FOLLIA IN CARCERE A NOVARA – Aggrediti due poliziotti da un detenuto - VercelliOggi.it VercelliOggi
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FOLLIA IN CARCERE A NOVARA - Aggrediti due poliziotti da un detenuto che a Genova era salito sul tetto del penitenziario di Marassi e seminato il panico in Corso De Stefanis      

I commenti di Donato Capece segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria e di Vicente Santilli segretario regionale per il Piemonte del SAPPE

PiemonteOggi, Regione Piemonte

Ditemi voi se è normale un Paese nel quale un detenuto, appena trasferito nel carcere di Novara da Genova dopo aver dato vita ad una protesta tanto assurda quanto violenta e folle, salendo sul tetto del penitenziario di Marassi e scagliando pietre e calcinacci contro i passanti del quartiere, appena arrivato in via Sforzesca pensa bene di aggredire due poliziotti. Ma ci rendiamo conto? A questo senso di impunità, di cui larga parte della frangia violenta della popolazione detenuta è convinta di godere, devono assolutamente corrispondere provvedimenti penali e disciplinari efficaci, anche prevedendo di  destinare  carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione”. Lapidario il commento di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, a quanto avvenuto nelle ultime ore nel carcere di Novara.

Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del SAPPE, spiega nel dettaglio il grave evento critico accaduto nella struttura detentiva di via Sforzesca: “Ieri mattina alle ore 6:30, il personale di Polizia in servizio in carcere è intervenuto per sedare una lite tra due detenuti stranieri scoppiata in una cella della Sezione Giudiziaria per futili motivi. Intento a separare i detenuti, un soggetto di nazionalità maghrebina, proveniente da Genova sabato pomeriggio (lo stesso che si era arrampicato sui tetti e pertanto giunto a Novara per ordine e sicurezza), il quale immotivatamente aggrediva l’ispettore di sorveglianza e l’agente di sezione con due testate, per i quali si rendeva necessario l’immediato trasporto presso il Dipartimento delle Emergenze del nosocomio di Novara”.

Per Santilli, “le carceri del Piemonte stanno vivendo ormai da tempo momenti di grande difficoltà nella gestione dei detenuti. Sono continue le aggressioni al Personale che si verificano senza che vi sia un intervento da parte degli organi superiori. E questo convince i detenuti, specie quelle più violenti, che possono fare quel che vogliono, restando impuniti. È una vergogna”.

Capece mette sotto accusa la gestione delle carceri da parte dell’attuale Capo del DAP Giovanni Russo: “La sua gestione è fallimentare: non fa praticamente nulla, vive isolato dai “suoi” uomini e non sappiamo neppure che faccia abbia, essendo evidentemente allergico al confronto con i Sindacati. Non ci incontra e non fa nulla, quando invece dovrebbe intervenire con urgenza sulla gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza. Si guarda bene dal varere quelle necessarie ‘regole di ingaggio’ – chiare! – su cosa può fare la Polizia Penitenziaria in caso di rivolte ed eventi critici violenti prima. È sotto gli occhi di tutti, o meglio di chi vuole davvero vedere quel che succede nelle patrie galere, che sono aumentati ed aumentano gli episodi violenti: e con il regime penitenziario ‘aperto’ e la vigilanza dinamica, ossia con controlli ridotti della Polizia Penitenziaria, la situazione si è ulteriormente aggravata”. Per questo, “invito Russo– che per essere Capo della Polizia Penitenziaria (!) percepisce una lauta e corposa indennità economica oltre allo stipendio – ad andare, lui e i vari dirigenti dell’Amministrazione Penitenziaria, in carcere chi lo vive 24 ore su 24, 365 giorni, tra le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria. Corpo di Polizia a cui appartengono donne e uomini che pressochè quotidianamente hanno a che fare con detenuti che mettono a repentaglio l’ordine e la sicurezza della sezione detentiva, che si confrontano a detenuti con in mano una o più lamette intrise di sangue, o con una padella piena di olio bollente tra le mani pronta per essere buttata in faccia all’operatore, o con un piede di tavolino in mano pronto ad essere scagliato contro un poliziotto”.

Il Ministro della Giustizia Nordio ci dia segnali chiari o le carceri, anche per colpa di questa gestione del DAP, presto esploderanno per le proteste dei poliziotti, stufi di questo lassismo e di queste impunità”.

 

Redazione di Vercelli

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