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VERCELLI - Gli studenti dell’Istituto Cavour alla Festa dei Popoli

Il resoconto dell’interessante incontro

Vercelli Città

Mattinata molto interessante e coinvolgente in  Seminario     per   gli   allievi            dell’ Istituto Superiore “Cavour” che hanno partecipato giovedì 9 ottobre alla conferenza intitolata “Verso un buon clima. In dialogo con i migranti climatici”,   per la diciassettesima edizione della Festa dei Popoli, organizzata dall’Arcidiocesi di Vercelli con il contributo attivo della Pastorale universitaria, in sinergia con il Comune di Vercelli, i giovani del Servizio civile, l’Università del Piemonte Orientale e il Centro territoriale per il volontariato Vercelli e Biella.

Gli alunni  della classe 4°A A.F.M. S.I.A. , accompagnati dal prof. Massimo Paracchini e della 4° A S.S.A.S. accompagnati dalla prof.ssa Alessandra Ticozzi e dal prof. Matteo Varia dell’Istituto Superiore “Cavour”, hanno  seguito con molta attenzione i relatori che hanno approfondito il tema delle migrazioni climatiche, argomento molto attuale dal momento che sempre più persone sono costrette a lasciare la propria terra perché resa invivibile dagli effetti negativi della crisi climatica come siccità, inondazioni, incendi, fenomeni atmosferici estremi, innalzamento del livello del mare.

Si parla dei cosiddetti “migranti climatici” che, secondo i dati della Banca Mondiale, entro il 2050 potrebbero essere più di 210 milioni nel mondo. C’è stata  una serie di interventi e di laboratori  in cui tutti i relatori hanno sottolineato come questo argomento sia uno dei temi più importanti nella società di oggi.

Ha introdotto la mattinata di studi suor Alfonsina Zanatta, organizzatrice dell’evento, responsabile della Pastorale Universitaria, che ha detto  che la festa dei  Popoli torna con il suo messaggio di dialogo e di incontro tra persone di provenienza e lingue diverse alla ricerca di un buon clima sociale e culturale, in cui ognuno di noi deve aprire il cuore e non può voltarsi dall’altra parte.

Ci sono poi stati i saluti dell’Arcivescovo Monsignor Marco Arnolfo che ha sottolineato come gli abitanti della casa comune debbano  imparare ad andare d’accordo; il buon clima sociale dipende da noi, ma purtroppo i cambiamenti climatici e le guerre obbligano i popoli a spostarsi e a lasciare le loro terre d’origine. Durante la mattinata di studi sono intervenuti poi i seguenti relatori: Carmen Aina (DISSTE), Carla Ferrario (DISUM e DISEI) e Antonella Afferni (DISUM).

Carmen Aina, referente per lo sviluppo sostenibile e la transizione ecologica, ha detto che oggi lo scenario mondiale non sempre è positivo e ci sono grandi disparità,  circa 800 milioni di persone non hanno la garanzia di un pasto e vivono in estrema povertà, 250 milioni di bambini sono analfabeti, non sanno né leggere, né scrivere e non sono nella condizione di esercitare i loro diritti.

La superficie della nostra terra sta diventando sempre più desertica a causa dei cambiamenti climatici. Nel tempo le risorse stanno diventando insufficienti perché stiamo utilizzando più di quello che ci serve. I cambiamenti climatici creano anche problemi di sopravvivenza e non siamo pronti ad agire. Purtroppo però non c’è più tempo  e non si può più procrastinare. Bisogna trovare delle situazioni condivise, ci vuole un’economia circolare e uno sviluppo sostenibile.

Già Papa Francesco nella “Laudato si” aveva detto che bisogna prendersi cura del creato. I migranti si spostano non solo per i conflitti, ma anche perché il clima toglie loro ulteriori opportunità.

Il secondo intervento è stato quello di Carla Ferrario, professore del Dipartimento di studi per l’Economia e l’Impresa e Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Piemonte Orientale.

I suoi interessi di ricerca riguardano migrazioni, trasporti, turismo e sviluppo territoriale.

Nel suo intervento ha approfondito proprio il tema della crisi climatica e delle migrazioni  e ha parlato di “rifugiati climatici”. Le migrazioni possono essere a medio o a lungo raggio, quelle auspicabili sono quelle più sicure e ordinate. Queste persone sono obbligate a migrare, sono costrette a dover abbandonare la loro quotidianità;  ci sono sempre più migrazioni di massa per eventi climatici estremi; la stessa mancanza di acqua porterà ad un crollo delle colture; c’è una desertificazione che si espande sempre più, oppure al contrario l’innalzamento del livello del mare può portare ad effetti dirompenti e immediati come le alluvioni. Però anche gli eventi progressivi preoccupano non poco   e non sempre è facile trovare una soluzione.

L’ultimo intervento è stato quello di Raffaella Afferni, professore del Dipartimento di Studi Umanistici, che ha parlato dei profughi ambientali e dei vari eventi climatici che hanno travolto alcune zone della terra.

Ha ricordato alcuni eventi catastrofici come quello del 2005 in Papua Nuova Guinea nell’arcipelago Carteret quando un uragano devastante provocò tantissimi sfollati.

Ha citato altre situazioni critiche, ad esempio nel Sahel dove ci sono stati eventi di siccità o inondazioni.

In Senegal ci sono migrazioni interne e diaspora a causa del peggioramento della siccità. Si è fatto riferimento  anche al  Bangladesh, paese con forte vulnerabilità accresciuta dalla crisi climatica.

Il Bangladesh è uno dei paesi più colpiti dalla crisi climatica a causa del suo territorio pianeggiante e a bassa altitudine, che lo rende estremamente vulnerabile all’innalzamento del livello del mare e a eventi meteorologici estremi come cicloni e inondazioni.

Questi disastri distruggono case, campi agricoli e fanno scarseggiare l’acqua potabile, costringendo milioni di persone a migrare verso le città e facendoli diventare  così “migranti climatici”.

Anche in Siria la crisi climatica ha portato ad una forte desertificazione con conseguente povertà, poi ci sono stati continui conflitti che hanno portato alla guerra civile. La crisi climatica genera degrado ambientale ed eventi estremi che spingono a migrazioni interne e quando le possibilità di adattamento nel Paese si esauriscono, questi spostamenti diventano internazionali.

Sono seguiti poi i laboratori interattivi di approfondimento a cui hanno partecipato con molto interesse i nostri allievi; sono stati condotti dai relatori della prima parte della mattinata, ma anche dai giovani del servizio civile e  del Centro territoriale per il volontariato.

Ci sono stati sei tavoli di lavoro. Il primo tavolo, intitolato “Fino all’ultima goccia. Acqua, risorse,clima”, è stato tenuto dal Centro territoriale per il volontariato Vc – Bi.

Il secondo tavolo, intitolato “Oltre l’Overshoot  Day: soluzioni operative per adattamento, inclusione e gestione delle eco-migrazioni” è stato tenuto dalla relatrice Carmen Aina.

Il terzo tavolo, intitolato “Dalla parte giusta. Un modo per conoscerei giusti climatici”, è stato tenuto dai Giovani del Servizio civile.

Il quarto tavolo intitolato “Clima in fuga. Quando non si può che fuggire”, è stato tenuto dai Giovani del Servizio civile.

Anche il quinto tavolo di lavoro, intitolato “Io costruisco, il clima distrugge e ……noi ricostruiamo”, è stato tenuto dai Giovani del Servizio civile.

Il sesto e ultimo tavolo, intitolato “Migrazioni e crisi climatica: nuove frontiere e nuove rappresentazioni”, è stato tenuto dalle relatrici Raffaella Afferni e Carla Ferrario.

In conclusione, gli allievi hanno dimostrato  molto entusiasmo e interesse per questa intensa mattinata di studi e soprattutto per i laboratori che hanno permesso loro anche il confronto e la socializzazione; sono stati affrontati, in modo veramente approfondito e da diversi punti di vista, i vari temi legati alle migrazioni climatiche, in una serie di interventi in cui tutti i relatori hanno sottolineato come questo argomento  sia uno dei temi più importanti e cruciali  nel mondo di oggi.

Classi 4°A A.F.M. S.I.A e 4°A S.S.A.S. dell’Istituto Superiore “C.Cavour”

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Redazione di Vercelli

Posted in Scuola e Università