IN PRINCIPIO ERA IL VERBO – “Convertitevi e credete al Vangelo” - VercelliOggi.it VercelliOggi
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Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia di domenica 18 febbraio, I di Quaresima - «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» - Commento a cura della Prof. Elisabetta Acide

Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti

Gn 9, 8-15

Dal Libro della Genesi

Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra».
Dio disse:
«Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi
e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future.
Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra.
Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne».

Salmo 24

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

1 Pt 3, 18-22

Dalla Prima Lettera di San Pietro Apostolo

Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua.
Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.

Mc 1, 12-15

Dal Vangelo secondo San Marco

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

Pochissime righe del Vangelo, eppure immagini potenti, che meritano una “pausa”, che vanno lette con attenzione, che vanno meditate e rilette.

La prima domenica di Quaresima ci porta a quel primo capitolo del Vangelo di Marco, “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaia…”, immediato annuncio: Inizio del Vangelo.

Inizio ( archè ), non è solo “tempo cronologico”, è “principio”, è introduzione a tutto quello che segue: Euaggelion di Gesù, annuncio dirompente e nuovo, Persona, Dio incarnato per l’annuncio nuovo, quello “annunciato” dai profeti, annuncio di consolazione e perdono, annuncio di misericordia e salvezza.

Inizio: nello spazio e nel tempo, per “dare senso” allo spazio e al tempo, per “portare a compimento” il disegno di salvezza. Occorre “preparare la strada per il Signore”: “Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo” (Mc 1,1): Dio – uomo. Inizo e fine di tutte le cose. La strada sulla quale il Signore viene a camminare, la strada che ci farà camminare, la strada che vedrà i suoi passi e i nostri dietro di Lui.

Dio nella storia, in un luogo, in un tempo, ma per l’eternità.

Gesù Cristo: presentazione completa da parte dell’evangelista Marco. Tutto è già detto nella prima riga, in quell’inizio che racconta la salvezza di Dio per l’uomo.

Si parlerà di Gesù, di Dio, dell’uomo

“Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: “convertitevi e credete nel Vangelo”.

Tempo giunto a compimento, l’attesa di secoli, di millenni è “terminata”, Dio è qui, dal tempo “provvisorio” dell’attesa, al tempo del “compimento”: già e non ancora. Non è “finito il tempo”, è finito il “tempo dell’attesa”, perché Dio mantiene le promesse.

Enghizo: “si è avvicinato”: Dio è qui, prossimità e annuncio di ciò che verrà. Dio nella storia che deve essere accolto, che deve essere atteso, che chiede “conversione”, che porterà salvezza, che viene a realizzare le promesse. Tutto in una parola.

La prossimità all’umanità.

“Il tempo è compiuto”: certo che la storia continua, ma non è più “quella di prima”, perché Gesù è venuto, ha condiviso la vita, la storia, l’ha illuminata, ha annunciato, ha preparato il Regno, ha “promesso” e “tornerà”.

“Convertitevi e credete nel Vangelo” Nel Vangelo: la Potenza della Parola è la Persona di Gesù.

Nel Vangelo: conversione ma fede. Credete!

Solo se crediamo in Gesù ci convertiamo.

Prima la fede, poi la conversione.

Fede dono, fede risposta libera.

Fede che ci consente di “vedere” quel Dio che “si è avvicinato”, che ci ha Amato, che ha usato con noi misericordia, che ha perdonato, che è buono.

E il salmista lo sottolinea

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre…” (Sal. 24)

Conoscere i sentieri, percorrere il cammino; cammino non solo “fisico” ( sappiamo quanto era anelata la terra per il popolo di Israele), anche cammino di fede, morale e spirituale. Guida nel cammino, fedeltà e misericordia, quella che scuote le viscere, quella che è da sempre e per sempre: di Dio per l’uomo, ma anche dell’uomo per Dio.

E lo Spirito lo “sospinge” nel deserto.

Un “luogo” ma anche una “condizione”: luogo della solitudine, della fame, delle “tentazioni” umane (Marco non le cita, ma non possiamo non ricordarle raccontate dagli altri evangelisti sinottici), luogo della fatica, ma anche luogo della preghiera, della solitudine dei forti, delle “scelte”…

Il deserto a noi ricorda la desolazione, la fatica, lo smarrimento, ma non dimentichiamo che l’uomo biblico aveva più dimestichezza di noi, del deserto: un deserto roccioso e sabbioso, un deserto pieno di insidie, ma anche “luogo” del cammino, del “transito”, del “passaggio”.

Tra schiavitù e libertà: un deserto ed un cammino, un Dio che “sfama” e che punisce, che promette una terra e che dona una legge.

Nel deserto, come dietro a Mosè colui che “salvato dalle acque”, quelle acque le ha attraversate, ha accompagnato e guidato nel deserto, si è arrampicato su quel monte, ha “lasciato” il popolo e ha ritrovato un vitello, un idolo d’oro: sogni, illusioni,promesse, cammino, alleanza.

Alleanza che rinnova quella antica, quell’”arco nel cielo”,  non l’arco del guerriero che distrugge, ma un arco che protegge, che unisce cielo e terra, come quell’arca che salva ( prima lettura).

Un arco che trapassa le nubi, scende e tocca la terra, illumina la vita, un arco che non distrugge ma che fa ri-germogliare, che  accoglie l’uomo, benedice, rischiara… un arco che non è “creato” dall’uomo, ma dipende dall’iniziativa di Dio, un Dio che “consola” ( ricordiamo il nome Noè,  Noah deriva dal verbo Naham consolare), un arco che è “ponte” tra uomo e Dio, un arco che “protegge”, come l’arca, preserva e salva da quelle acque impetuose e vorticose che sommergono e distruggono.

Come il battesimo ( seconda lettura) “arca” che salva, salvezza per l’uomo, promessa di eternità. Dio uomo muore, con al condizione umana, ma risorge in forza della sua natura divina, per ricondurre l’umanità perduta a causa del peccato, alla redenzione.

E Gesù proprio all’inizio della sua predicazione, viene “sospinto” dallo Spirito nel deserto: ripercorre la “storia” del popolo, parlerà anche Lui di “liberazione”, di cammino, di scelta, perché il Vangelo richiede capacità di “andare oltre”, di attraversare deserti e solitudini, di seguire la “svolta del tempo”, di fiducia ed attesa, di speranza e carità.

Gesù “viene sospinto”: esperienza di libertà, di scelta, di decisione: tra fragilità e grandezza.

Esperienza di deserto anche per noi che ci sappiamo “a sua immagine e somiglianza”, esempio di un Dio vermente uomo e veramente Dio, di un Dio che sa “vicino”, che sa farci sperimentare la nostra libertà tra grandezza e miseria, tra peccato e perdono, per una fede vivificata dall’Amore.

Nel deserto, per “quaranta giorni”: una “prova lunga”, ma Gesù accetta, obbediente e ne uscirà vittorioso, Satana è sconfitto, la prova è “superata”. Triplice “rinuncia” battesimale.

Salvezza per l’uomo per mezzo di Cristo.

 

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