Maura Forte tra Gabriele Bagnasco, a sinistra, e Nino Boeti
E’ difficile che l’interessato aderisca all’invito, anche se gli viene rivolto con garbata insistenza: Cota a casa!
Per una volta scevro da concessioni al politichese, il linguaggio del Pd è chiaro: la Giunta regionale di Roberto Cota deve rassegnare le dimissioni, il Presidente ed i suoi Assessori tornare alle usuali occupazioni cui la politica li ha – sempre secondo i democratici – inutilmente distolti.
Oggi approda a Vercelli la “visita pastorale” del Consigliere regionale Nino Boeti che nel Pd guida l’Ufficio Sanità (è egli stesso medico ortopedico) per spiegare anche in periferia quello che a Torino si dice da giorni.
Nei tre settori portanti dell’intervento pubblico regionale (Sanità, Trasporti, Welfare), la Giunta di Roberto Cota ha fallito praticamente su tutta la linea: giusto quindi che si dimetta volontariamente prima che la sfrattino gli elettori.
Ma la pratica, come accade spesso a proposito di sfratti, rischia di andare per le lunghe se non è in qualche modo “condivisa” dall’inquilino: infatti si andrà alle urne per il rinnovo del Consiglio regionale e del Presidente della Regione Piemonte nella Primavera 2015.
Oggi alla sede del partito che è frequentata anche da militanti ferventi per le operazioni congressuali, sono presenti oltre all’illustre ospite il Segretario provinciale Maura Forte e il responsabile Sanità di Vercelli, Gabriele Bagnasco.
Ma la parola passa immediatamente a Boeti che elenca i passi falsi di Cota.
Sulla Sanità: il turn over degli Assessori è stato notevole. Ne ha bruciati 3 in 3 anni. Nemmeno certe padrone di casa bizzose ed esigenti con le Colf hanno un ritmo del genere.
I Tecnici, poi, gioie e dolori.
Anche il supertecnico Claudio Zanon, che sembrava dover risolvere un sacco di problemi ha non solo perso il posto, ma ora è anche in causa contro la Regione perché reclama comunque gli stipendi che non potrà percepire dopo la dissoluzione dell’Aress.
E poi la figura – e qui effettivamente è difficile dire altro – veramente modesta rimediata dal Governatore sulla istituzione delle “federazioni” sanitarie nelle quali infilare tutta la Sanità piemontese.
Hanno fatto una fine – se possibile – ancora peggiore del federalismo propugnato da Umberto Bossi.
Salvo che per un anno e mezzo si sono dovuti pagare i lori dirigenti – alla modica somma di 260 mila euro l’anno cadauno.
Ma questo non è l’unico problema generato dalle federazioni.
Poiché tra i loro compiti ci sarebbero stati anche quelli di procedere agli acquisti collettivi per tutte le strutture sanitarie della Regione, è chiaro che nel frattempo non è più stato formalmente possibile bandire nuove gare per gli appalti di forniture e servizi che in tutte le Asl andavano man mano a scadere.
Sicchè ogni Direttore di Asl, per non interrompere comunque le forniture, ha prorogato i contratti in corso.
Proroghe fai da te, in qualche caso anche solo “sulla parola”. E così ecco trovata un’altra cosa della quale dovrà occuparsi necessariamente la Corte dei Conti.
A Vercelli non si è fatto diversamente, e per la bella somma di 14 milioni di euro di contratti rinnovati in proroga, ma qui almeno si è fatto tutto rispettando le forme: ci sono le dovute determinazioni dirigenziali che mettono una pezza ed anche più su questi “strappi” procedurali.
Si passa poi al settore trasporti pubblici ed alle note vertenze che hanno riguardato i tagli a tutte le linee su gomma e su rotaia, in tutte le provincie e su tanti tracciati.
Tutti meno uno, di tracciati. Quello della linea tra Novara e Varallo. Per mantenerla si sono sottratti 400 mila euro all’Assessorato alla Cultura.
Via la linea ferroviaria Vercelli – Casale; via quella Arona – Biella; via i pullman per gli studenti delle Scuole superiori. Ma non si tocchi il treno che da Novara porta a Varallo: senno come fanno i novaresi a visitare il Sacro Monte e i Varallesi a recarsi in pellegrinaggio in S. Gaudenzio?
Boeti è formale: Gianluca Buonanno è in realtà il Presidente ombra della Regione e questa scelta è chiara nella sua dimensione clientelare.
Infine, i tagli al welfare, all’assistenza.
Uno per tutti è eloquente. Si dice che le liste d’attesa per entrare in casa di riposo si sono ridotte. Il fatto è che non sono stati aumentati i posti convenzionati, ma semplicemente alzata “l’asticella” che l’aspirante Ospite del pensionato deve saltare: sono stati elevati i punteggi minimi riferiti ai requisiti “sociali” (condizione di bisogno economico e/o situazione familiare) come quelli sanitari (se uno non è proprio molto malandato, può stare a casa) e così si sono di fatto eliminati gli assistiti piuttosto che estesa l’assistenza.
Insomma, il Pd non ha dubbi: Cota deve andare a casa, perché la sua Amministrazione non arrechi altri danni alla Regione.
La campagna di sensibilizzazione della gente si è appena iniziata.
E, almeno per ora, Roberto Cota sta sempre al suo posto.