Oltre il giardino.
Così si intitola
l’ultimo ( in realtà, il penultimo: ma è uno di quelli che coinvolse di più
sentimentalmente l’incomparabile attore ) film del mai dimenticato Peter Sellers.
Oltre il
giardino c’è il mondo reale, che può essere vissuto e percorso, anche per
qualche non breve tempo, secondo le categorie, suggestioni di una second life,
persino inverandone una paradossale normalità: insomma un’illusione propria o
collettiva.
***
Il nostro piccolo sondaggio aperto la scorsa settimana su Facebook ha
voluto testare un sentimento elementare
tra i vercellesi.
Tra nove mesi si vota per eleggere Sindaco e Consiglio Comunale:
volete ancora questo Sindaco e questa
Giunta oppure vi piacerebbe cambiare?
***
Vediamo prima
tutti i limiti di una siffatta impostazione della rilevazione delle opinioni.
Il primo: si tratta di una espressione di parere, di indirizzo, che
non è anonima.
Si rendeva
mediante il proprio profilo Facebook e quindi chiunque può vedere come la
pensi.
Quindi è chiaro
che solo una ristrettissima porzione di elettorato si esprima e si esprimano
solo coloro che “possono permetterselo”, cioè siano nella condizione,
soprattutto professionale, di non avere nulla da temere.
Il secondo: il campione è circoscritto agli appartenenti
al gruppo pubblico Fb ed alla pagina istituzionale del nostro giornale.
Sono
rispettivamente circa 11.400 e 5.300 profili, in alcuni casi sovrapponibili: è
un bel numero, ma si tratta non di un campione di tutta la società vercellese,
bensì di quella parte della società vercellese che segue VercelliOggi.it.
***
Enunciati questi limiti, che sicuramente non saranno in gioco
quando – tra breve – pubblicheremo il sondaggio più generale, con voto anonimo
ed esprimibile mediante un solo indirizzo Ip per ciascun voto, va detto che il risultato è sorprendentemente
chiaro: 153 profili vogliono cambiare,
mentre a 26 stanno bene questa Giunta e
questo Sindaco e non vorrebbero cambiare.
Si tratta del
17 per cento contro l’83 per cento.
Pur con tutti i limiti enunciati poc’anzi, il risultato è questo e non l’opposto.
Si può pensare
al fatto che potrebbe essere eventualmente corretto seguendo modalità
scientifiche di rilevazione statistica, ma è difficile credere che il risultato
potrebbe essere ribaltato.
***
Da qui, dunque, si può partire per tentare una diagnosi del sentimento
comune, alla prova con il futuro di questa Amministrazione ed anche della
città.
Di nuovo,
intrapresa questa strada, una serie di considerazioni preliminari.
La prima (e questa volta non si tratta di un limite, bensì di una
caratteristica ben precisa del sondaggio): la domanda era “aperta”.
Cioè: volete
che tutto resti come ora, oppure volete cambiare?
Nella realtà dell’agone elettorale di maggio 2019, l’elettore si troverà, invece, di
fronte ad un altro genere di opzione: chi
scegliete tra questi candidati?
L’interrogativo assoluto e radicale, lascerà quindi il posto a quello relativo e comparativo.
E questo è un particolare essenziale e decisivo
delle prossime incursioni statistiche, per come le organizzeremo.
***
Perché è chiaro che ogni scelta comparativa è intrinsecamente esposta a coefficienti
di imprevedibilità che non risparmiarono neppure quella attorno alla quale
sarebbe ruotato il corso della Storia: volete
libero Gesù o Barabba?
E poi ( questo
esempio non sia frainteso con derive iconoclaste o blasfeme ) è la stessa
Scrittura che si preoccupa di illustrare come quella, pur provvidenziale, scelta,
sia stata condizionata da stakeholders desiderosi che nulla cambiasse, i quali
furono in grado di orientare il giudizio: “Ma i sommi sacerdoti e gli anziani
persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù” ( Matteo,
27, 15 – 20 )
***
La seconda osservazione preliminare al ragionamento che – in tutta umiltà –
cerchiamo di elaborare e proporre al Lettore è la seguente.
Di per sé, la volontà di cambiare espressa da una
maggioranza, non è detto che sia decisiva.
Ne abbiamo un
recente esempio.
Il Lettore
ricorderà cosa accadde tra gennaio ed aprile di quest’anno.
In Consiglio Comunale (33 componenti) si formò una maggioranza
di Consiglieri persuasa che il tempo di questa Amministrazione fosse terminato.
Oltre ai 15
dell’Opposizione, ben sei della maggioranza ritenevano che si dovesse interrompere
questo mandato e tornare alle urne, circostanza che si sarebbe verificata nello
scorso mese di maggio 2018.
Quindi c’erano 21 Consiglieri su 33 che volevano “andare a casa”.
Eppure la Giunta ed il Sindaco sono ancora
lì.
Come mai?
***
Per rinvenire la spiegazione plausibile di
un fenomeno
apparentemente privo di basi logiche, bisogna non perdere di vista le dinamiche fondamentali della relazione tra
gruppi e qualche elementare nozione della sociologia politica.
Come abbiamo
visto, da una parte c’era un gruppo
(maggioritario, 21) di Consiglieri che voleva la fine anticipata del mandato.
Dall’altra un altro gruppo, minoritario (anche se si
chiamava “maggioranza”), che voleva la conservazione dello status quo, restare
dove si era: 12 Consiglieri.
Come mai – 21 contro 12 – hanno vinto i 12?
Per un fenomeno
del tutto elementare e tutto sommato naturale.
I 21 avevano un unico obbiettivo – andare a nuove elezioni - ma si sono trovati in disaccordo sul “come”
arrivarci.
Chi voleva le
dimissioni collettive.
Ma non tutti
volevano unire le proprie firme a quelle di esponenti di partiti molto diversi
per linea e storia politica.
Sicchè
preferirono seguire un’altra via – tecnica e politica – per raggiungere lo
stesso scopo dei primi.
I 21 – uniti da un unico fine – si disunirono
sul metodo.
Tanto bastò.
L’unità del
fine non fu sufficiente, rispetto alla molteplicità, che ebbe l'effetto di una diaspora, dei
metodi.
***
Mentre i 12 avevano un fine ed un metodo:
resistere.
E sono ancora
lì.
***
DA SETTEMBRE A MARZO
Con tutte le
debite differenze, la situazione che oggi si offre all’analisi politica ricorda
quell’insieme di circostanze e sentimenti, anche se il campo è enormemente più
esteso e si rappresenta non più nell’agone tutto sommato rarefatto e “chiuso”
dell’Aula Consiliare, ma il “dramma” si vive nella “piazza”, cioè è capace di
coinvolgere tutta la società, il corpo elettorale, l’ “universo” e non solo in
senso statistico, rappresentato sulla scena.
***
Le assonanze sono di un solo tono: c’è un gruppo che vuole restare dov’è, al timone di Palazzo Civico.
Né il Sindaco, né
la Giunta pensano di passare la mano.
E, dal loro
punto di vista, non si può che comprenderli.
***
Il “resto del mondo” che esprime un desiderio di cambiamento, non esprime tuttavia (ancora) né un “progetto” di
cambiamento, né soprattutto una persona che oggi incarni il progetto e dia
senso e speranza alla volontà di cambiare.
Un leader che
si proponga in modo serio e credibile, persuasivo e capace di catalizzare
secondo categorie rassicuranti il desiderio di cambiare.
Si badi: così come è vero che le elezioni si terranno tra 9 mesi circa, il momento per presentarsi
è – rispetto a quella scadenza – molto anticipato; le liste elettorali ed i
candidati dovranno essere “in pista” già da marzo prossimo.
Insomma, sette mesi.
***
Oltre il giardino per ora c’è la città con tutta la propria vita reale, che non
intende essere confinata nel “contenitore” politico della attuale Giunta, che
non crede nella leadership (sempre sotto tutela del Pd e Alleati) del Sindaco Maura Forte.
Ma la pulsione vitale al cambiamento non è
di per sé sufficiente se
ad essa non si offre la possibilità di aggregarsi, di pervenire ad un risultato
politicamente plausibile, con una propria fisionomia ed una identità chiara e
condivisa.
***
La sfida che il “resto del Mondo”, cioè tutto ciò che non è Pd,
CambiaVercelli e poco altro deve vincere è tutta qui.
La volontà di
cambiamento deve farsi dinamica, propositiva, essere animata dalla fantasia e
dal coraggio, catalizzata da una capacità particolare, sempre in gioco nei
tornanti decisivi della storia.
La politica
sempre nasce da quel che politico non è.
Saprà la
società civile vercellese esprimere una propria e diversa fisionomia ed
identità politica?
Saprà trovare
un’alternativa agli attuali attori, tenuti insieme dall’istinto di
sopravvivenza e conservazione, attorno alla figura di Maura Forte?
I Matia Bazar
cantavano “C’è tutto un mondo intorno”.
C’è tutta una
città viva, ricca di saperi e competenze, animata da risorse umane di qualità,
piena di una sapienza capace di traguardare la realtà e la vita con esperienza
ed amore, così da capire, interpretare e rappresentare i sentimenti di
generazioni diverse.
Tutto questo
mondo aspetta – ma l’attesa non può che essere attiva ed operosa, da
protagonisti, non da spettatori - una proposta politica, un progetto di città
per il futuro, un leader.
Oltre il
giardino di Palazzo Civico e dei suoi attuali inquilini, la città è là, basta
lasciarla parlare ed ascoltarne le parole e le attese.