IN PRINCIPIO ERA IL VERBO – “Padrone della forza, tu giudichi con mitezza” - VercelliOggi.it VercelliOggi
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Colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia di domenica 23 luglio 2023 - "Padrone della forza, tu giudichi con mitezza" - Commento a cura della Prof. Elisabetta Acide - Video omelia di P. Giulio Michelini

Da dove viene la zizzania?

Dal Libro della Sapienza, Cap. 12, 13. 16-19

Non c’è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose,
perché tu debba difenderti dall’accusa di giudice ingiusto.
La tua forza infatti è il principio della giustizia,
e il fatto che sei padrone di tutti, ti rende indulgente con tutti.
Mostri la tua forza quando non si crede nella pienezza del tuo potere, e rigetti l’insolenza di coloro che pur la conoscono.
Padrone della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta indulgenza, perché, quando vuoi, tu eserciti il potere.
Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento.

Dal Salmo 85

Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.

Tutte le genti che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, Signore,
per dare gloria al tuo nome.
Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.

Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso,
lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà,
volgiti a me e abbi pietà.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, Cap. 8, 26-27

Fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.

Dal Vangelo secondo San Matteo, Cap. 13, 24 – 43

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: “Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio””.
Espose loro un’altra parabola, dicendo: “Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami”.
Disse loro un’altra parabola: “Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata”.
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: “Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”.
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: “Spiegaci la parabola della zizzania nel campo”. Ed egli rispose: “Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!”.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

“Chi ha orecchie ascolti” (Mt 13,43)

Ascoltare e saper vedere.

Ascoltare è saper “vedere”.

Vedere e aspettare con pazienza il tempo della mietitura.

Ancora il seminatore, buono, fiducioso, generoso, che ha seminato con ampi archi delle braccia su tutti i terreni, (Mt 13, 24-43), ma spunta la zizzania.

La semina generosa ed abbondante … eppure spunta la zizzania … un’ erba infestante.

E cresce, cresce vicino al grano, accanto alle spighe nel tentativo di soffocarle, abbondante …

Il seme non era buono?

Ha seminato male?

Qualcuno ha “seminato” dell’ erba “cattiva”?

L’ intenzionalità del male.

“mentre tutti dormono”, mentre scorre la vita, quando si è “distratti”, quando si “dorme”, quando non si è “vigilanti”.

Il male: quale la sua origine?

E Dio?

Interrogativi, e domande: da chi e da dove viene il male?

Il padrone del campo non si affanna.

Mentre tutti sono affannati e affaccendati, si preoccupano lui è lì che attende.

Lui sa attendere ed aspettare, non è come quei servi che vorrebbero estirpare tutto e subito.

Colui che ha seminato è Colui che sa aspettare.

Aspettare, attendere, pazientare, guardare e vedere il grano oltre la zizzania…

Saper vedere “con gli occhi di Dio”.

Dio non è “immobile”, Dio è uno che si muove e si commuove, che “ama” e che sa attendere.

La zizzania è una specie di gramigna, assomiglia al grano cresce alta quanto le piante “buone” con le quale cresce e non è strappata via fino al raccolto, ma i suoi grani sono neri.

Ma il seminatore sa.

”No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura”.

Il grano non sarà soffocato dalla zizzania, crescerà, maturerà, darà frutto, ed al momento opportuno sarà raccolto, e la zizzania sarà bruciata.

Il seminatore vede crescere il grano, crescerà con la zizzania, ma non sarà “soffocato” da esse, il seme produrrà frutto.

Il seme buono sarà fecondo, crescerà, non si trasformerà, non si deteriorerà…

E’ la “misura” di Dio: abbondare nel seminare perché dappertutto, poco o tanto, il terreno darà frutto.

Dio ha pazienza e lungimiranza, ha speranza e sa attendere. Dio è misericordia e perdono, il “nemico” va di notte, ha “fretta”, vuole soffocare il seme prima che cresca…

Perché  (prima letturaSap 12, 13. 16-19) “Non c’è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose… giudichi con mitezza … hai dato ai figli buoni la speranza…”.

Giudizio e attesa, discernimento e pazienza.

Dio sa giudicare, non sostituiamoci a lui nel giudizio, non abbiamo fretta di “estirpare”, lasciamo crescere e la mietitura darà i frutti, il raccolto sarà fatto, la zizzania distrutta.

Non facciamo come quei servi che corrono dal padrone preoccupati e vogliono “estirpare” la zizzania.

Guardiamo le spighe crescere e aspettiamo.

Guardiamo i chicchi che sapranno crescere oltre la zizzania.

Impariamo a guardare e vedere.

Misericordia e giustizia due parole che ci insegnano l’attesa del germoglio e il raccolto abbondante, la pazienza dell’attesa e la speranza.

Giustizia una parola che non è nella “logica umana”, non è una “bilancia”, non è “occhio per occhio”, è saper dare ad ognuno e ciascuno secondo la misericordia .

La misericordia di Dio tiene necessariamente conto della giustizia,

Non preoccupiamoci della zizzania da estirpare, lasciamo crescere il grano, lasciamo germogliare il seme, non facciamoci prendere dalla logica del raccolto “poco ma buono”, impariamo la pazienza di Dio, di quel seminatore che di notte ha visto entrare il nemico eppure non ha ceduto alla richiesta deio servi di “sradicare” l’erbaccia infestante.

La pazienza della “fine”: della mietitura, non preoccupiamoci di quando sarà, lasciamo crescere, viviamo, cresciamo, portiamo frutto, lasciamo che il vento trasporti il seme, perché anche il più piccolo porterà frutto e lo farà abbondantemente.

Verbi di “crescita”: blastao (“germogliare”) e mekynomai (“allungarsi”), karpophoreo (“portare frutto”).

Verbi della pazienza di quel contadino in attesa, di quel seminatore generoso, paziente e prudente.

Verbi di trasformazione.

Come quel “granello di senape”.

Una pianta considerata “infestante”, che il vento trasporta con facilità e che dove attecchisce produce un albero così grande tanto d fare ombra.

Il granello di senape è seminato, il seminatore sa che produrrà frutto, lo curerà, lo innaffierà, darà acqua e lui crescerà fino a diventare albero, un albero che darà riparo, che ospiterà nidi, che accoglierà vita.

L’uomo “fruttuoso”, non perfetto.

Un Dio seminatore paziente, giusto e misericordioso.

Un Dio giusto, indulgente e mite (prima lettura Sp 12,13. 16-19).

Un Dio che è buono e perdona, misericordioso e pietoso, che compie meraviglie. (Salmo 85)

E tra questo uomo e Dio “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio” (Lettera ai Romani 8, 26-27 – seconda lettura)

Una certezza: Dio non abbandona, nelle fragilità e imperfezioni, manda il suo Spirito consolatore, un Dio che scruta i cuori, che miete con giubilo portando i suoi covoni, un Dio che sa attendere per farci entrare nel suo Regno.

Seme, granello di senapa, lievito … e i nostri orecchi si aprono alla attesa.

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