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INSURREZIONE DEI MEDICI – No alla richiesta di ASL Vercelli di pagare i “troppi” farmaci prescritti durante il periodo Covid

Netta presa di posizione su un’azione sanzionatoria che appare ingiusta

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Troppi farmaci prescritti nel periodo del Covid?

L’ASL di Vercelli chiede ai medici il conto.

E’ così che i medici di medicina generale aderenti alla sezione provinciale Fimmg insorgono contro una decisione che ritengono inaccettabile.

Chiare le parole del segretario provinciale e membro del consiglio regionale del sindacato Cosimo La Cava.

“La nostra protesta è marcatissima perché siamo rimasti sorpresi dalla posizione Asl anche perché riguarda il periodo della pandemia.

Se ne parlava da anni ma si pensava di sanarla visto il periodo dell’attività dell’epoca.

Periodo nel quale siamo stati abbandonati a noi stessi, senza nessun mezzo di protezione.

Alcuni colleghi rimesso la pelle.

Il problema è relativo a modi e tempi.

Sono passati 4 anni e poi decidono di far pagare tutti e di farlo entro 15 giorni.

Inoltre c’è un problema; va rivista la politica che il collega “virtuoso” sia quello che spende meno e non quello che cura meglio.

A furia di spendere sempre meno, non si spenderà più niente.

Inoltre c’è un problema educativo.

Bisogna educare la gente a utilizzare bene le risorse, noi siamo il capro espiatorio di tutto il sistema.

Comprendiamo i problemi economici che attanagliano il nostro sistema sanitario però vogliamo anche delle condizioni per lavorare bene.

Noi molte volte siamo trascrittori o dobbiamo correggere i consigli dati dagli specialisti”.

Questa la lettera scritta dalla FIMMG.

La Sezione Provinciale FIMMG di Vercelli, in seguito all’assemblea convocata il 02/05/2024, all’unanimità dei medici presenti, in riferimento alla richiesta di pagamento per iperprescrizioni di farmaci relative all’anno 2020 da parte dell’ASL di Vercelli,

SI TROVA IN TOTALE DISACCORDO.

Troviamo del tutto inopportuna tale richiesta in considerazione del periodo storico preso in esame, in cui imperversava con estrema violenza la pandemia di SARS-CoV-2.

Bisogna ricordare che a quell’epoca tante leggi dello Stato sono state quasi azzerate, come la limitazione della libertà personale riconosciuta come inviolabile dall’art. 13 della nostra Costituzione (“La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”) per far fronte all’eccezionale pericolo per la salute pubblica.

La quasi totalità degli italiani confinati in casa nei propri domicili; il settore produttivo in gran parte sospeso o gravemente ridimensionato; il settore economico e finanziario severamente penalizzati in attesa che la buriana epidemiologica allentasse la sua morsa. Tante leggi reinterpretate, declinate in maniera diversa, quasi azzerate momentaneamente per fronteggiare l’estrema gravità della situazione.

I medici di famiglia, come altre figure sanitarie, hanno dovuto contrastare in prima linea lo tsunami che ha colto l’intero Paese in maniera inaspettata. È giusto ricordare che i medici di famiglia hanno affrontato fisicamente con il proprio corpo e con scarsi o nulli dispositivi di protezione il rischio del contagio a difesa della salute dei propri pazienti. Alcuni di loro ci hanno rimesso la vita, altri sono andati vicini a perderla.

Ora appuriamo a distanza di 4 anni che, mentre molte leggi (alcune finanche di gran rango costituzionale) venivano allentate o reinterpretate, la legge 425/96 continuava invece imperterrita ad operare con la stessa inossidabile efficacia.

I medici fuori a far frontiera al domicilio dei pazienti o nel proprio ambulatorio, mentre altri alacremente continuavano lo “spulcio” meticoloso delle ricette al sicuro dei propri uffici.

Si è molto discusso in questi 3/4 anni se sanare tali anomalie proprio in ragione dell’estrema gravità della situazione pandemica, ma la proposta è rimasta in sospeso per molto tempo.

D’improvviso arrivano ora ai medici le diffide di pagamento a breve termine, richiamando la legge 425/96 e l’art. 45 dell’ACN per giustificare tali richieste.

Come Sezione Provinciale FIMMG di Vercelli troviamo stridente il richiamo di molti dirigenti aziendali al sacrificio dei colleghi Medici di Medicina Generale deceduti nella lotta contro il COVID-19 (alcuni erano iperprescrittori e forse inappropriati) per librarsi, ipocritamente, in un salto etico sul mondo della medicina come servizio indifferibile alla persona umana.

Distinti saluti.

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Redazione di Vercelli

Posted in Salute & Persona