Il caldo non ha fermato le Tromponiadi “Vinci la vita col gioco di squadra”.
La manifestazione giunta alla settima edizione si è tenuta domenica 29 giugno presso il Complesso del Santuario del Trompone di Moncrivello, Vercelli, e ha visto una settantina di iscritti giunti da Piemonte e Valle d’Aosta, esclusi gli accompagnatori e i volontari, per una giornata di festa dove a vincere è stata l’allegria, la condivisione e la gioia di stare insieme.
Una domenica intensa organizzata dai Silenziosi Operai della Croce e coordinata da sorella Concetta Guarini, che ha unito ragazzi con disabilità e non all’insegna dello sport e della solidarietà.
Momento clou della mattinata è stato l’incontro con il campione paraolimpico non vedente Claudio Costa, vercellese, che ha portato la sua testimonianza di vita.
Il pubblico, emozionato e molto attento, ha potuto conoscere la storia di Costa, vincitore di diverse medaglie alle Paraolimpiadi di Seul, Barcellona, Atlanta e Sidney.
Classe 1963, Claudio inizia a perdere progressivamente la vista a circa 16 anni per una malattia incurabile, la retinite pigmentosa.
“A 21 anni, non vedendo, avevo ormai perso ogni motivazione, mi sentivo disorientato e inutile – racconta Claudio -. Non sapevo cosa mi avrebbe sollevato. Soltanto la mia forza e la volontà di dare un indirizzo alla mia vita mi hanno fatto scoprire l’esistenza dell’Unione Italiana Ciechi e in particolare di quello che i ciechi possono fare: dalla conoscenza della scrittura e lettura braille, all’utilizzo del computer mediante sintesi vocale, alle diverse opportunità di lavoro. Ma la parola chiave che ha rappresentato la vera svolta della mia vita è stata la parola ‘sport’. Il primo vero approccio con lo sport l’ho avuto con il Torball (pallamano per non vedenti), sport a squadre che mi ha permesso insieme con i miei compagni di arrivare fino alla serie A. A ventidue anni ho iniziato a praticare anche l’atletica leggera”.
Da lì sono iniziati i successi. In tre anni si allena e si qualifica alle Paraolimpiadi di Seul del 1988 dove vince la medaglia d’argento negli 800 metri e la medaglia di bronzo nei quattrocento. E poi ancora alle Paraolimpiadi di Barcellona del 1992 vince la medaglia di bronzo nella staffetta 4×400. Non contento, Claudio cambia disciplina, passando al ciclismo. Nella specialità “Tandem Misto” insieme a Patrizia Spadaccini vince alle Paraolimpiadi di Atlanta 1996 due ori e alla quarta Paraolimpiade, Sidney 2000, sale sul podio con la medaglia di bronzo al collo sempre nel tandem.
“Poi sono passato al biathlon, la doppia disciplina che unisce sci di fondo al tiro a segno con la carabina”.
Con la carabina? E come fa un cieco a sparare?, lo interrompono dal pubblico.
“Bravi! Proprio qui volevo arrivare – dice sorridendo Claudio -. Abbiamo delle cuffie con un sensore laser e quando ci avviciniamo al bersaglio il suono diventa sempre più acuto. In quel momento devi capire dove è più forte il suono e provare a sparare per centrare il bersaglio”.
Tante le domande da parte dei numerosi partecipanti tra cui quella del sindaco di Moncrivello, Luca Lisco sulle difficoltà ad avere supporti e aiuti adeguati per potersi allenare.
“Le difficoltà c’erano soprattutto perché erano tanti anni fa, e gli sport paraolimpici erano all’inizio. Era difficile trovare sponsor e supporti economici. Posso definirmi un pioniere delle paraolimpiadi!”, spiega Claudio che ha poi fatto un esperimento in diretta con la moglie Cristina Bozzetta, scrittrice e atleta ipovedente, su come la tecnologia oggi sia un aiuto prezioso per chi come loro è privato della vista.
Nel pomeriggio, dopo l’accensione del braciere olimpico, si sono svolti i giochi.
Sette le squadre “paraolimpiche” che si sono cimentate in otto discipline, dal lancio degli anelli allo scacciamosche, dai calci di rigore allo slalom.
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Redazione di Vercelli