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VERCELLI - Se un libro può aiutare a sperare, anche quando il blindo si è chiuso alle tue spalle - L'Area Educativa della Casa Circondariale di Billiemme ha promosso l'incontro tra le persone ristrette della struttura e gli Autori protagonisti del Salone del Libro di Torino - Raccontare e raccontarsi, per reagire, perchè quella parentesi si può riaprire -  

Buona e attenta partecipazione degli ospiti del carcere di Billiemme

Non è vero che il bene non faccia notizia.

Ci sono, però, situazioni in cui è più facile conoscere le notizie negative.

Soprattutto in questi ultimi tempi i fari dell’opinione pubblica e dei media sono puntati sull’universo carcerario, afflitto da problemi noti, oggi forieri di esiti inediti: tra questi il più drammatico è sicuramente quello del numero sempre più rilevante di suicidi.

Quello della morte che si cerca è quel “gorgo” in cui si sentono destinati a scendere “muti” (riprendendo la celebre poesia di Cesare Pavese) coloro ai quali pare precluso ogni altro orizzonte: e certamente il cigolio e poi il tonfo sinistro del blindo che si chiude alle tue spalle, mentre si apre la porta della cella che sarà il tuo mondo, possono apparire come qualcosa che non regga il confronto con il mondo che avresti immaginato e desiderato, con il mondo che lasci fuori, sicchè, infine, è proprio il “gorgo” la via d’uscita che può apparire persuasiva, forse seducente.

Non da oggi la Casa Circondariale di Vercelli, grazie all’opera dell’Area Educativa coordinata da Valeria Climaco, cerca di offrire una speranza, un modo per dare senso e futuro a quella che bisogna ostinarsi a credere sia per quello che è, soltanto una “parentesi”, nella vita; una vita che deve continuare anche dopo.

Una vita che, in quella condizione definita dall’arido linguaggio burocratico come “afflittiva”, non smarrisca il proprio senso, non si rassegni a vedere esiliati i caratteri della propria umanità.

Nel corso di questi ultimi anni abbiamo più volte documentato queste occasioni di incontro, di crescita, di formazione.

Anche con l’aiuto di istituzioni meritorie di Volontariato sociale, come la Comunità di Sant’Egidio e, da ultimo, grazie all’intelligente azione del Garante delle persone ristrette, nominato recentemente dal Comune di Vercelli nella persona di Piero Oddo.

Uno di questi momenti, di particolare efficacia, è stato offerto nei giorni scorsi, ospitando presso la Casa Circondariale di Vercelli, Autori provenienti dal Salone Internazionale del Libro di Torino.

Incontro preceduto da un periodo di preparazione, di avvicinamento all’avventura di scrivere, di raccontare e raccontarsi, appunto ideato dall’Area Educativa dell’Istituto.

Tre gli Autori che hanno incontrato gli Ospiti della Casa Circondariale di Billiemme, ora guidata dal nuovo Direttore della struttura carceraria, Giovanni Rempiccia.

Si è trattato di Marcella Flavia Luque, Hasti Naddafi e Stefano Feltri, quest’ultimo ospitato dalla Sezione maschile, mentre le Autrici si sono intrattenute con un gruppo molto interessato e partecipe della Sezione femminile.

Molto accessibile e diretto il linguaggio delle scrittrici, che hanno risposto a tante domande sul modo e sul perché “raccontare” e “raccontarsi”, e c’è da credere che tutto questo abbia contribuito a rafforzare l’idea che questo periodo della vita possa essere davvero solo una parentesi: una parentesi che si potrà riaprire.

 

Posted in Cultura e Spettacolo, Mondi Vitali