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Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia nella III domenica del Tempo Ordinario - "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo" - Commento a cura della Prof. Elisabetta Acide

Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia

Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Gio 3, 1-5. 10

Dal Libro di Giona

Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: “Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico”. Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: “Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta”.
I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli.
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

Sal.24

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

1 Cor 7, 29-31

Dalla prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi

Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!

Mc 1, 14-20

Dal Vangelo secondo San Marco

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”.
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

“Alzati e và a Ninive” (Gio 1,2).

Una “missione” nuova e sorprendente, diremmo noi, “straordinaria”, per un ebreo come Giona: predicare la conversione per la salvezza, nel mondo “non credente” (prima lettura).

Ninive: capitale dell’Assiria, (parte dell’odierna Mosul). Ninive, in posizione strategica, molto attraente per le sue ricchezze e agiatezze, ma anche città violenta, con una storia segnata da crudeltà, specialmente nei confronti degli ebrei.

“Guai alla città di sangue”!

Questo fu il decreto di Dio contro la città di Ninive, un tempo regina della terra.

Ninive era come un covo di leoni: ferocia e rapacità vi regnavano sovrane, con la guerra, la città, si era arricchita, divenendo la più grande e più temuta città sulla faccia della terra. (Naum 3,1).

E Giona non vuole andare a Ninive.

Giona in ebraico “colomba” (Yohnàh,”colombo”), contrariamente all’immagine della colomba che simboleggia l’intervento divino, qui non è portatore di qualche “novità”, anzi non condivide la “visione” di Dio e la sua “missione”: Giona fugge a Tarsis, lontano dal Signore. (Gio1).

La colomba, destino un po’ “beffardo” era l’animale sacro alla dea Ishtar, il cui santuario era situato proprio a Ninive, la capitale dell’Assiria, alla quale il profeta era stato inviato in “missione” dal Signore.

Colomba che non vuole “volare”.

“Alzati e và a Ninive” ( Gio 3,1).

Giona parte, si alza… non senza qualche “dubbio” e “difficoltà”.

Giona “fugge”… “lontano dal Signore”.

Ma dove vuoi fuggire, Giona?!

Perché vuoi sottrarti?

Giona è “renitente”, è “testardo”, tenta la direzione opposta di quella indicata da Dio…

Nave, imbarco in direzione opposta, mare, pesce…

Ancora un invito e Giona si alza e va a Ninive.

Eppure la risposta è “esemplare”: fede, conversione, cambiamento.

Chissà quali pensieri hanno attraversato la mente di Giona, ma come?!

Con quale disappunto ha constatato che la sua predicazione aveva un certo “effetto”.

Giona è portatore di un vangelo: un messaggio semplice ma rivoluzionario, in grado di cambiare, di produrre cambiamento: Il Dio della misericordia vuole che l’uomo si converta e viva.

Giona “colomba di Dio”.

Gioia il profeta, debole e fragile, eppure “portatore” di Dio.

E Ninive crede, proprio perché a parlare è Giona e Giona parla di Dio.

E Giona parla di un Dio che ha misericordia, che chiede conversione.

Giona che “converte”, ma Giona che “deve essere convertito”… lui che non vuole partire, lui che si “sdegna” per la misericordia di Dio verso la città, lui che deve “sperimentare” la misericordia per comprenderla, Dio che con “pazienza”, si china su Giona perché “comprenda” i Suoi disegni e converta il cuore.

Dio di misericordia, Dio che ha misericordia, Dio che porta misericordia.

Perché il cuore “convertito” è il cuore che “parla di Dio”.

Giona parla di un Dio del quale Paolo (seconda lettura) dirà:  Il tempo è arrivato, sovvertite i vostri “valori”,per voi è arrivato un nuovo “sistema di Valore”, Il Regno di Dio.

Convertitevi e cambiate la trama della vostra storia: date alla vostra esistenza la sostanza dell’eternità.

Decisione radicale, sovvertimento.

Conversione: proposta di Dio, libertà umana.

Conversione: adesione a Cristo che salva e libera.

Conversione: Dio si è reso “vicino al mondo”, Dio “passa”, “passa e chiama”…

Dio è incontro alla gente, Dio è “Vangelo”.

Dio non porta “notizia”, Dio “è notizia”.

Gesù “proclamava il Vangelo di Dio”.

Vangelo è Dio, è “notizia”.

Gesù è Vangelo. Cammina.

Cammina tra la gente.

Dio con noi.

“Il tempo è compiuto…” come per quella donna sono giunti “i giorni del parto”, così il Regno di Dio “arriva”, meglio, “si è avvicinato”.

Il Regno di Dio è qui.

Il Regno di Dio cammina e chiama.

E su quel lago, chiama: alzati!

Gesù che cammina e guarda: “vide”.

Vede la quotidianità dell’uomo, il suo lavoro, il suo “gettare le reti”…

Gesù vede e chiama.

“Convertitevi e credete”.

“Convertitevi” andate oltre la vostra logica, oltre la vostra razionalità, oltre i vostri ragionamenti.

Convertitevi con “intelligenza” e “cuore”.

Convertitevi: uscite dalla vostra piccola prospettiva per entrare nella grande prospettiva di Dio.

Convertitevi: entrate nel “Vangelo”.

“Venite… vi farò…”

Non abbandonerete le reti, semplicemente non pescherete più sardine o i Tilapia galilea che così abbondanti si fermano nella vostra rete, i barbi o il claride del deserto, pescherete l’umano, “tirerete le reti” abbondanti di uomini perché conoscano la Vita e la salvezza.

Pescherete uomini, per far conoscere la vita in pienezza.

Non “dimenticate” il vostro lavoro, la vostra quotidianità, “perfezionatela”; non un ribaltamento radicale, ma un “cambio di prospettiva”, una conversione… mantenendo la vostra caratteristica…

“Lasciate le reti…”

Quelle “reti”, per “altre reti”: le reti degli sguardi, delle relazioni, delle parole, della speranza…

Dopo lo “sguardo”, la Parola, non basta più il “guardare”, occorre “sentire”, “ascoltare”.

Il Vangelo: notizia che va ascoltata e creduta.

L’urgenza e la folgorazione della Parola.

Non serve aspettare, non è avventatezza.

Questo è il coraggio del credere: “Abbiamo incontrato il Signore”.

E quando si “incontra” non si può più aspettare, attendere, tergiversare, essere renitenti…

Il Signore ci chiede l’urgenza del coraggio e della sequela.

Nella Genesi, la creazione avviene con la Parola: Dio disse… e così avvenne…

Parola che crea.

Nella chiamata Dio “vede” e “dice”: sguardo ed invito.

Nell’atto creativo il mondo si muove con una Parola, nel Vangelo la Parola è preceduta dallo sguardo: guarda e chiama, vede e invita.

Sono “visto” e liberamente rispondo: sguardo d’Amore che trafigge l’uomo, cuore trafitto di chi si abbandona, allo Sguardo.

“Vieni e seguimi”: Gesù il camminatore invita a seguirlo.

Seguimi in un cammino senza fine.

Con la Lettera apostolica in forma di Motu proprio “Aperuit illis”, Papa Francesco il 30 settembre 2019, ha stabilito che “la III Domenica del Tempo ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio”. La Parola di Dio, che risuona in quel “convertitevi e credete al Vangelo” del brano del Vangelo di Marco (Mc 1,14-20).

Il Vangelo è gioia, è notizia, è Parola; Parola non confinata in un libro, ma che resta sempre viva e si fa segno concreto e tangibile.

“Rimanere” nella Parola di Dio non è solo leggere, incontrare, è “essere accompagnati” e “dimorare” con la Parola, come quei discepoli diretti ad Emmaus che “stanno”, che si “fanno accompagnare”, ai quali “ardeva il cuore” alle Parole, è molto più di un incontro frettoloso o occasionale e “accidentale”.

La Parola è l’incontro che rende Vita alla vita, è concretezza che “Nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con loro” (Dei Verbum, 2).

Il “Vieni e vedi”, in Gesù il Dio invisibile si è fatto “vedere” e “sentire”, è dunque l’ “Essere con Lui”, il destino a cui come cristiani siamo chiamati, come uomini che  “ rimangono” nella sua Parola.

Possiamo dire “Rimanere con Lui, Verbo Incarnato” è “sintesi” del vangelo, è “vivere in Cristo”, e nel suo Amore senza tramonto.

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