Non ha (ancora) trovato risposte, ma sa ascoltare.
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Il Pd è a pieno titolo componente di quella sensibilità progressista che a Vercelli non è,
nemmeno oggi, esiliata.
Nonostante
le vicende congressuali, che sono un mero fatto congiunturale e nulla tolgono
alla domanda popolare di una politica di segno e non solo di nome progressista
e solidale, a buon diritto può pensare di esserne un punto di riferimento.
C’è una vasta area, che va dalla sensibilità di SiAmoVercelli, fino alla sinistra di matrice ed esperienza sindacali, per
incrociare, soprattutto nella Cgil, chi da tempo ha abbandonato il renzismo.
Si va dal
solidarismo, sia confessionale, sia laico, fino all’area contigua al
Movimento5Stelle, per definire un “campo” che si qualifica, ma – più ancora –
ha sentimenti autenticamente progressisti e si pone il problema di un’analisi
conseguente della società e dei suoi processi.
Più
ancora, delle risposte che un governo accorto delle Autonomie Locali ad esse
possa dare.
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Quest’area da tempo va dicendo una cosa chiara: è possibile che all’Elettorato si presenti un’espressione
unitaria ed impegnata dei progressisti vercellesi, in occasione delle Elezioni
Amministrative del maggio 2019.
Ma la premessa per
(tentare di) raggiungere un programma comune ed un candidato Sindaco unitario è quella di non
ripresentare – da parte del Pd – l’attuale Sindaco Maura Forte.
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Senonchè,
questa petizione di intenti, sconta due limiti.
Il primo è che, se qualcuno domandasse: se non Maura Forte, allora chi?
Nessuno
saprebbe rispondere.
Non c’è
un nome che sia mandato in avanscoperta.
E, se
anche si volesse fare ricorso alle elezioni Primarie di coalizione per la
scelta del candidato, mancherebbe probabilmente la competizione, perché la
scelta sarebbe – almeno, che sia noto a noi e fino a questo momento – tra Maura
Forte e nessuno.
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Il secondo limite è che la stessa Maura Forte – pare – ha in più occasioni detto
chiaro e tondo ai dirigenti del Pd che, comunque vadano le cose, primarie o non
primarie, lei si ripresenta comunque, ponendo
così una seria ipoteca su qualsiasi soluzione politica di coalizione.
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Questa volontà ( del
tutto legittima ) dell’attuale Sindaco di ripresentare comunque la propria
candidatura, a ben vedere non è che una
variabile indipendente del possibile futuro di una area progressista
vercellese, che volesse ricostruire il proprio destino e aggregare di nuovo
attorno – prima – ad una formazione politica e – poi – ricondurre entro una
forma partito, tutti coloro che vedessero possibile cambiare stili di governo
locale e politiche territoriali, visti da “sinistra”.
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E questo sia che questo lavoro sia affrontato
con la pazienza del lavoro amministrativo visto dall’Opposizione, sia che – all’opposto – la gente capisse
subito la proposta e la premiasse con cinque anni di governo, che non scontasse l’ipoteca – Forte.
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Ipoteca
che, invece, il Sindaco uscente pare ben decisa a fare valere, ormai perfettamente consapevole di essersi
costruita una – forse, personalissima – ma comunque efficace “gioiosa
macchina da guerra” con uno staff inedito ma
comunque già collaudato.
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Se
ricostruiamo gli ultimi due anni di governo locale, vediamo sedimentarsi a poco
a poco e per successive approssimazioni un
vero e proprio “asse” ormai consolidato anche in una solidarietà
interpersonale che ne garantisce anche quando ne supplisce, i percorsi politici
di provenienza.
Attorno alla figura del Sindaco stanno i due uomini oggi decisivi nella elaborazione delle strategie (ben al di là della
semplice collaborazione amministrativa, di Giunta) per il futuro di Maura
Forte: Carlo Nulli Rosso ed Emanuele
Caradonna.
In questo
senso, sia consentito il gioco del filmato colto al volo, in occasione del
concerto del Coro Gospel, fotogrammi che rivelano l’abitudine a confrontarsi
con amicizia tra persone di grande affiatamento.
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Al contrario di Pd, SiAmoVercelli, sinistra sindacale, Leu ed altri, loro sanno benissimo cosa fare:
cercare di essere confermati.
Giusto un anno fa (dopo il
Consiglio Comunale del 21 dicembre) hanno preso in mano la situazione,
formandosi a “testuggine” condividendo un solo imperativo: resistere.
E ce
l’hanno fatta.
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Oggi loro sono ben decisi a riprovarci, sicuramente con una lista “del Sindaco”.
Se poi il
Pd ed altri vorranno aggregarsi, valuteranno.
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Dunque, da una parte c’è la
ferma, fredda e volitiva determinazione di Maura Forte, con Carlo Nulli Rosso (non a caso
nominato Vice Sindaco in queste ultime settimane, quasi a mandare un messaggio
politico chiaro, soprattutto al Pd) ed Emanuele Caradonna.
Il sanguigno ex socialista
sembra ora – dal punto di vista della elaborazione delle strategie – colui che
riesce a mettere a segno colpo su colpo:
non ultimo, la elezione di Adriano Brusco al
Consiglio Provinciale, a spese del candidato del Pd, Doriano Bertolone.
Ma anche
Brusco, a sua volta, ormai è a pieno titolo nel board di Maura Forte, portando
con sé in dote forse i grillini che possono averlo seguito nel “salto della
quaglia” di giugno 2017.
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La scelta di campo politica di Maura Forte deve sostanzialmente farsi risalire ad allora.
Il Sindaco sapeva benissimo
che portare dalla propria parte l’ex candidato Sindaco del Movimento5Stelle
avrebbe voluto dire rompere in modo
irrimediabile con parti essenziali della propria maggioranza.
Ma,
soprattutto, con parti storiche e fondative della Sinistra.
Ed i risultati si sono visti:
arrivato Brusco, se ne sono andati, via
via, Maria Pia Massa, Giorgio Comella,
Giordano Tosi, Donatella Capra.
Poi Maria Teresa Marcon.
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Ma la scelta è stata comunque chiara: meglio Brusco di tutti loro messi insieme.
Difficile
pensare che il ragionamento seguito per orientare le decisioni di allora sia
stato semplicemente legato a fatti congiunturali, contingenti.
Come se
si dicesse: il problema è qui e ora.
Più
plausibile la tesi che vorrebbe il Sindaco più a proprio agio con Caradonna, Brusco e Cometti, politicamente pragmatici come il Primo Cittadino, piuttosto che
con personalità politiche più – per dir così – attente al metodo dell’analisi
politica di sinistra.
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DALL’ALTRA PARTE È ANCORA PEGGIO:
DESERTO, MA CON L’ILLUSIONE DEI MIRAGGI
Tutto ciò che non è Centrosinistra e comunque non sta nell’ area progressista, sta – se possibile
– ancora peggio.
Perché
soffre delle allucinazioni procurate da miraggi.
Di sicuro
c’è la bella testimonianza della candidatura di Michelangelo Catricalà per il
Movimento5Stelle.
Inutile domandarsi come potrebbero andare le cose, se davvero si dovesse arrivare ad un ballottaggio tra
Michelangelo Catricalà e Maura Forte.
Per
motivi che forse a tanti possono sembrare incomprensibili, ma che di sicuro
avrebbero ragione nella realtà, tutti i corpi intermedi, le espressioni della
Società neocorporativa, i preti come i gestori di sale slot, i commercianti
come le onlus dichiaratamente prive del fine di lucro, protesterebbero la
sicurezza dell’esperienza, rispetto all’incognita dell’avventura.
E sarebbe
facile che questi sentimenti avessero ragione.
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Persino più insidiosa la candidatura – anche questa, una bella
testimonianza – di Roberto Scheda.
Perché,
essendo assai probabile che l’illustre Penalista non giungesse al ballottaggio,
bisognerebbe ancora vedere quali scelte farebbe proprie, tra i due contendenti.
Se il testa a testa fosse tra Maura Forte e – ad esempio – Andrea Corsaro per il Centrodestra, ma
anche tra Forte ed Alessandro Stecco, siamo
poi così sicuri che l’ex Presidente di Biverbanca non andrebbe a sostenere
proprio Maura Forte?
Magari in
cambio dell’incarico di Vice Sindaco per sé o Maurizio Randazzo?
Fino ad
ora l’unico candidato ufficialmente in corsa, proprio Roberto Scheda, oltre a
Catricalà, non ha ancora chiaramente detto di essere (se crede) in ogni caso
alternativo ad una Giunta Forte2.
Almeno,
che noi si sappia.
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Se pensiamo che la sua candidatura nasce per procurare un antidoto anche alla sola idea di un Corsaro2, forse non si va così
lontano dal vero.
E, in una
siffatta ipotesi, sarebbe fin troppo chiaro che per il Pd o ciò che ne
resterebbe, significherebbe l’annientamento politico per alcuni lustri,
l’annessione di fatto al “tridente” Forte – Caradonna – Nulli Rosso che
diventerebbe l’azionista di riferimento di qualsiasi cosa di Centrosinistra a
Vercelli.
Ma anche
il Centrodestra sarebbe come ibernato o – la metafora forse è più azzeccata –
ridotto un po’ come a quegli insetti che, preda di un ragno, sono tenuti in
vita vegetativa per essere consumati sempre freschi, alla bisogna.
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In questa analisi mancano del tutto, per ora, sia gli ambienti riconducibili a Forza Italia, al Centrodestra
tradizionale, sia soprattutto la Lega
Nord.
Quest’ultimo
partito, nell’agone di Vercelli città, ha indubbiamente il diritto – dovere di esprimere, peraltro senza assolutismi, la
prima candidatura a Sindaco.
E il
candidato naturale, si sa, sarebbe stato Alessandro
Stecco.
Ma pare
che, sia per
impicci interni (conseguenti ad un iniziale inciucio tra Paolo Tiramani e l’Ostricofago senza vergogna, nemmeno il giorno
della Cresima) sia per scelte professionali,
per ora il mite e tenace Medico e Docente Universitario non sia della partita.
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Circostanza, quest’ultima, che tuttavia non può legittimare la Lega e battere ulteriormente i pugni.
Se – una volta riconosciutole il diritto dovere di esprimere la prima candidatura – per vari motivi non è in grado di
farlo, allora pare politicamente naturale
che ceda il passo.
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E’ è quest’ultimo scenario che potrebbe ricostituire come di una qualche attualità persino la candidatura di Andrea Corsaro.
Di cui si
parla in queste ore, accostandola nel
ticket con Alessandro Stecco Vice Sindaco, ma soprattutto con una squadra
del tutto blindata, concertata con lo stesso Stecco e con Emanuele Pozzolo.
Il quale
ultimo sempre più rappresenta, è persino ovvio osservarlo, non soltanto il
partitino di Fratelli d’Italia, ma tanti mondi convergenti nel cercare una
soluzione ad un problema che – visto da quella parte politica – non può più
ulteriormente attendere.
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Perché le cose – fino ad
oggi, 26 dicembre – stanno per l’appunto così.
Maura Forte ed i suoi sanno cosa fare ed hanno voglia di provarci, con tutte le energie possibili.
Tutti gli altri (da sinistra, al centro a destra) non li
vogliono.
Ma tra questi altri che non li vogliono, non c’è ancora uno che abbia voglia di dare una fisionomia, un
progetto politico, un programma, una squadra, alla voglia di cambiamento che la città esprime con forza.
Ma che non individua ancora in un volto: il cambiamento possibile, insomma, non si riesce ancora a
guardare negli occhi di una persona
eticamente credibile, professionalmente competente, politicamente abile.
Le tre cose stando necessariamente insieme e nell’ordine suggerito.