TRINO – La benedizione degli animali, nella festa di Sant’Antonio Abate - VercelliOggi.it VercelliOggi
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TRINO - La festa di Sant'Antonio Abate, occasione per richiamare l'armonia del creato e riconciliare il rapporto tra uomo e natura

La tradizionale benedizione degli amici a 4 zampe

(marilisa frison) – Anche nell’appena trascorso mercoledì 17 gennaio 2024, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, la fede, le tradizioni e l’amore per gli animali si incontrano a Trino nel cortile della parrocchia.

Dopo la Santa messa delle 18, numerosi gli amici a quattro zampe che si sono radunati e hanno fatto sentire la loro voce, la loro presenza, in attesa della benedizione per intercessione di Sant’Antonio Abate del parroco, don Patrizio Maggioni, che non si è fatta attendere ed è scesa sugli animali e sui loro padroni, a cui è stata donata un’immaginetta del Santo, con sul retro una preghiera, che è stata recitata dai presenti.

Ma perché si festeggia e chi è Sant’Antonio Abate?

Antonio era di origine Egiziana, al tempo una delle nazioni più ricche e potenti al mondo, figlio di una famiglia benestante cristiana, nacque nel 251 d.c.

A 19 anni rimase orfano e per amore del precetto evangelico “vendi tutto e dona ai poveri”, si spogliò di tutti i suoi averi e andò a vivere come eremita in un fortino nel deserto della Tebaide, pregando e lavorando, in solitudine, con la sola compagnia di uccelli e altri animali.

Dedicò la sua vita alla preghiera e all’aiuto verso i bisognosi e rifugiato nelle preghiere, osservando digiuni e privazioni superò le “tentazioni”, prove diaboliche che lo tormentavano.

Fu chiamato il padre e fondatore del monachesimo perché molti altri vollero seguire il suo esempio e si venne a formare una numerosa comunità di eremiti.

Visse fino a 105 anni e morì il 17 gennaio del 357d.C., solo, tra i suoi animali e il suo orto, per questo è noto per essere il protettore degli animali domestici, patrono dei maiali e della stalla, dei salumai e dei macellai, inoltre è legato a festività del mondo contadino.

C’è anche una leggenda che narra che nella notte tra il 16 e il 17 gennaio, quando il Santo era in vita, gli animali attorno a lui acquisirono la capacità di parlare.

Tante le storie sul Santo, che viene raffigurato con un maiale e altre con il fuoco.

L’Anacoreta, così venivano chiamati gli eremiti al tempo, fu anche taumaturgo, molti uomini si rivolgevano a lui per chiedere il miracolo della guarigione da malattie e possessioni demoniache.

È invocato anche contro l’herpes.

Un Santo che si è consumato nella preghiera, ha donato molto amore e ci invita alla preghiera e a donare amore.

Un buon rientro a casa agli animali che ormai sono parte della famiglia e ai loro proprietari.

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