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Giovedì 10 aprile

VERCELLI - La vita in carcere - Gli Studenti del Lagrangia incontrano uomini e donne che vivono dietro le sbarre - Racconti di dolore e sofferenza, ma anche desiderio autentico di riscatto - Un progetto fatto di percorsi  e testimonianze veri, che mette in contatto due "mondi" della città spesso destinati a non comunicare -

Un “investimento educativo” delle Istituzioni in sinergia, che in rete, investono sulla prevenzione, sullo sviluppo dello spirito critico, sulla conoscenza oltre il pregiudizio

La scuola, lo sappiamo, è “aperta al mondo”, ma forse spesso non pensiamo che “mondo” sia anche la realtà carceraria; eppure il carcere “ci appartiene”, è “territorio della città”  e, con questa consapevolezza, gli studenti dell’Istituto “Lagrangia”, accompagnati dai docenti, si sono recati presso la Casa Circondariale di Vercelli, per “conoscere” e provare a riflettere proprio su questa “parte di territorio” che è “parte del mondo”.

Il Progetto, attivo da parecchi anni presso alcuni indirizzi liceali dell’Istituto, denominato “Orientamenti formativi: vite e vissuti”, vuole far conoscere in modo consapevole, la realtà carceraria, il “mondo” detentivo, le implicazioni sociali, i “trattamenti” alla luce dell’art 27 della Costituzione Italiana, ma anche i pregiudizi, l’umano oltre il reato, la risocializzazione…

E con questa consapevolezza, che gli studenti delle classi  5 Ab liceo classico, 5 Liceo economico sociale e 5  musicale, accompagnati dai docenti prof.ssa Acide Elisabetta (referente del progetto), Buffa Gianna, Fais Anita, Maffei Paola, si sono recati nella mattina del giorno 10 aprile, in visita alla struttura della Casa Circondariale, ma soprattutto per “conoscere” e dialogare con alcuni ospiti dell’Istituto.

Il progetto è reso possibile dalla proficua e puntuale collaborazione che si intrattiene con l’Area educativa carceraria, in particolare con la Dott.ssa Climaco Valeria, la sensibilità del Direttore del Carcere Dott. Rempiccia Giovanni , la disponibilità degli agenti di Polizia Penitenziaria e il Magistrato del Tribunale di Sorveglianza, con il Dipartimento Penitenziario.

Un “investimento educativo” delle Istituzioni in sinergia, che in rete, investono sulla prevenzione, sullo sviluppo dello spirito critico, sulla conoscenza oltre il pregiudizio

La libertà contro tutte le dipendenze, la responsabilità, il rispetto delle regole, il concetto di rieducazione, risocializzazione, reinserimento, ma anche le opere di misericordia, il senso di umanità, la solidarietà, i problemi sociali… un progetto che coinvolge diversi aspetti e temi di interesse civico ed etico, per fornire agli studenti alcuni spazi di conoscenza e riflessione, di analisi del valore della persona, della responsabilità, del superamento del pregiudizio, per essere cittadini informati, consapevoli.

Ore di lezioni in classe, approfondimenti, ma anche dialogo preparatorio con la Dott.ssa Climaco, che ha condotto gli studenti, con perizia, competenza e passione che deriva dall’esperienza educativa nella Casa Circondariale, condotta sempre all’insegna del senso di umanità e dell’importanza dell’educazione, alla conoscenza dell’importanza dei programmi trattamentali presenti nella struttura.

La mattinata ha offerto agli studenti spazi di riflessione e di comprensione, elementi importanti per “farsi appartenere” una realtà che “appartiene” a tutti noi come cittadini, come persone.

Dopo la visita alla struttura, alle sezioni, agli spazi dedicati alle attività trattamentali, la giornata si è conclusa con l’incontro con i detenuti; momento atteso e di impatto emotivo importante.

Grazie all’impegno degli agenti di Polizia Penitenziaria in servizio, dell’area educativa che vogliamo ricordare è formata dalla Dott.ssa Climaco, dal Dott. Galazzo, dalla Dott.ssa Pisani, dalla Dott.ssa Giuditta Pontini, che hanno accompagnato e guidato studenti e docenti alla “scoperta” del “mondo carcere”, l’incontro con i “protagonisti”.

Momento di condivisione di storie e di vite, intreccio di parole e di domande… così commenta la docente referente prof.ssa Acide Elisabetta: “ Gli ospiti della Casa Circondariale ci hanno regalato con i loro racconti, un “pezzo” della loro vita, preziosa occasione di riflessione per tutti.

Giovani e meno giovani, con condanne diverse, ma con un unico filo conduttore: la sofferenza per la privazione della libertà, accompagnata dai rimpianti, dal coinvolgimento degli affetti familiari,dai rimorsi per gli errori commessi, l’incognita del futuro, il pensiero al passato, ma anche la “voglia di riscatto”, il desiderio di ricominciare, l’impegno per il futuro, la speranza di riappropriarsi della propria vita in modo nuovo… una lezione di vita che sono sicura, farà germogliare negli studenti nuove consapevolezze ed elementi significativi di revisione e riflessione sulle scelte e sull’importanza della responsabilità nelle azioni”.

Nell’incontro, gli ospiti detenuti, hanno raccontato ai ragazzi che è nel rispetto delle regole che si conquista la propria autonomia, hanno spiegato la necessità di chiedere aiuto quando ci si trova in difficoltà, hanno sollecitato allo studio, all’impegno, al lavoro serio e onesto.

Non sono mancati momenti di commozione nei racconti appassionati delle storie: la dipendenza dalle droghe, dall’alcol, la non accettazione dei rifiuti, il desiderio di possesso, che hanno condotto molti di loro dietro le sbarre e la vita, in seguito, non sarà più la stessa.

Hanno spiegato come si vive in carcere, quanto è difficile far “passare il tempo”, ma anche l’importanza della comprensione dell’errore, l’importanza delle attività lavorative e di momenti di riflessione, dell’aiuto degli educatori e degli psicologi, delle famiglie e del cappellano del carcere.

Importante sentire la viva voce degli studenti che hanno partecipato alla visita.

Così commenta Sofia:

Ho trovato la visita presso la casa circondariale di Vercelli molto educativa, che ci ha mostrato una realtà diversa e che non avremmo potuto conoscere in altro modo. Ho trovato interessante come tutti i detenuti che abbiamo incontrato e con cui abbiamo parlato abbiano ammesso i propri errori e affermato che stanno cercando di migliorare.

Inoltre, tutti hanno cercato di evidenziare soprattutto gli aspetti positivi, senza ribadire il cliché del carcere come posto solo di detenzione, ma anche di ri-educazione.

Un’altra cosa che mi ha stupito è stata come tutti i detenuti, che non abbiamo visto di persona ma che ci hanno parlato dalle finestre delle camere di pernottamento, ci esortassero a studiare e acculturarci, per non commettere i loro stessi errori. 

È stata un’esperienza particolare e pesante, ma importante da affrontare.”

Prosegue Giulio:

Oggi è stata una giornata caratterizzata da un insieme di timore e curiosità, poiché siamo andati a visitare il luogo in cui si trovano gli “ultimi” della nostra società.

Come “ultimi” non intendo le persone appartenenti a un ceto sociale basso, ma coloro che, in seguito a un reato commesso, hanno perso la famiglia, la reputazione e la libertà personale.  Particolarmente emblematiche sono state le parole pronunciate dai detenuti, i quali ci hanno fatto provare, almeno indirettamente, le sensazioni che hanno avuto nell’affrontare questo percorso di riscoperta della “luce” della libertà.

Questa visita, inoltre, ci è servita a mitigare il pregiudizio sbagliato secondo cui tutti i carcerati vengano considerati esseri caratterizzati da un’immensa malvagità.

Concludo ringraziando tutti coloro che ci hanno proposto questa attività, non solo di educazione civica, ma anche di “umanità”.

Ora la parola a Giulia:

“La visita di questa mattina presso la Casa Circondariale di Vercelli è stata un’esperienza che personalmente mi ha molto toccata. Vedere da vicino una realtà così lontana dalla nostra quotidianità porta a riflettere sull’importanza di seguire sempre la via corretta senza farsi trascinare in circostanze sbagliate e sul valore della libertà per noi esseri umani.

Mi ha colpito vedere come i detenuti si siano preparati a raccontare la loro storia e quanto tenessero a mandare un messaggio che potesse arrivare nel modo giusto a noi ragazzi”.

Ancora una testimonianza, di un’altra ragazza che si chiama Giulia:

“Visitare una Casa Circondariale ha una profonda valenza morale: significa riconoscere l’umanità di chi sta scontando una pena, al di là del reato commesso.

È un gesto che promuove l’empatia, il rispetto della dignità umana e la possibilità di riscatto.

In un contesto spesso segnato da giudizi di valore e marginalità, la visita ed il colloquio con alcuni detenuti rappresenta un segnale concreto di attenzione, di giustizia che non si limita alla punizione, ma si apre alla speranza e alla riabilitazione.”

Al rientro in classe ancora una riflessione da parte della 5 A Liceo Economico Sociale:

Oggi la nostra classe ha avuto la possibilità e la fortuna di ottenere un incontro ravvicinato con i detenuti della Casa Circondariale di Vercelli al fine di porgere la nostra vicinanza alle persone che stanno cercando di riabilitarsi scontando una pena, lunga o corta che sia.

La visita è stata senz’altro interessante e formativa ma soprattutto profonda e introspettiva poiché l’opinione pubblica molto spesso non è conoscenza di ciò che realmente succede in questa istituzione totale, ed è per questo che noi, 5ª A LES, ci facciamo portavoce al fine di confutare il pensiero pubblico inerente alla colpevolezza e all’apparente errata giustizia nel valutare i loro crimini.

Cerchiamo di diffondere la giustizia e la corretta conoscenza del nostro sistema carcerario secondo il dettato Costituzionale”.

“Fare scuola” e “conoscere il mondo” è allora “aprire le menti”, è “aprire al mondo”, è donare ricchezza culturale ed umana, è far “uscire” dagli stereotipi e pregiudizi, per “aprirsi” all’umano.

I progetti di educazione civica a scuola, sono molti e tutti importanti perché accompagnano allo sviluppo della persona nella sua identità di cittadino consapevole ed attivo, allo sviluppo della cultra della legalità e della responsabilità, alla consapevolezza che la Costituzione traccia un “percorso” e sostiene il nostro essere uomini, donne, persone, cittadini, ma soprattutto, ci “guida” affinchè il futuro sia espressione di quei valori fondamentali che tutti dovremmo conoscere e praticare.