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VERCELLI - Gli studenti dell’Istituto Cavour incontrano la pediatra Elena Uga

Si è parlato di inquinamento e le sue conseguenze sulla salute

Vercelli Città

Bambini e inquinamento: il respiro corto del futuro

Un bambino dovrebbe avere tutto il tempo per giocare, imparare, sognare.

E invece, prima ancora di affacciarsi alla vita, si trova già a fare i conti con qualcosa di invisibile e pesante: l’aria che respira.

Il 25 marzo, all’I.I.S. Cavour di Vercelli, la pediatra Elena Uga ha parlato agli studenti delle classi 2^A SSAS, 2^B SSAS, 1^A SSAS e 1^B SSAS di un tema che non ha bisogno di presentazioni: l’inquinamento e le sue conseguenze sulla salute.

L’aria che respiriamo: un nemico silenzioso

Non è una novità che l’inquinamento atmosferico sia uno dei più insidiosi pericoli per la salute, eppure lo trattiamo ancora come un fastidio da sopportare, piuttosto che un problema da risolvere. Le polveri sottili che avvolgono la Pianura Padana non si vedono, ma entrano nei polmoni e lì restano, soprattutto nei bambini, il cui sistema respiratorio è più vulnerabile. Il cambiamento climatico non è un titolo di giornale, ma un fenomeno che si riflette nelle ondate di calore, nelle malattie respiratorie in crescita, nelle allergie sempre più diffuse.

Durante l’incontro, la dottoressa Uga ha mostrato come l’inquinamento non sia solo una questione ambientale, ma anche sociale. L’intervento è stato interattivo, una ruota da colorare con i sentimenti a riguardo il cambiamento climatico ha rotto il ghiaccio.

Uga ha spiegato che le fasce più deboli della popolazione sono quelle che ne pagano il prezzo maggiore. E poi ci sono i bambini, i più esposti e i meno responsabili di questa crisi, costretti a fare i conti con un’aria che brucia, un clima che si sregola, un futuro che sembra già ipotecato.

Cosa mangiamo? Cosa beviamo?

Se l’aria non è più trasparente, il cibo non è più così sano.

Gli alimenti ultra-processati, ricchi di additivi e zuccheri, sono sempre più presenti nelle diete dei ragazzi, e i danni non si limitano solo al fisico: aumentano i disturbi mentali, i problemi metabolici, le malattie cardiovascolari.

Il nostro corpo sta diventando il terreno di un esperimento alimentare su scala globale.

E poi c’è l’acqua. La plastica monouso è diventata la regina incontrastata delle nostre abitudini quotidiane, ma il prezzo da pagare è altissimo. Microplastiche si trovano nei mari, nei fiumi, nei nostri stessi corpi.

Bere un bicchiere d’acqua oggi significa ingerire minuscole particelle di un mondo che non sa più come disfarsi dei suoi rifiuti.

E tutto questo accade mentre continuiamo a comprare bottiglie di plastica, a gettarle con leggerezza, a ignorare il problema sperando che lo risolva qualcun altro.

Possiamo ancora cambiare rotta?

La buona notizia è che sì, qualcosa si può fare. Ma non basta essere indignati: bisogna cambiare abitudini, e farlo ogni giorno. Usare meno l’auto e più la bicicletta o i mezzi pubblici. Evitare il superfluo, scegliere con attenzione cosa mangiamo e cosa compriamo. Educare i bambini non solo a riconoscere il problema, ma anche a diventare parte della soluzione.

Gli studenti dell’I.I.S. Cavour hanno ascoltato, qualcuno avrà annotato pensieri su un quaderno, qualcun altro avrà fissato un punto lontano cercando di immaginare un domani diverso. Forse non tutti cambieranno il mondo, ma forse qualcuno cambierà se stesso.

E questo, a volte, è già un ottimo inizio.

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Redazione di Vercelli

Posted in Scuola e Università