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VERCELLI - All’Istituto Lanino incontro sulla violenza di genere. E' stato spiegato il lavoro svolto e l'importanza del Centro Antiviolenza EOS che accoglie senza giudicare  

Relatrici le dottoresse Paola Arlone e Alessandra Ghisio hanno

Vercelli Città

Si chiama EOS, come la dea dell’aurora. Ma qui a Vercelli, in via Fratelli Garrone 12, è la rinascita che conta più dell’alba: quella delle donne che ce l’hanno fatta. O che ci stanno provando, un giorno dopo l’altro. EOS è un centro antiviolenza.

Comunale, gratuito, aperto ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette, anche quando il resto del mondo dorme. Questo è il loro numero 334.31.13.955con reperibilità h. 24, contattabile anche via Whatsapp insieme al numero antiviolenza e stalking nazionale 1522.

Nella mattinata del 10 aprile le dottoresse Paola Arlone e Alessandra Ghisio hanno parlato di violenza di genere a quattro classi dell’Istituto Professionale Lanino – la 4^A, la 4^B, la 3^A SSAS e la 3^SC.

Questo incontro è stato organizzato nell’ambito della Rassegna Culturale dell’I.I.S. Cavour con la collaborazione della dottoressa Alessandra Pitaro – Direttore del settore Politiche sociali.

Le relatrici hanno posto una domanda semplice, che però sbriciola le certezze: cos’è la violenza?

Non sempre ha la forma del livido, o il suono dello schiaffo. A volte è un silenzio coltivato con cura. Un “dove vai?”, ripetuto con una frequenza che non è più curiosità ma controllo. Un conto in banca congelato. Una porta chiusa a chiave mentre i figli guardano. Un “hai la gonna troppo corta”, un “sei grassa”, un “non vali niente”. È questa la violenza che non si vede. E proprio per questo fa più paura.

Il centro EOS accoglie senza giudicare. Non serve una denuncia, non serve il coraggio tutto in una volta. Basta arrivare. O anche solo chiamare. Dall’altra parte del telefono ci sono donne con una formazione specifica, che ascoltano e costruiscono insieme un percorso. Senza imposizioni, senza scadenze. Perché la violenza è un tunnel lungo, e non tutti camminano alla stessa velocità.

A volte – spesso – la vittima torna indietro. Lo chiamano “rapporto ossessivo”. È difficile spezzare una catena che l’aggressore ha saputo rendere un rosario. E allora si ricomincia. Di nuovo. Ancora. Con la pazienza di chi sa che la libertà non si impone, si accompagna.

A Vercelli c’è un centro anche per gli autori di violenza, Il C.U.A.V. – Centro Uomini Autori o presunti autori di Violenza, inaugurato un anno fa. Sì, anche per loro. Perché si può curare la rabbia, se la si riconosce. Una piccola percentuale va spontaneamente. Gli altri ci sono arrivati perché lo ha ordinato un giudice, o il questore. Forse è anche questo un tipo di violenza: non saper vedere il male che si fa.

E allora stamattina, qui da noi in classe, si è parlato di tutto questo.

Di segnali d’allarme.

Di rispetto.

Di rinascita.

Si è parlato del Centro Antiviolenza EOS.

Di donne che non devono dire grazie, ma solo: basta.

Matilda Sandra Chiarelli – 4^A Ssas

Giulia  Bozzini – 4^B Ssas

Istituto Professionale Lanino

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Redazione di Vercelli

Posted in Scuola e Università