Prima e più di mille parole, vale la
seguente tabella:

che si ricava, pari pari, dalle
“integrazioni”
presentate alla Provincia di Vercelli dalla Società Enerver
srl (poi Polioli Bioenergy e prima ancora Polioli Biowaste srl) perché
siano esaminate dalla “Conferenza dei Servizi”.
In pratica, la Enerver - Polioli dice: i rifiuti solidi da portare a Vercelli per farne biogas e compost li prendo in questi posti.
Praticamente in tutta l'Italia del Nord.
Ma andiamo con ordine.
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Sappiamo che, da tempo, Vercelli è stata presa di
mira dal gruppo Iren perché diventasse la terra del rifiuto.
Rifiuti legnosi da ridurre in trucioli
e poi ricompattare in pallet.
Questo disegno, mai confessato apertamente, era già
in embrione,
incubatore la Giunta del Sindaco Maura Forte.
La Giunta del Sindaco Andrea Corsaro, credendo forse,
così, di rispettare l’impegno con gli Elettori, per trattare con Iren tenendo la
“schiena diritta”, l’ha, in sostanza, portato a termine.

Se Vercelli si riceverà queste prime 110
mila tonnellate l’anno di rifiuti legnosi provenienti
da tutto il Nord Italia, intrise di formaldeide, in condizione di liberare
emissioni in atmosfera, i Vercellesi potranno ringraziare i 17 Consiglieri
Comunali (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia) che hanno condiviso questo
progetto – leggi qui - .
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Ma, ormai, la partita “trucioli” è chiusa, anche
se sono in pochi a credere che, alla fine, Iren l’impianto lo farà davvero.
Circola anche insistentemente la voce che, semmai lo
facessero, appena finito questo, fatta un po’ di esperienza, Corso Svizzera ne
voglia subito realizzare un altro in Sicilia.
On verra bien, come diceva la nostra conoscenza
lionese, quando qui si vaneggiava dei famosi millecinquecentopostidilavoro.
Che nesso c’è tra le due cose (rifiuti e
logistica franco algerina)?
Nessuno palese: diciamo che trucioli, logistica
lionese e anche “letamaia” del Bombardieri, sono tutti parti segretamente tenuti
in gravidanza nell’annus horribilis di Vercelli, quel 2018 in cui la città ed
il suo futuro sono stati lucidamente svenduti.
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C’è chi vorrebbe continuare nello
squallido mercato.
Di nuovo: on verra bien.
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Ora è la volta di decidere per quella che si è
sempre ribattezzata come la “letamaia”, anche in ragione della materia
trattata.
La Forsu è la frazione organica dei rifiuti solidi
urbani.
In vernacolo: la sghinga.
Poi il progetto prevede qualche altra
implementazione.
Poi l’area nella quale si vorrebbe costruire, quella
ex Polioli, ha sempre lì, quatto quatto, un bell’inceneritore.
Che non è – si badi – la carcassa di Via Asigliano (che,
tra l’altro, se le Leggi fossero rispettate, bisognerebbe avere già
smantellato): è un altro, che da anni se ne sta lì tranquillo, per ora
dormiente, nel compendio dell’ex stabilimento Polioli.
Lo terranno per ricordo.
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La Conferenza dei Servizi si riunirà, dunque, il
prossimo 24 marzo.
per esaminare le integrazioni al progetto concepito
nel 2018.
Sono altre 100 mila tonnellate l’anno di rifiuti,
questa volta organici, come succede all’impianto che produce biogas a San
Nazzaro Sesia e del quale spesso sentiamo gli odori.
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Purtroppo, tutti i segnali sono negativi.
Il territorio, non da oggi – ma sin da quando si
cedette la maggioranza di Atena Asm ad Iren, che mirava già a questo nel 2015 –
si è mostrato diviso, debole, permeabile a queste incursioni.
Hanno puntato sulla inconsistenza della nostra
politica e hanno visto giusto.
Una cosa simile (in complesso, 220 mila tonnellate l’anno
di rifiuti, con 14 mila passaggi di camion per portarli su e giù, alla
periferia del Capoluogo) non avrebbero nemmeno immaginato di provare a
presentarla a Biella, Novara, Casale, Alessandria e via enumerando i posti nei
quali qualunque Amministrazione Comunale o Provinciale avrebbe detto subito: guardate, amici belli, non
provateci.
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Qui, tutto il contrario: non solo non hanno subito
detto no, ma hanno tenuto tutto sottocoperta perché non si levassero le
opposizioni.
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Il dominus dell’iniziativa “letamaia” altri non è
che Giacomo Bombardieri, imprenditore bergamasco (per gli amici, affettuosamente, "il Bomba"?) del settore chimico (la
sua flagship è la Unionchimica spa)
che conosce il Senatore della Lega Maria Cristina
Cantù.
Come si vede nel nostro link del 2018, è
da allora che bazzica nei paraggi e, sempre allora, è balenata l’idea della
letamaia.
Poi, il 25 giugno 2018, l’allora Sindaco
Maura Forte, insieme a Pino Scaramozzino ed all’Assessore Andrea
Coppo andò a visitare un impianto analogo in Trentino, ma pare che la
delegazione tornò riportando un’impressione negativa, insieme ad un olezzo non
buono: proprio quel giorno qualcosa era andato storto nello stabilimento.
Non va dimenticato che, in un primo tempo, Iren si era impegnata a fornire al Bomba almeno 70 mila tonnellate l'anno di sghinga.
Poi quelli di Iren decisero di comprarsi lo stabilimento che fa la stessa cosa a Santhià.
Così, ora, sarebbero "ufficialmente" disinteressati all'affare e ( questa la ragione delle "integrazioni" ) la società "matrioska" di Bombardieri deve dimostrare dove va a prendere quella sghinga che non forni(rebbe) più Iren.
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E’ interessante vedere che la Società presentata
come Polioli Bioenergy srl, altro non è che la
Enerver srl.
A sua volta, la Enerver srl, è una società a Socio
unico e quest’unico socio è una holding, la
Enerver Holding srl
Questa è costituita da quattro Società,
la G Squared spa,
la Tekne Bio srl semplificata,
la Biological Care srl,
e la Falmar Chimica srl: in quest’ultima compare
Fabrizio Ferlin, ex titolare di Polioli.
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La Enerver srl a socio unico che propone la “letamaia”,
dunque, è una sorta di “matrioska” che contiene altre cinque società di
capitali.
Da un punto di vista dei normali processi
industriali è tutto abbastanza ordinario.
Come è normale che, con una pluralità di soggetti
coinvolti e tutti titolari di azioni o quote, se si volesse passare di mano il
progetto a chiunque, in qualsiasi momento del procedimento, oppure ad impianto
avviato, così come fra alcuni mesi o anni, nessuno potrebbe impedirlo: le quote
e le azioni sono fatte apposta perché si comprino o si vendano.
E una società (che riceve contributi pubblici, insediata
in un territorio debole, con una politica dotata di poca spina dorsale ed attiva in
un settore che, tradizionalmente, farebbe gola a molti, così come ai soliti) sarebbe un bocconcino molto invitante.
Non sarebbe nemmeno così facile venire a
saperlo: come minimo, bisognerebbe avere voglia di fare
(almeno) sei visure camerali.