Per ora i confini di Vercelli restano come
sono.
L’annessione di
Sali Vercellese difficilmente si farà.
A meno che il
Sindaco del piccolo centro con grandi ambizioni, Emanuele Gabutti, voglia
insistere ribaltando i termini del problema: potrebbe essere Sali a voler
incorporare Vercelli.
Perché no?!
Ma – a parte
tale improbabile evenienza – le cose resteranno come sono.
Ma andiamo con
ordine.
Questa sera
alle 20 (ma sanno tutti che si dice un’ora e poi si slitta a quella successiva:
quindi inizio alle 21) riunione del Consiglio Comunale.
Bisogna – all’apparenza
– votare la modifica dello Statuto per consentire di procedere al referendum
consultivo: volete voi (cittadini di Sali e di Vercelli) unirvi?
Diciamo subito
che nessuno abbocca al fatto che la votazione sia solo per la modifica dello
Statuto propedeutica al referendum.
Ed hanno
ragione.
Perché oggi per
deliberare hanno bisogno ( la Giunta ) della maggioranza dei Consiglieri (almeno 17).
Domani, a
referendum svolto, anche se già in partenza si sa benissimo che a queste
consultazioni, quando va bene, partecipa si e no il 10 per cento degli
Elettori, si procede con la maggioranza dei presenti: bastano 14, 12, 11 voti e
via, si delibera.
E allora le
Opposizioni si ricordano bene di quanto vada avanti come un treno la Giunta con
i suoi Consiglieri di supporto, quando anche ha il vantaggio di uno.
Non gliene
frega più niente di nessun altro.
All’Opposizione
fischiano ancora le orecchie per le legnate che si sono presi quando, il 17
dicembre 2015, bastarono 14 Consiglieri di maggioranza per svendere Atena ad
Iren.
Anche allora si
doveva procedere in fretta, con molta fretta.
Anche allora
non si doveva perdere quel treno che
sarebbe passato una volta sola.
Anche allora la
modernità (essere pappati da Iren) contro la conservazione.
Anche allora la
città lo prese in quel posto.
Perché anche
allora si contarono un sacco di fole, sulla base di documenti abborracciati e
di promesse mai mantenute: posti di lavoro, investimenti e via discorrendo.
La verità è che
per la somma di 12 milioni di euro si è apparentemente venduta a Iren una quota
di Capitale sociale di Atena pari al 20 per cento, ma di fatto si è venduto il
controllo della Società.
Iren però,
invece dei 70 milioni di euro che il 60 per cento del Comune valeva, ne ha
pagati 12 milioni.
Il 40 per cento
che abbiamo ( che il Comune di Vercelli ha ancora in portafoglio ) resta lì in pancia di altri: è valutato sulla carta 53 milioni di
euro: ma se cercassimo di vendere le azioni? Qualcuno le comprerebbe?
Meglio non
pensarci: magari potremmo scoprire che nel Bilancio Comunale, invece di una
voce attiva del patrimonio per 53 milioni di euro dovremmo scrivere molto meno:
una cosa è valore di libro, un’altra il più probabile valore di mercato.
Comunque in
questa occasione la Giunta, con soli 14 voti su 32 in Consiglio, una minoranza,
ha fatto un passo che le generazioni future pagheranno.
***
Poi – lo ricordano
un po’ tutti i Consiglieri di Opposizione – altra scelta di rompere, non
cercare il dialogo, non discutere nulla (discutere, in politica, significa
concedere all’altro una qualche partecipazione alla decisione) il 3 aprile
2017.
La Giunta trova
i numeri in Consiglio Comunale per imporre la scelta ridicola del “coperchio”
alla vasca esterna del Centro Nuoto grazie al fatto che Adriano Brusco (allora
ancora all’Opposizioe, candidato Sindaco del Movimento 5 Stelle) non va in
aula, lamentando i sintomi di un virus intestinale.
Anche in questo
caso la Giunta prevale per uno.
Una scelta che
compromette l’offerta sportiva natatoria per i prossimi 30 anni presa con una
minoranza dei Consiglieri, una minoranza ancor più isolata della città.
Nessuna
discussione non solo sul coperchio, ma nemmeno su cosa fare nella (dimenticata)
“fase 2”, cioè la ristrutturazione dell’attuale struttura in muratura.
Dell’opinione
di metà dei cittadini non importa niente, su una cosa che riguarda almeno 20 mila praticanti del
nuoto (anche residenti, è ovvio, nei comuni limitrofi); decisione presa beffando con l’improvvisa
dissenteria del grillino un’Opposizione che portava validi argomenti.
***
Non c’è quindi
da meravigliarsi se oggi l’Opposizione dice: se avete i voti andate pure
avanti, se non li avete, non chiedeteli a noi.
Opposizione
che, tra l’altro, magari non sarebbe pregiudizialmente contraria (anzi, non è)
ma vorrebbe vedere un piano dei conti come Dio comanda, non una sessantina di
pagine di copia incolla, presentate in guisa di uno studio di fattibilità che –
per come è strutturato – potrebbe anche essere redatto dalla Coni Servizi o
dall’Architetto Paolo Pettene.
***
Ma il punto è
ancora ed anche un altro.
Oggi la
maggioranza – anche plasticamente, anche contando le sedie vuote – ha dato la
prova provata di non esistere.
Manca un
Consigliere (ammalato), un altro (Greppi) dice chiaro che si astiene e non vota
a favore.
Poi Adriano
Brusco è in ferie e non torna dalla Calabria per fare piacere al Sindaco
Emanuele Gabutti.
Quindi, invece
di 18 voti (basterebbero benissimo per fare ciò che vogliono, come sempre) ce
ne sono 15.
Quindici invece
di 17.
La maggioranza
non c’è.
***
Non era
difficile individuare i sintomi di una siffatta situazione.
Al lato
sinistro dell’Aula (a destra del pubblico, di chi guarda) siedono i
rappresentanti di ben quattro diversi gruppi che non sono parenti tra loro.
Non hanno una
storia comune, una memoria di sentimenti condivisi, sono senza identità,
progetto, programma.
Sono lì a
sostenere una Giunta.
Se la scelta di
non avere dialogo tra maggioranza e opposizione porta due date precise (17
dicembre 2015, votazione su Atena e 3 aprile 2017, votazione sul coperchio), la
scelta di devastare la già fragile maggioranza di 17, ha anch’essa una data
precisa da ricordare, il 27 giugno 2017.
Un anno oggi,
con singolare quanto fatale inchino a teorie retributive.
Un anno fa la
Giunta volle umiliare la stessa sua maggioranza, procedendo alla cooptazione di
Adriano Brusco, che da candidato Sindaco del Movimento 5 Stelle passò al gruppo
di CambiaVercelli.
Fu l’inizio
della fine.
L’idea di
passare da 17 a 18 Consiglieri (blindare – si diceva – la Giunta) fa oggi i
conti con i 15 che votano Sali, destinati a non crescere molto, anche in vista
di prossime scadenze.
***
I numeri non
sono – non lo sono quasi mai, in politica – l’origine del problema, ma la
conseguenza di qualcosa che non si comprende, non si interpreta, quindi non si
analizza come dovuto, non si affronta con i dovuti rimedi.
Il problema
è una assenza (non quelle dai banchi consiliari) che ricorda tanto le
indimenticabili pagine di Alberto Arbasino in “Un Paese senza”.
E, di nuovo:
una maggioranza senza storia, senza memoria, senza identità, progetto e
programma.
E quindi, se
non si studiano rimedi, senza futuro.
La vicenda di
Sali ha – se ve ne fosse stato ancora bisogno – illuminato la scena.
Sta agli attori
scegliere se interpretare – e malamente – un epilogo o, invece, magari
recitando a soggetto, ma con fantasia e intelligenza, tentare di riscrivere il
copione che, domani, potrebbe ancora strappare l’applauso.