IN PRINCIPIO ERA IL VERBO – “Ma la parola di Dio non è incatenata!” - VercelliOggi.it VercelliOggi
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Ecco, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia di Domenica 9 ottobre 2022 - "Gesù, maestro, abbi pietà di noi!" - Commento delle Suore Carmelitane di Biella - Video omelia di Don Giorgio Zevini

Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.

Dal Secondo Libro dei Re, Cap. 5, 14 – 17

In quei giorni, Naamàn [, il comandante dell’esercito del re di Aram,] scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra].
Tornò con tutto il seguito da [Elisèo,] l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: “Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo”. Quello disse: “Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò”. L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.
Allora Naamàn disse: “Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore”.

Dal Salmo 97

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Dalla Seconda Lettera di San Paolo apostolo a Timoteo, Cap. 2, 8 – 13

Figlio mio, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio vangelo,
per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 17, 11 – 19
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi!”. Appena li vide, Gesù disse loro: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: “Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?”. E gli disse: “Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!”.

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UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Ti prendo in parola

(2Re 5,14-17; Sal 97; 2Tm 2,8-13; Lc 17,11-19)

La tua fede ti ha salvato! Nel vangelo di Luca ricorre molte volte questa affermazione di Gesù: è un elogio e anche un richiamo a focalizzare l’attenzione sull’obbedienza alla fede. Lasciamoci aiutare dal brano dei dieci lebbrosi, quelli esclusi da ogni speranza di contatto con Dio e il prossimo. A partire da questa condizione, tutti insieme per fede, vanno incontro a Gesù che sta sopraggiungendo. Chiedono di poter essere graziati, perché per loro c’è una distanza da rispettare che non permette di avvicinarsi: per loro è questa la reale condanna.

Chissà quante volte anche noi desiderosi di seguire Gesù, ci percepiamo distanti da Dio a motivo delle nostre miserie! I lebbrosi ci insegnano a non perderci d’animo. Accorciare la distanza è sempre possibile con la preghiera rivolta a Gesù, come fanno tutti loro. Per ora possono fare solo questo. Appena Gesù li vede, indica ciò che devono e possono fare secondo la legge una volta guariti! Infatti, dicendo loro di presentarsi ai sacerdoti, Gesù offre a tutti una parola che sarà per loro la grazia dell’obbedienza alla fede. Questa infatti deve concretizzarsi in un’azione specifica, possibile soltanto quando si riceve una parola a cui prestare ascolto-fede.

Lo stesso vale per noi, dentro agli eventi del presente, alle regole e attraverso le mediazioni umane che ci vengono date. Questa parola di Gesù si presenta come un controsenso, ma una fede piccola e senza pretese di autogiustificazione può invece accoglierla come la grazia sperata che si rivelerà strada facendo. Qui sta la grandezza dell’umiltà della fede: questo vangelo ci sollecita oggi a vivere in quest’ottica la fede che abbiamo.

Scelgo di agire secondo quanto intravvedo nel comandamento ricevuto, perché in esso  vedo un bene maggiore che attende il mio libero consenso. In un altro brano, Gesù mostra ad un teologo come interpretare i comandamenti di Dio, per mostrarci che non ci è chiesta tanta fede o conoscenza, ma il cuore, il come decido di aderire a quanto ascolto.

Dieci lebbrosi: viene da pensare ad una comunità, un’ intera famiglia. Tutti nella stessa barca, tutti desiderano la vita. E Gesù ci dice: “Tutti sono stati guariti! Ma dove sono?”. Chi si è accorto del miracolo? Solo uno su dieci. Davvero la fede è degli umili! E’ di chi si vede già esaudito sulla parola data dal Maestro, ancor prima di giungere dove gli viene indicato di andare per il suo bene. E’ in questo modo che Dio ci apre gli occhi sulla sua salvezza. Salvezza che Lui ci ha già donato mentre stiamo ancora percorrendo le strade della vita, quelle che ci portano ad incontrare Lui attraverso le relazioni quotidiane, i doveri del nostro stato di vita, le norme della società e le indicazioni della Chiesa e con ogni mezzo con cui il presente ci viene incontro. Ricordiamoci che obbedire significa ascoltare chi ho davanti. Domandiamoci allora chi e cosa ascolto innanzitutto: da qui dipenderà la qualità e l’umiltà della mia fede. E dalla fede, le azioni verso la grazia sperata.

 Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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