizione 2025>>.
I prossimi appuntamenti:
Vicenza (26-27 ottobre).
Busto Arsizio (9-10 novembre).
Pordenone (30 novembre – 1 dicembre).
Per restare sempre aggiornato sui contenuti offerti daVercelliOggi.it aderisci ai nostri Canali Social:
Iscriviti alla nostra pagina Facebook
e al nostro Gruppo pubblico di Facebook
al nostro account di Instagram
Redazione di Vercelli
Un fine settimana, quello che si conclude oggi, domenica 13 ottobre, di “vercellesità” autentica e – se non fosse quasi un ossimoro – di “orgoglio vercellese”.
Perché un ossimoro?
Perché la nostra cifra è forse più autenticamente espressa con un understatement persino un po’ geloso di sé.
Eppure, in questi tre giorni, c’è stato davvero di che essere orgogliosi di quanto la nostra città, i suoi “mondi vitali”, abbia saputo mettere in campo e, non meno, di come la città abbia risposto “credendoci” e dando luogo, così, ad un risultato per una volta “centripeto”, cioè capace di attirare pubblico proveniente da fuori.
Lo abbiamo documentato anche con le immagini e con qualche presenza nel filmato che riprende due Signori giunti in città per il Panissa Day (prima edizione, come vedremo) da Tortona e Ovada.
Ma andiamo con ordine.
Anzi, a ritroso.
Il filmato si apre con qualche ripresa di una manifestazione tradizionale, la Fiera d’Autunno, giunta alla sua diciassettesima edizione.
Certamente favorita da questo discreto ritorno di un’Estate che ha nostalgia di noi, ha saputo attirare tante persone e meritarsi – lo dicono i diretti interessati – il consenso dei commercianti ambulanti, che sanno bene quanto costi fatica alzarsi all’alba, partire quando è ancora buio, raggiungere mercati che si spera saranno forieri di un’accoglienza favorevole da parte della gente.
Obbiettivo raggiunto: tante fatiche sono ripagate.
***
Ancora in video due momenti apparentemente … distanti di Panissa Day.
L’evento che valorizza il nostro piatto principale, vera colonna della gastronomia bicciolana, ma forse non ancora “ambasciatore” con tutte le … credenziali … necessarie per imporsi presso i consumatori di altre regioni.
Ebbene, oggi ed in questi tre giorni si è fatto un passo importante anche in questa direzione.
Sia perché siamo stati capaci di “attirare” a Vercelli tanta gente che ha aderito a questo invito.
Ma anche perché ci sono stati ristoranti di altre città del Piemonte (una per tutte, Villareggia), che hanno aderito, ciascuno con una propria proposta, alla formula di base, appunto mirata a fare conoscere la panissa.
Panissa, ma non solo.
Nel filmato sentiamo la testimonianza diretta di due ristoratori vercellesi molto noti: Massimo Magagnato e Simone Saggia.
Tre giorni di super lavoro, con il locale sempre pieno.
La gallery lo dimostra, mettendoci altresì a contatto con persone straordinarie, che dietro le quinte lavorano con perizia e pazienza per pulire i funghi freschi che saranno protagonisti di altre portate.
Funghi freschi, non surgelati: con tutto ciò che dobbiamo alla tecnologia del freddo, che ci permette di mangiare prodotti sani anche se raccolti da qualche tempo, non c’è dubbio che i porcini freschi siano un’altra cosa.
***
Slow Food, tra i partner di questa iniziativa, con Massimo Bignardi, che già dalla prima edizione di quest’anno si può a buon diritto dire destinata a ripetersi, ha aggiunto un tassello in più, “acquartierandosi” presso Casa Verdi.
Dove ha allestito un laboratorio didattico, affidato a specialisti come Marilena Mento di Aquaverderiso e lo Ched Davide Posillipo, che hanno aiutato a conoscere i caratteri organolettici delle diverse Cultivars di riso ed il modo di cucinare correttamente un risotto “di base”: non certo una panissa, mancando ovviamente il tempo per preparare il brodo come si deve.
Ma, del resto, è più facile che, tutti i giorni, arrivi sulla nostra tavola un risotto con lo zafferano, piuttosto che la panissa: meglio dunque prepararsi ad una quotidianità più informata; un modo per vivere meglio e con preparazioni il più possibile prive di grassi, che – lo sentiamo dire da Chef Davide – del resto non sono necessari.
***
Ultimo, ma non certo per importanza, l’evento che ci terrà compagnia ancora fino a fine mese, il ritorno di Extra.
L’evento, voluto da Ascom della provincia di Vercelli, organizzato da Ascom, dal Comune di Vercelli e dall’Associazione Culturale Amarte vede nuovamente protagonista la squadra ormai consolidata di EXTRA.
L’esposizione prevede l’allestimento dello spazio dell’ex Chiesa di San Vittore, a Vercelli, in una contaminazione tra Design, Arte e Cultura e rinascita non solo dello spazio e della sua innata sacralità, ma anche dello spettatore che come dopo un sonno profondo, si risveglia e trova la consapevolezza di sé.
Il tema conduttore di EXTRA 2024 – tra percorsi e consapevolezze – suggerisce l’idea di “Risvegliarsi dopo uno sonno profondo”.
Non di riposo, non di apatia ma di grande introspezione e di ricerca di sé e di nuovi stimoli.
Un po’ come EXTRA che è stata in “letargo” per 2 anni… un periodo di studio e di dialogo interno e con realtà cittadine.
Ed eccoci cresciuti, maturati e più forti, con valori Culturali ed istituzionali più radicati.
Inizia anche per noi un nuovo percorso
Extra 2024 abbraccia, e si lascia abbracciare, anche dai Beni Culturali della nostra Arcidiocesi, dalla Provincia e dalla Regione Piemonte.
Dal FAI, per la seconda volta.
Dalla Strada del Riso Vercellese di qualità.
Ed è proprio il caso di dire ha, come punta di diamante, il grande artista Daniele Basso.
Di Extra – che resterà aperta al pubblico fino al 27 ottobre, torneremo presto a parlare, con una guida d’eccezione, Serena Mormino.
Si è iniziata oggi, 6 ottobre, vigilia della Festa mariana della Madonna del Santo Rosario, l’attività dell’Oratorio “Papa Francesco”, sostenuto con grande convinzione e impegno sia dal Parroco, Mons. Gian Franco Brusa, sia dal Sindaco Lillo Bongiovanni.
Ma non va dimenticato che “colonna” di questa attività così preziosa per la formazione e la crescita spirituale, ma non solo, dei ragazzi, è la Catechista Francesca Modaffari, che tutto il paese conosce e stima. Con lei, valido aiuto, Nicolas Demattia.
L’Oratorio è ad Asigliano, ma già si annunciano presenze anche dai comuni limitrofi: i confini del… Comune, non sono certo un ostacolo al “bene comune”.
Dal punto di vista organizzativo, va detto che gli incontri, dove non mancheranno i momenti ricreativi, il gioco, occasioni di festa, saranno nei giorni di sabato e domenica, suddivisi nelle due sedi della Parrocchia e dei locali comunali di Piazza Vittorio Veneto.
Al centro dei momenti di aggregazione, naturalmente, la partecipazione alla S.Messa.
E quando la scuola, con impegno, coerenza, professionalità e passione porta avanti progetti significativi e qualificanti è sempre, ancora una “buona scuola”.
Ne sono convinti all’Istituto Superiore “Lagrangia”, il prestigioso polo formativo umanistico di Vercelli dove, ogni anno, le proposte dei progetti inseriti nel PTOF sono davvero tante, importanti e qualificanti.
Dai progetti linguistici a quelli sportivi, dal debate al progetto legalità e cittadinanza, dagli scambi Erasmus ai viaggi di istruzione, dalle eccellenze di approfondimento musicale ed artistico… insomma, tutti i “settori” sono opportunità notevoli per gli studenti e per l’Istituto per crescere in competenze e in cultura, in formazione ed educazione, in “saperi” critici e coordinati.
Ed anche la “settima arte” è parte, ormai da 5 anni, dell’ampliamento dell’offerta formativa dell’Istituto, nelle sue innumerevoli opportunità e sfaccettature.
Anche quest’anno sul “podio”, anzi il gradino più alto del podio, per l’ undicesima Edizione del Festival del cinema per la scuola “Ciak…si gita”, una esperienza culturale e formativa che vede protagonisti gli studenti con i loro docenti, impegnati nella realizzazione di un cortometraggio intorno ad un “tema civico”.
Nell’ambito delle attività di approfondimento e qualificazione nel contesto della nuova disciplina “Educazione civica” la cui dimensione trasversale disciplinare consente di mettere in atto strategie e implementare attività volte all’acquisizione delle competenze sociali e civiche ma anche grande opportunità per tutti, il corso del Liceo Classico ha favorito la partecipazione all’attività progettuale “Ciak… si gita”.
La scelta del gruppo di docenti impegnate nel progetto è andata in questa direzione: aiutare gli studenti ad essere “protagonisti attivi” del proprio sapere, della costruzione di quelle “competenze chiave importanti e trovare con consapevolezza “il proprio posto nel mondo” nel rispetto di quello degli altri, promuovendo il rispetto e la tolleranza, l’impegno “civico” che dovrebbe caratterizzare ogni buon cittadino.
Il progetto Ciak si gita… prodotto da Promomed e da alcune agenzie cinematografiche della Regione Campania, risponde anche a queste opportunità: far sperimentare agli studenti la realizzazione di un cortometraggio dalla fase di ideazione a quella di produzione.
Attori per un giorno, ma anche sceneggiatori, ciakkisti, aiuto-regista, operatori delle riprese, microfonisti, truccatori, comparse, suggeritori… tutti hanno trovato il proprio posto in questa “avventura didattica”.
La “sfida” dell’Istituto di “qualificare” le proposte didattiche progettuali, sempre di altissimo livello, non dimentica l’importanza della educazione digitale e ai “linguaggi” mediali, così importanti da decodificare e comprendere proprio per lo sviluppo dello spirito critico al quale la scuola contribuisce.
Il Dirigente Scolastico, Dott. Pof. Giuseppe Graziano, sempre attento alla formazione didattica dei docenti ed alle nuove metodologie educative, sensibile pedagogo per le attività scelte per favorire la comprensione del presente, plaude alle iniziative di docenti e studenti e segue sempre con attenzione e interesse i progetti che, in diversa misura, contribuiscono a sensibilizzare alla cultura audiovisiva e alla formazione di ambienti di apprendimento per competenze che pongano al centro gli studenti e le loro attuali esigenze culturali e formative, per arrivare alla formazione di un pubblico consapevole, favorire la comprensione critica del presente e capace di dialogare con la rivoluzione digitale in atto.
Argomento del cortometraggio che si è aggiudicato il primo premio nazionale dell’ XI edizione del Film Festival per la scuola è stato il percorso di emancipazione della donna, le difficoltà e le conquiste, la consapevolezza e l’impegno di tanti che, nel corso dei secoli, hanno contribuito a quell’acquisizione di diritti e doveri che devono ancora oggi essere difesi, tutelati, perseguiti e applicati.
Particolare plauso alle docenti che hanno seguito l’iniziativa e hanno messo la loro competenza professionale, il loro impegno, la loro capacità personale e didattica al servizio del progetto.
Il team di docenti formato dalla prof.ssa Acide Elisabetta (referente di progetto), prof. Boccalini Marta che ha curato con attenzione e particolare competenza la sceneggiatura, la parte importante di traduzione dalla lingua originale della tragedia, la dizione, le riprese e gli elementi caratterizzanti la recitazione, la prof. ssa Gianna Buffa che ha curato, con le colleghe, gli aspetti letterari della stesura dei testi, con soddisfazione, ha visto la partecipazione attiva degli studenti e la progressione ed evoluzione di un percorso di formazione culturale laboratoriale.
Soprattutto gli studenti, veri protagonisti del progetto:
Lucilla, Virginia, Viola, Maria, Anna, Andrea, Sonia, Ilaria,Lorenzo,GianLuca, Asia, Zoe, Beatrice, Luca… tutti …
Le classi 2 A e 2 AB del liceo classico (in questo anno scolastico ormai entrate nel triennio del corso liceale) hanno realizzato un’esperienza unica.
Con impegno, dalla lettura del testo in lingua originale, alla traduzione, alla creazione delle scene, alla ricerca e realizzazione dei costumi, all’impegno dello studio delle “parti” per i diversi ruoli, la capacità di adattamento, di accettare, di condurre il “lavoro di squadra”, di scrivere e riadattare la sceneggiatura, di sistemare rispetto alle “esigenze di scena”…
E poi… sotto il sole cilentano… in una cornice stupenda a Velia… la realizzazione, l’impegno, la stanchezza, il tempo, prove e riprove… cambi e sistemazione…
Ma ne è “valsa la pena”.
Miglior cortometraggio.
Primo premio.
Ma c’è di più.
Non è solo una “competizione”; certo la soddisfazione è molta, ma rimane l’impegno, l’esperienza, la crescita umana e culturale, la competizione, l’approccio a nuovi “sbocchi professionali” e orientativi, la conoscenza che può far nascere “passioni” e “prospettive”.
“L’importante non è vincere ma partecipare. La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene” diceva Pierre De Cubertin a proposito dello sport agonistico.
E noi vogliamo “prendere” a prestito la sua frase per dire:
“L’importante è la certezza di credere ancora in questa scuola che prepara per la vita, offre opportunità culturali e saperi, aiuta a crescere ed a formarsi, è davvero “agenzia educativa”
con la sua capacità di rinnovarsi, costruire, lottare e vincere le sfide del mondo contemporaneo in modo nuovo, perché l’educazione è quel processo attraverso cui questo modo diverso di esistere può veramente concretizzarsi.