Stefano Pasquino, la mano ora se la stringe da sè -
Se Atene piange, Sparta non ride.
Se la
maggioranza in Consiglio Comunale è di nuovo alle prese con problemi di numeri
che nemmeno Archimede Pitagorico ormai
riesce più a risolvere, l’Opposizione ha comunque dei guai.
Perché ora, quando il momento sarebbe propizio per
tentare lo scacco al politburo di un Pd che, dopo Trino, è in depressione, esplode il problema parcella.
Ma andiamo con
ordine.
Sappiamo che la
sentenza del Tar sulla questione surroghe se, da un lato, è stata politicamente
metabolizzata senza troppi mal di pancia, ha invece lasciato spasmi acuti
gastroenterici a causa della parcella degli Avvocati della Parte risultata
vittoriosa (i ricorrenti, Bignardi,
Manzini, Tini Brunozzi).
Perché è un bel
deca da dividere in 15: tutta l’Opposizione.
E qui
incominciano i dolori.
Perché, quando
si decise di resistere al ricorso dei surrogandi, si tennero alcune riunioni
per capire che strada prendere.
Poi ci fu
quella cruciale, nella quale si procedette alla firma della costituzione, che
sarebbe stata a cura dell’Avv. Mara
Boffa (da pagare anche lei, ovviamente, anche se molto meno, sempre diviso
per 15 teorici).
Ma il bello viene ora.
Perché a quelle
riunione Stefano Pasquino non
partecipò.
Qualcuno si
ricorda di avergli sentito dire qualcosa che potrebbe suonare come: non posso
venire oggi, ma andate pure avanti, è come se firmassi anch’io.
Ma oggi lui di
questo pare non si ricordi più, oppure chi dice così non ha capito.
Perché – è il
lamento che viene da qualcuno dell’Opposizione, il Pasquino sembrerebbe dire
altro, come ad esempio: ma no, io non ho firmato, quindi dividete pure per 14.
Io che c’entro?
***
E’ persino superfluo
dire che gli animi sono assai esacerbati:
il Pasquino sparagnino fa problema, inutile negarlo.
E forse, con
tutte le mani che ha politicamente stretto, gli si è accorciato il braccino: lavori usuranti.