Giorgio Comella e Maria Pia Massa
I “pizzini” dei Sindacati fatti trovare sui banchi dei Consiglieri Comunali nella
giornata di ieri, 25 gennaio, non hanno impressionato (o forse negativamente) i
Consiglieri di Sel e Voce Libera.
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Se il Sindacato vuole aiutare la Giunta e
Maura Forte, si prepari ad un appoggio trasparente in
occasione delle elezioni amministrative che – ne sono convinti i due
Consiglieri – devono esserci il più presto possibile.
Fine dei giochi, dunque, per una componente
essenziale della maggioranza, che oggi come oggi è avviticchiata attorno all’asse tra Pd e
CambiaVercelli.
Sono, però, solo undici Consiglieri su 32,
che “non mollano”.
Ma l’opinione di Sel e Voce Libera è che “per
il bene della città” si debba invece andare subito a votare,
altrimenti il protrarsi della agonia potrebbe al più rappresentare “il
bene di qualche partito o suo aggregato, ma non certo della città”.
I
quali sarebbero gli unici a trarre
qualche necrofila e parassitaria linfa dalla prosecuzione di un’ agonia che
ormai è foriera di danni e non certo di vantaggi per la città.
Ecco di seguito, integrale, il comunicato: più oltre il
commento con l’esposizione delle diverse alternative possibili.
***
“Dopo l’esito del Consiglio Comunale di ieri, ci resta solo
l’amarezza per non aver potuto approvare le delibere a beneficio delle fasce
più deboli della cittadinanza che erano in discussione.
Questi provvedimenti, che per noi erano stati una priorità
politica già nel corso delle amministrazioni precedenti, avevano
sostanzialmente determinato la nostra presenza in aula.
Non certo l’appello sindacale, sul quale peraltro ci
identifichiamo, ma che è giunto sui banchi dei Consiglieri già presenti in
aula.
E non certo le affermazioni e gli impegni assunti nelle
giornate precedenti dalla Sindaca e dal suo Partito di riferimento, circa una
ricomposizione della maggioranza a seguito della nostra lettera del 13 gennaio.
Abbiamo letto il comunicato della Prima Cittadina e, proprio
appellandoci al “bene della Città” da lei stessa richiamato, crediamo ci
debbano essere decisioni tempestive che consentano ai Cittadini di andare al
voto nei tempi più brevi possibili.
Protrarre ulteriormente, anche per pochi giorni, questa
situazione vorrebbe dire infilarci in un tunnel di commissariamento di un anno
e mezzo.
Questo magari potrebbe rappresentare il “bene” per qualche
Partito (o aggregato) politico ma non certo il bene della Città”.
I consiglieri di Sinistra
e Voce libera
Mariapia Massa e Pier Giorgio Comella
***
Quali, ora, gli scenari possibili.
Il primo: il Sindaco accoglie l’invito
a decisioni “tempestive” e rassegna le dimissioni entro “pochi giorni”.
Se – davvero – entro pochi
giorni, sarebbe (ma forse è tardi) ancora possibile beneficiare della “finestra”
del 24 febbraio 2018, che consentirebbe di andare alle urne nel maggio
prossimo, 2018.
Quindi il periodo di
commissariamento sarebbe ridotto al minimo.
Non che il Commissario – di per sé – faccia danni alla città.
Anzi.
I provvedimenti sulle tariffe
li prenderebbe benissimo, magari verificando bene le compatibilità di bilancio,
perché un Commissario non ha esigenze di tipo propagandistico.
Quindi se riforma del sistema
tariffario e sgravi fiscali sono effettivamente sostenuti dalle compatibilità
economiche necessarie, perché non dovrebbero essere approvati da un
Commissario?
O bisognerebbe ritenere che il Commissario fosse ancor più sprovveduto
di alcuni tra gli attuali estemporanei
reggitori della Cosa Pubblica.
E di sicuro sarebbe difficile,
per non dire impossibile, che si verificasse una circostanza del genere.
***
La considerazione è utile
altresì per sgomberare (tentare di) il campo dalla mota di alcune trovate
capziose ed ipocrite che non aiutano il sereno svolgimento del dibattito
politico.
Non sta scritto da nessuna
parte, infatti, che un Commissario governativo nominato per la temporanea
reggenza farebbe il danno della città.
Il Commissario ha tutti i
poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione.
Ci sono stati precedenti di
periodi felicissimi di commissariamento, per esempio quelli affidati ad un
galantuomo di grandissima esperienza come il compianto Prefetto Santo Corsaro.
***
Se – quindi – dovesse cadere la Giunta, non si farebbe alcun male la città.
Si
farebbe male la Giunta.
Non sarebbe compromesso il futuro dei giovani vercellesi, sarebbe in forse o finito il futuro politico degli attuali Amministratori.
E da qui converrebbe partire per esaminare gli scenari possibili, da
parte di chi, con buona volontà ed umiltà, penserebbe ancora possibile tentare
una conciliazione, certo difficile.
Non è con le ipocrisie, né tanto
meno con i sillogismi di ben scarso momento, che si riuscirà ad attirare l’attenzione
delle persone per bene.
Persone per bene che potrebbero averne abbastanza – ad esempio
– del continuo vilipendio del Consiglio Comunale da parte della Giunta.
Potrebbero averne abbastanza della
supponenza con la quale si
trattano argomenti importanti, quali quelli trattati nelle molte Mozioni approvate dal Consiglio e disapplicate ( talvolta con drammatica frivolezza: con le mozioni ci puliamo ) dalla Giunta.
Potrebbero altresì averne
abbastanza delle furbate come quella di emanare Ordinanze per inibire il gioco d’azzardo
lungo sei ore al giorno in molte, ma non in tutte, le sale da gioco,
illudendosi così, forse, di avere una volta di più contrabbandato per vero ciò
che è solo verosimile.
Potrebbero magari averne abbastanza di un atteggiamento servile da parte del
Comune, nei confronti di Atena Asm Iren, alla quale vanno milioni di euro mal spesi che sono dei cittadini vercellesi.
Come è ancora dimostrato dal recente, raccapricciante, contratto per l’illuminazione
a Led, che fa rabbrividire anche Amministratori di sinistra in Piemonte,
che mai avrebbero immaginato possibile una cosa del genere.
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E quando finisce l’immaginazione,
fatalmente si presentano i punti interrogativi.
***
Dunque ammettiamo – è difficile, ma in astratto formuliamo l’ipotesi – che il
Sindaco rassegni le dimissioni nelle prossime ore.
Si apre un periodo di venti
giorni assicurato dalla Legge proprio perché si proceda alla verifica politica
necessaria per capire se possano ricomporsi le cose ed andare avanti o, invece,
prendere atto che non si può.
In tal caso – e saremmo
attorno al 15 o 16 di febbraio – il Consiglio potrebbe forse ancora essere
sciolto entro il successivo 24 e così andare al voto a maggio 2018.
***
Ma il Sindaco potrebbe
comunque – se le facesse piacere proseguire nell’incertezza – ritirare in ogni
caso le dimissioni.
In qualsiasi momento
nell’ambito dei 20 giorni.
Non sono dimissioni irrevocabili,
oppure revocabili solo in caso di qualche formalizzazione di accordi.
Quindi, mani libere.
***
Il
secondo scenario: il Sindaco non
rassegna le dimissioni, ma i Consiglieri Comunali, di comune accordo, firmano
le loro dimissioni collettive, nel numero necessario di almeno 17.
In tal caso non c’è,
ovviamente, il periodo di “ripensamento” ed in qualsiasi momento ciò avvenga
(le dimissioni collettive) il Consiglio sarebbe dichiarato decaduto e si
procederebbe con la nomina del Commissario.
Se la decadenza fosse entro il
24 febbraio si voterebbe – anche in tal caso – entro maggio 2018, altrimenti si
andrebbe a maggio 2019.
***
Ciò avverrebbe anche (terza
ipotesi) nel caso in cui
fosse approvata in Aula la Mozione di sfiducia presentata ieri dalle
Opposizioni.
Stessa tempistica.
***
Quarta
ipotesi: non si fa
nulla di tutto questo ed i Consiglieri ormai delusi non si presentano più in
Consiglio Comunale.
Di fatto non si potrebbe più
riunirsi il Consiglio stesso per mancanza del numero legale.
Se invece – finalmente –
qualcuno decidesse di sottoporre al Consiglio (che però dev’essere validamente
riunito) la delibera di presa d’atto che la presenza necessaria in seconda
convocazione scende a 11 Consiglieri (come indica lo Statuto) allora il Consiglio potrebbe aprirsi, ma… c’è
un “ma”.
Se la “maggioranza” fosse
presente solo con undici Consiglieri, allora l’Opposizione, che può contare su
15 esponenti, sarebbe sempre in … maggioranza e quindi potrebbe cassare tutte
le delibere proposte dalla Giunta.
Insomma, una vita adrenalinica
al massimo.
Ma soprattutto, dal punto di vista istituzionale, una palude nella quale solo scafati
guerriglieri potrebbero trovarsi a proprio agio.
Quinta
ipotesi: torna tutto
come prima; tutti fanno la pace e si continua fino a maggio 2019.
Quando si
partirebbe per il più che doveroso pellegrinaggio a Lourdes.