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Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia nella II Domenica del Tempo Ordinario - "hai tenuto da parte il vino buono finora" - Audiovideo con Padre Roberto Pasolini - Commento a cura delle Suore Carmelitane del Monastero "Mater Carmeli" di Biella - 

A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune

Is 62, 1-5

Dal libro del profeta Isaia.

Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.

Sal 95

RIT: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

  RIT: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

  RIT: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.

  RIT: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: “Il Signore regna!”.
Egli giudica i popoli con rettitudine.

  RIT: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

1 Cor 12, 4-11

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.

Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.

Gv 2, 1-12

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto”. Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”.
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

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UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA

Il testamento di Maria

(Is 62, 1-5; Sal 95; 1 Cor 12, 4-11; Gv 2, 1-12)

A Cana (circa dieci km da Nazareth) si celebra una festa di nozze; il Vangelo ci informa che alla festa c’era la Madre di Gesù.

La sua presenza apre questo avvenimento dove accade il primo miracolo del Signore, il primo segno, come lo chiama l’evangelista, sempre funzionale alla fede: dalla conclusione si saprà che i discepoli credettero in Gesù.

A Cana ci è donata ancora un’epifania, dove Gesù si manifesta come lo sposo che viene a cambiare l’acqua dell’antica Alleanza nel vino della nuova ed eterna Alleanza che si compirà nell’ora della croce.

Gesù viene a salvare il popolo dal ritualismo, da una fede stanca, annacquata e triste.

Maria che nel vangelo di Giovanni appare qui per la prima volta, si rivela mediatrice della nostra gioia.

Maria, donna del popolo, non si lascia stordire dalle danze e così può accorgersi che la festa, venuto a mancare il vino, rischia di finire bruscamente.

Una festa particolare dove non appare mai la sposa e lo sposo è nominato solo alla fine.

In primo piano troviamo Maria, che precede Gesù, anche lui invitato con i suoi discepoli alle nozze, e precede anche noi nel portare davanti al Signore quello che manca perché la nostra gioia sia stabile e duratura.

Il vino, simbolo della gioia, sta per finire e nessuno sembra accorgersene, né preoccuparsene.

Maria lo fa e ne parla a Gesù: “non hanno più vino”.

Maria non preme, semplicemente fa presente quello che sta accadendo.

La risposta di Gesù può sembrare scortese nei confronti di sua Madre che chiama donna, lo stesso termine che le rivolgerà dalla croce; anche in quell’ora l’evangelista dice che c’era la Madre di Gesù.

Come a Cana anche sul Calvario Maria, nuova Eva, è presente: l’ora di Gesù si compie quando nel vino nuovo del sangue dell’Agnello si celebrano le nozze tra Dio e l’umanità redenta.

Maria non chiede a Gesù di spiegare meglio la sua risposta ma rivolgendosi ai servi lascia il suo testamento spirituale, le uniche parole che rivolge anche a noi oggi: “qualsiasi cosa vi dica, fatela”.

Un testamento che invita a unire il dire con il fare, l’ascolto con l’agire.

Maria si rivela donna attenta e discreta che con decisione affida tutto e tutti a Gesù e alla sua parola, una parola che può apparire incomprensibile, faticosa, come per i servi è stato riempire le sei giare di pietra al colmo e poi anche accettare di attingere acqua e presentarla al maestro di tavola con il rischio di fare una figura meschina.

Così non sarà e il maestro di tavola, loderà lo sposo per la sua generosità.

Sappiamo che lo sposo, che ha mantenuto il vino buono, è Gesù, che dà l’avvio alla sua vita pubblica partecipando a una festa di nozze, metafora dell’amore sponsale tra Dio e l’umanità.

Dio non ci invita all’osservanza della Legge, pesante come le giare di pietra, ma a una festa di nozze, (la sposa che non è nominata siamo noi!) a vivere il nostro rapporto con Lui, come due innamorati che si scelgono promettendo amore e fedeltà nell’ebbrezza e nella gioia dello Spirito, il vino nuovo che con Gesù, e grazie a Maria, ci sarà sempre offerto senza misura (Gv 7,37-39).

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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