Il giorno in cui lo sguardo ha cambiato banco: #occhiodelprof
All’I.I.S. Cavour di Vercelli, in un’ora che sulla carta si chiama Alternativa alla Religione Cristiana e nella pratica somiglia a un laboratorio di realtà, è successo qualcosa di curioso.
Nessuna epifania pedagogica. Solo una piccola inversione di prospettiva, che però dice molto più di quanto sembri.
Due classi – la 3^F CAT e la 4^D TUR – guidate dalle Professoresse Elena Ferraris e Giulia De Santis, hanno pensato di proporre un contest fotografico dedicato ai professori.
Non per raccontarli, non per analizzarli, ma per esporli.
Letteralmente. Una foto a testa, tema libero, creatività massima. E poi il giudizio, quello vero: i social della scuola, con gli studenti chiamati a votare gli scatti in forma anonima.
L’idea, detta così, potrebbe sembrare una trovata leggera, una parentesi scherzosa. E lo è, per carità. Ma è anche qualcos’altro.
Perché qui non sono gli adulti a osservare i ragazzi, a valutarli, ad assegnare voti e giudizi.
Qui accade il contrario: il materiale lo producono i docenti, lo sguardo critico – o divertito – è quello degli studenti.
Un piccolo ribaltamento, senza proclami. Solo una locandina colorata, un hashtag ammiccante (#occhiodelprof), una consegna che somiglia più a un invito che a un obbligo e una scadenza: il 15 gennaio. “È il vostro momento di gloria”, c’è scritto. E non si capisce bene se sia una promessa o una minaccia.
Nel mezzo, come spesso accade quando le cose funzionano, c’è un terreno comune. Quello delle immagini, del gioco, dell’ironia. Un linguaggio che non appartiene esclusivamente a nessuna età, ma che tutti praticano, più o meno consapevolmente. I professori scattano, gli studenti guardano. Per una volta, senza interrogazioni.
Che poi il tutto avvenga durante l’ora di Alternativa non è un dettaglio. È lì che, lontano dai programmi ministeriali e dalle griglie di valutazione, può capitare che la scuola faccia la scuola: sperimenti, sbagli, rida.
E magari scopra che il dialogo non ha sempre bisogno di parole solenni.
A volte basta una foto, messa sulle piattaforme social della scuola, @iiscavour e @iplaninovc, e la disponibilità – rara – a lasciarsi guardare.
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Redazione di Vercelli

















