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Sabato 11 ottobre

VERCELLI - Panissa Days - Salviamo il fagiolo di Villata - I segreti di una "vera" panissa - La fasola, insieme al fagiolo di Saluggia, ingrediente essenziale per la preparazione più amata dai vercellesi e non solo - IL VIDEO

Intervengono Massimo Bignardi ed Elisabetta Dellavalle

Tradizione, territorio e sapori autentici si sono incontrati nei Laboratori del Gusto, appuntamento dei Panissa Days organizzati da Ascom-Fipe Vercelli in collaborazione con Slow Food Vercelli e la Comunità Slow Food del Salam Vecc d’la Doja.

Sabato 11 ottobre, a Casa Verdi, il pubblico ha partecipato a tre incontri dedicati alla panissa e ai suoi ingredienti, in un viaggio culinario tra storia, cultura e gusto.

Il primo laboratorio, alle 11, dal titolo “Di Saluggia o di Villata? I Fagioli dell’Arca del Gusto”, ha offerto una panoramica sulla produzione e la lavorazione dei fagioli, con un confronto sulle diverse tecniche di coltivazione.

A intervenire sono stati Massimo Bignardi (che conduce il diaologo con i protagonisti nel nostro video), vicepresidente di Slow Food Piemonte, Simone Dellamula in rappresentanza del Gruppo Ragazzi Sant’Antonino di Saluggia e del Consorzio di Tutela del Fagiolo di Saluggia e Umberto Uga, vero ambasciatore de “La Fasola d’la Vilata”, la cui coltivazione oggi è purtroppo rara.

I partecipanti hanno potuto approfondire le caratteristiche uniche dei fagioli, conoscerne la storia e apprezzare la cura necessaria per mantenerne viva la tradizione.

Insomma, salviamo la fasola di Villata: un appello non solo ai gourmet amanti della panissa, ma un vero e proprio progetto di tutela del territorio e – si passi l’espressione in voga – delle sue biodiversità.

Alle 15 è stato il turno del secondo laboratorio, dedicato al Salam d’la Doja, uno dei prodotti più rappresentativi della tradizione vercellese.

Nel salone di Casa Verdi, Giovanni Binelli e Gabriele Varalda della Comunità Slow Food del Salam Vecc d’la Doja hanno raccontato i segreti di questo insaccato, la cui particolarità risiede nella conservazione sotto grasso all’interno della duja, il tradizionale recipiente di terracotta.

I partecipanti hanno scoperto come ogni fase, dalla lavorazione alla stagionatura, contribuisca a creare un prodotto unico, custode di storia e sapori del territorio.

L’ultimo laboratorio, alle 17, è stato “Panissa, un piatto della tradizione”, condotto da Elisabetta Dellavalle di Slow Food, che ha illustrato le origini del risotto più amato dai vercellesi e non solo: «Piatto dalle radici incerte ma antiche – ha spiegato – il termine panissa potrebbe derivare dal latino paniculum, ovvero migliaccio, cibo persino antecedente alla coltivazione del riso in Piemonte.

Non a caso la parola richiama il pane, e comprende anche la paniscia e la paniccia della Valsesia».

A seguire, Rito Marotta ha tenuto uno showcooking, mostrando passo passo la preparazione della panissa, svelando tutti i segreti per cucinare un ottimo piatto e offrendo al pubblico l’opportunità di degustare il piatto in tutta la sua autenticità.

Ma non solo. Nell’ambito dei Panissa Days si sono inoltre svolte delle visite guidate alla scoperta della città e delle aziende agricole della provincia. Senza dimenticare che gli oltre 40 ristoranti aderenti hanno preparato dei menù ad hoc per l’occasione.