IN PRINCIPIO ERA IL VERBO – A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo - VercelliOggi.it VercelliOggi
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La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l'ama e trovata da chiunque la ricerca.

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia nella XXXII domenica del T.O. - "Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora" - Commento a cura della Prof. Elisabetta Acide - Video omelia di Papa Francesco

Nel mio giaciglio di te mi ricordo, penso a te nelle veglie notturne, a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all'ombra delle tue ali -

Sap 6, 12-16

Dal libro della Sapienza

La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l’ama e trovata da chiunque la ricerca.
Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano.
Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
Riflettere su di essa è perfezione di saggezza, chi veglia per lei sarà presto senza affanni.
Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei,
appare loro ben disposta per le strade, va loro incontro con ogni benevolenza.

Sal.62

O Dio, tu sei il mio Dio,
all’aurora ti cerco,
di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta, arida, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho cercato,
per contemplare la tua potenza e la tua gloria.
Poiché la tua grazia vale più della vita,
le mie labbra diranno la tua lode.

Così ti benedirò finché io viva,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Mi sazierò come a lauto convito,
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.

Nel mio giaciglio di te mi ricordo,
penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.

1 Ts 4, 13-18

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi

Fratelli, non vogliamo lasciarvi nell’ignoranza circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui.
Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti.
Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nubi, per andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

Mt 25, 1-13

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

Svegliarsi al mattino ed andare in ricerca. (prima lettura Sap 6,12-16).

Camminatori e ricercatori: “Chi si alza di buon mattino per cercare sapienza non si affaticherà, la troverà seduta alla sua porta. Vivere per lei, infatti, è intelligenza perfetta…”

Alzarsi al mattino, ogni giorno… per cercare… oggi, ieri, domani … come quell’”oggi” di quel “pane quotidiano” che chiediamo al Padre, come ci ha insegnato Gesù: “dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

Cercatori mattutini, giornalieri di sapienza.

Cercatori “desiderosi”.

Come quando ci si alza per andare in montagna a vedere il sorgere del sole dalla punta di una cima e pian piano mi fa vedere gli sprazzi di neve e le rocce punteggiate di stelle alpine o al mare per vederlo “salire” a est, dall’ orizzonte su quel mare che pian piano si colora di alba… il mattino, quello che ha “l’oro in bocca” della laboriosità, quello che ha i colori dell’ alba rosata, il mattino dell’ inizio e il mattino dell’ inizio dopo la fine…

E la ricerca di un “bene”, che non fa affannare, che è ricerca ricca e gioiosa, perché ogni ricerca è scoperta e non stanca,  ancora di più, la ricerca della sapienza.

Vera sapienza, necessaria per condurre una “buona vita”

E La Sapienza è là sulla porta.

“Alla porta”: uscendo… la troverò di fronte a me.

La Sapienza che “abita” la casa dell’uomo, la sua vita, che “abita la sua tenda”.

Dio non è una divinità imperscrutabile, ma si manifesta attraverso la Sapienza.

Forse oggi non parliamo più di sapienza ma di “intelligenza” che viene definita come la “capacità di attribuire un conveniente significato pratico o concettuale ai vari momenti dell’esperienza e della contingenza.”

Forse la sapienza è proprio la “perfezione” dell’intelligenza, senza la quale l’intelligenza sarebbe “limitata”, ma è anche “pace”, quella “pace interiore” che fa vivere una “vita buona”.

Non tecnica, tecnologia, razionalità pura, scienza esatta… Sapienza.

Sapienza è “altro”, ricordiamo che nei racconti biblici Salomone chiese per sé la “Sapienza”; nella spiritualità ebraica il sapiente è il saggio che sa comportarsi adeguatamente nelle più diverse occasioni della vita, poiché conosce la Legge e vive conformandosi ad essa.

Salomone chiese per sé un cuore “capace di ascolto” (lev shomea), un “cuore docile”.

Che sublime desiderio la ”sapienza”, anelito della persona: non belli, intelligenti, ricchi, famosi, popolari sui social, ammirati… ma sapienti…

Sapienza è “orientarsi” nella vita.

Sapienza che nasce dalla vicinanza con Dio.

Sapienza che nasce dall’arte dell’ascolto, di quell’ascolto della Parola di vita “eterna”

E sapienza è un Dono dello Spirito Santo.

sapienza è “vedere con gli occhi di Dio”.

Il Sapiente non “sa come Dio”, “sa” come “agisce Dio.”

Il sapiente sa “guardare con gli occhi di Dio”.

Per vivere un profondo rapporto con Dio non basta avere buone qualità, essere buoni d’animo, non fare del male a nessuno, confidare nella provvidenza o nella buona sorte: occorre metterci testa, andando alla ricerca di Dio, e chiedendo a lui il dono più prezioso, quello della sapienza.
Desiderio di sapienza: “Anche il più perfetto tra gli uomini della terra, privo della tua sapienza, o Dio, sarebbe stimato un nulla”.

Desiderio… come nel racconto di Matteo al capitolo 23.

Desiderio di ricerca, di attesa, del “giorno”, il giorno del “matrimonio”, di preparazione, di gesti…

La wedding planner ha previsto “quasi tutto”… un matrimonio tanto atteso… damigelle, olio, lampada, attesa, festa…

Un matrimonio importante in un villaggio palestinese: 10 damigelle d’onore arrivano per scortare lo sposo verso la casa della sposa, ma solo 5 di loro sono degne di entrare nella sala del banchetto.
Le damigelle sono pronte… lo sposo tarda… eppure hanno passato ore alla toilette make up per prepararsi…

Il desiderio di “vedere” lo sposo, accompagnarlo, attenderlo ed entrare nella sala di quella festa di nozze, agghindate, abbigliate, con la lampada…

Ma lo sposo tarda…

Tutte si addormentano… quale stanchezza nei preparativi, nella attesa…

E poi un grido: “ecco lo sposo”. Non un invitato, un paggio, un testimone… lo sposo!

Il desiderio… e di colpo ci si rende conto…

Desiderio ed incontro.

Perché quando si è deciso di accompagnare lo sposo, Cristo, occorre orientare tutto verso di Lui, senza distrarsi, preparandosi, sapendo attendere, con quella sapienza che è docilità e intelligenza di cuore.

Scegliere è importante, ma occorre con sapienza alimentare il desiderio.

Addormentarsi… e al risveglio… ci si accorge: non è un problema di trucco disfatto o messa in piega sciupata dal cuscino… manca l’olio…

Quando arriva lo sposo ci si rende conto che l’olio non è sufficiente e si fa esperienza della propria mancanza.

L’incontro ci trova “impreparati”, incontro tra finitezza ed Immensità.

Cinque sagge e cinque stolte… incaute, impreparate, forse ingenue…

E quale consiglio? Prestateci olio… così ne avremo abbastanza entrambe… 5 e 5: metà ciascuno… così nessuno ne abbia a mancare…

L’olio è “personale” come posso “prestarlo” a qualcuno?

Strano anche il “consiglio” delle vergini sagge andate a comprare l’olio.

Ma come? A quell’ora della notte, allontanandole dalla festa, dalla gioia e dall’incontro, ben sapendo che neppure il supermercato h 24 può fornirmi quell’olio…

La wedding non è stata chiara… bastava avere solo un po’ di luce… ma non spegnerla… il resto non conta.

Lampade lucide, belle, di forma e colore diverse… ma senza olio non illuminano…

Luce e attesa: un’attesa di “cuore”.

Vergini sagge ed egoiste?

No vergini lungimiranti, che sanno che la lampada va alimentata, non dicono “a noi non interessa”, provano ad indicare la via… andate a cercare…

Vergini “responsabili” e “perseveranti”, che sanno che senza l’olio la loro lampada si spenge.

Cercare e prepararsi l’olio, quello che non deve finire, quello che alimenta la lampada, quello che rischiara la notte delle nozze, quello che mi fa scorgere lo sposo nel buio più estremo.

L’olio mancante, quello che sta per finire, quello che non ho pensato di avere in abbondanza per non rimanere senza, per non permettere alla mia lampada di spegnersi…

Eppure, ingenue, si fidano, vanno…

Improvvisano una corsa notturna alla ricerca di un mercante d’olio.

E arrivò lo sposo… delle dieci “damigelle”, ce ne sono 5, le altre sono all’affannosa ricerca… il desiderio non le ha ben “consigliate”, l’ingenuità non le ha supportate…

Non è un problema se tutte si sono addormentate…non è la veglia mancata, non è il sopraffare della stanchezza dell’attesa lunga…ma l’olio “mancante”.

E senza l’olio la lampada si spegne…

Quell’olio usato per lenire le ferite di quell’uomo che “scendeva da Gerusalemme a Gerico”…

Quell’olio dei guerrieri e dei combattenti…

Quell’olio profumato su quei piedi di Gesù…

Quell’olio di quelle di donne il mattino del giorno dopo il sabato …

Abbiamo bisogno di una “lampada accesa”, di una “vita accesa”…

La porta viene chiusa.

Solo le 5 vergini “sagge” entrano… la porta si chiude lasciando il buio della notte fuori.

Comportamento particolare quello dello sposo, in un luogo dove la festa di nozze era una gioia condivisa, un via vai continuo di persone che entravano e uscivano dal salone della festa…

Porta chiusa.

Nessuno è “alla porta”.

“Signore, Signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.

Arrivò lo sposo e la porta viene chiusa. :una festa per quanto “allargata” è sempre delimitata degli spazi “in verità non vi conosco”.

Incontro il Signore con “desiderio”, e alimento il mio “desiderio”.

Il desiderio va alimentato: è saper vivere per il Vangelo, con il Vangelo, nel Vangelo.

Alimento la mia “lampada”, la fede, con l’olio della carità, l’olio che alimenta e rende feconda e credibile la luce della fede.

Fede e vita cristiana di amore, che non può essere “prestata”, “surrogata”, ma che va vissuta in modo ricco e “sapiente”.

Se siamo “vigilanti”, il nostro desiderio di Dio diventa cammino di fede e di amore, di carità e speranza,

Vegliamo perché non sappiamo né il giorno né l’ora e lo sposo che arriva deve trovarci sveglie, con la lampada accesa e l’olio “di riserva”.

Vegliare significa saper attendere, e attendere senza appuntamento, con l’unica certezza che lo Sposo giungerà. Vegliare significa portare con sé un po’ d’olio per alimentare i giorni più bui e sostenere il nostro cammino. solo così incontreremo lo Sposo e la sua gioia.

Viviamo un’attesa “costruttiva”, attiva, vigilante, tendiamo il nostro orecchio ai rumori del giorno e della notte… non sappiamo né giorno né ora… ma sappiamo che verrà, che aprirà le porte, ci ha invitati… non ci lascerà fuori se sapremo alimentare ogni giorno la nostra lampada con sapienza e carità.

Vigiliamo e preghiamo con le parole del salmo 62

“O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, *
di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne, *
come terra deserta, arida, senz’acqua”

Santa Teresa d’Avila, diceva: “la sete esprime il desiderio di una cosa, ma un desiderio talmente intenso che noi moriamo se ne restiamo privi” (Cammino di perfezione, c. XXI).

Anche la nostra anima “anela”, desidera, ha “bisogno”, come quei “bisogni” che servono per vivere…

E in quell’alba, mentre cerco… trovo Dio, la mia acqua, il mio pane…

Ho fame, ho sete… la mia anima trova in Cristo, l’appagamento del mio desiderio…

Fiducia, sicurezza, appagamento, speranza, Sapienza.

E sarà nella casa del Signore “per tutti i giorni della mia vita”…

Arriva lo sposo… a mezzanotte, a mezzanotte della vita… e arriva una volta sola e l’olio dell’amore che rischiarerà la nostra fede sarà quello che abbiamo “preparato”, quello che con piccoli e quotidiani gesti d’amore abbiamo messo nella nostra lampada, per non farla spegnare, per non far spegnere la nostra vita.

Possiamo anche “addormentarci”, ma quando quella voce nella notte ci “avviserà”, ci alzeremo ed andremo incontro allo sposo, con la nostra lampada accesa, piena di olio.

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