IN PRINCIPIO ERA IL VERBO – Letture dalla Liturgia di Domenica 2 luglio 2023 – “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me” - VercelliOggi.it VercelliOggi
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"Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi"

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia di Domenica 2 luglio 2023 - "Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me" - Commento delle Suore Carmelitane del Monastero Mater Carmeli di Biella - Video omelia di Don Marco Scandelli -

Dal Secondo Libro dei Re, Cap. 4, 8 – 11. 14 – 16

Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era una donna facoltosa, che l’invitò con insistenza a tavola. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei. Essa disse al marito: “Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Prepariamogli una piccola camera al piano di sopra, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e una lampada, sì che, venendo da noi, vi si possa ritirare”.
Recatosi egli un giorno là, si ritirò nella camera e si coricò. Eliseo chiese a Giezi suo servo: “Che cosa si può fare per questa donna?”. Il servo disse: “Purtroppo essa non ha figli e suo marito è vecchio”. Eliseo disse: “Chiamala!”. La chiamò; essa si fermò sulla porta. Allora disse: “L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio”.

Dal Salmo 88

Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
perché hai detto: “La mia grazia rimane per sempre”;
la tua fedeltà è fondata nei cieli.

Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.

Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d’Israele.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, Cap. 6, 3 – 4. 8 – 11

Fratelli, quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui.
Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio.
Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

Dal Vangelo secondo San Matteo, Cap. 10, 37 – 42

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.

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UN PENSIERO SULLA PAROLA DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Accoglienza circolare

(2Re 4,8-11.14-16; Sal 88; Rm 6,3-4.8-11; Mt 10,37-42)

Il vangelo di questa settimana ci spinge ad entrare in una logica matematica diversa da quella a cui siamo abituati. Ci invita ad entrare in una legge geometrica diversa. Gesù non suggerisce sottrazioni o addizioni. Non disegna forme piramidali. La matematica di Gesù è tutta una moltiplicazione di gesti di gratuità: dare un bicchiere d’acqua senza conoscere il nome della persona che si ha di fronte, ma “solo” perché quella persona è portatrice della presenza di Dio, quindi profeta di Dio, profezia cioè di un Dio che si è incarnato nel tempo e nella storia, un Dio che è presente in ogni donna e in ogni uomo che ci avvicina. La gratuità dell’amore di Dio si rivela nel fatto che accoglie come buono un nostro gesto buono compiuto anche  senza troppa consapevolezza che il fratello è custode di questa presenza divina.

La vita di Gesù è stata tutta una vita di accoglienza, a cui si è preparato, a cui si è disposto con amore. L’accoglienza suggerita a noi da Gesù nel discorso missionario del capitolo 10 di Matteo ha un valore più teologico che semplicemente sociale, proprio perché nella persona accolta si intravede il volto stesso di Cristo.

Soprattutto tre classi di persone rivelano la presenza del Signore: i profeti, i giusti, i piccoli. Non importano le loro qualità personali, basta la loro qualifica essenziale di persone “mandate” perché, come dicevano i rabbini contemporanei di Gesù, “l’inviato è come se fosse il mandante in persona”. Non importa neppure se non li riconosciamo subito come emanazione di Cristo: Matteo nel capitolo 25 ci ricorda che i giusti nel giudizio si stupiranno che dietro i lembi cadenti di malati, perseguitati, prigionieri, affamati, emarginati si nascondeva proprio il Cristo stesso. Essi avevano operato solo per quell’amore che “non si vanta, non si gonfia, non cerca il suo interesse” (1Cor 13, 4-5). Non è neppure importante il dono da noi offerto. Anche il bicchiere d’ acqua fresca, cioè la più urgente e semplice esigenza di un viandante palestinese, diventa cooperazione all’evangelizzazione e merita la “ricompensa” divina.

La geometria di Dio disegna forme circolari: lui è il centro dell’universo, del cosmo e della storia; lui è il centro vivo del nostro cuore. Da questo centro c’è un irraggiamento di vita, di potenza, di calore.

Se prendendo spunto da questo le nostre comunità, le nostre famiglie, le nostre parrocchie, i nostri ambienti di vita più disparati, riuscissero a diventare circolari, allora ne scaturirebbero dimensioni di vita arricchenti, forme sinodali di ascolto e attuazione. Allora non ci sarebbe più il rischio di amare il padre, la madre, la moglie o il marito, più di Cristo Gesù, perché ruoteremmo tutti intorno a Lui. E anche il nostro amore verso noi stessi sarebbe un amore di gratuità, non dobbiamo possedere egoisticamente la nostra vita, schermandoci a difesa delle proposte di Dio. Prendere la sua croce è libertà di vita, non masochismo di vita. Non si accoglie la croce per la croce in se stessa. La croce di Cristo Gesù è la sua storia di vita, di morte  e risurrezione, di ritorno al Padre, di effusione dello Spirito.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza    

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