Il Salone Parrocchiale, che fu voluto e realizzato da Don Giacomo Rigazio nel 1964, cinque anni dopo essere stato nominato Parroco di Guardabosone dal vescovo Monsignor Francesco Imberti, era pieno “come ai vecchi tempi”: nelle prime file i famigliari venuti da Cigliano, commossi per questo omaggio, il Sindaco Nicole Bosco, che, pur non avendo conosciuto il sacerdote, è stata la prima ad accogliere e sostenere il progetto del libro scritto dal Consigliere Cesare Locca, perché comprese che questo sacerdote per quarantuno anni costruì e alimentò il “senso della Comunità”, quella peculiarità che fa di un paese di trecento persone un luogo “speciale”, in cui le Persone regalano parte del loro tempo, delle loro capacità professionali o artistiche, delle loro “energie” per il bene della Comunità.
Tra i religiosi presenti: il Parroco, Don Alberto Albertazzi, che “sfiorò” Don Giacomo, cogliendone il portamento, la serietà, la cultura, la proprietà dell’eloquio, Don Maurizio Galazzo, studioso di scienze bibliche, in rappresentanza dell’Arcivescovo di Vercelli, il diacono Don Pier Luciano Garrone, Don Ezio Caretti, Parroco emerito di Borgosesia, che lo conobbe e lo frequentò cogliendo in lui l’amore per la bellezza, sapeva confrontarsi senza invadere: “Cercava e incontrava non per riempire, ma per arricchirsi”.
Come ricordo della giornata è stato appeso nel restaurato Salone Parrocchiale un bellissimo ritratto fotografico del sacerdote.
Il libro, scritto da Cesare Locca, “ricercatore e testimone”, che racchiude la stima e l’affetto di tre comunità parrocchiali: Guardabosone, Guardella e Ailoche, è stato reso disponibile solo al termine dell’incontro, per dar modo a tutti di conoscere il progetto che l’ha generato e apprezzarne il contenuto.
In copertina l’Autore ha voluto mettere una delle rare fotografie che ritrae Don Rigazio sorridente, in compagnia di due Sindaci, di Angelo Togna, di alcuni bambini.
La copertina è soft touch, cioè vellutata al tatto, per impreziosire l’omaggio di compleanno.
Il cuore dell’incontro è stato l’ascolto della registrazione dell’omelia tenuta da Don Rigazio in occasione dei festeggiamenti organizzati per il venticinquesimo di Parrocchia, che ha permesso di cogliere l’umanità, l’intelligenza e soprattutto l’ampiezza e profondità di un progetto di vita dedicato ad una missione nella quale ogni giorno il sacerdote ha investito tutte le sue forze.
Il Vescovo Imberti nel 1959 destinò Don Rigazio, che aveva sempre insegnato, ad un paese che definì: “Di gente buona, generosa e soprattutto comprensiva” e Don Giacomo obbedì, accettando le difficoltà del passaggio al ministero e disse che non si era mai sentito “sprecato” nel piccolo paese, perché quella “grande famiglia” lo aveva accolto, gli aveva dato fiducia, consentendogli di essere l’intermediario tra il popolo e il Signore.
Don Giacomo non minimizzò le difficoltà del suo ministero in una società che diventava più laicizzata, in cui si allentava l’anello forte della famiglia, ma non si scoraggiò e seppe proporre i Valori in cui credeva.
Molte delle testimonianze racchiuse nel volume sono state presentate sul palco, a partire da quelle dei due Sindaci, Claudio Zaninetti e Silvano Caccia, che hanno rievocato momenti intensi vissuti con il parroco.
Tiziana Carbonati, restauratrice che conobbe Don Giacomo in occasione del restauro della meridiana posta sulla facciata della chiesa, parla di Guardabosone come di una Brescello del Nord Ovest, dove Parroco e Sindaco sembravano antagonisti, mentre in realtà erano animati dalla stessa autentica passione per il paese.
Mario Rossati che è stato Presidente del “Fotogruppo Noveis”, ha ricordato che fu fondato da Don Giacomo, il Maestro Manuel Filisetti, sottolineando come Don Giacomo avesse a cuore la musica e fondò la cantoria parrocchiale, racconta come passasse bruscamente dal “Tu” al “Lei”, quando qualcosa lo contrariava.
A nome della Comunità di Ailoche ha parlato il vice Sindaco Cristiano Puozzo, mentre per La Guardella avrebbe dovuto essere presente l’architetto Vanni Boggio, purtroppo impedito da un’indisposizione, ma la sua testimonianza è racchiusa nel libro, così come quella di Silvia Vietti, conosciuta come Lilla, che ha sottolineato le qualità manageriali e organizzative: ognuno nel suo ricordo ha messo un pezzo di cuore e come elemento comune a tutte le testimonianze è emersa la felice intuizione del sacerdote che seppe coinvolgere tutte le persone, dai bambini agli anziani.
Sottolinea Cesare Locca: “Con il suo arrivo Don Giacomo ha davvero cambiato la storia delle Comunità che gli furono affidate come pastore, nel 1959 ricevette un paese che viveva il dopoguerra, gli anni del boom economico, aprendo gli occhi sul mondo, proponendo iniziative culturali, concerti, organizzando le manifestazioni estive con un cartellone di qualità che attrasse un gran numero di persone. Costruì il “Salone Parrocchiale”, mantenne le tradizionali feste negli Oratori, per dodici anni pubblicò il Bollettino Parrocchiale, fondò il “Centro Sociale Sant’Agata”, organizzò mostre, corsi di formazione, realizzò restauri, creò il Museo Parrocchiale, si batté per il mantenimento della scuola e dell’Asilo Infantile”.
Nell’ultima parte della serata il Maestro Manuel Filisetti, che fu organista di Don Giacomo, Andrea Castaldi al violoncello e Enzo Leone al violino, hanno creato una colonna sonora perfetta per la proiezione di immagini raccolte in vent’anni da Cesare Locca per raccontare i quarantuno anni di presenza del sacerdote.
Un sommesso cicaleccio commentava lo scorrere delle immagini sottolineato dalla musica: erano i ricordi che traboccavano nel ringraziamento al sacerdote che aveva amato la sua gente e che adesso veniva compreso fino in fondo, attraverso le opere che seppe realizzare e le iniziative che propose senza darsi mai tregua, sempre indaffarato, senza curarsi minimamente della sua persona.
L’ultimo brano musicale: Ave Maris Stella di Grieg è stato una preghiera di ringraziamento al Signore per aver mandato Don Giacomo a Guardabosone, La Guardella e Ailoche.
Al posto dei “titoli di coda” Cesare Locca ha voluto concretizzare i ringraziamenti a chi aveva collaborato alla stesura del volume, con il dono di una copia autografata.
In Biblioteca a Varallo il libro arricchirà la sezione dei “Preti Resistenti”, figure di religiosi che seppero lasciare un segno nelle loro Comunità.
Redazione di Vercelli