Nei giorni scorsi Papa Leone XIV ha rinnovato con forza l’appello “al cessate il fuoco a Gaza, al rilascio degli ostaggi, alla soluzione diplomatica negoziata, al rispetto integrale del diritto umanitario internazionale”.
Per chiedere insieme al Papa “un’alba di pace” ed essere vicini spiritualmente al popolo palestinese, che a Gaza continua “a vivere nella paura e a sopravvivere in condizioni inaccettabili, costretto con la forza a spostarsi dalle proprie terre”, la Comunità di Sant’Egidio promuove sabato 4 ottobre alle 11.30 nella chiesa di San Lorenzo (in corso Libertà 188), a Vercelli, la preghiera “Pace per Gaza”.
L’evento fa seguito alla grande veglia di preghiera promossa questa settimana da Sant’Egidio e da molte realtà ecclesiali a Roma nella basilica di Santa Maria in Trastevere, veglia presieduta dal card. Bassetti con, in collegamento, il card. Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini.
La preghiera si terrà proprio nel giorno della festa di san Francesco D’Assisi, il santo della pace. Mite e umile di cuore come il suo Gesù, in un mondo che era segnato da lupi e cittadini violenti o paurosi, da torri e spade, da cavalieri e briganti, da guerre e inimicizia, inquinato da troppo odio tanto da rendere impossibile parlare di pace , San Francesco sognò e progettò un mondo fraterno, disarmato, dove ci fosse spazio per ognuno, a cominciare dai più poveri e fragili. E, proprio in un tempo così oscuro, aprì miracolosi spazi di riconciliazione e di pace, vivendo il Vangelo senza aggiunte insieme ai suoi frati.
La sua testimonianza risplende in quest’epoca buia. A Gaza, oggi, si calpesta la vita. Non c’è più niente di sacro, non la chiesa, non la moschea, non un luogo di preghiera, non l’ospedale, non un ambulatorio, non la casa, non la scuola, non una fila che mendica cibo dopo la dura prova della fame e della sete. Nemmeno i bambini, talvolta in fila per il cibo. Ogni giorno il popolo di Gaza paga un tributo di sangue, senza rispetto del diritto umanitario, applicato anche nelle situazioni di guerra. Un intero popolo viene considerato nemico, è passibile di morte. La guerra, a Gaza e ovunque, è sterile, perché porta con sé distruzioni, dolore, morte, perchè brucia il futuro, e il prezzo di questa guerra a Gaza è pagato indiscriminatamente da civili inermi.
La guerra dura da quel tragico ottobre 2023, quando un terrorismo assetato di sangue ha colpito Israele, massacrando innocenti e sequestrandoli. E’ giusto esigere il rilascio degli ostaggi,la restituzione ai famigliari dei corpi degli uccisi ingiustamente. Ma un intero popolo non può pagare il prezzo di quella follia disumana, con la sistematica distruzione delle vite delle famiglie. Si contano ormai più di 65.000 vittime dall’inizio del conflitto (di cui circa almeno 18.000 sono bambini e adolescenti) e 165.000 feriti.
La Comunità di Sant’Egidio, che ha già accolto in Italia alcuni profughi palestinesi attraverso i corridoi umanitari, propone la preghiera come gesto di speranza e di resistenza spirituale allo spirito di vendetta, alla cultura del nemico che sembra dominante in questo tempo.
L’esaltazione dell’io uccide il noi, l’individualismo esasperato irride e demolisce la fraternità, l’odio fa vedere negli altri sempre dei nemici da combattere, e non dei fratelli da conoscere, incontrare e amare. Tutto questo trova la sua più tragica espressione nello spirito di guerra che dilaga ormai in tante aree del mondo: sempre di più si considera la guerra come uno strumento necessario e inevitabile per risolvere le contese e ci si affretta a riarmarsi. Di fronte a tutto questo, e all’inquietudine che ne deriva, non vogliamo ripiegarci su noi stessi, cadere nella rassegnazione e nell’indifferenza: il Vangelo ci chiama a invocare il Signore, a cui tutto è impossibile, perché doni a Gaza e ai popoli straziati dalle guerre la sua pace, quella pace che gli uomini non sembrano più in grado di darsi da soli.
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Redazione di Vercelli















