Dopo una stagione amara e piena di delusioni, l’AC Milan ha deciso di voltare pagina affidandosi a un volto noto: Massimiliano Allegri. Il tecnico livornese è tornato alla guida dei rossoneri nel giugno 2025, aprendo un nuovo capitolo in una storia che lo aveva già visto protagonista tra il 2010 e il 2014, quando portò il club alla conquista dello scudetto e della Supercoppa Italiana.
Stavolta, però, il contesto è ben diverso. Il Milan arriva da un ottavo posto in campionato, fuori da tutte le competizioni europee, e con la ferita ancora aperta della sconfitta nella finale di Coppa Italia contro il Bologna. Era necessario un cambiamento netto. E così è stato.
Obiettivi chiari e strategie concrete
Allegri non ha perso tempo. Il suo primo obiettivo è riportare il Milan tra le prime quattro della Serie A e, di conseguenza, in Champions League. Un traguardo che non è solo tecnico, ma anche economico e simbolico.
L’assenza dalle coppe europee pesa sulle casse del club e sulla sua capacità di attrarre grandi nomi. In un certo senso, è un po’ come quando una squadra entra in un casino, dove ogni mossa conta e tra rischi e chance da cogliere serve sangue freddo, strategia e la giusta dose di coraggio per uscirne. E Allegri, che di situazioni complesse se ne intende, ha già iniziato a imprimere la sua impronta.
La fiducia della dirigenza è totale. Allegri lavora fianco a fianco con il nuovo direttore sportivo, Igli Tare, e con l’amministratore delegato Giorgio Furlani, e ha ottenuto un ruolo centrale nelle scelte di mercato. Questo gli consente di modellare la squadra secondo il suo stile, puntando su equilibrio tattico, solidità mentale e giocatori funzionali al suo sistema.
Il mercato al centro del progetto
Il Milan ha stanziato un budget specifico di circa 40–45 milioni di euro per acquistare un attaccante di livello. Nonostante la mancanza di competizioni europee, il club può muoversi con una certa libertà grazie all’assenza di vincoli legati al Fair Play Finanziario in questa sessione estiva.
Le priorità sono chiare: oltre a una punta affidabile, si cercano rinforzi sulle fasce difensive e un centrocampista centrale. Samuele Ricci è già stato acquistato per 23 milioni dal Torino, mentre l’arrivo di Luka Modrić ha già dato nuova solidità ed esperienza al centrocampo rossonero.
In difesa, i nomi di Guela Douè e Maxim De Cuyper sono in cima alla lista, mentre per l’attacco si parla insistentemente di Mateo Retegui e Aleksandar Mitrovic. Dusan Vlahovic resta un sogno più che una possibilità concreta.
Mike Maignan, dopo essere stato vicino al Chelsea, dovrebbe restare e rinnovare il contratto. Christian Pulisic sarà invece una delle pedine chiave del nuovo Milan, grazie alla sua duttilità e dedizione. Se Rafael Leão resterà, Allegri ha già in mente come rilanciare il talento portoghese dopo mesi di alti e bassi.
Cessioni strategiche e riflessioni sul gruppo
Con l’assenza di partite europee, la rosa va snellita. Non è solo una questione economica, ma anche gestionale. Alcuni giocatori rientrati dai prestiti non rientrano nei piani tecnici, e altri, come Tommaso Pobega e Noah Okafor, potrebbero essere ceduti per fare spazio a nuovi arrivi. Si stima che le cessioni possano portare fino a 40 milioni, a cui potrebbero aggiungersi altri 25–30 se dovesse partire Yunus Musah, seguito con attenzione dalla Premier League.
Anche giovani come Francesco Camarda, in prestito al Lecce, rappresentano un tassello di un puzzle più ampio, che unisce presente e futuro. Allegri, del resto, non ha mai nascosto il suo interesse per la valorizzazione del settore giovanile, ma senza perdere di vista la competitività immediata. È un equilibrio sottile, ma necessario.
Una nuova identità tattica
Dal punto di vista del gioco, il mister sembra orientato verso moduli già sperimentati in passato: il 4-3-3 e il 4-2-3-1, entrambi in grado di garantire compattezza e verticalità. L’idea è quella di costruire una squadra solida ma propositiva, dove ogni elemento sappia cosa fare e quando farlo.
Non si tratta solo di schemi, ma di mentalità. Allegri punta molto sulla disciplina tattica e sull’affiatamento del gruppo. Non servono fuochi d’artificio, ma organizzazione e lucidità. In un contesto dove ogni dettaglio conta, persino la scelta del terzino giusto può fare la differenza tra un Milan che lotta per la vetta e uno che galleggia a metà classifica.
In conclusione
Il ritorno di Massimiliano Allegri rappresenta più di un cambio in panchina. È una dichiarazione d’intenti. Il Milan vuole tornare grande, e vuole farlo con una guida esperta, una visione chiara e un progetto credibile.
I tifosi, feriti ma non rassegnati, osservano con curiosità e speranza questo nuovo corso. E se è vero che il calcio non regala certezze, è altrettanto vero che costruire sulle fondamenta giuste è il primo passo per tornare a sognare.















