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Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia nella XXII Domenica del Tempo Ordinario - "Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato" - Audiovideo sul Vangelo di S.Luca (Cap. 9 - 19) con il Card. Gianfranco Ravasi - Commento a cura delle Suore Carmelitane del Monastero "Mater Carmeli" di Biella.

Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora

Sir 3,19-21.30-31

Dal libro del Siracide.

Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.

Sal 67

RIT: Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.

I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome.

  RIT: Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.

Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.

  RIT: Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.

Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio.

  RIT: Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.

Eb 12, 18-19.22-24

Dalla lettera agli Ebrei.

Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

Lc 14, 1. 7-14

Dal Vangelo secondo Luca

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”.
Disse poi a colui che l’aveva invitato: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA

Umiltà e gratuità

(Sir 3,19-21.30-31; Sal 67; Eb 12,18-19.22-24a; Lc 14,1.7-14)

Nel corso del suo ministero pubblico Gesù accolse con una certa frequenza gli inviti di diverse persone a pranzare a casa loro, anche di chi era considerato, nella società dell’epoca una persona da evitare. L’atteggiamento di accoglienza di Gesù è stato tale, tanto che venne accusato di essere «un mangione e un beone, amico di pubblicani e di peccatori!» (Lc 7, 34).

In questa occasione, in giorno di sabato, Gesù è invitato a pranzo a casa di uno dei più importanti farisei, egli accetta l’invito, pur sapendo che non avrebbe certo trovato il clima di Betania, dove si fermava per rinfrancarsi e godere la compagnia dei suoi amici Lazzaro, Marta e Maria.

Gesù entrato nella casa del fariseo, si trova a mensa davanti a un uomo idropico, per questo i presenti, comprensibilmente in maggioranza farisei, lo osservano, per vedere se avrebbe guarito o no quell’uomo in giorno di sabato.

Alle parole e azioni di Gesù, volte a far comprendere che un uomo che soffre è più importante della Legge, segue il silenzio dei commensali (cf Lc 14,2-6) che probabilmente distolgono lo sguardo, e Gesù, da osservato diventa osservatore.

Lo sguardo di Gesù però non è come quello di chi spia per cogliere in fallo, non è uno sguardo giudicante di chi ha bisogno di vincere sull’altro per difendere le proprie convinzioni e posizioni.

Gesù, che ha il profondo desiderio di salvare tutti, cerca di aiutare con la parola e le guarigioni le persone presenti, rivolgendosi prima agli invitati e poi al padrone di casa.

Mosso dall’amore, dal volere il bene degli altri, il Signore rivolto agli invitati, aiuta a far riflettere come non sia conveniente scegliere i primi posti: è una scelta azzardata che può condurre a un’esperienza di umiliazione e di vergogna poiché chi si esalta sarà umiliato.

La scelta e l’amore ai primi posti era tipica dei farisei che fondamentalmente cercavano la propria gloria e non quella di Dio.

Gesù insegna a scegliere l’ultimo posto, quello vicino a Lui, che sulla croce condannato come un malfattore, ha preso l’ultimo posto.

L’umiltà appartiene alla creatura che riconosce la verità del proprio essere davanti a Dio e Dio vede, guarda, questa umiltà.

Egli proclama beati i poveri, gli umili che come Maria, ricevono tutto da Dio e a Dio tutto ridonano, seguendo Gesù mite e umile di cuore. Rivolgendosi poi al padrone di casa, Gesù invita alla gratuità, certamente non è suo intento sconsigliare pranzi e cene con gli amici ma introdurre una nuova regola di vita per la quale gli esclusi diventano privilegiati: poveri, storpi, zoppi e ciechi, (gli ultimi tre esclusi dal culto del Tempio e quindi dalla comunità di Dio). Non a caso proprio con loro Gesù si trovava in comunione di mensa; si tratta dunque di imitare lui, che solidarizzava con gli emarginati. La chiave di volta è cambiare il motivo dell’invito che non deve essere l’attesa del contraccambio, secondo la mentalità del “do ut des”, fondata sul calcolo e la ricerca del benessere, ma l’amore, che è gratuito e toglie la discriminazione e le disuguaglianze tra gli uomini. 

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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